venerdì 31 maggio 2019

Osho: 18. GUARDA CON AMORE UN OGGETTO

 
"Guarda con amore un oggetto qualsiasi. Non passare a un altro oggetto. Qui, nel mezzo dell'oggetto, la beatitudine."

"Con amore" è la chiave. Hai mai osservato un oggetto con amore? Puoi dire di sì solo perché non sai cosa significhi: puoi aver guardato un oggetto con bramosia, questa è un'altra cosa, del tutto diversa. Osservi un bel volto, un bel corpo: perché li stai guardando? Forse vuoi ottenere qualcosa da loro? In questo caso non è amore, è bramosia. In realtà stai pensando a come sfruttarli, come usarli, come possederli, come far sì che questo corpo diventi uno strumento per la tua felicità. In realtà bramosia significa `come ottenere qualcosa da un oggetto', amore significa `come dare qualcosa'. Sono due cose diametralmente opposte. Se vedi un bel volto, e senti amore, l'immediata sensazione nella tua coscienza sarà come fare qualcosa per renderlo felice, come fare qualcosa per rendere felice quell'uomo o quella donna. Non ci si occupa di se stessi: ci si occupa dell'altro. Osserva dentro di te, e vedrai che non una sola volta nella tua vita hai guardato con amore qualcuno o qualcosa. Questa tecnica non fa alcuna distinzione tra un oggetto e una persona. Anche se guardi con amore qualcosa di materiale, di inanimato, quell'oggetto diventerà una persona. Il tuo amore è la chiave per trasformare qualunque cosa in una persona. Se guardi con amore un albero, questo diventa una persona. Ed è vero il contrario: ogni volta che guardi una persona con bramosia, quella persona diventa un oggetto, una cosa. E in quel caso la persona viene uccisa. Lo sguardo stesso cambia, trasforma. Cosa si deve fare, dunque? Per guardare con amore, come prima cosa dimenticati di te stesso completamente. Guarda un fiore e lascia che sia presente. Tu diventa completamente assente. Senti il fiore, e un amore profondo fluirà dalla tua coscienza verso il fiore. E fai sì che la tua coscienza sia ricolma di un solo pensiero: come aiutare questo fiore a fiorire di più, a diventare più bello, più gioioso. Cosa posso fare? Non importa che tu possa fare qualcosa, oppure no. Ciò che importa è la sensazione di cosa puoi fare: fai in modo che questo pensiero riverberi in tutto il tuo essere e verrai trafitto da un'estasi: il fiore diventerà una persona. "Non passare a un altro oggetto... ". Non puoi passare a un altro oggetto: se sei in una relazione d'amore, non puoi andartene. Se ami qualcuno, ti dimentichi dell'intera folla; affiora un unico volto, non vedi nessun altro: gli altri visi sono presenti sullo sfondo, alla periferia della tua coscienza. Resta dunque con un solo oggetto: la rosa, il volto della persona amata. Rimani li, fluendo, con un unico cuore, con un unico pensiero: "Cosa posso fare per rendere l'oggetto d'amore più felice, più gioioso?". "Qui, nel mezzo di questo oggetto, la beatitudine." In quel modo, tu sarai assente, non ti preoccuperai più per te stesso, non sarai più egoista, non penserai più in termini di piacere personale, di gratificazione. Ti sarai completamente dimenticato di te stesso, e penserai solo all'altro. L'altro è diventato il centro del tuo amore. La tua coscienza fluirà verso di lui. In questo stato, all'improvviso, come una necessaria conseguenza, verrai raggiunto dalla beatitudine. All'improvviso sarai nel centro del tuo essere. Accade, perché quando non ti preoccupi di te stesso diventi vuoto e si crea uno spazio interiore: quando la tua mente è totalmente focalizzata sull'altro, dentro di te diventi nonmente. Allora, all'interno non ci saranno più pensieri e alla fine anche quel pensiero — "Come posso rendere l'altro più felice?" — non potrà più rimanere perché, di fatto, non c'è nulla che tu possa fare: cosa potresti fare? Se pensi di poter fare qualcosa, stai pensando in termini di io! In realtà, con un oggetto d'amore si diventa totalmente impotenti. Questa è l'agonia dell'amore: non si riesce a sentire cosa si potrebbe fare. Si vorrebbe fare tutto, si vorrebbe dare l'intero universo alla persona amata, ma cosa si può fare? Se pensi di poter fare questo o quello, ancora non sei in una relazione amorosa. L'amore è del tutto impotente, e questa impotenza è anche la bellezza dell'amore, poiché in quella condizione di impotenza, ti abbandoni. La beatitudine accade perché non esiste possesso. E, di fatto, la beatitudine non accade a causa dell'altro, ma a causa tua. Accade perché sei totalmente assorbito nell'altro: può capitare con una rosa, con una roccia, con un albero. Una volta che conoscerai il modo in cui si verifica, può capitare ovunque. Se sai che tu non sei e, con amore profondo, la tua coscienza si muove verso l'altro, ti lascia, si allontana da te... in quell'assenza dell'io, la beatitudine.

