04/07/2018
“Rispetta la tua unicità e abbandona i paragoni.
Rilassati nel tuo essere.”
Amato Osho,
come posso essere me stesso?
Dovrebbe essere la cosa più facile del mondo, ma non lo è.
Per essere se
stessi non si deve fare nulla: lo si è già. Come potrebbe
essere diversamente?
Come potresti essere qualcun altro? Ma posso capire il
problema. Il problema
nasce perché la società corrompe tutti. Finora la società è
stata un’incredibile
fonte di corruzione: corrompe la mente e l’essere; ti impone
a forza delle cose
e tu perdi il contatto con te stesso. Tenta di fare di te
ciò che non sei, qualcosa
che non eri affatto destinato a essere: ti spinge fuori dal
tuo centro, ti trascina
lontano da te stesso. Ti insegna a essere simile a un Cristo
o a un Buddha, ad
assomigliare a questo o a quest’altro; non ti dice mai di
essere te stesso, non
ti permette alcuna libertà di esistere, impone alla tua
mente immagini prese
dall’esterno.
Così nasce il problema. Al massimo ti è permesso fingere, e
quando fingi
non ti senti mai appagato. Desideri essere te stesso – è
naturale – e la società
non te lo permette. Vuole che tu sia qualcun altro, vuole
che tu sia falso; non
vuole che tu sia reale, perché le persone reali sono pericolose.
Le persone
reali sono ribelli; le persone reali non possono essere
controllate tanto
facilmente; le persone reali non possono essere
irregimentate; le persone reali
vivranno la propria realtà a modo loro, faranno ciò che
sentono, non si
preoccuperanno di ciò che non gli appartiene. Non potrai
chiedere a persone
simili di sacrificarsi, non le potrai immolare in nome della
religione, dello
Stato, della nazione, del popolo; è impossibile sedurle a
fare un qualsiasi
sacrificio.
Le persone reali propendono sempre verso la propria
felicità. La loro
felicità è un valore assoluto: non sono disposte a
sacrificarsi per null’altro.
Questo è il problema.
Ecco perché la società fuorvia ogni bambino: gli insegna a
essere qualcun
altro. E con il tempo il bambino apprende le vie della
finzione, dell’ipocrisia.
Poi, un giorno – questa è l’ironia – quella stessa società
inizia a parlarti
diversamente, inizia a chiederti: “Cosa ti è successo?
Perché non sei felice?
Perché hai un’aria così afflitta? Perché sei così triste?”.
E poi arrivano i preti.
Prima ti corrompono, ti distolgono dal sentiero della
felicità – perché
esiste una sola felicità possibile: essere se stessi – poi
ti dicono: “Come mai
sei infelice? Perché sei così afflitto?”, e a quel punto ti
insegnano come essere
felice. Prima ti fanno ammalare e poi ti vendono le
medicine; questa è
un’incredibile cospirazione!
Mi hanno raccontato di una vecchietta di religione ebraica
seduta in aereo
di fianco a un norvegese ben piazzato. La donnina fissa l’omone
con
insistenza, e alla fine gli chiede: “Mi scusi, ma lei è
ebreo?”.
“No” risponde l’uomo.
Passano alcuni minuti, la donna torna a fissare il suo
compagno di
viaggio, poi gli sussurra: “A me lo può dire, lei è ebreo,
vero?”.
“Ma no che non lo so!” risponde l’uomo.
La vecchina continua a studiare il norvegese e di nuovo
commenta: “A
me sembra proprio che lei sia ebreo”.
Per far finire quell’assillo, l’uomo risponde: “Ok, sono
ebreo”.
La donna lo squadra ben bene, poi scuote la testa e
borbotta: “Non lo
sembra affatto”.
Le cose stanno così.
Mi chiedi: Come posso essere me stesso?
Abbandona ogni finzione, abbandona semplicemente l’assillo
di voler
essere qualcun altro; abbandona questo desiderio di
assomigliare a Cristo, al
Buddha, a Mahavira, a Krishna, al tuo vicino. Smetti di
alimentare qualsiasi
competizione, lascia perdere qualsiasi confronto e sarai te
stesso: il veleno è
nel paragonarsi.
Lascia perdere ogni confronto: tu sei unico. Nessun altro è
simile a te,
nessun altro è mai stato simile a te e nessun altro sarà mai
simile a te. Tu sei
semplicemente unico. E quando dico che sei unico, non sto
dicendo che sei
migliore degli altri, ricorda: sto semplicemente dicendo che
anche tutti gli
altri sono unici. L’unicità è una qualità comune a ogni
essere vivente.
Rispetta la tua unicità e abbandona i paragoni. Nel momento
in cui inizi a
fare paragoni, sei in trappola. No, non fare alcun confronto
con nessuno:
l’altro non è te, tu non sei lui. Tu sarai te stesso, lui
sarà se stesso; lascia che
lo sia e rilassati nel tuo essere. Inizia a godere ciò che
sei; deliziati nei
momenti che la vita ti mette a disposizione.
Paragonarsi chiama in causa il futuro, paragonarsi mette in
gioco
l’ambizione, paragonarsi porta con sé la violenza: inizi a
lottare, inizi a
competere con la forza, diventi ostile.
La vita non è qualcosa di simile a una merce. La felicità
non è un bene di
consumo, qualcosa che tu non puoi avere se è posseduta da
altri: “Come
posso avere la felicità se altri già la possiedono?”, la
felicità non è affatto un
oggetto. Ne puoi avere quanta ne vuoi, dipende semplicemente
da te.
Nessuno può competere in quell’ambito, nessuno è in
antagonismo con te. È
come uno splendido giardino, puoi guardarlo e apprezzarlo
tanto quanto
chiunque altro. Il fatto che qualcun altro lo apprezzi e
dica che è splendido
non ti preclude nulla, non ti toglie assolutamente nulla.
No, non pensare in termini di competizione. È assurdo
chiedersi: “Se
qualcun altro è felice, come faccio a esserlo io?”. Non devi
affatto saltare
addosso agli altri per sottrarre loro la felicità, non devi
affatto competere.
Ricorda: se la gente è infelice, ti sarà estremamente
difficile essere felice. La
felicità è qualcosa disponibile a chiunque: chiunque apra il
suo cuore troverà
sempre la felicità pronta ad accoglierlo. Io chiamo questa
felicità dio.
Tutto ciò che è divino è esente da competizione, e il tuo
essere è divino;
limitati quindi a districare la situazione. La società ha portato
la tua testa a
uno stato di totale confusione, ti ha insegnato uno stile di
vita competitivo, e
la religiosità è uno stile di vita non competitivo. La
società è ambizione, e la
religiosità è assolutamente libera da qualsiasi ambizione.
Puoi essere te stesso soltanto quando sei completamente
libero da
qualsiasi ambizione. È semplice!
Osho: The Divine Melody, CAP. 4
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