giovedì 28 febbraio 2019

LA TUA CARATTERISTICA PRINCIPALE

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Sono molto preoccupata perché il mio amico ha l'abitudine di bere.

Non pensare a cose che riguardano gli altri.

È ciò che tutti continuano a fare. Il novantanove per cento delle cose che pensi, riguardano gli altri. Lasciale perdere – lasciale perdere immediatamente!

La vita è breve, e ti sta scivolando fra le dita. A ogni istante svanisci, ogni giorno che passa sfumi: ogni giorno che passa sei meno vivo e più morto! Ogni compleanno è un giorno di morte: un altro anno è passato. Sii un po’ più intelligente.

Non pensare ciò che riguarda gli altri. Addestrati prima contro la corruzione più grande.

Gurdjieff ripeteva sempre ai suoi discepoli, come prima cosa, come cosa essenziale: “Scoprite qual’è la vostra corruzione più grande, il vostro nucleo distruttivo, la caratteristica centrale su cui si fonda la vostra inconsapevolezza.” Per ognuno sarà una cosa diversa. Qualcuno è fissato col sesso. In un paese come l’India, in cui il sesso è stato represso per secoli, questa è diventata una peculiarità praticamente universale: tutti sono ossessionati dal sesso. Qualcun altro può essere ossessionato dalla rabbia, e qualcuno dall’avidità. Devi osservare qual’è la tua ossessione fondamentale.

Quindi, come prima cosa scopri qual’è la caratteristica principale su cui si fonda l’intero edificio del tuo ego. E poi restane sempre consapevole, poiché può esistere solo se ne sei inconsapevole. Il fuoco della consapevolezza la incenerisce in modo automatico.

E ricorda, ricordalo sempre: non devi coltivare l’opposto. Di solito accade questo: una persona che diventa consapevole del fatto che: “La mia ossessione è la rabbia; cosa dovrei fare, dunque? Devo coltivare la compassione”. “La mia ossessione è il sesso, cosa dovrei fare, dunque? Devo praticare il brahmacharya, il celibato.”

La gente si sposta da una cosa al suo estremo opposto. Questa non è la via della trasformazione. È lo stesso pendolo che si muove da sinistra a destra, da destra a sinistra. Ed è così che la tua vita si è mossa, da secoli: il pendolo è sempre lo stesso!

Il pendolo dev’essere fermato nel mezzo. Questo è il miracolo della consapevolezza! Il semplice essere consapevoli del fatto che: “Questa è il mio problema più grande, questo è il punto in cui inciampo in continuazione, questa è la radice della mia inconsapevolezza.”

Non cercare di coltivare l'opposto, riversaci invece tutta la tua consapevolezza. Crea una fiamma viva di consapevolezza, e verrà incenerito! E a quel punto il pendolo si fermerà nel mezzo.

Con l’arresto del pendolo, il tempo si ferma. All’improvviso, entri nel mondo del senza tempo, dell’immortalità, dell’eternità.

Osho, The Book of Wisdom,  # 9

mercoledì 27 febbraio 2019

LA TERAPIA CHIAMATA COMPASSIONE

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Una volta ti ho sentito dire: "Solo la compassione è terapeutica". Per favore, parla della compassione.

Sì, solo la compassione è terapeutica, perché tutto ciò che è malato nell’uomo nasce dalla mancanza d’amore. Tutto ciò che non va nell’uomo è in qualche maniera collegato con l’amore: o non è stato capace d'amare oppure non è stato capace di ricevere amore. Non è riuscito a condividere il suo essere. Da qui la sofferenza che crea complessi d'ogni genere.

Queste ferite interne possono venire a galla in molti modi: possono diventare disturbi fisici o malattie mentali – ma, di base, ciò di cui l’uomo soffre è la mancanza d’amore. Proprio come il cibo è necessario per il corpo, l’amore lo è per l’anima. Il corpo non può vivere senza nutrimento e l’anima non può vivere senza amore. In realtà, senza amore l’anima non nasce nemmeno – non arrivi nemmeno al punto di pensare alla sopravvivenza.