Osho: Il sentiero del reale

giovedì 30 maggio 2019

I SOTTERFUGI DELL' IO

Come indica il suo nome la de-pressione è una caduta di pressione. Contrariamente alle apparenze, la pressione non è il risultato di circostanze esteriori, ma il riflesso di un atteggiamento mentale. Questo atteggiamento è composto da proiezione e anticipazione.
La proiezione è il potere della mente che crea forme che in seguito sono confuse con la realtà.
L’anticipazione è l’abitudine di proiettare un futuro inesistente e di viverlo come se fosse reale.
Tutti questi sotterfugi inventati dall’io servono a mantenere la sua esistenza e ad allontanare lo spettro del momento presente, apertura non limitata nella quale l’io perde la sua consistenza per dissolversi nella coscienza silenziosa. Una pressione può abbassarsi bruscamente solo se è alta. Provate a saltare dalla finestra del pianterreno e capirete che la differenza di livello provoca lo choc, mentre l’assenza di differenza non produce uno choc.
L’attesa è una pressione inventata dall’io. Consiste a fissare la mente su un traguardo. Quando questo traguardo è raggiunto, l’io si rallegra. Se il traguardo non è raggiunto, l’io è deluso. La delusione può essere intensa e condurre alla decisione - ancora inventata dall’io - di distruggere questo corpo che ne sembra responsabile. Il suicidio diventa così un oggetto di desiderio come un altro, un nuovo sotterfugio destinato a fuggire l’inafferrabile presente.
L’io, in effetti non sopporta di non avere cibo da mettersi sotto i denti. Il passato ed il futuro sono i suoi alimenti. Essi lo mantengono e lo fanno fiorire, come la buona terra lo fa con i fiori. Entrambi sono suoi figli. Immaginate un futuro senza un io a cui riferirsi. Non sarebbe come una caramella vuota e senza zucchero?
L’io è dunque il personaggio centrale all’origine delle attese, delle delusioni e delle de-pressioni che ne seguono.
Come curare la de-pressione senza occuparsi di questo io che ne costituisce l’asse? Sarebbe come operare un ventre per guarire di un’emicrania.
Quindi per curare una de-pressione bisogna considerare l’io che l’ha creata.
Questo io è un personaggio volatile. Quando si vuole acchiapparlo svanisce. È inconsistente come una nuvola in cielo. Per la buona ragione che è solo un pensiero. Un pensiero non sembra un gran che, ma un pensiero che ritorna senza tregua è un’ossessione. L’io è dunque un’ossessione. Tutti i pensieri si snodano intorno ad esso. È come un re onnipotente che rende schiavi i suoi sudditi senza occuparsi della loro sorte.
Il solo nemico dell’io è lo sguardo. Come fa una cosa così impalpabile come lo sguardo a spaventare questo re? Per una buona ragione, che quando un pensiero viene osservato, esso sparisce. Provatelo una volta e lo saprete per sempre. L’osservazione del pensiero ”io” conduce alla sua scomparsa.
Direte: - Non è forse l’io che osserva il pensiero “io”? -
Lo sguardo è la coscienza che non è una persona o un pensiero, poiché osserva solo ed è libera dalla persona, è impersonale.
Per guarire dalla depressione bisogna liberarsi dal potere dell’io.
Una via verso la liberazione è l’accoglienza. L’accogliere delle percezioni, delle sensazioni, dei pensieri. L’accogliere non appartiene alla persona. La persona stessa, in quanto a percezione è contenuto in esso. Ciò che contiene non può essere contenuto. Come una bottiglia di coca-cola è libera dal suo contenuto. Se versate il contenuto, la bottiglia non ne è coinvolta.
Il contrario è il rifiuto. Costui è il magistrato a servizio del re. Con il rifiuto il re conferma la sua autorità. Un re che dice sempre si non sarebbe un re. L’io e il rifiuto sono due alleati del re, che li maneggia con destrezza per trasformare ogni situazione in un problema.
Il dispiacere e la tristezza sono artifici dell’io per evitare la sua sparizione: si riferiscono al passato ed al futuro: senza passato e futuro cosa resta dei due compari?
La de-pressione è così curata dalla scomparsa, non quella del corpo, come credono gli amanti delle sensazioni forti, ma del pensiero “io”. E questa scomparsa non avviene con un colpo di bacchetta magica. È per invitarla che l’eremita si ritira 40 anni in una grotta. L’agitazione non è propizia alla sua scomparsa. Il raccoglimento e la tranquillità sono i sedimenti che preparano la sua fine. Una mente tranquilla diventa trasparente, il senso dell’io si attenua, come l’ago della bussola che trova un punto di stabilità. Prolungando questo silenzio senza pensieri, il senso dell’io finisce col perdere la sua superiorità. Il mondo può allora esser visto com’è, senza il filtro deformante delle interpretazioni personali. Un mondo com’è non è né bello né brutto, né gradevole né sgradevole. È solo una percezione che emerge nello sguardo che lo contiene. Il mondo è consistente quanto l’immagine dell’uccello che si riflette nella finestra aperta. L’inconsistenza del mondo contrasta con la consistenza dello sguardo che lo percepisce. Lo sguardo è esso stesso la consistenza, la densità, che dà vita allo spettacolo percepito. Senza sguardo non c’è spettacolo.
Ora arriviamo alla fine di questa passeggiata che da lontano ci ha portato vicino. Che cosa c’è di più vicino dello sguardo stesso? Anche gli occhiali sono per lui un oggetto di osservazione. La guarigione della pressione e della de-pressione si può fare solo attraverso la comprensione che libera dall’abitudine di prendere per reale ciò che non lo è e che rischiara il mondo opaco delle proiezioni mentali e delle conseguenze che ne derivano.
Rendiamo dunque un omaggio alla gioia che si cela dietro al dispiacere e che s’irradia non appena quest’ultimo si spegne, come il sole che brilla non appena le nuvole si dileguano.

