14/08/2018
“Riconduci tutte le responsabilità a una.”
La mente ordinaria getta sempre la responsabilità su qualcun
altro: è sempre
l’altro a farti soffrire! Tua moglie ti fa soffrire, tuo
marito ti fa soffrire, i tuoi
genitori ti fanno soffrire, i tuoi bambini ti fanno
soffrire, oppure è il sistema
economico della società a farlo, il capitalismo, il
comunismo, il fascismo,
l’ideologia politica dominante, la struttura sociale, il
fato, il karma, dio…
Continua pure tu la lista.
Le persone hanno innumerevoli modi per evitare di assumersi
la
responsabilità di se stesse. Ma nel momento in cui dici che
è qualcun altro a
farti soffrire, non puoi fare più nulla per cambiare: cosa
potresti fare? Quando
la società cambierà e ci sarà il comunismo e un mondo senza
classi, allora
tutti saranno felici; prima non sarà possibile. Come
potresti essere felice in
una società povera? E come potresti essere felice in una
società dominata dal
capitalismo? Come potresti essere felice in una società
burocratica? Come
potresti essere felice in una società che non ti permette di
essere libero?
Scuse… scuse… scuse… e scuse – tutte scuse per evitare
questa semplice
constatazione: “Io sono responsabile di me stesso. Nessun
altro è
responsabile per me; la responsabilità è assolutamente e
completamente mia.
Qualsiasi cosa sono, l’ho creata io”. Questo è il
significato della massima:
“Riconduci tutte le responsabilità a una”. Il responsabile
sei tu.
Quando avviene la comprensione che: “Io sono responsabile
della mia
vita, della mia sofferenza, del mio dolore, di tutto ciò che
mi è accaduto e che
mi accade. Io ho scelto che sia così. Questi sono i semi che
ho piantato e ora
ne sto raccogliendo i frutti. Il responsabile sono io”, una
volta che questa
intuizione diventa per te una comprensione naturale, tutto
il resto è semplice.
A quel punto la vita comincia a prendere una direzione
nuova, si muove
in una nuova dimensione. Questa dimensione è conversione,
rivoluzione,
mutamento; infatti, quando so di essere il responsabile, so
anche di poter
cambiare in qualsiasi momento decida di farlo. Nessuno può
impedirmelo.
Può forse qualcuno impedirti di abbandonare la tua
infelicità, di
trasformare la tua infelicità in beatitudine? Nessuno.
Persino se sei in una
cella, incatenato, incarcerato, nessuno può imprigionarti;
la tua anima è
sempre libera.
Naturalmente hai un contesto estremamente limitato, ma
persino in quella
situazione limitata puoi cantare. Puoi piangere lacrime di
impotenza, oppure
cantare. Persino con le catene ai piedi puoi danzare;
persino il suono delle
catene avrà una sua melodia.
Osho: The Book of
Wisdom, CAP. 5
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