mercoledì 26 febbraio 2020

Le tre dimensioni della libertà

Honey B's Hive — Artist: Justin Copeland
Osho,
che cosa è la libertà  individuale e quella collettiva?
La libertà è un fenomeno tridimensionale. Il primo è la dimensione fisica: puoi essere reso schiavo fisicamente. E per migliaia di anni l'uomo è stato venduto nella piazza del mercato proprio come una qualsiasi altra merce.
Tutta la gente di colore che venne in America fu acquistata come una merce. Gli schiavi sono esistiti in tutto il mondo. A loro non furono riconosciuti i diritti umani; in effetti, non furono accettati come esseri umani, erano sub-umani. E sono ancora trattati come sub-umani.
In India ci sono i sudra, gli intoccabili. Un quarto dell'India vive ancora in schiavitù: queste persone non possono essere istruite, queste persone non possono spostarsi fuori da quei mestieri decisi dalla tradizione cinquemila anni fa, e pensare a loro come persone umane è impossibile... Perfino toccarle ti rende impuro: devi farti immediatamente un bagno! Perfino se non tocchi l'uomo, ma solo la sua ombra anche allora devi farti un bagno.
Ebbene c'è una schiavitù fisica e c'è una libertà fisica: il tuo corpo non è incatenato, non è classificato come inferiore a quello di chiunque altro; esiste un'uguaglianza per ciò che riguarda il corpo. Ma perfino oggi questo non è vero: il corpo della donna non è considerato uguale a quello dell'uomo. Lei non è tanto libera quanto lo è l'uomo.
In Cina, per secoli, il marito aveva il diritto di uccidere sua moglie senza essere punito, perché la moglie era una sua proprietà. Allo stesso modo in cui puoi distruggere la tua sedia, o puoi incendiare la tua casa, perché è la tua sedia, la tua casa, lei è tua moglie. In Cina la legge non dava nessuna condanna al marito, se uccideva la propria moglie, perché lei era considerata priva dell'anima; era solo una riproduttrice meccanica, una fabbrica per produrre bambini.
I musulmani hanno quattro mogli, il che è del tutto sgradevole in quanto la natura mantiene un equilibrio nel mondo. Ci sono lo stesso numero di uomini e di donne, e se un uomo si sposa con quattro donne, allora cosa ne sarà degli altri tre uomini? Ma questo è niente! Soltanto quarant'anni fa, quando l'India ottenne l'indipendenza, in uno degli stati musulmani in India, nell'Hyderabad, il nizam aveva cinquecento mogli!
Ma neanche questo è il limite. L'incarnazione hindu di Dio, Krishna, aveva sessantamila mogli. Quantomeno le mogli del nizam erano sue, le aveva sposate. Krishna aveva sottratto a chiunque la moglie che a lui piaceva... senza nessuna considerazione se avesse dei figli, se avesse un marito di cui lei doveva prendersi cura, nessuna considerazione. Lui aveva il potere. Ma avere sessantamila mogli è così stupido: non puoi nemmeno ricordarti i loro nomi! Ma si pensava che solo perché in India la donna è una proprietà, più ne hai e meglio è. E naturalmente a un'incarnazione di Dio deve essere concesso di avere il maggior numero di mogli possibile, per dimostrare di avere più proprietà di qualsiasi altro.
Ebbene c'è una schiavitù del corpo che si perpetua in modi diversi. Diminuisce sempre di più, ma non è del tutto scomparsa. Libertà del corpo significa che non c'è distinzione tra nero e bianco, che non c'è nessuna distinzione tra uomo e donna, che non c'è distinzione di nessun tipo per quanto riguarda i corpi. Nessuno è puro, nessuno è impuro: tutti i corpi sono uguali. Questa è la base stessa della libertà.
Poi c'è la seconda dimensione: la libertà psicologica. Ci sono pochissimi individui al mondo che sono psicologicamente liberi... infatti, se sei un musulmano non sei psicologicamente libero; se sei un hindu non sei psicologicamente libero. Tutto il nostro modo di crescere i figli è renderli schiavi, schiavi di ideologie politiche, ideologie sociali, ideologie religiose. Non diamo loro una possibilità di pensare in modo indipendente, di ricercare da soli. Noi forziamo le loro menti... ingolfiamo le loro menti con cose che, anche noi sappiamo, ma non sono sperimentate. I genitori insegnano ai figli che c'è un Dio e loro stessi non sanno niente di Dio. Dicono ai loro figli che c'è il paradiso e l'inferno e non sanno niente del paradiso e dell'inferno.
