Un devoto, che era preda di un profondo tormento mentale, mi
ha chiesto: “Vorrei perdere me stesso nel Brahman. L’ego è troppo doloroso,
voglio offrire questo ego a Dio. Cosa dovrei fare?”.
Conosco quest’uomo. Per anni ha frequentato un tempio; per
ore ha pianto con la testa appoggiata ai piedi della divinità. Di certo il suo
desiderio è molto intenso, ma il suo orientamento è sbagliato; infatti, chi
accetta l’io, proprio a causa di quell’accettazione, diventa l’io. Da questo
“io” consegue la sofferenza; e a quel punto ci si vuole sbarazzare di quel
dolore, per cui si desidera offrire se stessi, mettendosi nella mani del
Brahman.
Ma anche il nucleo primario di questa offerta dell’ego a Dio
è “io”; infatti, chi si vuole offrire? Chi vuole liberarsi da ogni pena e da
ogni tormento? Non è forse quello stesso io? Di chi è quest’ansia e questa
urgenza per il divino? Chi aspira a una felicità totale e all’Assoluto? Chi ti
fa scendere in competizione in questo mondo e poi ti eccita anche con l’idea
della salvezza? Non è forse quello stesso io?
Mi chiedo: è possibile
per l’io rinunciare
a se stesso? Se io voglio offrire
me stesso al divino, non vi sarà implicato proprio l’io stesso? Anche
quell’offerta non sarà “mia”? Non è forse tutto ciò che è “mio” a far nascere
il “mio” e l’“io”? Non è forse vero che la mia ricchezza, ciò che possiedo, mia
moglie e i miei bambini non fanno altro che alimentare questo “io”? E anche il
mio sannyas, la mia rinuncia, la mia offerta, la mia carità, la mia religione,
la mia anima, la mia salvezza non fanno che generare questo “io”?
Finché qualsiasi elemento di questo “mio” rimane, l’io
rimarrà assolutamente intatto. Qualsiasi azione dell’io – che sia il peccato o
la compassione, l’indulgenza o la rinuncia – non fa che rafforzare l’io. Anche
se farai sforzi strenui o cercherai di rinunciarvi, l’unico risultato sarà
quello di rafforzarlo.
Dunque, non c’è modo di lasciar cadere l’ego? Non esiste un
metodo per rinunciarvi? No, non c’è modo o metodo di lasciarlo andare, di
rinunciarvi, o di offrire l’ego al divino; e questo perché qualsiasi cosa venga
fatta, in ultima analisi si dimostrerà qualcosa che alimenta l’ego.
Nessuno è mai andato al di là dell’ego tramite un’azione,
uno sforzo o un proposito imposto con fermezza; né potrà mai accadere perché
qualsiasi imposizione non sarà altro che ego sotto mentite spoglie! Qualsiasi
imposizione non è altro che una forma immatura di ego; quando si rafforzerà, si
tramuterà in ego: l’ego non è altro che lo strutturarsi di una decisione presa
con risolutezza.
Dunque, in che modo si potrà mai lasciar cadere l’ego, se ce
lo si impone? E in cosa consistono tutti i tuoi sforzi e il tuo volerti offrire
al divino? Non sono forse estensioni di quella determinazione?
Sforzarsi di liberare se stessi dall’ego, utilizzando l’ego
è altrettanto stupido come cercare di sollevarsi tirandosi per le stringhe
delle scarpe! In realtà, non è possibile abbandonare l’ego, perché se esiste,
non esiste altro che quello; e se non esiste, allora non c’è, e non sorgerà
affatto il problema di doverlo abbandonare. Ecco perché affermo che è
importante riconoscere l’ego, non arrendendosi ma conoscendolo, non
rinunciandovi bensì comprendendolo.
E la meraviglia delle meraviglie è questa: mentre lo sforzo
e la decisione di abbandonarlo nutrono l’ego, attraverso la conoscenza non lo
si riesce a trovare: non c’è!
Conoscendo l’io, ovvero l’ego, non è possibile rinunciarvi;
e questo perché in realtà non esiste: menzogne, falsità devono essere inventate
se si vuol cercare di abbandonare qualcosa che non esiste. E anche questo senza
affatto riuscirci!
L’ego è una menzogna. Quando si cerca di rinunciarvi,
un’altra falsità – l’idea di doverlo “abbandonare” – dev’essere inventata; e
poi, a sostegno di quest’altra falsità, l’immaginazione deve creare
un’ulteriore bugia: “Dio”.
Ebbene, da tutte queste menzogne non esiste alcuna
possibilità di salvezza; al contrario, ci si lega a falsità ancora più grandi!
Un mistico trovò un orfano sul ciglio della strada. Lo aiutò
a crescere fino a quando non divenne un uomo adulto.
Nei pressi della sua capanna c’era un cimitero e, poiché il
bambino era parecchio birichino, ci andava spesso, di giorno o di notte. Per
far sì che non ci andasse più, il mistico gli disse: “Non andarci di notte. Là
vivono dei fantasmi che mangiano le persone”.
