venerdì 31 agosto 2018

UN ISTANTE FUORI DAL TEMPO


31/08/2018
 67 # Un istante fuori dal tempo
“Una buona risata è incredibilmente meditativa.”

Amato Osho,                                  
qual è il segreto di una barzelletta?

Il segreto sta nell’evolversi improvviso e inatteso di una situazione, nella
sua rivelazione. Stai aspettando qualcosa e questa non accade; succede invece
una cosa totalmente assurda che, tuttavia, ha una sua logica, è ridicola ma
non illogica.
Ecco cosa provoca improvvisamente la tua risata. Riconosci il lato
ridicolo della situazione e anche quello logico. Arriva inattesa – se te
l’aspettassi, non provocherebbe la tua risata. Se già la conosci, una barzelletta
non ti fa ridere, perché conosci la storia e ti aspetti già il finale.
Durante il suo primo viaggio in America, un inglese si recò per la prima
volta in uno di quei nightclub in cui la serata è allietata da attori di cabaret.
Aveva già bevuto un paio di drink, quando le luci si abbassarono e Henny
Youngman entrò in scena, salutando la folla con la sua famosa battuta:
“Prendete mia moglie… per favore!”.
La folla rise fino alle lacrime. L’inglese rimase colpito.
“Accidenti” mormorò tra sé “devo ricordarmela questa battuta. Quando
torno a casa voglio a raccontarla ai miei amici.”
Quando qualcuno dice: “Prendete mia moglie”, ti aspetti che aggiunga:
“… per esempio”. “Prendete mia moglie, per esempio”. Ma il comico aveva
detto: “Prendete mia moglie”, poi silenzio e, dopo una piccola pausa: “… per
favore!”. Questo non se l’aspettava nessuno.
Alcune settimane dopo, tornato a Londra, durante una riunione del suo
club, prese il microfono, e, con grande scioltezza, esclamò: “Considerate mia
moglie… per favore”.
È sufficiente cambiare una sola parola per vedere l’intero spirito della
battuta andare perso e far sfumare il suo valore.
Il segreto di una barzelletta è portarti a un punto in cui ti aspetti
qualcosa… aspetti, aspetti e aspetti, ma quel qualcosa non accade mai. Ti
aspetti una cosa, in te cresce la tensione, poi all’improvviso accade qualcosa
di completamente diverso, e la tensione accumulata ti fa esplodere in una
fragorosa risata. È uno sfogo incredibile, una grande meditazione.
Se riesci a ridere con totalità, la risata ti darà un istante al di fuori dal
tempo, un istante di nonmente.
La mente si basa sulle aspettative, la risata invece proviene dal
trascendente. La mente suppone sempre cosa potrà accadere, avanza a
tentoni. Nella barzelletta invece, accade qualcosa di assolutamente contrario
alle aspettative della mente che, per un istante, semplicemente si ferma.
Quando la risata sgorga dalla pancia, quando ti sbellichi dal ridere, quello
è il momento in cui la mente si blocca e tutto il tuo corpo ha uno spasimo
orgasmico.
Una buona risata è incredibilmente meditativa.

Osho: The Book of Wisdom, CAP. 28

giovedì 30 agosto 2018

IL TUO ESSERE NEL PRESENTE


30/08/2018
 66 # Il tuo essere nel presente
“Quando me ne sarò andato, dove mai potrò essere?
Sarò qui, nel vento, nell’oceano, e se mi avrai amato, se
avrai avuto fiducia in me, mi sentirai in mille modi diversi:
improvvisamente avvertirai la mia presenza. Non avrai più
bisogno di cercarmi.”

Amato Osho,
quando lascerai il corpo fisico, le tue tecniche di meditazione aiuteranno la
nostra crescita interiore come fanno ora?

