giovedì 28 giugno 2018

ESSERE A CASA


28/06/2018
 Immagine correlata
“Se appartieni all’universo, allora è l’universo a prendersi
cura di te.
Parlo per esperienza: per trentadue anni sono stato il
povero più ricco del mondo.
E non possiedo niente, nulla mi appartiene, ma il fenomeno
di appartenere all’universo ha creato armonia da una
grande contraddizione.”
Un ricercatore del Vero deve abbandonare tutto – e abbandonando tutto
salva se stesso; altrimenti annegherebbe nel fango che gli si è accumulato
intorno. I tuoi genitori, i tuoi insegnanti, i tuoi sacerdoti, la tua cultura, la
religione, la società – tutti riversano fango su di te. Ed è un fango molto
appiccicoso; ti resta incollato addosso.
La decisione di diventare un ricercatore del Vero è una decisione grande e
importante, perché da quel momento in poi dovrai lasciare tutto ciò che
pensavi fosse tuo, e dovrai muoverti in una dimensione nuova dove nulla ti
appartiene. Al contrario, sei tu ad appartenere al Tutto.
Comprendi la differenza? Quando dici: “Questo mi appartiene”, è il
linguaggio dell’ego. E quando dici: “Io appartengo all’universo”, è il
linguaggio dell’assenza di ego; vuol dire che ti sei abbandonato
completamente all’esistenza.
Se appartieni all’universo, allora è l’universo a prendersi cura di te. Parlo
per esperienza: per trentadue anni sono stato il povero più ricco del mondo. E
non possiedo niente, nulla mi appartiene, ma il fenomeno di appartenere
all’universo ha creato armonia da una grande contraddizione. Dal punto di
vista dei beni materiali, sono l’uomo più povero che tu possa trovare. Anche
un mendicante ha qualcosa che gli appartiene…
Anni fa insegnavo all’università e lungo la strada incontravo sempre un
vecchio mendicante. La stazione ferroviaria si trovava proprio tra la mia casa
e l’università; quel vecchio mendicava sempre nei pressi della stazione e
sapeva a che ora sarei passato, così si metteva nel posto giusto e aspettava.
Un giorno fui sorpreso – al suo posto c’era un giovane mendicante! Gli
dissi: “Cos’è successo al vecchio?”. Lui rispose: “Ho sposato sua figlia e ho
ricevuto questo posto in dote. Nella nostra professione questa è un’ubicazione
pregevole! La stazione ferroviaria, tante persone che vanno e vengono…
L’università, tante persone che vanno e vengono… Nessun altro luogo può
reggere il confronto”.
Così gli chiesi: “E di lui che ne è stato?”.
Il giovane rispose: “Si è trasferito da un’altra parte”.
Quella città aveva due stazioni ferroviarie, così il vecchio era andato a
mendicare nei pressi dell’altra stazione. Era un tipo molto forte; doveva aver
scacciato il mendicante che stava lì prima di lui, il quale era sicuro che quella
stazione gli appartenesse.
Niente appartiene a nessuno, ma persino i mendicanti sono più ricchi di
me. Dal momento che io non sono, come può appartenermi qualcosa?
Quando sono scomparso, la mia consapevolezza è diventata parte del Tutto.
Ho perso tutto e ho guadagnato il Tutto; per questo dico di essere l’uomo più
povero e quello più ricco.
In questi trentadue anni ho vissuto come un re e non ho guadagnato
nemmeno un centesimo. L’universo si prende cura di me. L’universo è
benevolo e voi siete i figli di questo universo.
Diventa nuovamente un bambino, allora i tuoi occhi saranno in grado di
cogliere il senso di ciò che dico. E da quel momento in poi continuerai a
crescere; andrai sempre avanti, e avanti e avanti ancora. Non ci sono confini
all’esistenza e neppure ci sono confini alla tua crescita.

Osho: From the False to the Truth, CAP. 16

Nessun commento :

Posta un commento