sabato 30 giugno 2018

SII COLMO DI LUCE


30/06/2018
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“Sii colmo di luce – è un tuo diritto di nascita.
Se perdi questo diritto, sei uno stolto.
E l’hai già perso in molte vite – questa volta, per favore, sii
più compassionevole verso te stesso!”
Ricorda, il tuo criterio dev’essere questo: qualsiasi cosa ti procuri gioia,
beatitudine, benedizione, è vera – perché la beatitudine è la natura di dio.
L’altro nome della beatitudine è verità, quindi ciò che è falso procura
infelicità. Se vivi nella menzogna, vivrai nell’infelicità; se vivi nell’infelicità,
ricordati di cercare quali falsità sono alla base della tua vita, e separatene.
Non sprecare tempo e non rimandare. Separatene immediatamente! Io
chiamo ricerca del Vero questa separazione da ciò che è falso.
La ricerca del Vero non è una separazione dal mondo, è la separazione
dalle menzogne nelle quali hai vissuto. Non è una rinuncia al mondo, è una
rinuncia alle menzogne che sono alla base della tua vita. Nell’istante in cui te
ne separi, cominciano a cadere e a morire, perché la loro esistenza dipende da
te. Succhiano il loro nutrimento da te, non possono vivere senza il tuo
sostegno. Se sottrai loro la tua cooperazione, tutte le menzogne spariscono.
Quando queste spariscono, ciò che rimane è la Verità.
La Verità costituisce la tua natura più profonda: non troverai la Verità
altrove. Aes dhammo sanantano – questa è la legge inesauribile, la Verità
suprema, quella che è dentro di te. Non hai bisogno di andare altrove.
Puoi trovarla in te stesso se riesci a soddisfare un’unica condizione: devi
separarti dalle menzogne nelle quali hai investito tanta energia – separatene!
Rinuncia a tutto ciò che non è vero. L’infelicità è una spia della menzogna.
Ogni volta che provi beatitudine, fidati, va’ in quella direzione e
camminerai verso il divino che è l’esistenza: la beatitudine è la sua fragranza.
Se riuscirai a seguire la beatitudine, non andrai mai fuori strada. Se riuscirai a
seguire la beatitudine, procederai secondo natura. Se sarai naturale, colmo di
beatitudine, rilassato, in te sorgerà la saggezza.
La saggezza è uno stato molto rilassato dell’essere. La saggezza non è il
sapere, non è l’informazione: la saggezza è il tuo essere interiore risvegliato,
attento, vigile, è il testimone, colmo di luce. Sii colmo di luce – è un tuo
diritto di nascita. Se perdi questo diritto, sei uno stolto. E l’hai già perso in
molte vite – questa volta, per favore, sii più compassionevole verso te stesso!

Osho: The Dhammapada: The Way of the Buddha, VOL. II CAP. 7

venerdì 29 giugno 2018

SII SAGGIO


29/06/2018
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“Meditare significa diventare più attento, più presente, più
brillante, più luminoso; significa diventare più saggio.
Ovunque constati che la tua intelligenza si ottunde, fuggi
da quel luogo il più velocemente possibile!”

Amato Osho,
perché Gesù ha detto ai suoi discepoli: “Siate astuti come serpenti e
innocenti come colombe”?

Il serpente è il simbolo della saggezza. Il serpente è l’unico simbolo presente
in tutte le antiche culture del mondo: quella ebraica, quella hindu e quella
cinese.
Dicendo astuto, Gesù non intendeva dare il significato che voi date a
quell’aggettivo. In aramaico antico, la lingua parlata da Gesù, si usa un unico
vocabolo per entrambi i significati di saggezza e astuzia; da qui l’errata
traduzione.
Ma perché i cristiani hanno scelto di tradurre con astuti e non con saggi?
Perché nella storia raccontata dalla Bibbia, fu il serpente che sedusse e
corruppe la mente di Eva, persuadendola a trasgredire il comandamento di
dio e a mangiare il frutto dell’albero della conoscenza. A causa di questa
storia raccontata nella Bibbia, il serpente è diventato la sorgente originale del
peccato.
Fu il serpente a persuadere Eva, in seguito Eva persuase Adamo… e
l’umanità perse la grazia divina. Adamo ed Eva furono scacciati dal paradiso
terrestre, di conseguenza il serpente divenne un fenomeno da condannare.
Nella parabola, il serpente non è astuto, ma saggio; grazie alla sua
saggezza è nata l’umanità. Se non ci fosse stato alcun serpente, voi non
sareste qui. Ci sarebbero stati il regno vegetale e il regno animale, ma non
sarebbero nati né Lao-tzu, né Zarathustra, né Krishna, né il Buddha, né Allah,
né Gesù, né Kabir, né Nanak.
La saggezza è sempre ribelle. In realtà, se lo chiedessi a me, io direi che
dio aveva dato ad Adamo ed Eva l’opportunità di ribellarsi, ecco perché creò
il comandamento: “Non mangerai i frutti dell’albero della conoscenza”; era
uno stratagemma psicologico.
Dio aveva sfidato Adamo ed Eva e poi deve aver atteso a lungo. La sfida