Tu credi di avere un’anima perché hai paura della morte. In realtà, se non hai amato, non hai mai conosciuto la tua anima. Solo nell’amore arrivi a comprendere che sei più del corpo, più della mente.

Ecco perché sostengo che la compassione è terapeutica. Ma che cos’è la compassione? È la forma più pura d’amore. Il sesso è la forma più bassa dell’amore, la compassione la più alta. Nel sesso il contatto è soprattutto fisico, nella compassione è soprattutto spirituale. Nell’amore, sesso e compassione sono mescolati, fisico e spirituale sono mescolati. L’amore è a metà strada tra il sesso e la compassione.

Puoi anche chiamare la compassione preghiera, oppure meditazione. È in ogni caso la forma più alta dell’energia. La parola compassione è molto bella: comprende in sé passione — la passione dev’essere raffinata al punto da non essere più passione ma diventare compassione.

Nel sesso, usi l’altro, lo riduci a un mezzo, a un oggetto. Ecco perché nella relazione sessuale ti senti in colpa. Questo senso di colpa non ha nulla a che fare con gli insegnamenti religiosi; va molto più in profondità di questo. In una relazione puramente sessuale ti senti in colpa perché stai riducendo la persona a oggetto, a un qualcosa che puoi usare e poi gettare via.

Ecco perché nel sesso percepisci una sorta di schiavitù; anche tu sei stato ridotto a una cosa. E quando sei una cosa, non sei più libero, perché la libertà esiste solo per una persona. Più sei una persona, e più sei libero; più sei un oggetto e meno sei libero. I mobili della tua stanza non sono liberi. Se chiudi a chiave la stanza e torni solo dopo molti anni, i mobili saranno ancora allo stesso posto, non si saranno spostati; non hanno alcuna libertà. Ma se lasci una persona nella stanza, non la ritroverai uguale – nemmeno il giorno dopo o persino un istante dopo. Non puoi rincontrare la stessa persona.

Eraclito diceva anticamente: non puoi bagnarti due volte nello stesso fiume. Non puoi imbatterti due volte nello stesso uomo, è impossibile, perché l’uomo è un fiume, che fluisce continuamente. Non sai mai cosa potrà accadere; il futuro resta aperto. Per un oggetto, il futuro è prefissato. Un sasso rimarrà un sasso, per sempre. Non ha alcuna potenzialità di crescita, non può cambiare, non può evolversi. Una persona non rimane mai la stessa. Può tornare indietro o andare avanti; può andare all’inferno o in paradiso, ma non sarà mai lo stesso. Continua a muoversi, in una direzione o nell’altra.

Quando hai una relazione sessuale con qualcuno, lo riduci a un oggetto. E, nel far questo, riduci anche te stesso a un oggetto; è un compromesso reciproco: “Io ti permetto di ridurmi a una cosa e tu permetti a me di ridurti a una cosa. Io ti permetto di usarmi e tu mi permetti di usare te. Ci usiamo a vicenda; siamo entrambi diventati oggetti”.

Osserva due amanti: quando ancora la situazione non è stabile, quando il romanticismo è ancora vivo e la luna di miele non è finita, vedrai due persone vibranti di vita, pronte a esplorare l’ignoto. Poi osserva una coppia sposata, marito e moglie, e vedrai due cose morte, due cimiteri, fianco a fianco – che si aiutano a rimanere morti, che si costringono a vicenda a rimanere morti. Questo è il conflitto costante del matrimonio: nessuno vuole essere ridotto a un oggetto.

Il sesso è la forma più bassa dell’energia “X.” Se sei religioso, la chiami “Dio”; se sei scientifico, la chiami semplicemente “X.” Quest’energia, X, può diventare amore. Quando diventa amore, inizi a rispettare l’altra persona. Certo, a volte la usi, ma le sei riconoscente per questo. A un oggetto non dici mai grazie. Quando ami una donna e fai l’amore con lei, la ringrazi.