(Jean-Marc Mantel)
http://divinetools-raja.blogspot.it La Via del Ritorno... a Casa

mercoledì 29 maggio 2019

Osho: 17. NON SCEGLIERE

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"Incurante della mente, tieniti nel mezzo - fino a che."

La mente si muove da un estremo all'altro, questo è il modo di operare della mente. L'estremo esercita un fascino sulla mente, poiché nel mezzo essa muore. Osserva un pendolo: se va agli estremi, può continuare a muoversi. Quando va a sinistra, raccoglie l'inerzia per andare a destra. Quando va verso destra, raccoglie l'inerzia per andare a sinistra. Se fermi il pendolo nel mezzo, ogni inerzia andrà perduta, e l'intero movimento si fermerà. La mente è del tutto simile a un pendolo. Se la osservi lo riconoscerai: decidi una cosa a un estremo, e poi ti muovi verso l'altro. Vai in collera, poi ti penti, affermi che non ti arrabbierai mai più: ma non vedi che è un estremo. Rimani nel mezzo, non arrabbiarti e non pentirti... ma cosa si intende con quel `fino a che'? Tieniti nel mezzo fino a quando non esplodi, fino a quando la mente non muore. Tieniti nel mezzo fino a quando non ci sarà più alcuna mente. Se la mente è agli estremi, nel mezzo esisterà la nonmente. Sembra facile, ma non lo è: provaci! È una meditazione per la vita. Non la si può praticare di quando in quando. Sii continuamente cosciente: camminando, mangiando, nelle relazioni, in ogni situazione, resta sempre nel mezzo. Provaci, almeno, e sentirai una calma svilupparsi in te, una tranquillità insorgere dentro di te, un centro quieto nascere dentro di te. Anche se non riuscirai a essere esattamente nel mezzo, cerca di starci. Un po' alla volta inizierai a percepire cosa significhi `stare nel mezzo'. In ogni situazione, ricordati sempre degli estremi opposti e rimani a metà strada. Prima o poi ti imbatterai nell'esatto punto mediano. E, una volta che lo avrai conosciuto, non te lo potrai più dimenticare, perché quel punto mediano è al di là della mente. Essere spirituali non significa altro che essere in questo punto mediano.