Il tratto saliente del mio approccio alla tua crescita è renderti indipendente
da me. Qualsiasi dipendenza è una schiavitù, e la dipendenza spirituale è la
peggiore delle schiavitù.
Ho fatto ogni sforzo possibile per renderti consapevole della tua
individualità, della tua libertà, della tua assoluta capacità di crescere senza
l’aiuto di nessuno. La tua crescita è qualcosa di intrinseco al tuo essere, non
proviene dall’esterno, non è un’imposizione; è uno schiudersi.
Tutte le tecniche di meditazione che ti ho dato non sono basate su di me –
la mia presenza o la mia assenza non fa alcuna differenza –, sono basate su di
te. Affinché le meditazioni lavorino non è necessaria la mia presenza ma la
tua presenza. Non il mio essere presente ma il tuo essere presente, il tuo
essere nel presente, il tuo essere vigile e consapevole; quello sarà d’aiuto.
Posso comprendere la tua domanda e la sua importanza. Non è irrilevante.
L’intero passato dell’uomo è, in modi diversi, una storia di
strumentalizzazione. Persino le cosiddette persone spirituali non hanno
saputo resistere alla tentazione di manipolare gli altri. Su cento maestri, il
novantanove per cento ha cercato di imporre l’idea che: “Senza di me non
puoi crescere, non può esserci alcun progresso. Affida a me la completa
responsabilità di te stesso”. Ma quando consegni a un altro la responsabilità
di te stesso, senza saperlo, gli cedi anche la tua libertà.
E, naturalmente, tutti quei maestri un giorno sono morti, e hanno lasciato
una lunga scia di schiavi: cristiani, ebrei, hindu, musulmani.
Cosa sono diventate queste persone? Perché qualcuno dovrebbe essere
cristiano? Se puoi essere qualcuno, allora sii un Cristo, non un cristiano. Non
avverti umiliazione nel professarti cristiano, un seguace di qualcuno morto
duemila anni fa?
L’intera umanità sta seguendo i morti. È strano che i vivi seguano i morti,
che i vivi siano dominati dai morti, che i vivi siano dipendenti dai morti e
dalle loro promesse che: “Verremo a salvarti”. Nessuno di loro è mai venuto
a salvarti. In realtà, nessuno può salvare nessun altro, va contro le verità
fondamentali della libertà e dell’individualità.
Per quanto mi concerne, sto semplicemente facendo ogni sforzo per
renderti libero da chiunque – me incluso – ed essere da solo sul sentiero della
ricerca. Questa esistenza rispetta chi ha il coraggio di essere da solo nella
ricerca della Verità. Gli schiavi non sono rispettati dall’esistenza, non
meritano alcun rispetto; non rispettano se stessi, come possono pretendere
che l’esistenza sia rispettosa nei loro confronti?
Quindi ricorda, quando me ne sarò andato, tu non perderai niente. Potresti
invece guadagnare qualcosa di cui sei assolutamente inconsapevole. Quando
me ne sarò andato, dove mai potrò essere? Sarò qui, nel vento, nell’oceano, e
se mi avrai amato, se avrai avuto fiducia in me, mi sentirai in mille modi
diversi: nei tuoi momenti di silenzio, improvvisamente avvertirai la mia
presenza. Una volta liberatomi del corpo, la mia consapevolezza è
universale… Non avrai più bisogno di cercarmi. Ovunque sarai, la tua sete, il
tuo amore… e mi troverai proprio nel tuo cuore, nel battito stesso del tuo
cuore.

Osho: Beyond Enlightenment, CAP. 11

mercoledì 29 agosto 2018

TOTALITÀ


29/08/2018
 65 # Totalità
“Non pensare affatto al risultato.
Fa’ semplicemente ciò che stai facendo con la tua totalità.
Perditi in ciò che fai, lascia fondere chi agisce con
l’azione.”

Ogni cosa che possiedi in questo mondo, la possiedi a spese di qualcun
altro, il suo costo è la felicità di qualcun altro; non può essere altrimenti. Se
veramente non vuoi essere ostile a nessuno, devi abbandonare l’intera idea
della possessività.
Usa tutto ciò che in questo momento è a tua disposizione, ma non essere
possessivo. Non dire che è roba tua. Niente è tuo, tutto è dell’esistenza.
Entriamo nella vita a mani vuote e ne usciamo a mani vuote, quindi a che
serve accampare diritti nel frattempo? Purtroppo possedere, dominare, avere
più degli altri, è tutto ciò che conosciamo, è il modo in cui va il mondo. Che
sia il denaro o una virtù non importa, non conta qual è la tua moneta di
scambio, può essere sia terrena sia celeste, ma devi essere furbo, astuto,
altrimenti verrai sfruttato.
Sfrutta o sarai sfruttato; questo è il messaggio recondito che ti viene dato
insieme al latte materno. E ogni scuola, ogni liceo, ogni università affonda
profonde radici nell’idea della competizione.
Una vera educazione non ti insegnerà a competere, ti insegnerà a
cooperare. Non ti insegnerà a combattere e a primeggiare, ti insegnerà a
essere creativo, amorevole, colmo di beatitudine, a non paragonarti agli altri.
Non ti insegnerà che puoi essere felice soltanto se sei il migliore; questa è
pura stupidità. Non puoi essere felice soltanto perché sei il primo; mentre
cerchi di diventarlo attraverserai molta sofferenza e, quando finalmente arrivi
a primeggiare, l’infelicità sarà diventata per te un’abitudine.
Per arrivare a essere il presidente o il primo ministro di un Paese, devi
soffrire così tanta infelicità che alla fine essere infelice diventa la tua seconda
natura. Adesso non conosci un altro modo di esistere, continui semplicemente
a essere infelice. La tensione si è radicata in te, l’ansia è diventata parte del
tuo stile di vita. Non conosci nessun altro modo di vivere; il tuo stile di vita si
è strutturato così. Ragion per cui, benché ora sei il primo, resti guardingo,
ansioso, impaurito. Essere al vertice non cambia assolutamente la tua qualità
interiore.
Un’educazione autentica non ti insegnerà a primeggiare. Ti dirà di godere
qualsiasi cosa tu stia facendo, non per il risultato ma per l’atto in sé, proprio
come fa un pittore, un ballerino o un musicista.
Ci sono due modi per dipingere: puoi farlo per competere con altri pittori,
per essere il più grande pittore del mondo, perché vuoi essere un Picasso, un
Van Gogh… In questo caso il tuo dipinto sarà mediocre, perché la tua mente
non è interessata al dipingere in sé; è interessata a essere il più grande pittore
del mondo. Non ti avventuri in profondità nell’arte di dipingere, non godi del
dipingere ma lo usi come trampolino di lancio.
Il tuo è un gioco dell’ego e il problema è questo: per essere un vero
pittore, devi abbandonare l’ego completamente. Per essere davvero un pittore,
devi mettere l’ego da parte. Soltanto allora l’esistenza può fluire attraverso di
te. Solo allora potrà usare le tue mani, le tue dita e i tuoi pennelli, soltanto
allora potrà nascere qualcosa di sublime bellezza.
L’esistenza non fluisce a causa tua ma soltanto per tuo tramite. Tu sei
soltanto un passaggio, le permetti di accadere, tutto qui; non sei d’intralcio,
tutto qui.
Se però sei troppo interessato al risultato – diventare famoso, vincere il
premio Nobel, essere il pittore più grande al mondo, sconfiggere tutti gli altri
pittori –, allora il tuo interesse non è nel dipingere; dipingere per te è
secondario. E, naturalmente, con un interesse minimale nel dipingere non
puoi dare vita a qualcosa di originale; ciò che fai sarà ordinario.
L’ego non può portare niente di straordinario nel mondo; lo straordinario
proviene unicamente dall’assenza di ego. La stessa cosa accade con i
musicisti, i poeti e i ballerini. La stessa cosa accade con tutti.
Nella Bhagavad Gita Krishna dice: “Non pensare affatto al risultato”. È
un messaggio di enorme bellezza, importanza e verità. Non pensare affatto al
risultato. Fa’ semplicemente ciò che stai facendo con la tua totalità. Perditi in
ciò che fai, lascia fondere chi agisce con l’azione. Lascia fluire la tua energia
creativa senza impedimenti.