Ma quando fai l’amore con tua moglie, le dici mai grazie? No, lo dai per scontato. E tua moglie ti dice mai grazie? Magari tanti anni fa, quando vi facevate la corte, cercavate di sedurvi a vicenda – forse allora l’avete fatto. Ma una volta che la situazione è diventata stabile, ti ha mai ringraziato? Tu hai fatto tante cose per lei, lei ne ha fatte tante per te, vivete l’uno per l’altro, ma la gratitudine è scomparsa.

Nell’amore c’è gratitudine, una riconoscenza profonda. Sai che l’altro non è una cosa, sai che possiede una sua grandezza, una personalità, un’anima, una sua individualità. Nell’amore dai totale libertà all’altro. Certo, dai e prendi; è una relazione di dare e ricevere, ma sempre con rispetto.

Nel sesso è una relazione di dare e ricevere, ma senza rispetto. Nella compassione, dai solamente; nella tua mente non hai l'idea di ricevere qualcosa in cambio - condividi. Non che non ti arrivi nulla in cambio! Ricevi milioni di volte ciò che hai dato, ma solo come effetto collaterale, come conseguenza naturale. Non è una cosa che desideri e che insegui.

Nell’amore, se dai qualcosa, nel profondo ti aspetti anche che ti venga reso qualcosa. Se non accade, ti lamenti. Puoi anche non esprimerlo a parole, ma si potrà capire da mille dettagli che stai brontolando, che senti di essere stato imbrogliato. L’amore sembra essere una sottile contrattazione.

Nella compassione dai solamente; nell’amore sei grato perché l’altro ti ha dato qualcosa. Nella compassione, sei grato che l’altro abbia accettato qualcosa da te; sei grato perché l’altro non ti ha rifiutato. Eri venuto con dell’energia da dare, con tanti fiori da condividere, e l’altro te l’ha permesso, è stato ricettivo. Sei grato perché l’altro è stato ricettivo.

La compassione è la forma più alta dell’amore. Riceverai in cambio moltissimo – ti dico, milioni di volte quello che hai dato – ma non è quello il punto, non sei lì ad aspettare. Se non ricevi nulla, non ti lamenti. Se ricevi, ne rimani sorpreso! Se arriva qualcosa, è un fatto quasi incredibile. Se non ricevi nulla, non è un problema – non avevi dato il tuo cuore a qualcuno con l’idea di fare un baratto. Elargisci ciò che hai perché ce l’hai, perché possiedi così tanto che se non ne dai un po’ ti sentirai oppresso, proprio come una nuvola carica d’acqua deve esprimersi nella pioggia. La prossima volta, quando una nuvola ha distribuito la sua pioggia e la terra l’ha assorbita, osserva in silenzio, e sentirai la nuvola che dice alla terra: “Grazie”. La terra l’ha aiutata a scaricarsi del suo fardello.

Quando un fiore sboccia, deve condividere la sua fragranza con i venti. È naturale! Non è una contrattazione, un affare; è naturale! Il fiore è colmo di fragranza, cosa può farne? Se tenesse per sé tutto il suo profumo si sentirebbe molto teso e angosciato. L’angoscia più grande nella vita è quella di non riuscire a comunicare, a condividere. L’uomo più povero è colui che non ha nulla da condividere, o che, pur avendo qualcosa, ha perso la capacità, l’arte di condividerla – allora è veramente povero.

L’uomo sessuale è veramente povero; al confronto l’uomo che ama è più ricco. L’uomo di compassione è il più ricco di tutti: è in cima al mondo. Non ha né confini, né limiti. Dà, e poi va per la sua strada. Non aspetta neppure che tu gli dica grazie; condivide la sua energia con grandissimo amore. Questo è ciò che chiamo terapeutico.

Buddha diceva ai suoi discepoli: “Dopo ogni meditazione, sii compassionevole – immediatamente dopo – perché, quando mediti, l’amore cresce e il cuore è colmo. Dopo ogni meditazione, prova compassione per il mondo intero; in questo modo potrai condividere il tuo amore e irradiare quest’energia nell’atmosfera dove potrà essere usata da altri”.

