Osho, perché, nelle
tue affermazioni, non sei coerente?
Non posso esserlo. Lo scopo delle mie affermazioni è
totalmente diverso da quello delle affermazioni comuni. Io non ti sto rivelando
la verità, perché la verità non può essere detta. Allora cosa sto facendo qui?
Se prendi le mie affermazioni come verità o falsità, non ne capirai mai il
senso. Io uso queste affermazioni per risvegliarti: non sono né vere né false.
Sono o utili o inutili. Non hanno niente a che fare con la verità: hanno una
particolare utilità.
È come se io suonassi un campanello, mentre sei profondamente
addormentato: nel mio suonare un campanello non c’è verità o falsità alcuna.…
però potrebbe avere un’utilità: se servisse a risvegliarti, sarebbe utile. Si
dice che il Buddha abbia detto: “La verità è ciò che ha un’utilità”. La verità
è uno stratagemma: non afferma nulla, rispetto all’esistenza. È solo uno
stratagemma per provocare qualcosa che giace profondamente addormentato dentro
di voi. Ebbene, non posso essere coerente, perché devo provocare un’infinità di
persone, tutte con mentalità differenti, immerse in tipi di sonno differenti.
Posso suonare un campanello: può risvegliare qualcuno, ma a qualcun altro può
sembrare una ninna nanna che lo immerge in un sonno ancora più profondo.
Per
qualcuno può essere una provocazione verso un totale risveglio, in un altro può
far sorgere semplicemente un sogno meraviglioso: si vede in un tempio, in cui
suonano le campane e la gente prega e l’incenso brucia. Ha creato un sogno, non
è uscito dal suo sonno; avrà bisogno di qualcos’altro: forse di un colpo sulla
testa o di una doccia d’acqua fredda, oppure di una bella scrollata. Persone
diverse hanno bisogno di approcci diversi per essere provocati, per essere
risvegliati.
Le mie affermazioni non riguardano la verità. Io non sono un
filosofo! Non sto tentando di offrirvi alcuna filosofia; sto solo tentando ogni
possibile via per risvegliarvi. Se un metodo fallisce, ne tento un altro, ma
non posso lasciarvi in pace. Pertanto, un giorno potrei dire una cosa e il
giorno dopo potrei dirne una differente.
Qualche giorno fa ho risposto a due domande su Jung... chi
mi aveva fatto le domande non mi ha affatto compreso e si è sentito offeso. Ha
pensato che io fossi un oppositore di Jung. Perché dovrei essere un oppositore
di Jung? …non ha capito niente! Ha perso un’occasione. Se fosse stato un
freudiano, avrei attaccato Freud; se fosse stato un marxista, avrei attaccato
Marx… e se fosse stato un oshoista, avrei attaccato Osho! Il problema non era
Jung! Jung non c’entrava per niente: il mio era un attacco contro il suo ego!
Poiché l’ego era junghiano, ho dovuto attaccare il povero Jung. Se domani
arrivasse da me un freudiano, io attaccherei Freud. Direi: “Freud è una nullità
paragonato a Jung: è un pigmeo!” Naturalmente, per te diventerei incoerente,
perché non capiresti il senso della mia affermazione. Io non ho niente a che
fare con Freud o con Jung. Chi se ne frega? Il mio sforzo è provocarti,
mostrarti qualcosa. Chi aveva fatto la domanda non si sente offeso perché ho
criticato Jung, si sente offeso perché ho ferito il suo ego. Se riuscisse a
vedere questa realtà, le mie affermazioni sarebbero state utili. Se non riesce
a vedere questa realtà, la mia freccia ha mancato il bersaglio. Allora dovrò
usare qualche altro stratagemma.
Coloro che non sono abbastanza audaci, prima o poi dovranno
rinunciare al viaggio che io vi faccio intraprendere. Coloro che non sono
abbastanza coraggiosi, che non hanno fegato per accettare il futuro sconosciuto
e tenersi aperti all’ignoto e al mistero; coloro che hanno fretta di avere un
dogma, un sistema di fede, una filosofia – così da poter smettere di crescere e
aggrapparsi a un dogma, diventandone fanatici assertori – coloro che sono
sempre in cerca di un’ortodossia in cui nulla cambierà mai…
Voi non potete definirmi con precisione, non potete
fissarmi. Io non sono un oggetto, sono un fiume, una nuvola che cambia
continuamente forma. La mia idea di coerenza è radicata in questo continuo
cambiamento, in questa danza dinamica, chiamata vita. Non potete trasformare in
sapere l’esperienza del divino. Di fatto, più sperimenti il divino e meno lo
conosci, sempre meno. Il giorno in cui il divino ti accadrà totalmente, tu non
ci sarai più: colui che conosce se ne sarà andato, sarà scomparso, come la
goccia di rugiada che è scivolata nell’oceano, oppure… come l’oceano che è
scivolato nella goccia di rugiada.
La cosa fondamentale è che le mie affermazioni non dicono
niente sulla verità. Le mie affermazioni sono solo provocatorie: io vi sto
spingendo a scoprirla, non vi sto rivelando la verità! Non è una cosa che può
esservi offerta, non è una merce. Non è trasferibile. Io sto semplicemente
creando in voi un desiderio e un anelito, un anelito teso allo spasimo a
ricercare, a indagare, a esplorare. Questa è una delle cose fondamentali, per
ciò che concerne la verità: non esiste, a meno che non sia tua. La mia verità non può essere la tua, in alcun modo. La verità
è assolutamente individuale. Pertanto io non vi farò il favore di darvi un
dogma. Niente affatto, io continuerò a contraddirmi ogni giorno, in ogni
istante. A poco a poco, vedrai che non ha senso aggrapparsi a qualcuna delle
mie idee. E in quel preciso istante diventerai consapevole che non devi
aggrapparti a nessuna idea, qualunque essa sia; né mia, né del Buddha, né di
Gesù, né di qualsiasi altra persona. Devi lasciar perdere ogni idea. Quando non
ci saranno più idee nella tua mente, scoprirai il divino.
La luce nell’Abisso
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