venerdì 31 gennaio 2020

L’Alimentazione che previene le Malattie

Qual è l’Alimentazione che ci protegge dalle malattie e quali sono le regole base per seguirla? Ce lo spiega la biologa nutrizionista Anna Villarini.


Anna Villarini è biologa e specialista in Scienze dell’Alimentazione, lavora come ricercatrice presso il dipartimento di Medicina preventiva e predittiva all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: l’abbiamo intervistata su Scienza e Conoscenza 66, relativamente alla sindrome metabolica e alla correlazione tra alimentazione, stili di vita e malattia. Ecco uno stralcio dell’intervista apparsa su Scienza e Conoscenza 66.
Dottoressa Villarini ci può spiegare le basi della dieta mediterranea, ovvero di quel regime alimentare che è in grado di prevenire tante patologie?
Alla base della dieta mediterranea ci sono i cereali integrali. Dobbiamo riscoprire l’integrale, perché le fibre, fra i tanti benefici che portano al nostro organismo e all’intestino, danno anche un maggior senso di sazietà, per cui riusciremo, con il loro apporto, a controllare il nostro peso. Per cui, vanno bene la pasta integrale, il riso, il farro, l’orzo e altri cereali in chicco integrali.

Vanno invece evitate il più possibile le farine raffinate, specialmente la farina di grano tenero di tipo 0 e 00 – che sono l’ingrediente principale del pane che compare sulla maggior parte delle tavole – che ci spingono a mangiare di più, proprio perché non hanno fibre e sono anche carenti di tanti importanti nutrienti, come vitamine e sali minerali. Come rileva anche il Fondo Mondiale per la ricerca sul cancro, nel nuovo report pubblicato a maggio 2018, i cibi a base di farina 0 e 00 sono eccessivamente impoveriti a seguito della raffinazione.
Il fatto che i cereali integrali siano la base della dieta mediterranea, sfata un mito che ci accompagna da oltre vent’anni, ovvero che la dieta iperproteica aiuta a controllare il peso e il grasso addominale. Non è vero! Troppe proteine infatti, favoriscono l’insorgenza della “sindrome metabolica”. Quindi, la base della nostra alimentazione sono i cereali integrali, per cui si può mangiare la pasta integrale, il farro decorticato, l’orzo decorticato, il miglio, l’amaranto, l’avena, una volta al giorno, facendo attenzione a variare il più possibile e a ruotare gli alimenti nel corso della settimana.

Tra i cibi proteici quelli da preferire sono i legumi. La loro ricchezza di fibre aiuta molto nel controllo del peso e nel controllo della glicemia del sangue; dovrebbero essere mangiati spesso, anche in piccole quantità. Tante persone si lamentano perché quando mangiano i legumi si gonfia loro la pancia. Questo accade perché nella nostra alimentazione il legume è poco presente, magari solo una volta a settimana o ogni dieci giorni, per cui il corpo non è abituato a digerirlo. Se viene introdotto più spesso, anche in piccole quantità e sotto varie forme (dal riso e fagioli, alla zuppa di lenticchie, alla cecina, per esempio), l’intestino si abitua pian piano a digerire quelle fibre e non ci si gonfia più.
Oltre a cereali integrali e legumi, alla base della piramide della dieta mediterranea troviamo la verdura e la frutta di stagione, ma non le patate, perché fanno ingrassare, quindi, vanno su un piano molto più in alto della piramide dove si trovano i cibi da mangiare occasionalmente. Il tutto, condito con olio extravergine di oliva, che è il condimento grasso migliore che si dovrebbe usare tutti i giorni, anche se in quantità modeste.

Da poco è stata inserita alla base della piramide anche la frutta secca: le noci, le nocciole, i pinoli – purché non siano né salati, né zuccherati – proprio perché portano dei grassi buoni, fibre e un po’ di proteine vegetali. Le noci, per esempio, contengono i grassi omega 3, che fanno bene al cuore, sono utili nel controllo dell’obesità addominale, e contribuiscono ad aumentare il colesterolo buono (HDL).
È buona abitudine che la verdura, così come la frutta, sia di colori diversi, perché il colore si associa a uno specifico nutriente – vitamina, antiossidanti, sali minerali – che è lì presente in maggioranza. Ovviamente, la dieta mediterranea nasce nel Mediterraneo, quindi, in luoghi di mare, per cui la proteina animale per eccellenza è il pesce, che può essere consumato due o tre volte a settimana. Una volta a settimana si possono consumare le uova, le carni bianche, i formaggi.
Articolo di Carmen Di Muro

https://www.fisicaquantistica.it/salute-ed-alimentazione/alimentazione-che-previene-le-malattie 

giovedì 30 gennaio 2020

La consapevolezza può avere solo due modalità

 
La consapevolezza può avere solo due modalità: può essere consapevolezza egocentrica o consapevolezza d’amore. La consapevolezza egocentrica è una condizione malata; la consapevolezza d’amore è uno stato dell’essere integro e sano, santo. L’ego dev’essere lasciato cadere e si deve far posto all’amore.
Normalmente la società t’insegna a usare solo un modo di essere, quello della consapevolezza egocentrica. La società utilizza la strategia dell’ego – insegna a essere egoisti. Anche se dice: “Sii umile”, lo dice perché tu sia rispettato, perché tu possa avere una certa rispettabilità… è del tutto assurdo, ma è questo che insegnano le chiese e i templi e le moschee, i preti e i politici.
La persona umile è profondamente rispettata. Il desiderio, tuttavia, è l’essere rispettato. E come fa quel desiderio a permetterti di essere umile? La tua umiltà sarà solo una facciata, una maschera. La società opera attraverso l’ambizione, la competizione: per questo insegna a ogni bambino a diventare sempre più egocentrico.

