venerdì 27 maggio 2016

L’ignoranza si esprime e la conoscenza tace

27 MAGGIO 2016


 
Questo episodio accadde in pieno giorno. Un gruppo di persone venne da me e disse: “Non esiste alcun Dio e la religione è tutta ipocrisia”.

Sentendo queste parole, mi alzai e scoppiai a ridere, al che mi chiesero: “Perché ridi?”.

Spiegai: “Rido perché l’ignoranza è in grado di esprimersi e la conoscenza tace. È così facile dire qualcosa sull’esistenza o la non esistenza di Dio? Non sono forse tutte quelle scelte frutto del mero sapere dell’uomo, qualcosa di cui si può solo ridere?

Coloro che conoscono i limiti del proprio sapere non fanno affermazioni simili, al contrario si sentono umili e incapaci di dire qualcosa; e in quei momenti così misteriosi anch’essi trascendono i loro limiti. In quegli istanti conoscono se stessi come pure la verità; infatti, la verità esiste nell’essere, e l’essere esiste nella verità: non è forse vero che la goccia viene trovata nell’oceano, e l’oceano nella goccia? Potrà mai una goccia che non conosce se stessa aspirare a conoscere l’oceano? E se non riuscisse a trovarlo, non direbbe forse che non esiste? Laddove, se la goccia riesce a conoscere se stessa, può conoscere anche l’oceano.

Pensare a Dio è del tutto privo di significato. Ebbene, vi chiedo: conoscete voi stessi? E se qualcuno non conosce se stesso, avrà mai la competenza per decidere sull’esistenza di Dio, oppure per decidere sulla sua non esistenza?”.

“Conosci te stesso?”: sentendo questa domanda, quegli amici iniziarono a guardarsi l’un l’altro. E non lo fareste anche voi, sentendola? Ricordate: senza conoscere il proprio essere nella vita non esiste alcuno scopo, né alcun valore. E a quegli amici tornai a narrare una conversazione che avvenne migliaia di anni fa, in Grecia...

Qualcuno chiese a un vecchio saggio: “Tra tutte le cose che esistono al mondo, qual è la più grande?”.

Il saggio rispose: “Il cielo, perché tutto ciò che esiste, esiste nell’aere; laddove il cielo in quanto tale non esiste all’interno di qualcos’altro”.

Quella persona domandò ancora: “E qual è la cosa migliore?”.

Il saggio rispose: “La grazia, perché tutto può essere sacrificato per lei, mentre la grazia non può essere sacrifica per nessun’altra cosa”.

Al che venne la domanda: “E qual è la cosa più volubile?”.

“Il pensiero” rispose il saggio.

Allora quell’uomo chiese: “E qual è la cosa più facile da dare?”.

Il saggio rispose: “Un consiglio”. “E la più difficile?”

“La conoscenza del proprio essere” concluse il saggio.

Di certo conoscere il proprio sé sembra essere la cosa più difficile; infatti, per conoscerlo, si dovrà rinunciare a qualsiasi altra cosa. La conoscenza del sé non è possibile, senza aver abbandonato come prima cosa tutto il proprio sapere.

L’ignoranza è un ostacolo alla conoscenza del sé. Il sapere è un ostacolo alla conoscenza del sé.

Ma esiste un altro stato che non è sapere né è ignoranza: in quello stato ecco che la conoscenza dell’essere si manifesta.

Io chiamo samadhi, meditazione, quello stato dell’essere.

Osho: Crea il tuo destino

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