non aveva funzionato: Adamo ed Eva dovevano essere persone molto
obbedienti. Erano i primi esseri umani sulla Terra e perciò non avevano
ancora provato il gusto della ribellione, né la gioia di ribellarsi; non
conoscevano ancora la crescita che la ribellione porta con sé. Non
conoscevano ancora l’agonia e l’estasi della ribellione; ecco perché il
serpente servì da messaggero.
Il significato dell’affermazione originale di Gesù è questo: “Siate saggi
come serpenti e innocenti come colombe”.
Ma anche l’aggettivo astuto è bello. In Oriente il serpente è diventato il
simbolo dell’energia che dorme nell’uomo. Nello Yoga chiamiamo
quell’energia kundalini, il potere del serpente. La tua energia è addormentata
nel centro più basso del tuo essere, occorre risvegliarla. Quando il serpente
avrà cominciato a risalire in te, rimarrai sorpreso nello scoprire che non sei
piccolo come puoi sembrare dall’esterno. La tua interiorità è vasta come il
cielo e non ha alcun limite.
Il serpente ha un profondo significato. Gesù ha ragione. La parola astuti
può lasciare perplessi, ma il suo significato è semplicemente saggi.
Gesù ha detto: “Siate saggi, siate astuti, siate scaltri, poiché la vita è
complessa, molto complessa e le costrizioni del mondo sono antiche”; ormai
siete abituati alla vostra schiavitù.
A meno che non vi comportiate con estrema intelligenza, non avrete
alcuna possibilità di liberarvi dalla vostra prigionia. Dovrete focalizzare tutta
la vostra energia in un unico scopo: come ottenere la libertà.
È ciò che accade a un prigioniero: se vuole liberarsi dalla sua condizione,
dev’essere astuto, saggio e scaltro. Deve osservare da che punto potrà
fuggire; deve osservare quale lato del carcere è meno sorvegliato. Deve
discernere con grande accuratezza quale tra i guardiani può essere corrotto.
Deve stabilire dei contatti con qualcuno all’esterno. Deve scoprire qual è il
momento più propizio alla fuga, a che ora c’è il cambio della guardia; a che
ora il guardiano si addormenta; come far arrivare una corda o una scala…
Se si comportasse in modo sciocco, sarebbe colto sul fatto e si troverebbe
in una situazione ancora più pericolosa; se un carcerato non è abbastanza
intelligente, è meglio che non tenti la fuga.
Ecco perché ogni Maestro affina la tua intelligenza. Se constati che la tua
intelligenza si ottunde, fuggi da quel luogo il più velocemente possibile.
Ed è ciò che accade in quasi tutti i cosiddetti luoghi spirituali, nei
cosiddetti ashram, nei templi, nelle moschee, nelle chiese: ti rendono ottuso,
ti consolano. Più ti senti consolato e più sprofondi nel sonno e diminuiscono
sempre di più le tue possibilità di diventare un Buddha, di risvegliarti, di
diventare un essere veramente libero.
I vostri cosiddetti santi continuano a cantare, a salmodiare, vi aiutano a
dormire meglio. Le mamme lo sanno da secoli… la meditazione
trascendentale è usata da sempre, da tutte le mamme del mondo. Quando il
figlioletto non si addormenta, cominciano a ripetere un’unica strofa, una
ninnananna. Qualsiasi frase può servire: è sufficiente continuare a ripeterla e
il bambino cederà al sonno.
È per questo che la meditazione trascendentale del Maharishi Mahesh
Yogi – che non è trascendentale e non è meditazione – ha acquistato tanto
rilievo in America. Quella è una nazione che soffre di insonnia in modo
abnorme, è una nazione in cui si riesce a dormire solo usando tranquillanti, e
a volte perfino questi stentano a funzionare; è una nazione diventata così
inquieta da aver praticamente perso il sonno.
Se fai uso di tranquillanti, al suo posto puoi utilizzare la meditazione
trascendentale, è di gran lunga la soluzione migliore. Quantomeno non ti
riempi di sostanze chimiche con i loro effetti collaterali; non ti danneggerà,
ma non è affatto meditazione, perché la meditazione è qualcosa che acuisce la
tua intelligenza. Meditare significa diventare più vigile, più presente, più
brillante, più luminoso; significa diventare più saggio.
Osho: The Dhammapada: The Way of the Buddha, VOL. III CAP. 4




