In una notte buia guardavo le stelle nel cielo. L’intera
città era addormentata e io provavo una profonda compassione per quelle anime
addormentate: dopo un giorno di duro lavoro, quei poveretti dovevano sognare
l’appagamento di tutti i loro desideri irrisolti. Stavano vivendo nei sogni e
nei sogni dormivano; nessuno di loro aveva visto il sole, né vedevano la luna o
le stelle. In realtà, gli occhi capaci di vedere i sogni non sono in grado di
vedere ciò che è davvero presente: è cosa essenziale e primaria che la polvere
dei sogni scompaia, prima di poter vedere la verità.
Via via che l’oscurità della notte diventava sempre più
profonda, il numero delle stelle nel cielo aumentava. Gradualmente, l’intera
volta celeste fu ricolma della loro luminescenza; e non solo il cielo: anch’io
ero colmato della loro bellezza silenziosa.
Non è forse vero che il cielo dell’anima è ricolmo di
stelle, quando le vede risplendere in cielo?
La verità è che l’uomo si riempie di ciò che vede: la
persona che vede l’insignificante si riempie di insignificanza; colui che vede
la grandezza si riempie di magnificenza.
I nostri occhi sono le soglie sulle nostre anime. Seduto
contro un albero, ero semplicemente perso nel cielo, quando qualcuno, dietro di
me, mise la sua mano fredda e morta sulla mia spalla. Potevo sentire anche il
rumore del suo piede: non erano suoni emessi da un essere vivente; e la sua
mano era così priva di vita che, perfino nell’oscurità, non impiegai molto
tempo per capire i pensieri dietro i suoi occhi; questo contatto con il suo
corpo mi aveva portato addirittura i venti della sua mente.
Quella persona era viva, era giovane, ma da tempo la vita
l’aveva abbandonata; e forse la gioventù non l’aveva mai neppure sfiorata.
Entrambi sedemmo sotto le stelle. Presi le sue mani prive di
vita tra le mie, così da permettere loro di riscaldarsi un pochino; così da
permettere al calore della mia vita di fluire nella sua. Quel giovane era solo,
ma forse l’amore poteva riportarlo in vita.
Senza dubbio, non era il momento di parlare, per cui rimasi
in silenzio. A volte il cuore trova intimità nel silenzio, e le ferite che le
parole non possono rimarginare vengono guarite: il silenzio può curare anche
quelle. Le parole e i suoni sono un fastidio e un ostacolo che impedisce di
comprendere l’intera sinfonia.
La notte era quieta e immobile. La musica silente ci avvolse
entrambi. Quel giovane non mi era più estraneo; io ero presente, in lui. A un
certo punto la sua immobilità pietrificata ebbe fine e le sue lacrime mi
dissero che si stava sciogliendo: stava piangendo, tutto il suo corpo tremava;
le vibrazioni di ciò che piangeva nel suo cuore stavano toccando ogni nervo del
suo corpo. Continuò a piangere, a piangere, a piangere... e a un certo punto
disse: “Voglio morire. Sono assolutamente povero e sconfortato. Non ho nulla di
nulla, vivo nella più assoluta miseria!”.
Rimasi in silenzio per un po’ e poi, lentamente, gli dissi
che mi era venuta in mente una storia...
Un giovane disse a un mistico: “L’esistenza mi ha portato via
ogni cosa. Non ho altra scelta che morire”.
Gli chiesi se per caso non fosse lui quello stesso giovane.
Il mistico gli disse: “Vedo un tesoro immenso nascosto
dentro di te, me lo venderesti? Se me lo vendi, tu otterrai ogni cosa, inoltre
risparmierai all’esistenza un insulto”.
Di nuovo chiesi a quel giovane se non fosse lui ad aver
parlato. Non lo potevo dire per certo; d’altra parte, io ero proprio quel
mistico e sembrava che la storia si stesse ripetendo.
Il giovane di quella storia si stupì... e forse anche il
giovane a cui stavo parlando si meravigliò.
Lui disse: “Tesoro? Ma se non possiedo neppure un
centesimo”.
Al che il mistico scoppiò a ridere e disse: “Vieni, andiamo
dal re. Il re è molto astuto: ha un occhio particolare in grado di scorgere
tesori nascosti; sono certissimo che comprerà il tuo. In passato gli ho portato
molti venditori di tesori nascosti”.
Il giovane non riusciva a comprendere: per lui tutto ciò che
il mistico stava dicendo era un enigma. Comunque, lo seguì fino al palazzo del
re.
Lungo il cammino, il mistico gli disse: “Ci sono alcune cose
che devono essere chiarite in anticipo, così da non sollevare discussioni di
fronte al re. Questo re è qualcuno che non baderà a spese se la cosa gli piace,
non ci sono limiti di prezzo! Quindi, è importante sapere se sei pronto a
vendere queste cose, oppure no”.
Il giovane disse: “Ma quale tesoro? Di cosa parli?”.
Il mistico spiegò: “Per esempio, i tuoi occhi: quanto li
valuti? Potrei far salire il loro prezzo fino a cinquantamila rupie, di fronte
al re. Ti bastano? Oppure il tuo cuore, o la tua mente? Per ciascuna di queste
cose puoi arrivare ad avere fino a centomila rupie”.
Il giovane era allibito: pensava che il mistico fosse matto.
E glielo chiese: “Sei impazzito? Gli occhi? Il cuore? La mente? Di cosa stai
parlando? Non posso vendere queste cose a nessun prezzo! E non solo io, nessuno
le può vendere”.
Il mistico scoppiò a ridere e disse: “Sono impazzito io, o
forse lo sei tu? Se hai cose tanto preziose che non sei disposto a vendere
neppure per centinaia di migliaia di rupie, perché lamenti di essere povero?
Usale! La grotta del tesoro che non viene utilizzato è vuota, sebbene sia
piena; e la grotta del tesoro che viene utilizzato è piena, anche se è vuota.
L’esistenza ci dona tesori, tesori immensi, ma ciascuno deve cercarli e scavare
da solo, per scoprirli. Non esiste ricchezza più grande della vita; e chi non
riesce neppure a vedere una ricchezza in tutto ciò non la troverà da
nessun’altra parte”.
La mezzanotte era già passata da tempo. Mi alzai e dissi a
quel giovane: “Va’, va’ a dormire, e domani svegliati come un uomo diverso. La
vita è ciò che ne facciamo, è una nostra creazione. Possiamo farne qualcosa di
morto, oppure possiamo renderla eterna... sta a noi scegliere! E questo non
dipende da qualcun altro, dipende unicamente da noi stessi. E la morte verrà
spontaneamente, non è affatto necessario invocarla”.
Invoca la vita, invita l’illuminazione. Tutto questo lo puoi
conseguire solo tramite un duro lavoro, uno sforzo, un’intensa risoluzione e
una dedizione costante.
Osho: Crea il tuo destino.
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