Come mai l’uomo reprime tanto e si ammala? Perché la società
t’insegna a controllare, non a trasformare, e la via della trasformazione è
completamente diversa. Tanto per cominciare, non è affatto la via del
controllo, ma piuttosto l’opposto.
Primo: nel controllare, reprimi e nel trasformare, esprimi.
Ma non occorre esprimere con qualcun altro, perché l’altro è
irrilevante. La prossima volta che sei arrabbiato, fai per sette volte il giro
dell’isolato di corsa, e poi siediti sotto un albero e osserva dov’è andata la
rabbia. Non l’hai repressa, non l’hai controllata, non l’hai gettata su qualcun
altro – perché se la getti su qualcun altro si crea una reazione a catena:
l’altro è sciocco quanto te, inconscio quanto te. Se la getti su un altro, e
l’altro è illuminato, non ci sarà alcun problema; ti aiuterà a buttarla fuori
grazie a una catarsi. Ma l’altro è ignorante come lo sei tu – se gli butti addosso
la tua rabbia, reagirà. Ti getterà addosso ancora più rabbia, perché è represso
quanto te. Diventa una reazione a catena: tu la getti su di lui, lui la ributta
su di te, e diventate nemici.
Non buttarla addosso a nessuno. È esattamente come quando
senti di voler vomitare: non vai a vomitare su qualcun altro. La rabbia
dev’essere vomitata. Va’ in bagno e vomita! Ripulirà tutto il corpo – se
reprimi il vomito, può essere pericoloso. Quando vomiti, ti senti rinnovato, ti
senti alleggerito, ti senti bene, sano. Qualcosa non andava nel cibo che avevi
consumato e il corpo l’ha rifiutato. Non continuare a forzarlo a restare dentro
di te.
La rabbia è solo vomito mentale. C’è qualcosa che non va in
ciò che hai ingoiato, e tutto il tuo essere psichico vuole liberarsene; ma non
vuol dire che devi buttarlo addosso a qualcun altro.
La società ti dice di controllare la rabbia proprio perché
la gente tende a buttarla sugli altri.
Non c’è alcun bisogno di buttare la rabbia addosso a
qualcuno. Puoi andare in bagno, puoi andare a fare una lunga passeggiata – vuol
dire solo che qualcosa dentro di te richiede un’attività intensa in modo da
poter essere rilasciata. Vai a correre e sentirai che la rabbia viene espressa
ed eliminata, oppure prendi un cuscino e picchialo, litiga con il cuscino,
mordilo, finché le mani e le mascelle diventano rilassate. Con una catarsi di
cinque minuti ti sentirai alleggerito e, quando farai questa scoperta, non
getterai mai più la rabbia su qualcuno, perché questa è una cosa assolutamente
sciocca.
Quindi la prima fase del processo di trasformazione è
esprimere la rabbia, ma non buttandola addosso a qualcuno, perché allora non
potrai esprimerla totalmente. Vorresti uccidere, ma non è possibile; vorresti
mordere, ma non è possibile. Puoi farlo però con un cuscino. Cuscino vuol dire
‘già illuminato’; il cuscino è illuminato, un buddha. Il cuscino non reagirà,
non ti trascinerà in tribunale, non ti sarà nemico – non farà nulla. Il cuscino
sarà felice, e riderà di te.
La seconda cosa da ricordare è: sii consapevole.
Per controllare, non occorre alcuna consapevolezza; lo fai
in modo meccanico, come un robot. La rabbia arriva, e c’è un meccanismo per cui
di colpo tutto il tuo essere diventa limitato e chiuso. Ma se sei consapevole,
il controllo non potrà essere così facile.
La società non t’insegna mai a osservare, perché quando
qualcuno è consapevole, quando osserva, è completamente aperto. Fa parte della
consapevolezza: sei aperto – e se vuoi reprimere qualcosa mentre sei aperto,
diventa una contraddizione, potrebbe comunque emergere. La società t’insegna
come chiuderti, come collassare in te stesso; non ti permette nemmeno una
finestrina attraverso la quale tu possa uscire.
Ma ricorda che quando nulla può uscire, nulla può entrare.
Quando la rabbia non può uscire, diventi chiuso. Se tocchi una roccia molto
bella, dentro di te non entrerà nulla; quando guardi un fiore, non entrerà
nulla: i tuoi occhi sono morti, chiusi. Baci qualcuno, e nulla penetra dentro
di te perché sei chiuso. Vivi una vita priva di sensibilità.
La sensibilità cresce insieme alla consapevolezza.
Con il controllo diventi opaco, morto – questa è una parte
del meccanismo di controllo: se sei opaco e morto nulla ti potrà influenzare,
come se il corpo fosse diventato una fortezza, una cittadella. Nulla ti
toccherà, né l’insulto, né l’amore.
Ma questo controllo avviene a un prezzo molto alto, ed è un
prezzo che non è necessario pagare; a quel punto diventa l’unico fenomeno della
tua vita: come controllarti, e poi morire! Lo sforzo di controllare assorbe
tutta la tua energia, e poi muori. La vita così diventa una cosa opaca e morta;
tiri avanti, in qualche maniera.
La società t’insegna il controllo e la condanna, perché un
bambino controllerà qualcosa solo quando sente che è condannata. La rabbia è
male, il sesso è male; tutto ciò che dev’essere controllato viene fatto
apparire al bambino come un peccato, come una cosa malvagia.
Il figlio di Mulla Nasruddin sta diventando grande. Ora ha
dieci anni e Mulla pensa: questo è il momento, è abbastanza grande perché gli
riveli i segreti della vita. Lo chiama nel suo studio e gli fa un discorsetto
sulla vita sessuale degli uccellini e delle api. Alla fine gli dice: “Quando
sentirai che il tuo fratellino sarà abbastanza cresciuto, potrai dirgli tu tutte
queste cose”.
Qualche minuto dopo, passando davanti alla stanza dei
bambini, sente il bambino più grande, quello di dieci anni, che si è già messo
all’opera. Sta dicendo al fratello più piccolo: “Guarda, sai quelle cose che la
gente fa quando vuole un bambino? Beh, papà mi ha detto che uccellini e api
fanno la stessa dannata cosa”.
Nasce una profonda condanna rispetto a tutto ciò che è vivo.
E il sesso è la cosa più viva che esista – deve esserlo! È
la sorgente. Anche la rabbia è una cosa molto viva, perché è una forza di
protezione. Se un bambino non può arrabbiarsi per nulla, non sarà in grado di
sopravvivere. In certi momenti deve arrabbiarsi. Deve esporre il proprio
essere, deve asserire la propria posizione, altrimenti non avrà spina dorsale.
La rabbia è bella, il sesso è bello. Ma le cose belle
possono diventare orrende – dipende da te. Se le condanni, diventano brutte; se
le trasformi, diventano divine. La rabbia trasformata diventa compassione –
perché l’energia è la stessa. Un Buddha ha compassione: da dove nasce questa
compassione? È la stessa energia che operava nella rabbia; ora, invece di
diventare rabbia, si trasforma in compassione. Da dove nasce l’amore? Un Buddha
è amore, un Gesù è amore. La stessa energia che opera nel sesso, diventa amore.
Ricorda che se condanni un fenomeno naturale, diventa
velenoso, ti distrugge, diventa negativo, suicida. Se lo trasformi, diventa
divino, diventa una forza divina, un elisir; grazie a esso arrivi
all’immortalità, a un essere che non conosce la morte. Ma ci vuole una
trasformazione.
Osho, And the Flowers Showered, #3
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