Anch’io vorrei dirvi: dopo ogni meditazione, mentre celebri, prova compassione. Senti che la tua energia sta andando ad aiutare la gente, in qualunque modo ne abbia bisogno. Esprimila! Ti sentirai più leggero, rilassato, molto più calmo e tranquillo, e le vibrazioni che hai espresso saranno di aiuto a molti. Termina la tua meditazione sempre con la compassione.

La compassione è incondizionata. Non puoi avere compassione solo per chi è amichevole con te, o solo per chi è in relazione con te. La compassione, di per sé, è onnicomprensiva. Se non riesci a provare compassione per il tuo vicino, la tua meditazione non ha alcun senso, perché la compassione non ha nulla a che fare con una persona in particolare, ma piuttosto con il tuo stato interiore. Devi diventare tu stesso compassione! Una compassione incondizionata, non indirizzata a qualcuno in particolare. Allora potrai essere una forza di guarigione in questo mondo così tribolato.


Osho, A Sudden Clash of Thunder



martedì 26 febbraio 2019

LA SOCIETÀ NON T’INSEGNA AD OSSERVARE…

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Come mai l’uomo reprime tanto e si ammala? Perché la società t’insegna a controllare, non a trasformare, e la via della trasformazione è completamente diversa. Tanto per cominciare, non è affatto la via del controllo, ma piuttosto l’opposto.

Primo: nel controllare, reprimi e nel trasformare, esprimi.

Ma non occorre esprimere con qualcun altro, perché l’altro è irrilevante. La prossima volta che sei arrabbiato, fai per sette volte il giro dell’isolato di corsa, e poi siediti sotto un albero e osserva dov’è andata la rabbia. Non l’hai repressa, non l’hai controllata, non l’hai gettata su qualcun altro – perché se la getti su qualcun altro si crea una reazione a catena: l’altro è sciocco quanto te, inconscio quanto te. Se la getti su un altro, e l’altro è illuminato, non ci sarà alcun problema; ti aiuterà a buttarla fuori grazie a una catarsi. Ma l’altro è ignorante come lo sei tu – se gli butti addosso la tua rabbia, reagirà. Ti getterà addosso ancora più rabbia, perché è represso quanto te. Diventa una reazione a catena: tu la getti su di lui, lui la ributta su di te, e diventate nemici.

Non buttarla addosso a nessuno. È esattamente come quando senti di voler vomitare: non vai a vomitare su qualcun altro. La rabbia dev’essere vomitata. Va’ in bagno e vomita! Ripulirà tutto il corpo – se reprimi il vomito, può essere pericoloso. Quando vomiti, ti senti rinnovato, ti senti alleggerito, ti senti bene, sano. Qualcosa non andava nel cibo che avevi consumato e il corpo l’ha rifiutato. Non continuare a forzarlo a restare dentro di te.

La rabbia è solo vomito mentale. C’è qualcosa che non va in ciò che hai ingoiato, e tutto il tuo essere psichico vuole liberarsene; ma non vuol dire che devi buttarlo addosso a qualcun altro.

La società ti dice di controllare la rabbia proprio perché la gente tende a buttarla sugli altri.

Non c’è alcun bisogno di buttare la rabbia addosso a qualcuno. Puoi andare in bagno, puoi andare a fare una lunga passeggiata – vuol dire solo che qualcosa dentro di te richiede un’attività intensa in modo da poter essere rilasciata. Vai a correre e sentirai che la rabbia viene espressa ed eliminata, oppure prendi un cuscino e picchialo, litiga con il cuscino, mordilo, finché le mani e le mascelle diventano rilassate. Con una catarsi di cinque minuti ti sentirai alleggerito e, quando farai questa scoperta, non getterai mai più la rabbia su qualcuno, perché questa è una cosa assolutamente sciocca.

