Saraha era un rispettato monaco buddhista, molto amato dal
re per la sua saggezza e conoscenza, fino a che non incontrò una donna del
popolo, una fabbricante di frecce, che lo iniziò alla via del Tantra…
Ogni cosa cambia… Ed Eraclito è nel giusto: non puoi
bagnarti due volte nello stesso fiume. Il fiume è cambiato e anche tu lo sei.
Tutto è in movimento, tutto è flusso continuo. Ogni cosa è mutevole,
momentanea. Esiste per un attimo, poi scompare e non la ritroverai mai più. È
impossibile ritrovarla, quando se ne è andata, è svanita per sempre.
E nulla cambia… Anche questo è vero: niente cambia mai.
Tutto è immutato da sempre. Anche Parmenide è nel giusto, quando dice: “Non c’è
nulla di nuovo sotto il sole”. E come potrebbe esserci? Il sole è vecchio e
così ogni altra cosa. Se chiedi a Parmenide, ti dirà che puoi bagnarti in un
fiume qualsiasi, ma ti bagnerai sempre nello stesso fiume. Che sia il Gange o
il Tamigi non fa alcuna differenza. L’acqua è sempre la stessa! Dappertutto è
sempre H20. E che tu metta piede nel fiume oggi, domani o tra un milione di
anni, sarà sempre lo stesso fiume.
E come potresti tu essere diverso? Eri un bambino, te lo
ricordi. Poi sei stato un ragazzo, e ti ricordi anche questo, e dopo un
vecchio, anche di questo ti ricordi. Chi è che ricorda? Deve esserci in te un
elemento che non cambia, immutabile, permanente, assolutamente stabile.
L’infanzia arriva e se ne va, così passano anche la giovinezza e la vecchiaia,
ma qualcosa in te rimane eternamente identico.
Ora, lasciami dire: Eraclito e Parmenide sono entrambi nel
giusto e anzi, insieme esprimono la verità. Se Eraclito ha ragione, la sua è
solo una mezza verità; e se Parmenide ha ragione, anche questa è solo una mezza
verità. E una mezza verità non è mai vera. Entrambi affermano metà della
verità.
La ruota gira e il perno rimane fermo. Parmenide parla del
perno ed Eraclito della ruota, ma la ruota non può esistere senza perno! E a
che servirebbe un perno senza ruota? Quindi queste due mezze verità che
sembrano in contraddizione, in realtà non sono affatto contraddittorie, sono
complementari. Eraclito e Parmenide non sono nemici, ma amici. L’altro può
reggersi in piedi solo se è presente la verità complementare, non altrimenti.
Medita sul centro silenzioso di un ciclone...
Ma quando affermi qualcosa, al massimo può essere una mezza
verità, nessuna affermazione può coprire tutta la verità. Per coprire l’intera
verità, ogni dichiarazione dovrà necessariamente contraddirsi da sola, dovrà
per forza essere illogica. In questo caso sembrerà un’affermazione folle.
Era quello che faceva Mahavira. Era l’individuo più pazzo
mai esistito, perché cercava sempre di dire tutta la verità e nient’altro che
la verità. Ti fa impazzire, poiché ogni affermazione immediatamente è seguita
dalla sua contraddizione. Sviluppò un sistema di risposte a sette strati.
Ognuna era seguita da una contraddizione, che a sua volta era seguita dalla sua
contraddizione e così via! Continuava a contraddire l’affermazione originaria
per sette volte, e solo dopo aver fatto sette affermazioni, sette dichiarazioni
diverse che si contraddicevano l’un l’altra, affermava che la verità era stata
espressa completamente, ma a quel punto tu non capivi più cosa avesse detto.
Se gli chiedevi: “Dio esiste?” rispondeva: “Sì”. Poi
aggiungeva: “No” e dopo ancora: “Sì e no”, e poi ancora: “Né sì, né no” e così
di seguito...
Alla fine risultava impossibile tirare conclusioni di alcun
tipo: non potevi. Non ti dava nessuna possibilità di arrivare a una
conclusione. Ti lasciava sempre sospeso per aria.
Questa è una possibilità, se insisti nel voler esprimere la
verità. L’altra possibilità è quella del Buddha: sapendo che qualunque cosa tu
dica sarà sempre e solo una parte, restava in silenzio. E una mezza verità è
pericolosa, quindi non ha mai detto niente delle verità supreme. Non perdeva
tempo a dire che il mondo è un flusso o che il mondo è un fenomeno permanente.
Non diceva che esisti né che non esisti. Quando gli chiedevi qualcosa sulla
verità assoluta, si ritirava dicendo: “Per favore non farmi queste domande,
perché mi metti nei pasticci. O sono costretto a essere contraddittorio, e
questo è da pazzi, oppure devo limitarmi a pronunciare una mezza verità che non
è affatto la verità, ma anzi è pericolosa. Oppure devo stare zitto”.
Queste sono le tre possibilità: Buddha aveva scelto di
restare in silenzio.
Questa è la prima cosa da capire sul sutra di oggi e con
questa premessa sarà facile comprendere quel che dice Saraha.
Il primo sutra:
Come una nuvola che
si alza dal mare e, raccogliendo pioggia, abbraccia
la terra
così come il cielo, anche il mare
non può aumentare né diminuire.