Osho: Il sentiero del reale

martedì 28 maggio 2019

Osho: 16. ASSORBI I SENSI NEL CUORE

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"O beata, quando i sensi sono assorbiti nel cuore, raggiungi il centro del loto."

Questo metodo s'addice a coloro che hanno un cuore molto sviluppato, sono colmi d'amore, sensibili, emozionali. Se senti di essere una persona orientata verso il cuore, questo metodo ti sarà molto utile. Ma sappi che tutti cercano di ingannarsi, tutti cercano di sentirsi colmi d'amore, sensibili, però il semplice credersi amorevoli non basta. Osservati imparzialmente, come se stessi osservando qualcun altro, e poi decidi. Non c'è bisogno di ingannarsi; e anche se ti ingannassi, non riusciresti mai a ingannare la tecnica. Per cui, quando la praticherai, sentirai che non ti sta accadendo nulla. Provaci: puoi farlo in molti modi. Tocca qualcuno: se sei una persona orientata verso il cuore la sensazione tattile andrà immediatamente al cuore, e potrai sentire la qualità di quella persona. Senti che la tua mano è protesa a toccare, e lascia che quella sensazione tattile si metta in relazione col cuore. Il cuore è il loto. Ogni senso è solo l'apertura del loto, petali del loto. Come prima cosa cerca di mettere i sensi in relazione col cuore; poi, pensa sempre che ogni senso sprofonda nel cuore e viene assorbito in esso. Solo quando queste due cose si saranno saldamente assestate, i sensi inizieranno a esserti d'aiuto: ti condurranno al cuore, ed esso diventerà un loto. Questo loto del cuore ti darà una centratura, e da lì sarà molto facile cadere nel centro dell'essere, nell'ombelico. Una volta che sarai centrato nel cuore, accadrà automaticamente.

Osho: Il sentiero del reale

lunedì 27 maggio 2019

15. LE APERTURE DELLA TESTA

 
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"Chiudendo le sette aperture della testa con le mani, uno spazio tra gli occhi diventa onnicomprensivo. "

E una delle tecniche più antiche, usata moltissimo, ed è anche una delle più semplici: chiudi tutte le aperture della testa — occhi, orecchie, naso, bocca - in questo modo la tua coscienza, che fluisce continuamente verso l'esterno, all'improvviso si arresta. Non si può più spostare verso l'esterno. Rimanendo all'interno, la tua coscienza si concentra tra i due occhi, e si focalizza sul terzo occhio. Questo spazio diventa onnicomprensivo: Shiva afferma che in questo spazio è inclusa ogni cosa. Se riesci a percepire questo spazio, avrai percepito ogni cosa. Allorché sarai riuscito a percepire, all'interno, questo spazio tra i due occhi, avrai conosciuto l'intera esistenza, la sua totalità, perché quello spazio interno è onnicomprensivo. Nulla ne è lasciato fuori. Allorché conosci questo spazio, per la prima volta la tua vita sarà autentica, intensa, per la prima volta sarà veramente viva. A quel punto non avrai più bisogno di alcuna sicurezza, non potrai più avere paura, nulla ti potrà più uccidere, nulla ti potrà essere sottratto, perché ora l'intero universo ti appartiene: tu sei l'universo! Tu sei l'esistenza intera! Non devi usare solo le mani. Puoi usare dei tamponi per chiudere le orecchie, e una mascherina per gli occhi. Il senso sta nel chiudere le aperture della testa completamente, per alcuni istanti, o per alcuni secondi. Questa tecnica è utile se fatta improvvisamente. Mentre sei sdraiato a letto, chiudi all'improvviso tutte le tue aperture, e vedi cosa ti accade. Se ti senti soffocare, persisti, a meno che non diventi assolutamente insopportabile. Ma se fosse veramente insopportabile, non riusciresti a tener chiusi quegli orifizi: la forza interna li spalancherebbe. Il momento del soffocamento, di fatto, è il momento cruciale, perché spezzerà le vecchie associazioni. Se riesci a persistere per alcuni istanti ancora, è meglio. Sarà difficile, sentirai che stai per morire, ma non aver paura, perché non puoi morire. Se persisti, all'improvviso ogni cosa si illuminerà: sentirai lo spazio interiore che continua a dilatarsi, e il Tutto ne viene compreso. A quel punto apri gli orifizi. Ma poi riprovaci, ogni volta che puoi farlo, provaci; ma non farne una pratica: è necessario uno spasmo improvviso. In quello spasmo, il flusso nei tuoi vecchi canali di coscienza si arresta e diventa possibile qualcosa di nuovo. Se ne fai una pratica, non accadrà nulla, diventerà un'abitudine meccanica. Praticalo quando ti è possibile, e pian piano diverrai consapevole di uno spazio interiore: quello spazio interiore affiora nella tua coscienza solo quando sei sull'orlo della morte. Ma non puoi morire, esiste una sicurezza implicita; infatti, quando starai per cadere nell'incoscienza, le mani molleranno la presa e il respiro tornerà a scorrere.