Quindi la prima fase del processo di trasformazione è esprimere la rabbia, ma non buttandola addosso a qualcuno, perché allora non potrai esprimerla totalmente. Vorresti uccidere, ma non è possibile; vorresti mordere, ma non è possibile. Puoi farlo però con un cuscino. Cuscino vuol dire ‘già illuminato’; il cuscino è illuminato, un buddha. Il cuscino non reagirà, non ti trascinerà in tribunale, non ti sarà nemico – non farà nulla. Il cuscino sarà felice, e riderà di te.

La seconda cosa da ricordare è: sii consapevole.

Per controllare, non occorre alcuna consapevolezza; lo fai in modo meccanico, come un robot. La rabbia arriva, e c’è un meccanismo per cui di colpo tutto il tuo essere diventa limitato e chiuso. Ma se sei consapevole, il controllo non potrà essere così facile.

La società non t’insegna mai a osservare, perché quando qualcuno è consapevole, quando osserva, è completamente aperto. Fa parte della consapevolezza: sei aperto – e se vuoi reprimere qualcosa mentre sei aperto, diventa una contraddizione, potrebbe comunque emergere. La società t’insegna come chiuderti, come collassare in te stesso; non ti permette nemmeno una finestrina attraverso la quale tu possa uscire.

Ma ricorda che quando nulla può uscire, nulla può entrare. Quando la rabbia non può uscire, diventi chiuso. Se tocchi una roccia molto bella, dentro di te non entrerà nulla; quando guardi un fiore, non entrerà nulla: i tuoi occhi sono morti, chiusi. Baci qualcuno, e nulla penetra dentro di te perché sei chiuso. Vivi una vita priva di sensibilità.

La sensibilità cresce insieme alla consapevolezza.

Con il controllo diventi opaco, morto – questa è una parte del meccanismo di controllo: se sei opaco e morto nulla ti potrà influenzare, come se il corpo fosse diventato una fortezza, una cittadella. Nulla ti toccherà, né l’insulto, né l’amore.

Ma questo controllo avviene a un prezzo molto alto, ed è un prezzo che non è necessario pagare; a quel punto diventa l’unico fenomeno della tua vita: come controllarti, e poi morire! Lo sforzo di controllare assorbe tutta la tua energia, e poi muori. La vita così diventa una cosa opaca e morta; tiri avanti, in qualche maniera.

La società t’insegna il controllo e la condanna, perché un bambino controllerà qualcosa solo quando sente che è condannata. La rabbia è male, il sesso è male; tutto ciò che dev’essere controllato viene fatto apparire al bambino come un peccato, come una cosa malvagia.

Il figlio di Mulla Nasruddin sta diventando grande. Ora ha dieci anni e Mulla pensa: questo è il momento, è abbastanza grande perché gli riveli i segreti della vita. Lo chiama nel suo studio e gli fa un discorsetto sulla vita sessuale degli uccellini e delle api. Alla fine gli dice: “Quando sentirai che il tuo fratellino sarà abbastanza cresciuto, potrai dirgli tu tutte queste cose”.

Qualche minuto dopo, passando davanti alla stanza dei bambini, sente il bambino più grande, quello di dieci anni, che si è già messo all’opera. Sta dicendo al fratello più piccolo: “Guarda, sai quelle cose che la gente fa quando vuole un bambino? Beh, papà mi ha detto che uccellini e api fanno la stessa dannata cosa”.

Nasce una profonda condanna rispetto a tutto ciò che è vivo.

E il sesso è la cosa più viva che esista – deve esserlo! È la sorgente. Anche la rabbia è una cosa molto viva, perché è una forza di protezione. Se un bambino non può arrabbiarsi per nulla, non sarà in grado di sopravvivere. In certi momenti deve arrabbiarsi. Deve esporre il proprio essere, deve asserire la propria posizione, altrimenti non avrà spina dorsale.

