29 APRILE 2016
Un giorno ai cancelli del paradiso si raccolse una folla
immensa.
Alcuni sacerdoti urlavano a gran voce: “Aprite i cancelli,
svelti!”, ma i guardiani dicevano loro: “Aspettate un po’... dobbiamo scoprire
meglio chi siete, se la conoscenza che avete accumulato proviene dai testi
sacri o dal vostro essere; infatti, qui non diamo alcun valore al sapere
raccolto nelle scritture”.
Nel frattempo, un santo si spinse in cima a quella folla e
disse: “Aprite il cancello! Voglio entrare in paradiso. Ho fatto digiuni e
penitenze a non finire. Nella mia epoca, chi potrebbe vantarsi di aver compiuto
sacrifici più grandi dei miei?”.
Un guardiano replicò: “Swamiji, per favore aspetta un po’...
dobbiamo scoprire perché hai fatto queste penitenze; infatti, là dove esiste
anche la più sottile aspirazione a guadagnare qualcosa, si annulla qualsiasi
valore alla rinuncia, e non è affatto un atto di devozione”.
Proprio in quel momento sopraggiunsero alcune persone che
avevano dedicato la vita al volontariato: anche loro volevano entrare in paradiso.
Ma un guardiano disse loro: “Anche voi siete caduti in un grosso malinteso. Il
vostro esservi messi al servizio della gente, se pretende una ricompensa, non è
affatto volontariato; anche nel vostro caso, dobbiamo indagare più a fondo”.
A quel punto gli occhi dei guardiani caddero su una persona
che se ne stava in ombra, sul fondo. Alla folla fu chiesto di fare strada a
quell’uomo. Dai suoi occhi scese un fiume di lacrime, mentre diceva:
“Indubbiamente io sono stato portato qui per errore. Io, in paradiso? Sono un
vero e proprio stolto: non conosco affatto i testi sacri, sono del tutto
immemore di qualsiasi rinuncia; infatti, come potrei mai rinunciare a qualcosa,
visto che non possiedo nulla? Né ho mai fatto opere di bene: come avrei mai
potuto avere l’occasione di farle? Dal mio cuore scorre unicamente amore, ma
l’amore non è una qualifica per entrare in paradiso. E la verità è che non ci
voglio entrare! Per favore, sii buono e indicami la via per l’inferno. Forse,
quello è il mio posto. Qui non sono affatto necessario”.
Non appena ebbe finito di parlare, i guardiani spalancarono
i cancelli del paradiso e dissero: “Tu sei benedetto tra i mortali. Tu hai
conseguito l’immortalità. Per te le porte del paradiso sono già aperte. Sei il
benvenuto!”.
Non è forse la preghiera di Dio un invito a essere l’ultimo
nella coda della vita? Non è forse una benedizione essere l’ultimo nella vita?
Osho Crea il tuo destino
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