Ho sentito: è accaduto un giorno a New York, nella più grande chiesa di New York, che quando il cardinale arrivò, trovò un giovane, e si chiedeva, perplesso, se fosse un hippy o Gesù Cristo. Assomigliava a Gesù Cristo, ma Gesù Cristo non può comparire così all'improvviso! Doveva essere un hippy. Il cardinale aveva paura perché Gesù non era una sua esperienza vissuta, non poteva riconoscerlo. Si avvicinò al giovane e chiese: "Chi sei?" E il giovane disse: "Non mi riconosci? Eppure tutti i giorni mi preghi: 'Mio Signore, Gesù Cristo', e ora sono venuto e tu hai il coraggio di chiedermi: 'Chi sei?' " Il cardinale ebbe davvero Paura che forse era proprio il Signore, Gesù Cristo; assomigliava proprio a Gesù Cristo.  Ma cosa poteva fare, adesso? Non gli era mai stato insegnato, nel seminario dove aveva studiato ed era diventato cardinale, come bisognava comportarsi se Gesù Cristo fosse entrato in chiesa. Non era mai successo! Telefonò al Vaticano e chiese al papa: "Puoi consigliarmi cosa posso fare? Qui c'è un uomo; Immaginavo che fosse un hippy, ma assomiglia anche a Gesù Cristo. Gliel'ho chiesto e lui ha detto: 'Io sono il Signore Gesù Cristo'. Adesso che cosa dovrei fare?" E il papa disse: "Che cosa? Un caso del genere non è mai successo prima d'ora! Fai una cosa: prima di tutto, fai finta di essere occupato! Seconda cosa, chiama la polizia!"
Voi insegnate ai vostri figli delle cose che non conoscete. State solo condizionando le loro menti, poiché le vostre menti sono state condizionate dai vostri genitori. In questo modo la malattia continua di generazione in generazione.                                                                                                                                             La libertà psicologica sarà possibile quando ai figli verrà permesso di crescere, quando saranno aiutati a crescere con più intelletto, con più intelligenza, con più consapevolezza, con più presenza. Non deve essere dato loro alcun credo. Non deve essere insegnato alcun tipo di fede, ma occorre dare loro il maggior numero di stimoli possibile per la ricerca della verità. E bisogna ricordare ai figli, fin dall'inizio: la vostra verità, la vostra ricerca, vi libererà sicuramente; nessun'altra cosa può farlo al vostro posto. La verità non può essere presa in prestito, non può essere studiata sui libri; nessuno può darvi informazioni su di essa. Dovete acuire da soli la vostra intelligenza, in modo che possiate scrutare nell'esistenza e trovarla.
Se un bambino fosse lasciato aperto, ricettivo, vigile, e gli venisse dato lo stimolo per la ricerca, conseguirebbe la libertà psicologica. E con la libertà psicologica giunge un'immensa responsabilità. Non dovete insegnargliela; arriva come l'ombra della libertà psicologica: e lui vi ringrazierà. Altrimenti ogni figlio è arrabbiato con i suoi genitori poiché lo hanno rovinato: hanno distrutto la sua libertà, hanno condizionato la sua mente. Perfino prima che lui formulasse una qualsiasi domanda, i genitori avevano riempito la sua mente con delle risposte, che sono tutte fasulle poiché non sono basate sulla propria esperienza. Il mondo vive in una schiavitù psicologica.
 E la terza dimensione è il culmine della libertà: sapere che non sei il corpo, sapere che non sei la mente, sapere che sei solo pura consapevolezza. Questa conoscenza giunge attraverso la meditazione. Essa ti separa dal corpo, ti separa dalla mente, e al culmine ci sei solo tu come pura coscienza, come pura consapevolezza. Questa è la libertà spirituale. Queste sono le tre dimensioni base della libertà per l'individuo.
Tu hai chiesto di entrambi: l'individuale e il collettivo. Per quanto riguarda il collettivo non è affatto una necessità: solo tutti gli individui dovrebbero essere liberi, e il collettivo sarà libero. Il collettivo non ha anima, il collettivo non ha mente, il collettivo non ha perfino il corpo: è solo un nome, è solo una parola. Ma noi siamo davvero molto impressionati dalle parole, al punto da dimenticare che le parole non hanno sostanza. Il collettivo, la società, la comunità, la religione, la chiesa, sono tutte parole; non c'è nulla di reale dietro di loro.