La rabbia è bella, il sesso è bello. Ma le cose belle possono diventare orrende – dipende da te. Se le condanni, diventano brutte; se le trasformi, diventano divine. La rabbia trasformata diventa compassione – perché l’energia è la stessa. Un Buddha ha compassione: da dove nasce questa compassione? È la stessa energia che operava nella rabbia; ora, invece di diventare rabbia, si trasforma in compassione. Da dove nasce l’amore? Un Buddha è amore, un Gesù è amore. La stessa energia che opera nel sesso, diventa amore.

Ricorda che se condanni un fenomeno naturale, diventa velenoso, ti distrugge, diventa negativo, suicida. Se lo trasformi, diventa divino, diventa una forza divina, un elisir; grazie a esso arrivi all’immortalità, a un essere che non conosce la morte. Ma ci vuole una trasformazione.

Osho, And the Flowers Showered, #3


lunedì 25 febbraio 2019

LASCIATI ANDARE NELLA TUA NATURA DI 'LOTTATORE'

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Sono un 'lottatore'. Conosco solo la lotta e, quel che è peggio, la amo. Amo mettermi di fronte alla tempesta più selvaggia e ridere. Non mi piace sdraiarmi al sole e sciogliermi.

Non c’è alcun problema in questo. Se senti di essere un ‘lottatore’, godi della lotta, e non solo questo: se sei orgoglioso di essere un lottatore – rilassati. Lotta con totalità! Non combattere la tua natura di lottatore. Per te questo sarà un modo di lasciarti andare.

È bellissimo mettersi di fronte alla tempesta più selvaggia e ridere. Non sentirti in colpa. Cerca di comprendere una sola cosa: quando parlo di lasciarti andare, non voglio dire che devi cambiare qualcosa. Voglio solo dire che, qualunque cosa senti di essere, devi permetterla nella sua totalità.

Lotta con tutto il tuo essere, e in questa totalità scoprirai che il tuo cuore si scioglie. Questa sarà la tua ricompensa del tuo essere totale. Non hai bisogno di far nulla per guadagnarla: la ricompensa arriva da sola. Sii totale in tutto ciò che senti di amare, in tutto ciò di cui sei orgoglioso – sii totale. Non creare una divisione. Non essere a metà, non essere parziale. Se sei totale, un giorno – messo di fronte alla tempesta più selvaggia, ridendo – sentirai all’improvviso che il tuo cuore si sta sciogliendo al sole. Questa sarà la tua ricompensa.

L’uomo crea problemi senza alcuna necessità. Voglio che comprendiate che non esistono problemi nella vita, tranne quelli che create voi. Osserva: tutto ciò che ti sembra buono per te, è giusto. E poi arriva fino in fondo; anche se tutto il mondo è contro di te, non importa. Se sei stato totale, si vedrà dalla ricompensa.

Se a un certo punto all’improvviso inizi a sentire che ti stai sciogliendo, saprai che non ti sei illuso, che sei stato autentico, sincero. Questo è il punto in cui puoi essere orgoglioso di te stesso.

Osho, Beyond Psychology

domenica 24 febbraio 2019

LASCIAR CADERE GLI IDEALI


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Anche emozioni negative come la vigliaccheria o l'ipocrisia possono essere belle?

Se hai l’idea di dover essere una persona coraggiosa, allora essere un vigliacco ti parrà brutto. Ma la vigliaccheria è un fatto, e l’ideale è solo un ideale, una fantasia della mente.

Sacrifica le fantasie alla realtà, abbandona tutti gli ideali, e la tua vita diventerà più integrata. Tutti i frammenti che avevi rifiutato inizieranno a tornare a casa, ciò che era stato represso inizierà a riemergere. Per la prima volta avrai la sensazione di essere intero, – non stai più andando in pezzi.

Per esempio, se mi considero una persona “gentile”, non posso permettermi di riconoscere e accettare sentimenti di rabbia quando emergono nella mia consapevolezza, perché le persone gentili non si arrabbiano.

Perciò, per creare l’unità nella mia consapevolezza individuale, devo prima affermare la mia posizione come qualcosa di non fisso o permanente, e connettermi solo alla realtà esperienziale che nasce momento per momento nella consapevolezza.

