29 MAGGIO 2016
Non vale la pena vagliare se la religione si trova nelle
elucubrazioni filosofiche oppure no. La religiosità ha significato unicamente
quando è la tua stessa vita, non un semplice pensiero.
Nei pensieri si trova molta religione, ma quella religione
forse ti eleva? Non fa che soffocarti. Accade mai che qualcuno si avventuri
nell’oceano con una barca fatta solo di pensieri? Eppure la gente si avventura
nell’oceano della verità con una barca formata solo da pensieri! Non stupisce
quindi se la si vede affondare a pochi metri dalla riva: perfino una barchetta
di carta potrebbe portarti più lontano di una navicella fatta di pensieri;
perfino quella è più realistica! I pensieri sono simili a sogni, non ci si deve
fidare.
Se la religione fosse semplicemente racchiusa nei pensieri,
nulla potrebbe essere più falso. Se la religione vive soltanto nei testi sacri,
è morta. Finché la religione si limita a vivere nelle parole, è priva di
qualsiasi forza.
La religione che esiste unicamente nelle sette e nei culti
non è affatto religione. La religione diventa viva solo quando è vissuta nella
vita; la religione è vera solo se vive nei respiri della vita. E quando c’è
verità esiste potere, esiste azione; e dove c’è azione, c’è vita.
Un prigioniero morì. Un gruppo di persone si riunì intorno
al suo cadavere; ma nessuno piangeva, tutti stavano ridendo; vedendo quella
situazione, anch’io mi fermai con quella folla.
Quel prigioniero aveva passato anni in carcere, praticamente
non c’era crimine che non avesse commesso. Aveva passato dietro le sbarre la
maggior parte della sua vita; eppure quell’uomo aveva pensieri davvero devoti.
Determinato a proteggere la religione, girava sempre con in mano un grosso
bastone, e quando non stava facendo malefatte, cantava con orgoglio: “Rama,
Rama”.
Era solito dire: “La morte è meglio di una disgrazia”.
Quello era il principio su cui aveva fondato la sua vita. L’aveva scritto,
insieme ad altre pratiche spirituali, su un pezzo di carta racchiuso in un
amuleto che portava legato al polso. Non ancora soddisfatto, quando alla fine
venne rilasciato dal carcere, si era fatto tatuare su entrambe le braccia
quelle parole; inoltre, su diverse parti del corpo si era fatto tatuare: “Rama,
Rama”.
Il suo cadavere
giaceva ora sotto
il sole del mattino. Le sue braccia testimoniavano la
sua filosofia di vita, ma in verità la sua vita era rivelata da come l’aveva
effettivamente vissuta. Solo a quel punto potei capire perché la gente lì
raccolta non piangeva, ma rideva.
La situazione in cui l’uomo si ritrova, in nome della
religione, è esattamente la stessa.
Ebbene, vorrei chiederti se sia giusto piangere, oppure
ridere, di fronte a questo stato di cose!
Osho: Crea il tuo destino
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