lunedì 20 agosto 2018

SOLITUDINE


20/08/2018
 56 # Solitudine
“Stare da soli è il più grande dei miracoli.
Significa che non appartieni a nessuna chiesa, non
appartieni a nessuna organizzazione, non appartieni a
nessuna teologia, non appartieni a nessuna ideologia, non
appartieni; ‘sei’ e basta, e hai imparato come amare la tua
indefinibile, ineffabile realtà.
Hai imparato come stare con te stesso.”

Qualcuno chiese a un Maestro Zen:
“Qual è il più grande miracolo al mondo?”.
Il Maestro rispose: “Sono seduto qui, solo con me stesso”.
Cosa significa questa parabola?
Non è una parabola, è un dato di fatto, è un’affermazione. Il Maestro dice:
“Sono seduto qui, solo con me stesso”. Questo è il più grande miracolo al
mondo; essere soli è la più grande conquista. Esiste un profondo bisogno
dell’altro perché manca qualcosa dentro di noi.
Abbiamo dei buchi nel nostro essere e riempiamo quei buchi con la
presenza dell’altro. L’altro in qualche modo ci rende completi, altrimenti ci
sentiamo incompleti.
Senza l’altro non sappiamo chi siamo, perdiamo la nostra identità. L’altro
diventa uno specchio e in esso possiamo vedere il nostro volto riflesso. Senza
l’altro siamo improvvisamente rigettati a noi stessi. Ne deriva un grande
disagio, una grande difficoltà, perché non sappiamo chi siamo. Quando siamo
soli con noi stessi ci troviamo in una strana compagnia, una compagnia
imbarazzante: non sappiamo con chi siamo.
Con l’altro, le cose sono chiare e definite. Ne conosciamo il nome, ne
vediamo la forma, conosciamo l’uomo o la donna – hindu, cristiano, indiano,
americano – esistono vari modi per definire l’altro. Ma come definire se
stessi?
Dentro di te c’è un abisso indefinibile, c’è un vuoto abissale; quando inizi
a entrare in quel vuoto, senti paura; ti spaventi e vuoi correre dall’altro.
L’altro ti aiuta a restare nell’esteriorità, a temporeggiare. Quando l’altro non
c’è, sei lasciato solo con il tuo vuoto.
Nessuno vuole stare solo.
La paura più grande è essere lasciati soli; la gente fa mille cose pur di non
restare sola.
Inizi a imitare i tuoi vicini, cerchi di essere come loro così non ti
lasceranno solo; perdi la tua individualità, perdi la tua unicità, diventi un
imitatore, perché se non ti uniformi sarai lasciato solo.
Diventi parte della massa, aderisci a una chiesa, a un’organizzazione…
Desideri amalgamarti alla folla dove poterti sentire a tuo agio, dove poter
sentire di non essere solo perché ci sono moltissime persone che ti
assomigliano: così tanti musulmani come te, così tanti hindu come te, così

tanti cristiani, a milioni… e non sei solo.
Stare da soli è il più grande dei miracoli. Significa che non appartieni a
nessuna chiesa, non appartieni a nessuna organizzazione, non appartieni a
nessuna teologia, non appartieni a nessuna ideologia, non appartieni; sei e
basta, e hai imparato come amare la tua indefinibile, ineffabile realtà. Hai
imparato come stare con te stesso.
Ma ricorda, il Maestro dice: “Sono qui, solo con me stesso”. Quando tu
sei solo, in realtà non sei solo: ti senti solo, ed esiste una differenza
fondamentale tra l’essere soli e il sentirsi soli. Quando ti senti solo pensi
all’altro, ti manca l’altro. Sentirsi soli è uno stato negativo, senti che sarebbe
meglio se ci fosse l’altro, ma l’altro non c’è. Sentirsi soli è l’assenza
dell’altro.
Essere soli è percepire la presenza di se stessi. Essere soli è estremamente
positivo: è una presenza, una presenza traboccante. Sei così colmo della tua
presenza che con essa potresti riempire l’intero universo, e non hai bisogno di
nessuno.
Se il mondo intero scomparisse, a quel Maestro Zen non mancherebbe
nulla. Se per magia, all’improvviso, il mondo intero scomparisse e questo
Maestro Zen restasse solo, sarebbe felice come sempre, non gli mancherebbe
nulla. Amerà quell’incredibile vuoto, quel puro infinito. Non gli mancherà
nulla perché è arrivato a casa e sa di essere sufficiente a se stesso.
Ciò non significa che un illuminato non viva con gli altri. In realtà, solo
lui è in grado di vivere con gli altri perché con la capacità di stare con se
stesso ha acquisito la capacità di stare con gli altri. Se non sei in grado di
stare con te stesso, come puoi stare con gli altri?
Chi ama la sua solitudine è in grado di amare, e chi si sente solo ne è
incapace. Chi è felice con se stesso, chi è colmo d’amore, chi fluisce con
l’amore, non ha bisogno dell’amore di nessuno, quindi sa dare amore.
Se tu stesso sei bisognoso, come puoi dare? Sei un mendicante. Ma
quando sei in grado di dare, un’infinità d’amore fluisce verso di te. La prima
lezione dell’amore è imparare a stare soli.
La risposta di quel Maestro è un’affermazione molto significativa. È
immediata, è diretta. Quando un Maestro Zen dice qualcosa, o quando
qualsiasi Maestro dice qualcosa, il suo significato è assolutamente chiaro,
ovvio, è di fronte a te. Non cercare di evitarlo. Se inizi a cercare un
significato, guarderai a sinistra e a destra e ti lascerai sfuggire ciò che è di
fronte a te. È una semplice affermazione: “Sono seduto qui, solo con me
stesso”.
Prova a farlo, sentine l’effetto. Siedi da solo.
Il Maestro Zen ha ragione nel dire: “Questo è il più grande miracolo.
Sono seduto qui, solo con me stesso”.
Stare con se stessi, essere felici con se stessi, in beatitudine, senza
rifugiarsi nelle fantasie… Entri nelle tue profondità e, improvvisamente,
arrivi a casa.
 
Osho: The Discipline of Transcendence, VOL. I CAP. 2


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