L’uomo è totalmente solo, vive nell’oscurità. È privo di
qualsiasi sostegno, si sente insicuro e ha paura. Questo sentirsi solo è la sua
ansia.
La religione è il modo per liberarsi da questa paura.
Fondamentalmente la religiosità è il processo che porta a liberarsi dalla paura.
Purtroppo le religioni – quelle che sono “religioni” solo di nome – hanno il
terrore dell’assenza di paura! Le loro fondamenta e la loro stessa esistenza si
fonda sulla presenza della paura nel cuore degli uomini: la paura è di per sé
il loro stesso nutrimento e la loro linfa vitale. Un’atmosfera libera dalla
paura annuncerebbe la fine della loro esistenza e della loro sopravvivenza.
La paura dell’uomo è stata sfruttata fino all’inverosimile.
Le religioni non hanno lasciato nulla di intentato per questo sfruttamento;
forse vi ci si sono dedicate fin dagli albori. È grazie al sostegno dato dalla
paura che è possibile l’esistenza di esseri soprannaturali, ed è grazie al suo
sostegno che le divinità di tutte quelle religioni hanno preso vita. Le
superstizioni e il terrore degli esseri soprannaturali hanno minacciato l’uomo
fino all’inverosimile, e questo è sempre stato un gioco all’ultimo sangue!
D’altra parte, un Dio che fonda la sua esistenza sulla paura poteva soltanto
annientare l’essere umano, polverizzandolo; un gioco, dunque, con un prezzo
altissimo.
La vita è ormai invischiata in una fitta rete di paura: come
potrà mai esistere beatitudine, là dove c’è paura, e soltanto paura a non
finire? Come potrà mai esistere l’amore? Come potrà esserci pace? Come può
esserci verità? La beatitudine è frutto dell’assenza di paura: la paura è
morte, l’assenza di paura è vita eterna.
Che le superstizioni prosperino sulla nostra paura è
comprensibile, ma che anche Dio debba vivere in funzione della paura è del
tutto sbagliato. E se Dio si fonda sulla paura, sarà del tutto impossibile alla
gente liberarsi dai ceppi di queste superstizioni.
Io affermo che Dio, l’essenza divina, non ha nulla a che
fare con la paura. Di certo, utilizzando la copertura di Dio, qualcun altro sta
sfruttando questa paura. La religione non è affatto nelle mani di persone
religiose... si dice che, ogniqualvolta la verità viene scoperta, Satana sia il
primo a impossessarsene!
Le persone che propongono e organizzano la religione non solo
ne sono ferme oppositrici, ma sono anche in totale conflitto tra di loro. La
religione è sempre stata nelle mani dei suoi nemici, e se questa evidenza non
viene riconosciuta mentre siamo ancora in tempo, il futuro dell’umanità non
sarà nulla di buono, né sarà nulla di auspicabile.
La religione non dev’essere protetta dalle persone
irreligiose, ma dalle cosiddette persone religiose! E senza dubbio questo è un
compito ben più arduo, complesso e problematico.
Fino a quando la religione si fonderà sulla paura, non potrà
essere vera religiosità. Il fondamento dell’essenza divina è l’amore, non ha
nulla a che vedere con la paura. L’uomo ha bisogno del Dio dell’amore, non
esiste altro sentiero che conduca all’essenza divina, fatta eccezione per
l’amore. E la paura non solo è qualcosa di sbagliato, è anche un’assassina;
infatti, là dove esiste la paura, è presente l’odio. Pertanto, là dove c’è paura,
non può esistere l’amore.
La religione è fiorita sulla paura, in questo modo i suoi
templi piano piano sono stati abbattuti: i templi esistono per l’amore, non
possono esistere templi della paura! La paura non ha templi, ha solo delle
prigioni.
Ebbene, vi chiedo: i templi religiosi sono tali, oppure sono
prigioni? Se la religione si fonda sulla paura, quei templi saranno prigioni.
Se la religione si fonda sulla paura, Dio stesso non potrà essere altro che il
direttore di un carcere!
Cos’è la religione? È paura del peccato, della punizione,
dell’inferno? Oppure è avidità: fare opere di bene per ottenere le ricompense
del paradiso? No! La religione non è paura, né è avidità: l’avidità non è altro
che un’estensione della paura. La religione è assenza di paura, è libertà da
qualsiasi paura.
Tempo fa accadde qualcosa...
Due fratelli vivevano in una città. Erano le persone più
benestanti di quella cittadina. E, forse, il nome di quella città era “La città
delle tenebre”.
Il fratello più anziano era molto religioso. Regolarmente,
ogni giorno, andava al tempio. Faceva la carità e altre opere di bene;
ascoltava le prediche e ogni dibattito religioso, stando seduto in compagnia di
persone rispettabili e di santi. Grazie a lui, nella sua casa ogni giorno c’era
un raduno di uomini santi e devoti.
