All’alba un amico è venuto a trovarmi. I suoi occhi ardevano
di rabbia e di odio. Stava pronunciando parole spregevoli, velenose e pesanti
contro qualcuno. L’ho ascoltato con pazienza e poi gli ho chiesto se avesse mai
sentito parlare di un incidente. Non era nello stato d’animo di ascoltare
nulla, ma comunque mi chiese: “Quale incidente?”.
Quando scoppiai a ridere, si rilassò un pochino. Poi gli
raccontai...
Uno psicologo stava facendo delle ricerche sull’amore e
sull’odio. A una classe di quindici studenti universitari disse di scrivere,
per trenta secondi, le iniziali dei nomi di chiunque per loro meritasse di
essere odiato.
Un giovane non riuscì a scrivere neppure un nome, gli altri
ne scrissero alcuni; solo uno scrisse più nomi di tutti. Ciò che si scoprì con
questo esperimento fu davvero sorprendente: i giovani che avevano scritto la
lista di nomi più lunghi, erano a loro volta i più odiati dagli altri; e la
cosa più sorprendente e significativa fu che il giovane che non aveva scritto nessun
nome non compariva nella lista di nessun altro!
Chi si incontra sul sentiero della vita molto spesso si
rivela uno specchio: non troviamo forse il nostro stesso riflesso negli altri?
Se in te è presente dell’odio, troverai gli altri degni di quell’odio. Quell’odio
crea e inventa di per sé qualcuno di odioso. E queste creazioni e invenzioni
hanno uno scopo: in questo modo una persona si salva dal problema di vedere ciò
che è odioso dentro di sé. Quando si fa una montagna di una collinetta, e la si
vede negli altri; ciò che sembra una montagna in te inizia ad apparire come una
semplice collinetta.
Esistono solo due vie per sfuggire il dolore di riuscire a
vedere con un solo occhio: o curi il tuo occhio malato, oppure immagini che gli
altri li abbiamo persi entrambi. Di certo la seconda soluzione è più facile,
perché in quel modo non si deve fare nulla; è sufficiente immaginare.
Ricordiamoci che, quando incontriamo gli altri, dovremmo
considerarli come specchi e, qualsiasi cosa vediamo in loro, dovremmo prima di
tutto ricercarla dentro di noi. In questo modo, nello specchio delle
interazioni quotidiane, chiunque può impegnarsi a ricercare il proprio essere.
Fuggire lontano dal
mondo e dalle sue interazioni non solo è codardia ma è anche inutile. La cosa
giusta è usare quelle interazioni per ricercare il proprio essere; senza di
loro, è impossibile scoprire se stessi, così come è difficile vedersi senza uno
specchio. Nelle forme degli altri, noi continuiamo a incontrare il nostro
stesso sé. Il cuore, che è colmo d’amore, vede amore in tutti gli altri. In
definitiva, il culmine di questa esperienza porta faccia a faccia con il
divino.
Su questa Terra ci sono persone che vivono in un inferno e
persone che vivono in un paradiso. La fonte principale del dolore e del piacere,
dell’inferno e del paradiso è dentro di noi, e qualsiasi cosa sia dentro di noi
viene riversata sullo schermo esteriore: sono gli occhi dell’uomo che non
vedono altro che morte, tra le cose di questo mondo, e di nuovo sono gli occhi
dell’uomo che osservano lo splendore eterno e la musica del divino in questo
universo.
Pertanto, ciò che appare all’esterno non è l’eterno o
l’essenza della vita, ma ciò che esiste dentro di noi. Coloro che hanno gli
occhi costantemente focalizzati su questa verità si liberano dalle cose
esteriori e si radicano nella propria interiorità. Coloro che conservano questa
spinta primaria nella loro mente, nel piacere e nel dolore, nell’odio e
nell’amore, con l’amico e con il nemico, alla fine scoprono che non esiste né
il piacere né il dolore, né il nemico né l’amico ma soltanto il Sé: io sono il
mio stesso nemico e sono il mio stesso amico.
Osho: Crea il tuo destino
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