05/07/2018
“Torna a casa, muoviti verso il tuo interno.
Come inizi a muoverti all’interno, più silenzio, più
tranquillità, più equanimità, più equilibrio, più
centratura,
più radicamento iniziano ad accadere spontaneamente.”
La parola nulla significa semplicemente nessuna cosa – un
vuoto. Si tratta
di uno spazio senza forma, non ha confini.
Una volta che si inizia a entrare in sintonia con questo
vuoto senza forma,
una volta che entri in armonia con esso, una volta che
smetti di rifuggirlo,
inizia il viaggio verso casa.
Il giorno in cui arrivi in questo spazio vuoto, il tuo
gioirne, il tuo non
sentirti alieno, non viverlo da estrano, il tuo goderne, è
una benedizione.
La mente occidentale si sente in grande imbarazzo a
quest’idea: “Come
può il nulla essere una gioia?”. Hai sempre cercato di
essere; il nulla
assomiglia alla morte, all’annientamento. Come può il nulla
essere una gioia?
Ecco perché i filosofi occidentali pensano che il Buddha sia
il più grande
pessimista vissuto al mondo; non lo è, questa è una
interpretazione. La mente
occidentale pensa: “Che gioia può mai dare entrare nel
nulla?”.
Non comprendi. Quando scopri che non sei, non può esserci
più alcuna
ansia. Adesso anche la morte non può farti paura. Ormai non
sei più, quindi
la morte non può distruggere nulla, sei libero dalla morte.
Quando scopri che
non sei, successo e fallimento non ti interessano più; in te
non c’è nessuno ad
avere successo e nessuno a fallire. C’è imparzialità, tutto
è uguale.
Quando si arriva a vedere questo nulla, com’è possibile
continuare a
restare tesi? Come può esserci stress e tensione? Non c’è
niente che possa
creare tensione; dal nulla non nasce nessuna increspatura.
Le tensioni
spariscono, ti rilassi.
Questo nulla è profondamente riposante, è riposo assoluto,
tutto si ferma,
tutto arriva a una battuta d’arresto. Ora qualsiasi cosa
accada non fa alcuna
differenza, non riesce ad agitarti. Diventi ricco, la cosa
non ti agita; diventi
povero, la cosa non ti agita. Hai successo, e va bene; non
hai successo, e tutto
è perfettamente a posto. Tutto continua ad andare bene; nel
tuo essere è nata
l’armonia. Ora sei equilibrato, assolutamente equilibrato.
La vita va a sinistra,
va bene; la vita va a destra, va bene. Non ha importanza;
niente conta più.
Questo stato è ciò che chiamiamo gioia. La gioia non è
sinonimo di
felicità, la gioia è cosa ben più trascendentale. La gioia
non è né la felicità, né
l’infelicità. La gioia è uno stato dell’essere che resta
imperturbabile,
indisturbato, non importa cosa stia accadendo intorno. Il
ciclone continua a
imperversare, ma nel tuo nucleo più intimo tutto tace; è
sorta la tranquillità.
Questo è ciò che chiamiamo samadhi.
Al mondo esistono soltanto due sentieri percorribili: uno è
quello che ti
allontana da te stesso, l’altro è quello che ti avvicina.
Per allontanarsi è
possibile seguire migliaia di percorsi. Qualcuno si
allontana da se stesso
seguendo il denaro, qualcuno seguendo il potere, qualcuno
seguendo il sesso,
qualcuno rincorrendo l’alcol, le droghe… Ci sono migliaia di
percorsi, di
strade secondarie. Ma di base tutte vanno in una sola
direzione – vanno verso
ciò che è esterno a te. Vanno sempre più lontano dal tuo
centro, verso la
periferia.
Il fatto è che quella periferia non esiste, così continui ad
andare avanti e
avanti e avanti – sempre più scontento, sempre più
insoddisfatto, sempre più
angosciato. Il risultato finale è la follia. Se l’Occidente
arrivasse alla sua
conclusione logica, vedremmo l’intera società occidentale impazzire.
Se
questa mente protesa verso l’esterno si tende fino allo
stremo, allora può
esserci solo e unicamente follia. Il risultato finale è la
pazzia.
L’altro viaggio è verso il tuo interno. Torna a casa,
muoviti verso il tuo
interno. Come inizi a muoverti verso l’interno, più
silenzio, più tranquillità,
più equanimità, più equilibrio, più centratura, più
radicamento iniziano ad
accadere spontanemente.
Il giorno in cui arrivi a casa, all’improvviso scopri la
gioia.
Osho: Zen: The
Path of Paradox, VOL. II CAP. 7
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