Osho: The Dhammapada: The Way of the Buddha, VOL. VIII CAP. 5

martedì 28 agosto 2018

RELAZIONI PROFONDE


28/08/2018
64 # Relazioni profonde
“Se non sai come relazionarti, non potrai mai essere
appagato.
Perché è solo nelle relazioni più profonde che affiora
pienezza.”

Nella vita ordinaria tutti i nostri rapporti sono basati sul denaro: sono
investimenti sul potere, sulla ricchezza; investimenti sul dominio, sull’ego. E
se tutti i tuoi rapporti sono soltanto investimenti sul denaro, non sono altro
che avidità; in quel caso non sai come relazionarti. E se non sai come

relazionarti, non potrai mai sentirti appagato. Perché è solo nelle relazioni più
profonde che affiora pienezza, un senso di appagamento.
In Tibet esiste un detto molto antico: ogni volta che dio ti dà qualcosa,
non la dà a te direttamente, la dà per tuo tramite.
Ho meditato a lungo su questo detto; è davvero di enorme importanza:
quando dio ti dà qualcosa, non la da mai a te direttamente, la dà attraverso di
te.
La dà a te, ma il suo modo di fartela pervenire è darla attraverso di te.
Quindi, se non condividi, inizierai a perdere i doni di dio. Se condividi, se
non sei avido, se semplicemente continui a condividere qualsiasi cosa hai –
come un fiore condivide la sua fragranza, come una nuvola condivide la
pioggia con la terra, come il sole condivide i suoi raggi con gli alberi, con gli
animali e gli esseri umani –, se continui a condividere qualsiasi cosa ti
accade, cresci, e attraverso di te inizia a riversarsi nel mondo una maggior
pienezza.
Più condividi, più ottieni – perché dio dà attraverso di te, non dà mai a te
direttamente. Tu sei semplicemente un passaggio; se smetti di dare, quel
varco si restringe e si chiude. Quando il tuo passaggio è chiuso, in te non può
entrare nulla.
È come quando scavi un pozzo: se continui ad attingere acqua, continua a
sgorgare acqua fresca. Se smetti di usare il pozzo, non avrai più acqua
sorgiva, perché l’acqua fresca può arrivare soltanto se è presente lo spazio
che possa accoglierla. Se c’è già dell’acqua, quella fresca non può arrivare. E
l’acqua già presente piano piano diventerà stagnante, morta, inizierà a
puzzare. Non sarà più possibile berla, diventerà insalubre.
Se sei saggio, non attingere acqua soltanto per te stesso ma invita anche i
tuoi vicini a farlo. E ti sentirai grato che attingano acqua dal tuo pozzo,
perché questo permetterà a un maggior flusso di acqua fresca di arrivare: più


attingi e più acqua fresca avrai a disposizione.
Lo stesso accade nel tuo mondo interiore: sei come un pozzo e la tua
sorgente è collegata al divino, al centro dell’esistenza. Condividi… e a te
arriverà molto di più. Se riesci a condividere tutto, a non trattenere niente per
te, il Tutto ti raggiungerà. Ciò che ti arriverà dall’esistenza sarà esattamente
nella stessa proporzione di quello che hai dato agli altri.

Osho: The Discipline of Transcendence, VOL. IV CAP. 6