giovedì 28 giugno 2018

ESSERE A CASA


28/06/2018
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“Se appartieni all’universo, allora è l’universo a prendersi
cura di te.
Parlo per esperienza: per trentadue anni sono stato il
povero più ricco del mondo.
E non possiedo niente, nulla mi appartiene, ma il fenomeno
di appartenere all’universo ha creato armonia da una
grande contraddizione.”
Un ricercatore del Vero deve abbandonare tutto – e abbandonando tutto
salva se stesso; altrimenti annegherebbe nel fango che gli si è accumulato
intorno. I tuoi genitori, i tuoi insegnanti, i tuoi sacerdoti, la tua cultura, la
religione, la società – tutti riversano fango su di te. Ed è un fango molto
appiccicoso; ti resta incollato addosso.
La decisione di diventare un ricercatore del Vero è una decisione grande e
importante, perché da quel momento in poi dovrai lasciare tutto ciò che
pensavi fosse tuo, e dovrai muoverti in una dimensione nuova dove nulla ti
appartiene. Al contrario, sei tu ad appartenere al Tutto.
Comprendi la differenza? Quando dici: “Questo mi appartiene”, è il
linguaggio dell’ego. E quando dici: “Io appartengo all’universo”, è il
linguaggio dell’assenza di ego; vuol dire che ti sei abbandonato
completamente all’esistenza.
Se appartieni all’universo, allora è l’universo a prendersi cura di te. Parlo
per esperienza: per trentadue anni sono stato il povero più ricco del mondo. E
non possiedo niente, nulla mi appartiene, ma il fenomeno di appartenere
all’universo ha creato armonia da una grande contraddizione. Dal punto di
vista dei beni materiali, sono l’uomo più povero che tu possa trovare. Anche
un mendicante ha qualcosa che gli appartiene…
Anni fa insegnavo all’università e lungo la strada incontravo sempre un
vecchio mendicante. La stazione ferroviaria si trovava proprio tra la mia casa
e l’università; quel vecchio mendicava sempre nei pressi della stazione e
sapeva a che ora sarei passato, così si metteva nel posto giusto e aspettava.
Un giorno fui sorpreso – al suo posto c’era un giovane mendicante! Gli
dissi: “Cos’è successo al vecchio?”. Lui rispose: “Ho sposato sua figlia e ho
ricevuto questo posto in dote. Nella nostra professione questa è un’ubicazione
pregevole! La stazione ferroviaria, tante persone che vanno e vengono…
L’università, tante persone che vanno e vengono… Nessun altro luogo può
reggere il confronto”.
Così gli chiesi: “E di lui che ne è stato?”.
Il giovane rispose: “Si è trasferito da un’altra parte”.
Quella città aveva due stazioni ferroviarie, così il vecchio era andato a
mendicare nei pressi dell’altra stazione. Era un tipo molto forte; doveva aver
scacciato il mendicante che stava lì prima di lui, il quale era sicuro che quella
stazione gli appartenesse.
Niente appartiene a nessuno, ma persino i mendicanti sono più ricchi di
me. Dal momento che io non sono, come può appartenermi qualcosa?
Quando sono scomparso, la mia consapevolezza è diventata parte del Tutto.
Ho perso tutto e ho guadagnato il Tutto; per questo dico di essere l’uomo più
povero e quello più ricco.
In questi trentadue anni ho vissuto come un re e non ho guadagnato
nemmeno un centesimo. L’universo si prende cura di me. L’universo è
benevolo e voi siete i figli di questo universo.
Diventa nuovamente un bambino, allora i tuoi occhi saranno in grado di
cogliere il senso di ciò che dico. E da quel momento in poi continuerai a
crescere; andrai sempre avanti, e avanti e avanti ancora. Non ci sono confini
all’esistenza e neppure ci sono confini alla tua crescita.

Osho: From the False to the Truth, CAP. 16