Osho: Il sentiero del reale

domenica 26 maggio 2019

Osho: 14. NEL CENTRO DELLA SPINA DORSALE

  donna-che-medita
"Poni tutta la tua attenzione sul nervo, delicato come il filamento del loto, nel centro della tua spina dorsale. In esso sii trasformata."

Per questa tecnica si devono chiudere gli occhi e si deve visualizzare la propria spina dorsale. Sarebbe bene consultare qualche libro di fisiologia sulla struttura del corpo. Fatto questo, chiudi gli occhi e visualizza la tua spina dorsale: che sia dritta, eretta... e proprio nel mezzo visualizza un nervo, delicato come il filamento di un loto, che attraversa il centro della tua spina dorsale. Concentrati, e questa stessa concentrazione ti ributterà nel tuo centro. Come mai? La colonna vertebrale è il fondamento della struttura di tutto il corpo. Ogni cosa è collegata con essa, per questo è chiamata `colonna' vertebrale. Lungo questa spina dorsale esiste realmente qualcosa di filamentoso, ma la fisiologia non ci dice nulla al riguardo, perché non è materiale. In essa, proprio nel mezzo, c'è un filo d'argento, un nervo assai delicato. Non è un vero nervo, nel senso fisiologico del termine. Non ti puoi operare, per trovarlo: lo si vede solo in meditazione profonda. Esiste, è non-materiale: è energia, non materia. In realtà, questo filo d'argento lungo la spina dorsale è la tua vita. Per suo tramite sei in rapporto con l'esistenza visibile, e per suo tramite sei in rapporto anche con ciò che è invisibile. Questo è il ponte tra l'invisibile e il visibile. Attraverso questo filamento sei in rapporto con il corpo, e anche con l'anima. Inizia visualizzando la spina dorsale, ti sentirai molto strano, ma ci riuscirai. Poi, se perseveri, non sarà più solo un'immaginazione: la vedrai veramente! La tecnica parla della spina dorsale, perché al suo interno si trova il filamento della vita. Ecco perché si insiste sul tenere diritta la spina dorsale: solo così è possibile percepire quel filamento, in quel caso quella forza filamentosa è vista con facilità. Una volta percepito quel filamento, verrai colmato da una luce nuova: proverrà dalla spina dorsale stessa, si diffonderà in tutto il corpo, e potrà anche andare oltre. Quando oltrepassa il corpo si vede l'aura. Questa tecnica sarà più utile alle donne che agli uomini. Loro sono più orientate verso il corpo, lo sentono di più, possono visualizzarlo meglio. In ogni caso, chiunque riesca a sentire il corpo dall'interno trarrà grande giovamento da questa tecnica. A volte può accadere spontaneamente, durante un profondo atto sessuale; infatti, in quel caso, la spina dorsale inizia a emettere elettricità. Quindi, ti consiglio di provare questa tecnica quando sei in un profondo atto sessuale. Sarà più facile. Dimenticati del sesso: quando sei in un profondo amplesso, rimani dentro di te. Dimentica l'altra persona: penetra dentro di te e visualizza la tua spina dorsale. Sarà più facile poiché una quantità immensa di energia starà fluendo vicino alla spina dorsale. E il filamento è più visibile perché sei in silenzio, e il tuo corpo è in uno stato di riposo. Nel tepore dell'amore, ricolmo, rilassato, chiudi gli occhi e senti il corpo. Rilassati. Concentrati sulla spina dorsale... e attraverso ciò sarai trasformato.

Osho: Il sentiero del reale