"O Devi, immagina le lettere sanscrite, in questo
epicentro colmo di nettare; prima come lettere, poi più sottilmente come suoni,
quindi ancor più sottilmente come sensazione. Poi, lasciandole in disparte, sii
libera."
Le parole sono suoni. I pensieri sono parole con una
sequenza logica, ma il suono è il fondamento. Col suono si creano parole, poi
con le parole si creano i pensieri, e con i pensieri le religioni e le
filosofie e ogni altra cosa. Noi viviamo immersi nelle filosofie di vita:
qualcuno è un hindu, qualcuno un mussulmano, qualcuno un cristiano; e le
filosofie diventano così importanti che possiamo morire per loro. La parola ha
acquistato un'importanza assoluta: è assurdo, ma è storico. È così che ancora
ci comportiamo. Questa tecnica invita a operare il processo inverso. Torna ai
suoni, quindi, a qualcosa di più essenziale: alla sensazione nascosta da
qualche parte in essi. Shiva parlava a Devi, per questo le dice di usare il
sanscrito, ma ogni lingua andrà bene: come prima cosa senti dentro di te, nella
tua consapevolezza, nell'epicentro della tua consapevolezza, quelle lettere: A,
B, C, D... se vuoi provare questo metodo, chiudi gli occhi e osserva
semplicemente la tua consapevolezza interiore, colma di lettere. Visualizza la
tua consapevolezza come fosse una lavagna e le lettere come se le scrivessi su
di essa; scrivile con la consapevolezza e osservale. A: osservala in quanto A,
mentre la scrivi; poi, pian piano, dimentica la lettera A e ricorda il suono A,
il semplice suono, di fatto si tratta di suoni. Quindi passa alla sensazione: quando
dici A, cosa senti? Forse non ne sei cosciente, siamo così slegati dal sentire
che l'abbiamo semplicemente dimenticato. Sii cosciente di cosa senti! Questa
tecnica ti aiuta a tornare al sentire, che non è la mente: per questo ne hai
paura. E ricorda: solo quando avrai raggiunto lo strato più profondo di quel
sentire, lo potrai abbandonare. È difficile spiegare come fare a sentire quei
suoni, ma lo puoi fare. Allorché avrai raggiunto quel punto, potrai compiere un
balzo. Quello è l'ultimo passo. Ora sei ritto di fronte a un abisso, puoi
saltare: se salti da lì, salti in te stesso. Quell'abisso sei tu: non in quanto
mente, ma in quanto essere; non come passato accumulato, ma come presente,
qui-e-ora. Per arrivare al sentire, dovrai lasciarti alle spalle molte cose:
parole, suoni, l'intera descrizione della mente... allora sarai libero. Questo
non vuol dire che tu debba fare qualcosa per essere libero, l'essere in sé è
libero; la mente è schiavitù. Per questo si dice che la mente è il samsara, il
mondo. Non partire direttamente con le sensazioni, non ce la farai. Inizia con
le parole. E anche con queste non ce la farai se non ti lasci alle spalle le
filosofie, i pensieri: se dai significato alle parole, non le potrai mai
lasciare. Ricorda: il linguaggio è una creazione umana e ogni significato è
arbitrario; se comprendi questo, potrai lasciarti alle spalle le parole
facilmente. Solo così potrai praticare questa tecnica.
Osho: Il sentiero del reale
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