domenica 3 aprile 2016

La vita è ciò che ne facciamo

3 APRILE 2016


 

In una notte buia guardavo le stelle nel cielo. L’intera città era addormentata e io provavo una profonda compassione per quelle anime addormentate: dopo un giorno di duro lavoro, quei poveretti dovevano sognare l’appagamento di tutti i loro desideri irrisolti. Stavano vivendo nei sogni e nei sogni dormivano; nessuno di loro aveva visto il sole, né vedevano la luna o le stelle. In realtà, gli occhi capaci di vedere i sogni non sono in grado di vedere ciò che è davvero presente: è cosa essenziale e primaria che la polvere dei sogni scompaia, prima di poter vedere la verità.

Via via che l’oscurità della notte diventava sempre più profonda, il numero delle stelle nel cielo aumentava. Gradualmente, l’intera volta celeste fu ricolma della loro luminescenza; e non solo il cielo: anch’io ero colmato della loro bellezza silenziosa.
Non è forse vero che il cielo dell’anima è ricolmo di stelle, quando le vede risplendere in cielo?

La verità è che l’uomo si riempie di ciò che vede: la persona che vede l’insignificante si riempie di insignificanza; colui che vede la grandezza si riempie di magnificenza.

I nostri occhi sono le soglie sulle nostre anime. Seduto contro un albero, ero semplicemente perso nel cielo, quando qualcuno, dietro di me, mise la sua mano fredda e morta sulla mia spalla. Potevo sentire anche il rumore del suo piede: non erano suoni emessi da un essere vivente; e la sua mano era così priva di vita che, perfino nell’oscurità, non impiegai molto tempo per capire i pensieri dietro i suoi occhi; questo contatto con il suo corpo mi aveva portato addirittura i venti della sua mente.

Quella persona era viva, era giovane, ma da tempo la vita l’aveva abbandonata; e forse la gioventù non l’aveva mai neppure sfiorata.

Entrambi sedemmo sotto le stelle. Presi le sue mani prive di vita tra le mie, così da permettere loro di riscaldarsi un pochino; così da permettere al calore della mia vita di fluire nella sua. Quel giovane era solo, ma forse l’amore poteva riportarlo in vita.

Senza dubbio, non era il momento di parlare, per cui rimasi in silenzio. A volte il cuore trova intimità nel silenzio, e le ferite che le parole non possono rimarginare vengono guarite: il silenzio può curare anche quelle. Le parole e i suoni sono un fastidio e un ostacolo che impedisce di comprendere l’intera sinfonia.

La notte era quieta e immobile. La musica silente ci avvolse entrambi. Quel giovane non mi era più estraneo; io ero presente, in lui. A un certo punto la sua immobilità pietrificata ebbe fine e le sue lacrime mi dissero che si stava sciogliendo: stava piangendo, tutto il suo corpo tremava; le vibrazioni di ciò che piangeva nel suo cuore stavano toccando ogni nervo del suo corpo. Continuò a piangere, a piangere, a piangere... e a un certo punto disse: “Voglio morire. Sono assolutamente povero e sconfortato. Non ho nulla di nulla, vivo nella più assoluta miseria!”.

Rimasi in silenzio per un po’ e poi, lentamente, gli dissi che mi era venuta in mente una storia...

Un giovane disse a un mistico: “L’esistenza mi ha portato via ogni cosa. Non ho altra scelta che morire”.

Gli chiesi se per caso non fosse lui quello stesso giovane.

Il mistico gli disse: “Vedo un tesoro immenso nascosto dentro di te, me lo venderesti? Se me lo vendi, tu otterrai ogni cosa, inoltre risparmierai all’esistenza un insulto”.

Di nuovo chiesi a quel giovane se non fosse lui ad aver parlato. Non lo potevo dire per certo; d’altra parte, io ero proprio quel mistico e sembrava che la storia si stesse ripetendo.

Il giovane di quella storia si stupì... e forse anche il giovane a cui stavo parlando si meravigliò.

Lui disse: “Tesoro? Ma se non possiedo neppure un centesimo”.

Al che il mistico scoppiò a ridere e disse: “Vieni, andiamo dal re. Il re è molto astuto: ha un occhio particolare in grado di scorgere tesori nascosti; sono certissimo che comprerà il tuo. In passato gli ho portato molti venditori di tesori nascosti”.

Il giovane non riusciva a comprendere: per lui tutto ciò che il mistico stava dicendo era un enigma. Comunque, lo seguì fino al palazzo del re.

Lungo il cammino, il mistico gli disse: “Ci sono alcune cose che devono essere chiarite in anticipo, così da non sollevare discussioni di fronte al re. Questo re è qualcuno che non baderà a spese se la cosa gli piace, non ci sono limiti di prezzo! Quindi, è importante sapere se sei pronto a vendere queste cose, oppure no”.

Il giovane disse: “Ma quale tesoro? Di cosa parli?”.

Il mistico spiegò: “Per esempio, i tuoi occhi: quanto li valuti? Potrei far salire il loro prezzo fino a cinquantamila rupie, di fronte al re. Ti bastano? Oppure il tuo cuore, o la tua mente? Per ciascuna di queste cose puoi arrivare ad avere fino a centomila rupie”.

Il giovane era allibito: pensava che il mistico fosse matto. E glielo chiese: “Sei impazzito? Gli occhi? Il cuore? La mente? Di cosa stai parlando? Non posso vendere queste cose a nessun prezzo! E non solo io, nessuno le può vendere”.

Il mistico scoppiò a ridere e disse: “Sono impazzito io, o forse lo sei tu? Se hai cose tanto preziose che non sei disposto a vendere neppure per centinaia di migliaia di rupie, perché lamenti di essere povero? Usale! La grotta del tesoro che non viene utilizzato è vuota, sebbene sia piena; e la grotta del tesoro che viene utilizzato è piena, anche se è vuota. L’esistenza ci dona tesori, tesori immensi, ma ciascuno deve cercarli e scavare da solo, per scoprirli. Non esiste ricchezza più grande della vita; e chi non riesce neppure a vedere una ricchezza in tutto ciò non la troverà da nessun’altra parte”.

La mezzanotte era già passata da tempo. Mi alzai e dissi a quel giovane: “Va’, va’ a dormire, e domani svegliati come un uomo diverso. La vita è ciò che ne facciamo, è una nostra creazione. Possiamo farne qualcosa di morto, oppure possiamo renderla eterna... sta a noi scegliere! E questo non dipende da qualcun altro, dipende unicamente da noi stessi. E la morte verrà spontaneamente, non è affatto necessario invocarla”.

Invoca la vita, invita l’illuminazione. Tutto questo lo puoi conseguire solo tramite un duro lavoro, uno sforzo, un’intensa risoluzione e una dedizione costante.

Osho: Crea il tuo destino.

Nessun commento :

Posta un commento