venerdì 1 febbraio 2019

LA CHIAVE MAGICA


Immagine correlata
                                                
Come prima cosa diventa tutt’uno con te stesso. Questo è il primo passo della Unio Mystica: sii tutt’uno con te stesso. E poi il secondo, e ultimo, è: sii tutt’uno con l’esistenza. Il secondo è facile. Il primo è diventato difficile per via di tutti i condizionamenti, dell’educazione e dei tanti sforzi per civilizzarti. Il primo è diventato difficile.

Se hai fatto il primo passo, quello di accettare te stesso e amare te stesso come sei, momento per momento… Per esempio, sei triste. In questo momento sei triste. Tutti i tuoi condizionamenti ti dicono: “Non devi essere triste. È male. Non dovresti essere triste. Dovresti essere felice”. Ora nasce la divisione, il problema.

Sei triste: questa è la verità di questo momento.
Ma la tua mente, i tuoi condizionamenti dicono: “Non devi essere così, devi essere felice. Sorridi! Che penserà di te la gente?”.


La tua donna potrebbe lasciarti se sei così triste, i tuoi amici potrebbero abbandonarti se sei così triste, e i tuoi affari andranno a rotoli se rimani così triste. Devi ridere, sorridere, devi almeno fingere d'essere felice. Se sei un dottore i tuoi pazienti non saranno contenti se sei così triste. Vogliono un dottore felice, gioviale, sano, e invece tu hai l’aria così triste. Sorridi – se non riesci a creare un vero sorriso, fanne uno falso, ma sorridere devi. Come minimo fingi, recita.

Il problema è questo: tu fingi, reciti. Riesci a sorridere, ma a quel punto sei diviso in due persone. Hai represso la verità, sei diventato falso.

La persona falsa viene apprezzata dalla società. Chi è falso diventa un santo, un grande leader, un mahatma. Tutti sono disposti a seguire la persona falsa – è il loro ideale.

Ecco perché non riesci a conoscere te stesso. Come puoi conoscere te stesso se non ti accetti? Reprimi in continuazione il tuo essere. Ma cosa devi fare allora? Quando sei triste, accetta la tristezza: sei tu. Non dire: “Sono triste”. Non sostenere che la tristezza è una cosa separata da te. Di’ solo: “Sono tristezza. In questo momento, sono tristezza”.

Vivi la tua tristezza in totale autenticità.
Rimarrai sorpreso: una porta miracolosa si apre nel tuo essere. Se sei capace di vivere la tua tristezza senza alcuna idea d’essere felice, diventi immediatamente felice perché la divisione scompare. Non c’è più alcuna divisione. Quando dici: “Sono tristezza”, non si pone più la questione di un ideale, di dover essere un altro. Di conseguenza non ci sono più né sforzo né conflitto. “Sono solo questo”, e c’è rilassamento. In questo rilassamento c’è grazia, e in questo rilassamento c’è gioia.

Tutto il dolore psicologico esiste solamente perché sei diviso. Dolore vuol dire divisione, ed estasi vuol dire assenza di divisione. A te sembrerà paradossale: se sei triste, come puoi diventare gioioso accettando la tua tristezza? Sembrerà paradossale, ma è proprio così. Prova.

Non sto dicendo di provare a essere felice; non sto dicendo: “Accetta la tua tristezza così diventerai felice” – non sto dicendo questo. Se questa è la tua motivazione, non accadrà nulla; stai ancora lottando. Guarderai con la coda dell’occhio: “È passato tutto questo tempo e ho persino accettato la tristezza, e dico ‘Sono tristezza’, ma la gioia non è arrivata”. Non arriverà in questo modo.

La gioia non è l’obiettivo, la meta, è un prodotto collaterale.


È la conseguenza naturale dell’essere uniti, integri. Sii tutt’uno con questa tristezza, senza alcuna motivazione, senza uno scopo in particolare. Non è questione di scopo. Sei così, in questo momento; questa è la tua verità in questo momento. L’istante successivo potrai essere arrabbiato: accetta anche questo. E quello dopo potrai essere qualche altra cosa ancora: accetta anche questo.