Saraha dice al re:
“Guarda il cielo. Ci sono due fenomeni, il cielo e le nuvole. Le nuvole vanno e
vengono. Il cielo non è mai venuto e mai se ne andrà. Le nuvole possono esserci
a tratti, come non esserci. Sono un fenomeno temporale, momentaneo. Il cielo è sempre
presente, è un fenomeno eterno, è l’eternità. Le nuvole non possono
corromperlo, nemmeno le nuvole più scure ci riusciranno. È impossibile
corrompere il cielo. La sua purezza è assoluta, la sua purezza è intoccabile.
La sua purezza è sempre vergine e non puoi violarla. Le nuvole possono andare e
venire, e da sempre sono venute per poi andarsene, ma la purezza del cielo è
rimasta inalterata e delle nuvole non è rimasta traccia.
Allo stesso modo nell’esistenza ci sono due fenomeni: uno è
simile al cielo e l’altro assomiglia alle nuvole. Le tue azioni sono come
nuvole, fenomeni passeggeri. E tu? Tu sei il cielo: non sei mai venuto a mai te
ne andrai. La tua nascita, la tua morte sono come nuvole, accadono. E tu? Tu
non accadi mai: sei sempre presente.
Le cose succedono in te, ma tu non accadi mai.
Le cose succedono come le nuvole nel cielo. In tutto questo
gioco tu sei l’osservatore silenzioso delle nuvole... Talvolta sono bianche e
meravigliose, e talvolta sono scure, tetre e molto brutte. Talvolta sono
cariche di pioggia e altre volte sono pura innocenza.
Qualche volta sono di immenso beneficio per la terra, altre
volte procurano grandi danni. Qualche volta causano inondazioni e rovine, e
talvolta sono portatrici di vita, di un verde o di un raccolto più abbondanti.
In ogni caso il cielo rimane sempre identico: buone o cattive, divine o
diaboliche, le nuvole non possono corromperlo.
Le azioni sono nuvole, i tuoi atti sono nuvole; l’essere è
simile al cielo.
Saraha dice: “Guarda il mio cielo! Non guardare le mie
azioni. Basta che sposti di poco l’attenzione della consapevolezza. Non occorre
altro, uno spostamento di consapevolezza è sufficiente, basta un piccolo
cambiamento nella tua gestalt: ora stai guardando le nuvole, sei concentrato
sulle nuvole e ti sei dimenticato del cielo. All’improvviso ti ricordi del
cielo, lasci perdere le nuvole e rivolgi la tua attenzione al cielo e le nuvole
diventano irrilevanti. E sei proiettato in una dimensione totalmente diversa.
Basta un piccolo cambiamento di prospettiva e tutto il mondo
cambia. Quando osservi il comportamento di una persona, ti stai concentrando
sulle nuvole. Invece quando osservi la purezza interiore del suo essere, guardi
il suo cielo. E se guardi la sua purezza interiore, non puoi mai vedere nulla
di male: tutta l’esistenza diventa sacra.
Se guardi le azioni non riesci a vedere la purezza. Se
guardi le azioni, perfino il più santo su questa terra è soggetto a errori e a
colpe. Se ti limiti a guardare le azioni, perfino in Gesù, in Buddha, in
Mahavira, in Krishna, in Rama puoi trovare azioni sbagliate. E a quel punto
persino i più grandi santi appaiono come dei peccatori.
Su Gesù sono stati scritti molti libri. È stato oggetto di
migliaia di studi: molti espongono teorie a favore, e vogliono provare che è il
solo figlio generato di dio. A sostegno ci sono molte prove. Ma ci sono molti
altri libri che cercano di dimostrare che era solo un povero nevrotico. E anche
in questo caso è possibile provarlo. E riguardano tutti la stessa persona.
Com’è possibile? Come fanno? È semplice: una fazione si limita a scegliere le
nuvole bianche e l’altra sceglie le nuvole nere. Ma entrambe sono presenti,
perché nessuna azione può essere soltanto bianca o soltanto nera. Per esistere
deve essere sia bianca che nera.
Qualunque cosa tu faccia porterà nel mondo del male e del
bene, qualunque azione tu compia. È sufficiente la semplice decisione di fare
qualcosa e nascono molte cose giuste e molte cose sbagliate. Pensa a un’azione qualunque:
dai del denaro a un mendicante. Stai facendo del bene, ma il mendicante con
quei soldi va a comperarsi del veleno e si suicida. Le tue intenzioni erano
buone, ma il risultato finale è pessimo. Oppure aiuti un uomo, un malato grave.
Gli dai una mano e lo porti all’ospedale. E non appena guarisce esce e ammazza
qualcuno. Se non l’avessi aiutato ci sarebbe un assassino in meno al mondo. Le
tue intenzioni erano buone, ma il risultato finale si è dimostrato pessimo.
Cosa dobbiamo giudicare, le intenzioni o il risultato? E chi può mai conoscere
veramente le tue intenzioni? L’intenzione è interna... Forse, in fondo in
fondo, speravi che appena guarito quell’uomo ammazzasse qualcuno.
E a volte succede che le tue intenzioni sono cattive e il
risultato è buono. Tiri un sasso a una persona che da anni soffre di emicrania.
Il sasso lo colpisce in un punto particolare della testa e lui guarisce. Come
decidere ora? Cosa dire di questo tuo gesto? È morale o immorale? Tu volevi
ucciderlo e ti sei limitato a colpire la sua emicrania...
Osho
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