mercoledì 27 aprile 2016

Libertà, libertà, libertà!

27APRILE 2016



Religione, religione, religione! Si parla così tanto di religione, ma che dire dei risultati?

Non faccio che sentire gente che cita i testi sacri, ma con quali risultati? L’essere umano è ancora immerso nella sofferenza e nell’infelicità e noi non facciamo che ripetere i dogmi che ci sono stati insegnati. La vita non fa che degradarsi sempre di più verso qualcosa di animale; eppure, eccoci qui a pregare come sempre, in templi fatti di pietra.

Forse siamo così coinvolti nelle parole, in parole del tutto prive di vita, che abbiamo perso ogni potere di vedere la verità. Le nostre menti sono così invischiate nei testi sacri che abbiamo perso il potere di scoprire noi stessi. E forse è questo il motivo per cui esiste un abisso incolmabile tra il pensiero e l’azione. E forse, per lo stesso motivo, continuiamo a vivere in modo esattamente opposto a ciò che diciamo di volere fermamente. E la cosa sorprendente è che questa contraddizione non è neppure notata, da nessuno di noi!

Non siamo forse diventati ciechi, sebbene i nostri occhi non soffrano di alcuna menomazione?

Ho  riflettuto  su  questo  stato  di  cose  e  ho scoperto che sono proprio quelle stesse verità – verità che non sono state scoperte in prima persona – che ci stanno trascinando in un simile stato confusionale. La verità, se viene scoperta individualmente, conduce alla libertà; se non è frutto del proprio sé, non fa che legare in vincoli ancora più stretti.

Non esiste falsità maggiore delle verità che vengono insegnate dagli altri. Simili verità prese in prestito non faranno che produrre serie complicazioni foriere di guai nella vita della gente.

C’era una volta un pappagallo ammaestrato che viveva in una taverna sulla collina.

Quel pappagallo non faceva che ripetere, giorno e notte, ciò che il padrone gli aveva insegnato; per cui gracchiava incessantemente: “Libertà, libertà, libertà!”.

Un viandante arrivò a quella taverna per la prima volta, e si fermò per la notte. Le parole del pappagallo lo toccarono profondamente: diverse volte era stato arrestato nella sua lotta per conquistare la libertà del suo Paese, e quando il pappagallo, rompendo il silenzio perenne di quelle colline, strillava: “Libertà, libertà, libertà!”, un’eco profonda risuonava nel cuore di quell’uomo.

Si ricordava i giorni della sua prigionia, e si rammentava che anche il suo essere interiore era solito urlare proprio nello stesso modo: “Libertà, libertà, libertà!”.

Al calar della notte, il viaggiatore si alzò e cercò di liberare il pappagallo, che ancora ripeteva il suo richiamo: lo fece uscire dalla gabbia, ma l’animale oppose una strenua resistenza. Stranamente, non fece che aggrapparsi saldamente alle sbarre della gabbia; pur continuando a urlare con voce sempre più alta: “Libertà, libertà, libertà!”.

Con gran difficoltà, il viaggiatore alla fine riuscì a tirar fuori il pappagallo. E dopo averlo lasciato volare libero nell’aria, finalmente si addormentò.

Ma il mattino dopo, quando si svegliò, vide che il pappagallo era felicemente appollaiato dentro la gabbia, e strillava: “Libertà, libertà, libertà!”.

Osho: Crea il tuo destino

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