lunedì 3 febbraio 2020

La tristezza come meditazione


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La tristezza può diventare un’esperienza di grande arricchimento. Devi lavorare su di essa. È facile sfuggire alla tristezza – e tutte le relazioni di solito sono dei modi per scappare. Così continui a evitarla, ma una corrente sotterranea è sempre lì presente. Può scoppiare tante volte, persino all’interno della relazione. Allora uno tende ad attribuire la responsabilità all’altro, ma questo non è il punto vero. La solitudine è tua, la tristezza è tua. Non sei ancora riuscito a trovare un modo di vivere con loro, quindi continueranno a riemergere.

Puoi sfuggire buttandoti nel lavoro. Puoi sfuggire impegnandoti in qualche occupazione o relazione o nella società, in questo e in quello, nei viaggi, ma non se ne andrà, perché è parte del tuo essere.

Ogni uomo nasce da solo – nel mondo, ma da solo. Arriva attraverso i genitori, ma da solo. E ogni uomo muore da solo, di nuovo quando esce da questo mondo lo fa da solo. E tra queste due solitudini, continuiamo a illuderci, a ingannare noi stessi. Bisogna farsi coraggio ed entrare in questa solitudine. Per quanto all’inizio possa apparire duro, difficile, i risultati sono straordinari. Quando hai trovato un modo di conviverci, quando inizi a goderne, quando non la percepisci come tristezza ma come silenzio, quando comprendi che non c’è modo di sfuggirla, ti rilassi.

Non ci si può fare nulla, e allora perché non godersela? Perché non andarci in profondità e provarne il gusto, vedere che cos’è? Perché temerla senza alcuna necessità? Esisterà comunque, è un fatto, esistenziale, non accidentale. Allora perché non trovare un accordo? Perché non esplorarla e scoprire che cos’è?

Quando ti senti triste, siedi in silenzio e permetti che la tristezza emerga; non cercare di evitarla. Diventa più triste che puoi. Non evitarla – questa è l’unica cosa da ricordare. Piangi, singhiozza…provane tutto il gusto. Piangi fino a morirne… buttati giù e rotolati per terra; lascia che se ne vada da sola. Non costringerla ad andarsene; se ne andrà, perché nessuno può rimanere permanentemente nello stesso stato d’animo.

Quando se ne andrà, ti sentirai alleggerito, del tutto liberato, come se la forza di gravità fosse scomparsa e potessi volare, privo di peso. Questo è il momento di andare dentro di te. Ma prima fai emergere la tristezza. La tendenza comune è quella di non permetterlo, di trovare tutti i mezzi per poter guardare da un’altra parte; di andare al ristorante, in piscina, di incontrare gli amici, leggere un libro o guardare un film, suonare la chitarra; di fare qualcosa, in modo da rimanere occupati e mettere l’attenzione da qualche altra parte.

Devi ricordare questo: quando ti senti triste, non mancare questa opportunità. Chiudi la porta, siediti, e sentiti il più triste possibile, come se il mondo intero fosse solo un inferno. Vai in profondità…affondaci dentro. Lasciati penetrare da ogni pensiero, animare da ogni emozione di tristezza. Piangi, singhiozza e dici cose – le puoi dire anche ad alta voce, non c’è nulla di cui preoccuparsi.

Per prima cosa vivi la tristezza per alcuni giorni, e nel momento in cui l’energia della tristezza se ne va, ti sentirai molto calmo, pieno di pace come ci si sente dopo una tempesta. In quel momento siediti in silenzio e goditi il silenzio che arriva per proprio conto. Non sei stato tu a crearlo; tu hai portato la tristezza. Quando la tristezza se ne va, nella sua scia, arriva il silenzio.

Ascolta quel silenzio. Chiudi gli occhi. Sentilo… sentine la struttura, la fragranza. E se ti senti felice, canta e danza.
Osho: Meditation: The First and Last Freedom

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