31 MAGGIO 2016
Era una notte buia durante la stagione delle piogge. Il
cielo era carico di nuvole e il fragore dei tuoni era accompagnato da lampi
potentissimi. Un giovane cercava di orientarsi alla loro luce, e alla fine
raggiunse la porta di una capanna dove un saggio vecchissimo aveva vissuto per
tutta la vita.
Quel vecchio non aveva mai lasciato la capanna per andare da
qualche parte; eppure, quando gli si chiedeva se avesse mai visto qualcosa del
mondo, rispondeva: “L’ho visto, l’ho conosciuto a fondo. Il mondo non esiste
forse all’interno dell’essere?”.
Conosco quel vecchio, siede dentro di me; ed è vero che non
ha mai lasciato la sua casa. Se ne sta lì, ed è sempre la stessa persona ferma
lì dentro. E conosco anche quel giovane molto bene, perché sono anche lui.
Per un po’ quel giovane rimase fermo di fronte all’ingresso.
Poi, con trepidazione, bussò leggermente alla porta. Dall’interno giunse una
voce: “Chi è là? Che cosa stai cercando?”.
Il giovane rispose: “Non so chi sono; ma per parecchi anni
ho girovagato alla ricerca della felicità. Sto cercando la felicità, e quella
ricerca mi ha portato alla tua porta”.
Dall’interno giunse una risata, poi la voce disse: “Come
potrà mai qualcuno che non conosce neppure se stesso trovare la felicità? In
quella ricerca, non è possibile avere alcuna oscurità sotto una lampada.
D’altra parte, perfino sapere di non conoscere se stessi dimostra che sai
abbastanza, ragion per cui aprirò la porta. Ma ricorda, se qualcun altro apre
una porta, quella non è la tua soglia”.
La porta si aprì, alla luce di un lampo il giovane vide un
mistico ergersi di fronte a lui: non aveva mai visto tanta bellezza. Il mistico
era assolutamente nudo. In verità, la bellezza è sempre nuda; gli abiti
esistono solo per coprire la bruttezza. Il giovane si arrese totalmente ai
piedi di quel vecchio; poggiò la testa su di loro e chiese: “Cos’è la felicità?
Cos’è la felicità?”.
A quelle parole il vecchio iniziò a ridere di nuovo, e
disse: “Mio diletto, la felicità dimora nell’indipendenza. Non appena sei
libero da vincoli e legami, ecco che vieni inondato di felicità. Lascia perdere
i miei piedi, dimentica i piedi altrui! Tu stai cercando una felicità che
dipende da qualcun altro, questa è stupidità! Tu stai cercando all’esterno,
questa è idiozia! In verità, proprio il tuo stesso essere alla ricerca è
follia. Si può cercare ciò che esiste nel mondo esteriore, ma come si potrà mai
ricercarvi qualcosa che esiste all’interno del proprio essere? Lascia perdere
ogni ricerca e guarda: è sempre stata presente dentro di te”.
A quel punto il vecchio prese due frutti dalla sua borsa e
disse: “Ti dono questi due frutti. Sono davvero magici: se mangi il primo,
comprenderai cos’è la felicità; se mangi il secondo, sarai felice. Ma puoi
mangiare solo uno dei due; infatti, non appena ne mangi uno, l’altro scompare.
E ricorda: se mangi il secondo frutto, non capirai mai cos’è la felicità.
Adesso sta a te scegliere: dimmi, quale scegli?”.
Il giovane esitò per un momento, poi disse: “Voglio conoscere
cos’è la felicità, prima di tutto; perché senza conoscerla, come posso
trovarla?”.
Il vecchio iniziò a ridere e disse: “Posso capire il motivo
per cui la tua ricerca si è protratta tanto a lungo. Se continuerai su questa
strada non troverai mai la felicità – e non solo per gli anni a venire, ma per
parecchie incarnazioni –, perché ricercare la conoscenza di ciò che è la
felicità non è la stessa cosa che conseguirla. Conoscere qualcosa sulla
felicità e l’esperienza della felicità sono polarità opposte: sapere qualcosa
sulla felicità non è felicità; al contrario, è dolore, è infelicità. Sapere
della felicità ma non essere felici: questa è la vera infelicità. Proprio per
questo semplice motivo l’essere umano è più infelice delle piante, degli
animali, degli uccelli. D’altra parte, anche l’ignoranza non è felicità: è solo
essere inconsapevoli dell’infelicità”.
La felicità si trova quando si va al di là del sapere e
dell’ignoranza. Ignoranza significa essere inconsapevoli dell’infelicità,
conoscenza è esserne coscienti; felicità vuol dire essere liberi da entrambi:
conoscenza e ignoranza.
Il risultato dell’andare al di là di entrambi è libertà
dalla mente in quanto tale: non appena si è liberi dalla mente, ci si orienta
verso il sé. Essere radicati nel sé è felicità, è beatitudine. È libertà ed è
estasi sublime.
Osho, Crea il tuo destino