Mi ricordo un breve racconto. In "Alice nel paese delle meraviglie", Alice sta andando al palazzo della regina. Quando arriva la regina le chiede: "Hai incontrato un messaggero sulla strada che porta al palazzo?" E la ragazzina dice: "Nessuno. Non ho incontrato nessuno". E la regina pensò a "nessuno" come a "qualcuno" pertanto chiese: "Ma allora perché questo nessuno non è ancora arrivato?" La ragazzina disse: Signora, nessuno è nessuno!" E la regina disse: "Non essere stupida! Lo capisco: nessuno deve essere nessuno, ma sarebbe dovuto arrivare prima di te. Sembra che nessuno cammini più lento di te". E Alice disse: "Questo è del tutto sbagliato: nessuno cammina più veloce di me!" E il dialogo continua in questo modo. Questo "nessuno" Diventa qualcuno in tutto il dialogo, ed è impossibile per Alice convincere la regina che nessuno è nessuno. Come convincerla? Ci prova al massimo, e quando sente che la regina dice: "Nessuno cammina più lento di te", si arrabbia: questo è troppo! Allora lei sbotta: "Nessuno cammina più veloce di me!" La regina dice: "In questo caso allora dovrebbe essere già qui!"
Il collettivo, la società, tutte queste sono solo parole. Quello che esiste davvero è l'individuo; altrimenti il Rotary Club, il Lions Club... in quel caso ci sarà un problema: quale è la libertà di un Rotary Club? Quale è la libertà del Lions Club? Questi sono solo nomi. Il collettivo è una parola molto pericolosa. Nel nome del collettivo l'individuo, il reale, è stato sempre sacrificato; sono del tutto contro di esso. Le nazioni hanno sacrificato gli individui nel nome della nazione, e "nazione" è solo una parola.
Le linee che avete tracciato sulla mappa non si trovano da nessuna parte sulla terra; sono solo un vostro gioco. Ma su quelle linee che avete tracciato sulla mappa, milioni di persone sono morte – persone reali, morte per delle linee irreali; e li rendete eroi, eroi nazionali! L'idea del collettivo deve essere eliminata completamente; altrimenti, in un modo o nell'altro, continueremo a sacrificare l'individuo. Lo abbiamo sacrificato nel nome della religione, nelle guerre religiose. Un musulmano che muore in una guerra religiosa, sa che di sicuro andrà in paradiso. I preti hanno affermato: "Se morite per la religione musulmana, allora il vostro paradiso è assolutamente sicuro, inclusi tutti i piaceri che tu abbia mai immaginato o sognato. E la persona che hai ammazzato, anche lei andrà in paradiso, poiché è stata uccisa da un musulmano; è un privilegio per lei, pertanto non sentirti in colpa se hai ucciso un uomo".
 I cristiani hanno le crociate – una guerra santa, una guerra religiosa, e uccidono migliaia di persone, bruciano vivi degli esseri umani, per che cosa? Per qualche collettività... per il cristianesimo, per il buddhismo, per l'induismo, per il comunismo, per il fascismo – lo si farà per qualsiasi cosa. Per qualsiasi parola che rappresenti una collettività, l'individuo può essere sacrificato. Per la collettività non c'è nemmeno ragione di esistere: gli individui sono sufficienti. E se gli individui hanno la libertà, sono psicologicamente liberi, sono spiritualmente liberi, di conseguenza il collettivo sarà spiritualmente libero. Il collettivo è formato da individui, e non viceversa.
 È stato detto che l'individuo è solo una parte del collettivo; ciò non è vero. L'individuo non è soltanto una parte del collettivo; il collettivo è solo una simbolica parola per degli individui che si trovano insieme. Non fanno parte di nessuna cosa; restano indipendenti. Essi restano organicamente indipendenti, non diventano delle parti. Se davvero vogliamo un mondo libero, allora dobbiamo comprendere che nel nome della collettività, sono avvenuti così tanti massacri e che ora è tempo di fermarli. Tutti i nomi collettivi dovrebbero perdere la grandezza che hanno avuto in passato. Gli individui dovrebbero avere il valore più alto.
Osho: Path of the mystic # 1






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