Siedi in silenzio; ascolta tutto ciò che accade intorno a
te, e rilassati; accetta, rilassati... e, all’improvviso, sentirai sorgere in
te un’energia immensa.
Quell’energia, come prima cosa, verrà percepita come un
approfondirsi del respiro. Di solito, respiri molto superficialmente e, a
volte, quando tenti di fare respiri profondi, se inizi a fare del pranayama,
inizi a forzare qualcosa, fai uno sforzo: quello sforzo non è necessario.
Accetta semplicemente la vita, rilassati, e all’improvviso, vedrai che il tuo
respiro scende più in profondità di quanto non sia mai accaduto.
Il respiro è il ponte tra te e il Tutto. Limitati a
osservare, non fare nulla. E quando dico ‘osserva’, non tentare di osservare,
altrimenti tornerai a essere in tensione, e inizierai a concentrarti sul
respiro. Rilassati semplicemente, resta rilassato, sciolto, e guarda...
cos’altro puoi fare? Sei lì, senza nulla da fare, ogni cosa viene accettata,
nulla viene negato, rifiutato, non esiste lotta, tensione, conflitto, e il
respiro scende in profondità... cosa puoi fare?
Puoi semplicemente osservare. Ricorda: osserva
semplicemente. Non sforzarti di osservare.
Questo è ciò che il Buddha ha chiamato Vipassana –
l’osservazione del respiro, la consapevolezza del respiro… l’essere attenti
all’energia vitale che scorre nel respiro. Non tentare di fare respiri
profondi, non sforzarti di inspirare o espirare, non fare nulla. Rilassati
semplicemente, e lascia che il respiro sia naturale - che espiri
spontaneamente, e che inspiri di per sé - e molte cose si dischiuderanno
davanti a te.
Innanzitutto, vedrai che si può respirare in due modi,
perché il respiro è un ponte. Una parte è legata a te, l’altra è unita
all’esistenza. Può essere quindi visto in due modi.
Lo puoi assumere come un atto volontario: se vuoi inalare
profondamente, puoi farlo; se vuoi esalare profondamente, puoi farlo. D’altro
canto, anche se tu non facessi nulla, il respiro continuerebbe. Senza che tu
debba necessariamente fare qualcosa, esso persiste. È anche un’azione
involontaria. Questa è la parte connessa all’esistenza in quanto tale.
Quindi: puoi pensare al respiro come a qualcosa che tu fai:
sei tu che respiri; oppure, puoi pensare nel modo esattamente opposto: che ‘esso
ti respira’. Questo secondo modo, va compreso, perché ti porterà a un profondo
rilassamento. Non sei tu a respirare, è l’esistenza che ti respira: è un
mutamento di gestalt, e accade da solo. Se continui a rilassarti, se accetti
ogni cosa, se ti rilassi in te stesso, pian piano... all’improvviso, diventi
consapevole che non sei tu a fare questi respiri, essi vengono e vanno da soli.
E in modo assolutamente colmo di grazia, con un’intima dignità, con un ritmo
squisito, la cui armonia è infinita... chi è ad agire? L’esistenza ti respira:
essa entra in te, ed esce da te. Ad ogni istante ti rinnova, ad ogni istante
torna a renderti vivo, torna a te, continuamente.
...ed è così che la meditazione dovrebbe crescere. È una
cosa che puoi fare ovunque, anche nel mondo degli affari… se ascolti in
silenzio, perfino sulla piazza del mercato percepirai in quel frastuono una
particolare armonia: non sarà più una distrazione. Se sei in silenzio, potrai
vedere molte cose, percepirai incredibili onde di energia, che si muovono
tutt’intorno a te. Quando accetti, ovunque vai… percepirai il divino.
Tratto da: Osho, L’antico canto dei pini, Psiche Ed.
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