E poiché dedicava tanta attenzione a Dio e agli uomini pii,
quell’uomo si era fatto l’idea di aver acquisito il diritto di andare in
paradiso, nella sua vita successiva! Gli uomini devoti e i santi gli avevano
spiegato che questo era confermato dai testi sacri: scritture redatte da uomini
devoti e santi, proprio come loro.
Da un lato quest’uomo sfruttava la gente, e così accumulava
le sue ricchezze; dall’altro faceva la carità e altre opere di bene... il
paradiso non si può ottenere senza fare la carità; e non esiste ricchezza senza
sfruttamento! La ricchezza è frutto di qualcosa che si oppone alla religiosità,
e la religione si fonda sulla ricchezza: quell’uomo sfruttava la gente, e gli
uomini rispettabili e i santi sfruttavano lui; gli sfruttatori sono sempre
stati ottimi amici tra di loro!
D’altra parte, il fratello più anziano aveva sempre
compatito quello più giovane, che non era per nulla capace di fare soldi e, di
conseguenza, aveva perso qualsiasi abilità nell’accumulare religione e opere di
bene.
Questo suo comportamento, pieno d’amore e di fiducia, lo
stava portando ad avvicinarsi a Dio... non era mai andato al tempio e non
conosceva neppure l’ABC dei testi sacri. La sua situazione era di certo
pietosa, e il suo conto in banca nel mondo ultraterreno era praticamente vuoto!
Il fratello più giovane era solito evitare gli uomini
rispettabili e i santi, nello stesso modo in cui altri potrebbero cercare di
evitare malattie contagiose. Se qualche santo entrava in casa da una porta, lui
se ne andava dall’altra. Spesso il fratello devoto aveva chiesto a quegli
uomini santi di apportare un cambiamento nel cuore del fratello, privo di
qualsiasi spirito religioso; ma un simile cambiamento potrebbe accadere solo se
si resta alla presenza di quegli uomini pii, cosa che lui si guardava bene dal
fare!
Un giorno, però, un cosiddetto santo, armato di un vigore
speciale, arrivò nella loro casa. Nessuno era mai riuscito a contare quante
persone prive di fede aveva convertito, tanto era ferrato nelle teorie della
pace; tanto era abile a persuadere, minacciare e arguire: convertire la gente
alla religione era tutta la sua professione!
Le fondamenta delle religioni si basano tutte su simili
santi; altrimenti, quelle religioni sarebbero scomparse già da tempo.
Quando il fratello più anziano ripeté la sua richiesta
d’aiuto, questo santo disse: “Non ti preoccupare. Adesso quello sciocco si
troverà davvero messo alle strette; immediatamente mi prodigherò affinché si
ricordi di Dio. E io faccio sempre quello che dico”.
Detto questo, afferrò il suo bastone e seguì il fratello più
anziano. Quel sant’uomo in passato era stato un lottatore ma poi, avendo
scoperto che la santità è una professione migliore della lotta libera, era
diventato un santo. Non appena entrarono nella stanza del fratello più giovane,
lo afferrò; e non solo lo prese per la collottola, lo sbatté a terra e si
sedette sopra di lui.
Il giovane non riusciva a capire cosa stava succedendo e,
sebbene fosse ammutolito per lo shock subito, riuscì a chiedere: “Signore, cosa
sta succedendo?”.
Il santo replicò: “Questa è una conversione!”.
Al che il giovane rise, e disse: “Per favore, mi lasci
andare. È questo il modo di convertire una persona? La prego di stare attento,
potrebbe farmi del male”.
Il santo insistette: “Noi non crediamo nel corpo, crediamo
in Dio. Devi soltanto ripetere il nome di Rama, e ti lascerò in pace;
altrimenti scoprirai a tue spese che non c’è uomo più pericoloso di me!”. E
quel sant’uomo, essendo molto generoso, per il bene del giovane, si abbassò a
bastonarlo di santa ragione!
Il giovane protestò: “Ma che rapporto c’è mai tra la paura e
Dio? E Dio ha forse un nome? No, non ripeterò mai il nome di Rama, su queste
basi.
Anche al prezzo della mia vita!” e a quel punto riuscì a
scrollarsi il santo di dosso.
Mentre cadeva a terra, il santo strillò: “Splendido, magnifico!
Hai detto ciò che ti avevo chiesto di dire! Anche dicendo: ‘Non ripeterò mai il
nome di Rama’, hai pronunciato il suo nome”.
Il fratello più anziano era furioso con il più giovane
perché aveva scaraventato a terra quel sant’uomo, ma rimase profondamente
deliziato da ciò che quel devoto aveva fatto: era riuscito a far pronunciare il
nome di Dio al fratello miscredente!
Per lui, la gloria del nome di Rama era così grande che il
semplice pronunciarne il nome, anche solo per errore, avrebbe portato chiunque
al di là dell’oceano di questa vita. E quel giorno organizzò un banchetto al
quale invitò l’intera città: dopotutto il suo giovane fratello era diventato
religioso!
Osho: Crea il tuo destino
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