martedì 5 febbraio 2019

LA MALATTIA DEL FARE


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In primo luogo è necessario capire la natura dell’attività, e le sue correnti nascoste; se no, non è possibile rilassarsi. Anche se lo si vuole, riesce impossibile rilassarsi, a meno che non si sia osservata e compresa la natura della propria attività. L’attività non è un fenomeno semplice.

Molti vorrebbero rilassarsi, ma non ci riescono. Il rilassamento è come una fioritura: non lo si può produrre per forza. Occorre invece capire la situazione complessiva, occorre capire perché si è così attivi, perché si è così ossessionati dall’attività.  

Azione e attività non sono la stessa cosa; anzi sono una l’opposto dell’altra. Azione è fare quello che la situazione richiede: è una risposta. Nell’attività invece la situazione non importa; l’attività non è una risposta; è frutto di irrequietezza interna, e la situazione è solo un pretesto.

L’azione appartiene a una mente silenziosa, l’attività a una mente irrequieta. L’una è la cosa più bella che ci sia, l’altra la cosa più brutta. Agisci di più, e lascia che l’attività cada da sé. A poco a poco, si produrrà in te una trasformazione. Richiede tempo, richiede un processo di stagionatura; ma non c’è fretta.

Adesso sei in grado di capire cosa significa il rilassamento. Significa che non c’è in te l’impulso all’attività. Rilassarsi non vuol dire giacere come un cadavere. Non puoi giacere veramente come un cadavere, puoi solo fare finta: tu sei vivo. Il rilassamento avviene quando non c’è dentro di te alcuna urgenza di agire: la tua energia è a casa propria, non sente il bisogno di andare in nessuna direzione. Se si produce una situazione che lo richiede, agisci, e basta; ma non cerchi nessuna scusa per agire. Ti trovi a tuo agio con te stesso. Il rilassamento è essere a casa.  

Il rilassamento non è solo del corpo, e neppure è solo della mente, ma di tutto quanto il tuo essere.  

La gente è perduta nell’attività; è perciò stanca, svuotata, rinsecchita, gelata. L’energia vitale non riesce a circolare, incontra blocchi su blocchi. E quando agisce, agisce in preda a una frenesia. Perciò, naturalmente, sente il bisogno di rilassarsi. E così si scrivono tanti libri che dovrebbero insegnare a rilassarsi. Ma non ho mai visto nessuno rilassarsi leggendo un libro. Si diventa solo più frammentari, perché, mentre l’ossessione dell’attività resta e tutto il resto della vita, con la sua attività frenetica, non viene toccato, si finge di rilassarsi stando sdraiati. Dentro si è tutti un tumulto, un vulcano pronto a entrare in eruzione; e ci si sta rilassando, seguendo le istruzioni di un libro.

Non c’è libro che possa insegnarti a rilassarti; basta leggere le istruzioni del tuo essere interno. E allora il rilassamento non è più un dovere: è un’assenza, l’assenza di attività. Non l’assenza di azione.

Non far nulla! Non assumere posizioni yoga, non contorcerti o distorcerti. Non far nulla! Occorre solo l’assenza di attività. E come si produce? Per mezzo della comprensione.

La comprensione è la sola disciplina. Comprendi la natura della tua attività; e, se diventi consapevole, improvvisamente l’attività cessa. Se capisci il perché della tua attività, l’attività cessa. Quell’arresto dell’attività è ciò a cui allude Tilopa dicendo: non far nulla col corpo, rilassati.  

Il rilassamento significa che il momento presente è più che sufficiente; più di quanto si possa desiderare, più di quanto ci si possa aspettare. Non c’è niente da desiderare, c’è più che abbastanza: allora l’energia non ha bisogno di andare da nessuna parte. Essa diventa una pozza tranquilla; e in quella pozza ti sciogli. Quel momento è il rilassamento: né del corpo, né della mente, è dell’essere totale. Perciò tutti i buddha insegnano: “Sii privo di desideri”. Perché se c’è il desiderio, non ci si può rilassare.

Il rilassamento non è una posizione del corpo; è una trasformazione totale della tua energia

Osho, Tantra La Comprensione Suprema

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