Ovviamente, da quel giorno il bambino iniziò ad aver paura
del cimitero e lo evitò. In seguito, venne inviato al gurukul, l’università
della foresta; e anche lì, conservò la paura di restare solo nel buio.
Parecchi anni dopo, tornò a casa. All’epoca era ormai
diventato un giovane, ma la sua paura era cresciuta con lui. Un notte, il
mistico gli chiese di attraversare il cimitero e di andare al villaggio a fare
una commissione. Ma il giovane iniziò a tremare al solo pensiero di dover
attraversare quel posto di notte, e replicò: “Come potrò mai passare di lì? È
popolato da fantasmi che mangiano le persone”.
Il mistico rise. Legò un amuleto intorno al braccio del
giovane e disse: “Adesso puoi andarci. Ora quei fantasmi non ti potranno fare
alcun male. Infatti, questo è l’amuleto di Dio che ti proteggerà sempre e ti
seguirà ovunque e, grazie alla presenza di Dio, quei fantasmi non riusciranno
mai a minacciarti. Con Dio al tuo fianco, come puoi aver paura dei fantasmi?”.
Il giovane partì e, non incontrando alcun fantasma sulla sua
strada, facilmente si convinse che Dio era onnipotente. Grazie a quell’amuleto
i fantasmi erano scomparsi; ma così era entrato in gioco Dio, e quel Dio –
chiamato in causa per scacciare i fantasmi – non poteva, ovviamente, che
diventare un fantasma ancora più grande. Adesso il giovane, con l’aiuto di Dio,
si era liberato dai fantasmi, ma ora non riusciva più a separarsi da
quell’amuleto, neppure per un istante.
Inevitabilmente, iniziò a sentirsi terrorizzato da questo
Dio, in grado di spaventare a morte perfino i fantasmi. Aveva paura che questo
Dio lo potesse abbandonare, se mai avesse commesso un errore, un peccato o un
crimine; e se fosse successo, di certo quei fantasmi si sarebbero vendicati su
di lui con tutta la loro furia. Per questo motivo, il giovane iniziò ad adorare
e a pregare Dio. Non solo iniziò ad adorarlo ma, iniziò allo stesso tempo a
temere tutti i rappresentanti di Dio e tutti i suoi intermediari su questa
Terra.
Vedendo questi sviluppi, il mistico si inquietò: il suo
rimedio aveva creato un problema ancora più serio. Quei poveri fantasmi erano
di gran lunga meglio di questo Dio: avrebbero potuto infastidire la gente nel
cimitero, ma solo durante la notte; mentre questo Dio assillava quel giovane
perfino alla luce del giorno!
In una notte di luna nuova, il mistico strappò l’amuleto che
il giovane portava al polso e lo buttò nel fuoco. Subito il giovane iniziò a
tremare e il suo volto sbiancò; sarebbe potuto svenire ma il mistico lo
sostenne e poi gli raccontò l’intera storia: di come aveva inventato i
fantasmi, e in seguito Dio, solo per aiutarlo. E quando il giovane sembrò un
pochino convinto, il mistico lo prese per mano e lo condusse nel cimitero. Insieme
cercarono in ogni angolo di quel camposanto, e con stupore il giovane si rese
conto che non c’erano fantasmi, da nessuna parte.
In questo modo, sia i fantasmi sia Dio scomparvero; e il
giovane si sentì libero da qualsiasi peso e da ogni paura.
In effetti, una ricerca approfondita dei fantasmi e delle
loro dimore è l’unico modo per liberarsene.
L’ego produce dolore, comporta assilli, genera ansia e la
sensazione di essere insicuri; inoltre dà vita alla paura della morte. Dunque,
per trovare una via d’uscita a tutto questo, è stata inventata l’idea di
arrendersi a Dio. Solo da quella paura è nata l’idea di Dio e della devozione,
e in tutto questo l’ego di fatto non esiste; ma fino a quando non lo cercheremo
e non lo riconosceremo, ecco che esisterà.
L’ego non esiste, fatta eccezione per la nostra ignoranza –
e in che modo ciò che non esiste può essere abbandonato? Se i fantasmi non
esistono, da che cosa si dovrà mai rifuggire? Dio è necessario perché i
fantasmi esistono; e poiché l’ego esiste, ecco che è necessario arrendersi a
Dio: scopri i fantasmi dell’ego, e non cercare un amuleto che ti possa
proteggere da loro!
Immergiti in profondità dentro di te, e scopri dove esiste
l’ego. Non appena inizierai a ricercarlo, scoprirai che non esiste: il cimitero
è del tutto libero da fantasmi, l’essere all’interno del sé è vuoto di
qualsiasi ego. Allora ciò che resta è l’essenza divina, ciò che si sperimenta è
il vero arrendersi, e ciò che esiste è il Brahman.
Osho Crea il tuo destino
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