19 MAGGIO 2016
Ero sulle colline. Alcuni amici erano con me. Un giorno,
andammo in una valle dove le colline circostanti producevano echi limpidissimi.
Un amico imitò un cane e tra le colline i cani iniziarono ad abbaiare. Poi
qualcuno imitò il suono del cuculo, e l’intera vallata inizio a risuonare di un
dolce cu-cu, cu-cu.
Dissi a quegli amici: “Anche il mondo è così. Qualsiasi cosa
vi gettiamo, ci ritorna. I fiori generano fiori, le spine producono spine. Per
un cuore colmo d’amore, il mondo inizia a riversare amore; e per una persona
piena di odio, ovunque iniziano a divampare dolorosissime fiamme infuocate”.
Poi raccontai loro una storia...
Un giovane andò per la prima volta nella foresta vicina al
suo villaggio. Era terrorizzato e preoccupato da quella solitudine; ma proprio
in quel momento udì il rumore di qualcuno che strisciava tra i cespugli. Di
certo c’era qualcuno che lo seguiva; per cui urlò a gran voce: “Chi è là?”.
E le colline replicarono a voce ancora più alta: “Chi è
là?”.
A quel punto il giovane era più che convinto che qualcuno si
nascondesse alla sua vista, e divenne ancor più spaventato. Le mani e i piedi
iniziarono a tremargli, e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata. Ma, per
farsi coraggio, urlò a chi si nascondeva: “Codardo!”, al che giunse l’eco:
“Codardo!”. Per l’ultima volta, raccolse tutto il suo coraggio e urlo: “Ti
ucciderò!” e le colline e l’intera foresta urlarono di rimando: “Ti ucciderò!”.
Il giovane corse come un fulmine e tornò al suo villaggio.
L’eco dei suoi stessi passi gli dava l’impressione che l’altra persona lo
inseguisse, ma a quel punto non aveva neppure più il coraggio di guardarsi alle
spalle.
Quando arrivò a casa, svenne. Quando tornò in sé, raccontò
ogni cosa alla madre che scoppiò a ridere con allegria, e gli disse: “Domani
torna laggiù e di’ a quella persona misteriosa ciò che ora ti dirò: so tutto di
quella persona. È un uomo davvero gentile e amorevole”.
Il giorno dopo il giovane tornò nella foresta. Quando
raggiunse quello stesso posto disse: “Amico mio!” e l’eco echeggiò: “Amico
mio!”. Questo suono amichevole lo rilassò, per cui disse:
“Ti amo!” e le colline e l’intera foresta ripeterono: “Ti
amo!”.
Questa storia dell’eco non è forse la storia delle nostre
cosiddette vite? Noi tutti non siamo forse bambini e stranieri nella foresta di
questo mondo, che, udendo i nostri stessi echi, se ne spaventano e scappano
via? Non siamo forse tutti nella stessa situazione?
Ricorda questo: se “Ti ucciderò” è un’eco, lo è anche “Ti
amo”. Liberarsi dalla prima eco e innamorarsi della seconda è comunque segno di
immaturità: qualcuno ha paura della prima eco e qualcuno inizia ad amare la
seconda; ma, fondamentalmente, non esiste alcuna differenza tra le due. In
entrambe si annida l’essere immaturi.
Colui che conosce vive libero da entrambe le illusioni. La
realtà della vita non si trova negli echi, è nascosta all’interno del proprio
sé.
Osho: Crea il tuo destino
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