mercoledì 4 maggio 2016

Osho La ricchezza interiore



4 MAGGIO 2016
Ero ospite nella casa di un multimilionario. Che cosa non aveva? Eppure i suoi occhi erano deboli e spenti, era impossibile non sentirsi toccati, guardandoli. Quell’uomo era impegnato ad arricchirsi dal mattino a notte fonda. Tutta la sua vita era stata spesa a contare soldi, a gestirli e a proteggerli, eppure quell’uomo non era ricco!

Probabilmente era un semplice custode: di giorno si dava da fare per guadagnare, la notte faceva la guardia. E proprio per quel motivo, non riusciva neppure a dormire: quale guardiano di patrimoni ha mai dormito? Il sonno, un sonno senza sogni, è una ricchezza che solo persone libere dalla follia di ogni tipo di proprietà – data dai soldi, dalla fama, dalla religione – si può permettere. Chiunque stia partecipando a qualsiasi forma di gara trascorre i suoi giorni e le sue notti senza un attimo di pace: nella mente di chi sta correndo si annida un’assoluta assenza di quiete!

Quando la mente si riposa, c’è pace e quiete.

A sera inoltrata, mi accomiatai da quel poveretto – sebbene fosse multimilionario – che mi ospitava, per andare a letto. Mi disse: “Anch’io voglio dormire, ma il sonno neppure mi degna di uno sguardo! Passo le notti tra crucci e rovelli; mi stupisco dei pensieri inutili che corrono senza mai fermarsi nella mia testa. Non riesco a credere al numero di cose che alimentano la mia paura. Per favore, potresti indicarmi un modo per avere un sonno salutare e tranquillo? Cosa dovrei fare? Sto impazzendo!”.

Che metodo potevo mai suggerirgli? Conoscevo la sua malattia: era quella ricchezza. La ricchezza giocava con lui di giorno e lo tormentava per tutta la notte; e la notte è solo una reazione rispetto a ciò che accade durante il giorno, ne è lo sviluppo.

Qualsiasi sia il problema, la sua radice sta proprio nel ricercare all’esterno di sé una soluzione. Una simile soluzione non fornirà mai alcuna salvezza e non farà che aumentare il disagio. E anche dopo aver rinunciato a qualsiasi tentativo di cercare una salvezza e una via di scampo, fino a quando non si ritorna a se stessi, si continuerà a vivere sempre e comunque all’interno di un sogno doloroso.

La vera salvezza, l’unico porto sicuro, esiste unicamente all’interno del proprio essere; ma per trovarlo, è essenziale avere il coraggio di vivere del tutto privi di sicurezza, sotto tutti i punti di vista.

A quell’uomo raccontai una storia, poi dissi: “Va’ a dormire” e, meraviglia delle meraviglie, ci riuscì!

Il giorno dopo aveva lacrime di gratitudine e di felicità negli occhi. Oggi, quando ci penso, io stesso stento a crederci: quale magia riuscì a fare quella storia in quell’uomo? Forse, in stati della mente particolari perfino qualcosa di molto semplice e comune diventa straordinario.

Dev’essere successo qualcosa di simile; probabilmente una freccia scoccata senza intenzione aveva colpito il punto giusto: di certo quella notte quell’uomo dormì. E dopo di allora nella sua vita iniziarono a spuntare fiori meravigliosi.

Qual era quella storia? Ovviamente, nei vostri occhi vedo quanto è diventato intenso il desiderio di conoscerla...

C’era una volta una grande città. Un mistico andò a visitarla. I santi vi andavano e venivano regolarmente, ma in quest’uomo c’era qualcosa di insolito. Migliaia di persone raggiungevano la sua capanna, e chiunque vi si avvicinava tornava avvolto dalla stessa fragranza e freschezza che si prova quando ci si immerge in cascate che zampillano tra le rocce, oppure nell’assoluto silenzio di una foresta, o sotto le stelle durante la notte.

Anche il nome di quel sant’uomo era insolito: Koti Karna Shrone. Era stato molto ricco prima di darsi all’ascetismo e aveva l’abitudine di portare alle orecchie orecchini che valevano milioni. Ed era per questo che veniva chiamato Koti Karna: orecchie da dieci milioni.

Possedeva denaro a profusione ma, quando scoprì che la sua povertà interiore non se ne andava, divenne ricco rinunciando a quelle ricchezze. Ed era solito ripetere la stessa cosa alle altre persone; e la musica che accompagnava ogni suo respiro ne dava testimonianza; la pace che fluiva dai suoi occhi ne era testimone; la felicità che si riversava dalle sue parole e dai suoi silenzi erano la sua prova. Se la mente è matura, allora la libertà dalla ricchezza, dalla fama, dallo status sociale e dall’ambizione diventa qualcosa di facilissimo. Dopotutto, quelle cose non sono altro che giochi per bambini.

Migliaia di persone si erano raccolte fuori dalla città per vedere e ascoltare questo Shrone. Ascoltandolo, la mente della gente si acquietava, simile al guizzare della fiamma di una candela, in un luogo senza vento. Tra quella folla c’era anche una donna molto devota di nome Katiyani. Quando scese la sera, disse alla sua serva: “Torna a casa e accendi le lampade nella mia dimora. Non voglio alzarmi e lasciare queste parole colme di nettare”.

Quando la serva arrivò a casa, scoprì che era in corso una rapina: i ladri stavano raccogliendo il loro bottino all’interno, e il loro capo era all’esterno, a fare il palo.

La serva tornò immediatamente da Katiyani, e il capo dei ladri la seguì. La donna si avvicinò a Katiyani e con apprensione le disse: “Signora, in casa ci sono dei ladri!”. Ma Katiyani non le prestò alcuna attenzione: era persa in un altro mondo, e continuò ad ascoltare ciò che stava sentendo, continuò a vedere ciò che stava vedendo, e rimase seduta dov’era... era in un altro mondo!

Dai suoi occhi scorrevano lacrime d’amore. La serva si agitò ancora di più e la scosse, dicendo: “Padrona, o padrona mia! I ladri stanno svaligiando la casa. Stanno portando via tutti i tuoi gioielli!”.

Katiyani aprì gli occhi e disse: “O stolta, non ti preoccupare; perché ti agiti tanto? Lascia che portino via ciò che vogliono: tutti quei vestiti e quei gioielli sono cose irreali. Sembravano reali perché vivevo nell’ignoranza. Il giorno in cui anche gli occhi di quei ladri si apriranno, vedranno anche loro che sono cose del tutto prive di realtà. Non appena i tuoi occhi si aprono, ecco che scopri il vero oro, qualcosa che non può essere rubato né esserti sottratto. Io sto vedendo quell’oro: un oro che è all’interno del proprio essere”.

La serva non riuscì a capire nulla di tutto ciò. Era allibita, era senza parole: cos’era successo alla sua padrona? Invece, il cuore del capo dei ladri ne fu toccato, come se dentro di lui si fosse aperta una porta, come se nella sua anima si fosse accesa una lampada fino a quel momento spenta.

Tornò indietro e disse ai suoi amici: “Compagni, lasciate qui tutte queste cose. Tutto questo oro e questi gioielli sono privi di realtà. Venite con me, cerchiamo anche noi quella ricchezza che la padrona di questa casa ha trovato, e che l’ha portata a riconoscere che oro e gioielli sono irreali! Anch’io ho sempre cercato quell’oro, e non è lontano; è vicinissimo: è all’interno di se stessi”.

Osho Crea il tuo destino

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