Vivi momento per momento, con grande accettazione, senza creare divisioni, e sarai sulla strada dell’autoconoscenza. Autoconoscenza non significa leggere le Upanishad, sedere in meditazione e recitare: “Aham Brahmasmi: sono Dio”. Questi sono tutti sforzi sciocchi. O sai di essere Dio oppure non lo sai. Puoi continuare a ripetere per tutta la vita: “Aham Brahmasmi: sono Dio”. Puoi sprecare tutta la vita nel ripeterlo, ma non lo saprai lo stesso.

Se lo sai, non ha senso ripeterlo. Perché continui a ripeterlo? Se lo sai, lo sai. Se non lo sai, come puoi arrivare a conoscerlo solo ripetendo questa frase? Nota la totale stupidità di tutto questo.

Ma questo è proprio ciò che si è fatto in questo paese e in altri, nei monasteri e negli ashram. Che fa la gente? Ripete a pappagallo.

Io ti do un approccio totalmente diverso. Non è ripetendo la Bibbia o i Veda che arriverai alla conoscenza, no. Così acquisterai solo delle nozioni. Ma come si può arrivare allora a conoscere se stessi?

Lascia cadere questa divisione: il problema è tutto nella divisione. Sei in conflitto con te stesso. Lascia cadere tutti gli ideali che creano quest’antagonismo dentro di te.

Sei come sei: accettalo con gioia e gratitudine.
Improvvisamente sentirai un’armonia. I due sé che contieni, il sé ideale e quello reale, non saranno più lì per combattersi. Si mescoleranno e si fonderanno in uno solo.

Non è veramente la tristezza che ti arreca dolore. È l’interpretazione secondo la quale la tristezza è sbagliata che ti arreca dolore, e che diventa un problema psicologico; è l’idea che la rabbia è sbagliata che crea ansia nella tua psicologia. È l’interpretazione, non il fatto. Il fatto è sempre liberatorio.

Gesù afferma: “La verità libera”. Questo è un fatto di grande importanza. È vero, la verità libera, ma non l’avere qualche nozione riguardo alla verità. Diventa la verità, ed essa ti libererà. Sii la verità, e ci sarà liberazione. Non hai bisogno d’introdurla tu, e non hai bisogno di stare ad aspettarla: accade istantaneamente.


Come fare per essere la verità? Tu sei già la verità. Solo che porti con te falsi ideali, ed essi creano tutti i problemi. Lascia cadere gli ideali: per qualche giorno sii un essere naturale. Proprio come fanno gli alberi e gli animali, accetta il tuo essere, così com’è. Allora nasce un grande silenzio. Non può accadere diversamente, perché ora non c’è interpretazione: allora la tristezza è bella, ha profondità.

Allora anche la rabbia è bella: ha vita, è attiva. Allora anche il sesso è bello, perché ha creatività.

 Quando non interpreti, è tutto bello.
E quando è tutto bello, sei rilassato.

In questo rilassamento ritorni alla tua sorgente, e ciò porta autoconoscenza. Ritornare alla propria sorgente è il significato dell’espressione: “Conosci te stesso”. Non è questione di acquisire nozioni, è una questione di trasformazione interiore.

Di che trasformazione sto parlando? Non ti sto dando qualche ideale a cui tu devi corrispondere; non ti dico di trasformarti e non essere più ciò che sei per diventare un altro. Devi solo rilassarti in ciò che sei, ed essere in grado di vedere.

Hai sentito cos’ho detto? Comprendi questo punto: ti libererà. Sentirai grande armonia, ascolterai una grande musica. Questa musica è autoconoscenza. E la tua vita inizierà a cambiare.

Allora possiederai la chiave magica, quella che apre tutte le porte.
Se accetti la tristezza, scomparirà. Per quanto tempo puoi rimanere triste se accetti la tristezza? Se sei capace di accettare la tristezza, sarai capace di assorbirla nel tuo essere; si trasformerà in profondità.

Osho, Unio Mystica, Vol. I, #3



Nessun commento :

Posta un commento