mercoledì 18 luglio 2018

DAL NULLA


18/07/2018
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“Non c’è nessuna fine e nessun inizio.”
Nell’esistenza nulla è mai creato: è un inizio costante e senza fine. Il
concetto stesso di creazione è puerile, ed è irrilevante per ciò che concerne
l’esistenza. L’esistenza è sempre esistita: non è mai stata creata e non potrà
mai essere distrutta. La parola creazione significa dal nulla – e dal nulla non
nasce nulla. Il mondo, la creazione, sono in continuo mutamento, ma nulla
potrà mai essere creato o distrutto.
Il mutamento è la realtà. E con mutamento intendo dire che soltanto la
forma cambia, non la sostanza; l’essenza resta sempre la stessa. E questo
mutamento è continuo, è eterno; quindi, né le cose né le anime sono create. E
se le cose non sono create, il concetto di creazione delle anime diventa
assurdo. Un’anima creata non può essere un’anima; se un’anima si potesse
creare, sarebbe soltanto una cosa.
Ma per la cosiddetta persona religiosa, la creazione è rilevante, perché noi
abbiamo concepito dio come il creatore, e senza creazione che ne sarebbe del
creatore?
Dio non è il creatore, dio è l’esistenza stessa. Dio non è separato dalla
sostanza stessa della realtà; non è il creatore della realtà, è la realtà stessa.
Questa dualità – dio e il mondo, il creatore e il creato – è dovuta al nostro
modo dualista di pensare. La nostra mente continua a creare dualità, ma la
realtà è una. Dio non è il creatore ma la creazione, l’energia, la forza, la
sostanza fondamentale del Tutto.
Non possiamo pensare a dio in quanto creato, perché se così fosse non
sarebbe dio, diventerebbe un oggetto. Lo stesso vale per l’anima: l’anima non
è un fenomeno creato. E non solo l’anima: perfino la materia non è un
fenomeno creato.
Oggi anche la scienza è giunta a riconoscere che nulla può essere creato e
nulla può essere distrutto. Anche quando la materia è convertita in energia e

l’energia è convertita in materia, non si tratta di distruzione e non si tratta di
creazione: la quantità rimane invariata. Se la materia è convertita in energia,
potremmo dire che viene distrutta poiché scompare, ma non è così. Infatti la
materia stessa è una forma dell’energia: si tratta di una forma diversa, ma è
pur sempre energia. La totalità dell’esistenza non cambia, non diminuisce:
per il Tutto non fa alcuna differenza che A cambi in B e B in C. Al Tutto non
è possibile aggiungere una sola particella, né se ne può sottrarre una. Questa
quantità totale è dio.
La prima cosa da comprendere è che nulla è stato creato. L’esistenza è.
L’esistenza esiste senza nessun inizio e senza nessuna fine, ma implica
moltissimi cambiamenti.
La nostra mente ha generato una seconda dualità: quella di mente e
materia, di corpo e anima. Questa è di nuovo una differenza creata dalla
mente; nella realtà esiste solo l’uno: il corpo ne è una forma e l’anima ne è
un’altra.
Ecco perché, proprio come è possibile convertire la materia in energia e
l’energia in materia, il corpo è continuamente trasformato in consapevolezza
e la consapevolezza è continuamente tramutata in corpo. Non c’è un punto
dove poter dire che il corpo finisce e inizia la consapevolezza; non esiste una
linea di demarcazione.
Corpo e anima non sono due cose ma solo i poli di un’unica esistenza: a
un polo sei consapevole del corpo e all’altro c’è la consapevolezza.
L’esistenza è una: uno delle sue polarità è la consapevolezza, l’altra è il
corpo. Se diventi sempre più consapevole, diventi un’anima; se diventi
sempre meno consapevole, diventi soltanto un corpo.
Il concetto che tutti hanno un’anima è fuorviante: dà l’impressione che
l’anima sia qualcosa che già si possiede, ma non è così. È una possibilità, una
potenzialità… è un fiorire.
Corpo significa energia inconsapevole e anima significa energia
consapevole; l’energia è la stessa. Guardala in questo modo: la materia è
potenzialmente anima, e l’anima è la materia giunta alla sua piena fioritura.
Dimentica completamente il concetto di creazione e dimentica qualsiasi
concetto di dualità. Solo in questo caso potrai scendere in profondità
nell’esistenza stessa.

Osho: The Great Challenge, CAP. 10
 


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