Ogni tanto un amico mi viene a trovare. Ogni volta che lo
vedo, mi viene sempre in mente un detto di Socrate, che disse a un monaco
itinerante: “Amico mio, dai buchi delle tue misere vesti occhieggia soltanto
l’ego”.
Le vie dell’ego sono molto sottili. Quando è coperto
dall’umiltà, si rivela nella sua forma più aerea; d’altra parte, anziché
ricoprirlo, quell’umiltà lo rivela ancora di più. Assomiglia a quegli abiti
che, anziché ricoprire il corpo, non fanno altro che metterlo più a nudo.
In realtà, né il rivestimento dell’amore elimina l’odio, né
gli abiti dell’umiltà ricoprono la nudità dell’ego. Nello stesso modo in cui le
braci restano al sicuro sotto la cenere fino a quando un soffio di vento non le
ravviva, allo stesso modo la verità resta nascosta nelle persone, fino a quando
il minimo strattone a quel sipario non lo apre, rivelando ogni cosa. Simili
malattie invisibili sono più pericolose e letali delle malattie visibili;
purtroppo, l’abilità dell’essere umano a ingannarsi è molto ben sviluppata, ed egli
utilizza questa abilità a tal punto che l’ha resa la sua seconda natura.
Dopo migliaia di anni, nello sforzo di imporre a forza la
civiltà, non abbiamo raggiunto altro all’infuori di questa abilità: l’uomo non
è riuscito a distruggere la natura, ma a dissimularla; e, in questo modo, la
civiltà si è dimostrata un male cronico.
Come può una civiltà nascere, se si oppone alla natura? In
quel modo, potrà soltanto fluire una non civiltà, mai una civiltà! La vera
civiltà è una splendida esplosione della natura. E l’autoinganno non può
portare l’uomo da nessuna parte.
D’altra parte, paragonato a una rivoluzione interiore,
l’autoinganno è facilissimo; e ogni volta che facciamo l’errore di scegliere,
questa è l’opzione più facile. Eppure l’opzione più facile non è sempre la
migliore: come si potrà mai scegliere la facilità di una camminata in discesa,
se si vogliono toccare le vette delle montagne della vita?
È facilissimo ingannare se stessi. Nell’ingannare gli altri,
potrebbe esserci la paura di essere colti in fallo; nell’ingannare se stessi
anche quella paura è assente. Coloro che ingannano gli altri soffriranno
punizioni e recriminazioni su questa Terra, e anche nell’altro mondo li
attendono torture atroci all’inferno; invece, coloro che ingannano se stessi
vengono rispettati in questo mondo. Inoltre, pensano anche di meritare il
paradiso nel prossimo. Ecco perché l’essere umano inganna se stesso senza
timore; altrimenti, come potrebbe l’intera ipocrisia della civiltà e della
religione essere mai nata?
D’altra parte, potrai mai nascondere e distruggere ciò che è
vero? Può l’uomo avere successo nell’ingannare il proprio essere, l’intero
genere umano e infine l’esistenza stessa? Questo sforzo non è forse una pura e
semplice follia?
È giusto conoscere il proprio essere per ciò che è; infatti,
se non si accetta la realtà di ciò che si è, nell’essere non può verificarsi
alcun cambiamento reale. Così come per il corpo è necessario conoscere nei
dettagli una malattia, se si vuole che torni perfettamente sano, allo stesso
modo, per la salute spirituale è necessario conoscere le proprie malattie
interiori. Non è nell’interesse di un paziente nascondere la propria malattia,
perché fa solo gli interessi della malattia stessa; infatti, non esiste alcuna
cura senza una diagnosi precisa. Ragion per cui, chiunque voglia sfuggire alla
diagnosi rimarrà inesorabilmente privo di cure.
Uno scultore stava scolpendo la statua di Ralph Waldo
Emerson. Ogni giorno, Emerson osservava intensamente l’affiorare del suo
aspetto dalla pietra e, via via che la scultura progrediva, diventava sempre
più serio. Alla fine, l’ultimo giorno, quando la statua era pressoché finita,
Emerson aveva uno sguardo davvero preoccupato.
Lo scultore gli chiese la ragione della sua cupezza, e lui
rispose: “Noto che quella statua, via via che mi assomiglia, diventa sempre più
brutta e sgraziata”.
Considero questo potere di vedere se stessi in tutta la
propria bruttura, nella più assoluta nudità e nella propria animalità, come il
primo passo sulla scala della rivoluzione individuale.
Solo chi è in grado di vedere ciò che è brutto e sgraziato
dentro di sé ha la capacità di dare bellezza a se stesso. Senza quella prima
capacità, la seconda non è possibile; e chiunque ricopra le proprie brutture, e
si impegni a dimenticarsene, rimarrà brutto per sempre: conoscere e accettare
in se stessi Ravana, ovvero il male, è il primo e inevitabile passo per
diventare Rama, una persona virtuosa. La bruttura della vita rimane nascosta e
al sicuro, se ne rimaniamo inconsapevoli.
Prima di tutto, dovrò conoscere me stesso per ciò che sono.
Non ci sono alternative: se, fin dal primo passo del viaggio, diamo spazio alla
falsità, si potrà mai trovare la verità alla fine? D’altra parte, a causa della
sua bruttezza, noi disconosciamo la realtà del nostro essere, e iniziamo a
nutrire una personalità irreale e immaginaria. La turpitudine dell’essere non
può essere eliminata, indossando una bellissima maschera; inoltre, a causa di
simili maschere, il sé continua a diventare sempre più brutto e deforme. A quel
punto, piano piano, ogni conoscenza di ciò che si è scompare, e noi interagiamo
unicamente con false maschere, riconoscendo solo quelle. Se il proprio vero
volto è perduto, diventa impossibile riconoscere il vero essere.
Una signora andò in banca a ritirare del denaro. Il cassiere
le chiese: “Come può dire di essere chi dice di essere?”.
La donna tirò immediatamente fuori uno specchietto dalla
borsa, si guardò e disse: “Mi creda, sono veramente chi dico di essere!”.
Nella tua ricerca del Vero, nella tua ricerca del tuo vero
sé, come prima cosa dovrai lottare con le tue stesse maschere. Senza scoprire
il tuo vero volto, non potrai mai scoprire te stesso, né potrai raffinare il
tuo essere. Il palazzo della verità si erge sulle fondamenta della realtà; e
nessun altro potere, fatta eccezione per la verità, potrà mai portare alcuna
civiltà.
Osho: Crea il tuo destino
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