sabato 14 luglio 2018

TUTTO È UN GIOCO


14/07/2018
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“Dimentica te stesso, lascia che ci siano soltanto la danza
e il canto, e raggiungerai una sorgente molto profonda
dentro di te.”
Il Kirtan è la meditazione del pomeriggio che consta di canti e danze. È una
delle porte segrete, una delle porte poste più in profondità, e ciò implica un
approccio essenziale.
La prima cosa fondamentale è comprendere che la religiosità non deve
essere un affare serioso: si può danzare e cantare, i musi lunghi non sono
affatto necessari. Abbiamo vissuto troppo a lungo con le facce immusonite;
se guardi l’iconografia tradizionale di dio, lo vedi serio, e la sua serietà
richiama altra tristezza.
Adesso – e non solo ora, è sempre stato così, ma oggi soprattutto – adesso
abbiamo bisogno di un dio che danza e che ride. La serietà ha ucciso la
religione; la colpa non è della gente irreligiosa, non è degli atei, ma della
seriosità, delle facce serie dei preti e dei profeti.
La serietà è una malattia, e il volto serio della religione ha attratto solo
persone malate. I giovani, le persone vive che danzano e ridono, non si sono
sentite attratte dalla religione, hanno sentito che non era per loro. D’altro
canto, quando si è vecchi e malati, quando la vita ci ha segnati, quando la
nostra energia si è affievolita, allora – quando ormai la morte si sta
avvicinando – solo allora si cerca il divino. Questo si è dimostrato fatale e,
come conseguenza, il mondo intero non è più religioso.
La religiosità dev’essere giovane, viva e fresca. Deve avere fondamenta
diverse. Io definisco come sue fondamenta la festa, la celebrazione, una
profonda inclinazione verso la felicità.
La meditazione del pomeriggio implica tutte queste cose. Devi danzare in
estasi. Tutta la tua energia vitale deve fluire, dev’essere carica di risa e di
canto. Celebra la vita, non cercare di combatterla. E in quella celebrazione
arriverai a trascendere, sarai un vincitore.
Durante la meditazione del mattino è in atto un processo catartico, e al
termine hai bisogno di danzare, di cantare, di inneggiare a qualcosa! La
catarsi è un processo negativo, serve a purificarti. Quando sei pronto,
purificato, senti in te una profonda gratitudine.
Canta e danza, dissolviti completamente nella danza e nel canto.
Quando chi danza è scomparso e rimane solo la danza, sei in meditazione.
Quando chi canta è scomparso e rimane solo il canto, sei in meditazione.
Dimentica colui che danza, il centro dell’ego; diventa la danza. Quella è
meditazione. Danza così intensamente da dimenticare completamente che tu
stai danzando, e comincia a sentire che sei la danza.
Ogni divisione deve scomparire, allora si può parlare di meditazione. Se
esiste ancora una divisione, si tratta solo di un esercizio: buono, salutare, ma
non si può dire che sia spirituale. È un semplice ballo. Il ballo di per sé è una


cosa salutare, nei suoi limiti è ottimo. Alla fine ti senti fresco e ringiovanito
ma non è ancora meditazione. Colui che danza deve scomparire, e soltanto la
danza rimanere.
Cosa fare quindi? Sii totale nella danza, perché la divisione può esistere
soltanto dove non c’è totalità. Se ti metti in disparte e osservi la tua danza, la
divisione persisterà: sei il danzatore e colui che sta danzando. In questo caso
la danza è solo un’azione, qualcosa che stai facendo; non si tratta del tuo
essere. Quindi coinvolgiti completamente, sciogliti nella danza. Non restare
in disparte, non essere un osservatore. Partecipa!
Lascia che la danza fluisca da sola. Non forzarla, al contrario, seguila,
lascia che accada. Non deve essere qualcosa che fai; è un accadere. E
conserva uno stato d’animo gioioso. Non stai facendo nulla di serio, stai solo
giocando, stai giocando con la tua energia vitale, giochi con la tua bioenergia
permettendole di muoversi da sola. Come il vento soffia o il fiume scorre,
anche tu fluisci e voli: sentilo!
E sii giocoso. Ricordati sempre questa parola: gioco. Con me è
fondamentale. In India la creazione divina viene chiamata lila, il gioco
divino. Dio non ha creato il mondo: è un gioco. Il mondo non è una creazione
separata dalla divinità: è divino. Tutto è solo un gioco. Quindi lascia giocare
il divino che è dentro di te, lascia che danzi, celebri e canti. Solo allora lo
avvicinerai, solo allora ti si rivelerà.
Non avvicinarti alla ricerca interiore in modo serioso. Non è un lavoro,
assomiglia al gioco dei bambini; non è lavoro, è un gioco. Non è neppure una
gara, perché quella ha delle regole che devi seguire. Quando giochi devi
seguire soltanto la tua energia vitale. Seguila, fluisci con essa. Dimentica te
stesso, lascia che ci siano soltanto la danza e il canto, e raggiungerai una
sorgente molto profonda dentro te.
Nella tua vita spunteranno molti fiori nuovi, si apriranno nuove
dimensioni: lascia semplicemente scorrere la tua energia vitale, e ricorda
sempre che è più saggia di te. Quando conosci la tua energia vitale e lasci che
sia lei a guidarti, ti accorgerai di quanto sei stato stupido, di quanto sei stato
sciocco; cercavi di dirigere la tua vita, cercavi di forzarla in una direzione.
Con la tua mente, con le tue misere idee, i tuoi concetti, cercavi di controllare
un’energia più grande di te: cercavi di racchiudere il cielo in una finestra.
Non sei altro che la cornice di una finestra! Non interessartene troppo.
Interessati solo alla sorgente vitale, alla forza, all’energia che è dentro di te.
Con l’aiuto del canto e della danza, spero che un giorno quella cornice si
rompa, che tu riesca a buttarla via e che la tua energia vitale si liberi. Una
volta libera, avrai una qualità diversa. Quella qualità non è umana: è divina.

Osho: The New Alchemy: To Turn You On, CAP. 23


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