Di conseguenza, sarò arrabbiato per qualche istante, e poi per qualche altro istante sarò triste o invidioso o colmo di gioia. Tutto ciò che accade viene accettato, momento per momento. È così che diventi uno, integro. Quest’unità è la cosa più fondamentale da comprendere.

Il maestro deve aiutare il discepolo ad affrontare e integrare quegli aspetti della sua esperienza del sé che ha rifiutato – e che in effetti è in ogni dato momento – invece di cercare di aiutarlo a diventare per compensazione il proprio opposto, vale a dire ciò che il discepolo sente di dover essere, o ciò che sta cercando di proteggere, rafforzare o asserire riguardo a se stesso.

Il mio scopo, la mia funzione è quella di sottrarti tutti gli ideali che hai. Sei arrivato con degli ideali e vorresti che io li sostenessi, li rafforzassi e ti aiutassi a diventare ciò che vuoi diventare. Questa potrebbe essere la tua motivazione nel venire qui, ma non è questo il mio lavoro.

Il mio lavoro è proprio l’opposto: aiutarti ad accettare ciò che già è e a dimenticarti di tutte le tue fantasie. Voglio che diventi più realista e pragmatico. Voglio darti radici nella terra, e invece tu desideri ardentemente il cielo e ti sei completamente dimenticato della terra.

Certo, si può anche avere il cielo, ma solo se le radici sono andate in profondità nella terra. Se un albero vuole elevarsi in alto verso il cielo, bisbigliare con le nuvole, giocare con i venti ed entrare in comunione con le stelle, dovrà mandare le sue radici sempre più in profondità nella terra. La prima cosa da fare è mandare le radici nella terra, e la seconda accade di conseguenza. Più l’albero va in profondità, più andrà in alto – non occorre fare altro.

Il mio lavoro qui è quello di far penetrare profondamente le tue radici nel suolo della verità. E la verità è ciò che sei.

Subito accadranno delle cose: comincerai ad andare più in alto. Gli ideali che avevi sempre cercato di realizzare, senza riuscirci, cominceranno a concretizzarsi da soli.

Se una persona riesce ad accettare la sua realtà così com’è, in quest’accettazione tutta la tensione scompare. Angosce e disperazione semplicemente evaporano. Quando non c’è ansia, tensione, quando non c’è frammentarietà, divisione, schizofrenia, allora c’è subito gioia, c’è subito amore, c’è subito compassione. Questi non sono ideali, sono fenomeni del tutto naturali. Tutto ciò che devi fare è eliminare gli ideali, perché operano come blocchi. Più una persona è idealista e più è bloccata.

Per quando possa suonare strano e contraddittorio, la pace può essere trovata solo nel dolore, mai combattendo o sfuggendo ciò che è considerato negativo o doloroso.

È vero, la vigliaccheria ti procura dolore, e così accade anche con la paura e la rabbia – sono tutte emozioni negative. Ma la pace può essere raggiunta solo accettando e assorbendo ciò che è doloroso, non rifiutandolo. Quando lo rifiuti diventi sempre più ristretto, limitato, e hai sempre meno forza. Sei in una continua guerra al tuo interno, una guerra civile nella quale una mano combatte contro l’altra e nella quale potrai solo dissipare la tua energia.

Una cosa veramente importante da ricordare è che solo la comunione con il dolore psicologico apre la possibilità che possa essere rilasciato e trasceso – solo la comunione con il dolore psicologico.

La parte dolorosa dev’essere accettata; devi creare un dialogo con essa. Sei tu.

Non c’è altro modo di andare oltre; l’unico modo è assorbirla.

Ha un potenziale straordinario. La rabbia è energia, la paura è energia, e così anche la vigliaccheria. Tutto ciò che ti accade ha grande impeto, una gran quantità d'energia nascosta al suo interno. Quando l’accetti, quell’energia diventa tua. Diventi più forte, ti espandi, diventi più spazioso. Il tuo mondo interiore diventa più vasto.

Osho: Unio Mystica, Vol. I, #8