E non sono solo le vecchie religioni a perpetrare questa assurdità, anche la psicologia moderna lo fa. La psicologia moderna non si è dimostrata così rivoluzionaria come si pensava; sembra una semplice derivazione del cristianesimo e del giudaismo. Non ha superato il passato, si limita a perpetuare il passato usando una terminologia nuova, lo fa sembrare moderno. È la solita vecchia roba in nuovi contenitori, con etichette nuove. E per questo il mondo è nella più profonda infelicità. Non è mai stato così infelice prima; l’uomo non è mai vissuto in un’angoscia così profonda. Ogni individuo, dentro di sé, è in fiamme, ognuno è seduto su un vulcano. La vita ha perso ogni attrattiva, non ha né grazia, né significato, né poesia: è un mero trascinarsi. La morte comincia ad apparire molto più attraente: per questo tanti suicidi. E quelli che non si uccidono, non vivono davvero, hanno solo paura di uccidersi, tutto qui. Sono solo dei codardi. Non riescono a togliersi la vita. Che fare, se non continuare a vivere e attendere che la morte arrivi da sola?

Esiste un altro modo di vivere, quello della consapevolezza amorevole. Il sé dev’essere rimpiazzato dall’amore, l’ego dev’essere rimpiazzato dall’amore, insieme non possono esistere. La persona egoista non potrà mai essere amorevole, e nel momento in cui l’ego non c’è più, non potrai fare a meno di essere amorevole – è inevitabile. L’amore, semplicemente, esplode in te. Era la roccia dell’ego che ostruiva la via. Una volta scomparso l’ego, in te iniziano a fiorire mille primavere, ti senti traboccare d’amore.
Questa è la vera vita, così la vita è semplicemente meravigliosa. Ora essere è estasi, e persino respirare è una festa. E quando c’è la consapevolezza d’amore tu condividi, non puoi farne a meno: è così tanto che non riesci a contenerlo. Devi condividerlo, e devi sentirti grato alla persona che accetta il tuo dono. Questi sono i due modi di vivere: la via dell’ego e la via dell’amore. 

Osho

mercoledì 29 gennaio 2020

La Ricetta della Longevità del “Nobel lombardo” Guido Kroemer: “Meno calorie e pasti distanti”.

Meno cibo, più vita. “Gli eccessi a tavola inibiscono l’ “autofagia”, il più potente meccanismo anti-aging che esista nel nostro organismo”.

https://images2-milano.corriereobjects.it/methode_image/socialshare/2019/11/08/37e6bb00-0300-11ea-99f9-9c588e5b4be4.jpg
Esso salvaguarda l’integrità delle cellule, contribuisce a ripararne i danni, rallenta l’invecchiamento e ci aiuta ad aggiungere salute agli anni della nostra vita. Dal palco del Teatro alla Scala di Milano, vincitore del Premio “Lombardia è ricerca”, il biologo cellulare Guido Kroemer dispensa al pubblico la sua ricetta di longevità: “Evitare gli zuccheri aggiunti, limitare i dolci e i carboidrati in generale, aumentare l’intervallo fra un pasto e l’altro”. E in questo senso non fa male, assicura, “saltare qualche volta la colazione o il pranzo”.
“Dobbiamo usare il buon senso, dimenticare lo stereotipo della nonna che rimpinza i nipoti”, raccomanda lo scienziato, professore alla Facoltà di Medicina dell’Università di Paris Descartes, direttore del team di ricerca “Apoptosis, Cancer and Immunity” dell’Istituto francese di ricerca medica (Inserm) e direttore del Metabolomics and Cell Biology Platforms, al Gustave Roussy Comprehensive Cancer Center. Occhio quindi ai comportamenti che frenano l’autofagia, e via libera a quelli che la attivano: “Fare esercizio fisico 30 minuti al giorno, mangiare frutta, verdura, legumi e pesce”. I capisaldi della dieta mediterranea “in salsa tricolore”, perché “la cucina italiana, che tutti amiamo – sorride – è fra quelle storicamente più legate alla longevità”.

Libri e varie...
Nato in Germania, di nazionalità austriaca e spagnola, Kroemer,le sue ricerche non le ha condotte mai sull’uomo in prima persona. Ho studiato cellule umane in vitro e animali di laboratorio”, precisa: il “verme in camice C. elegans, utilizzatissimo nei laboratori scientifici; la mosca della frutta; i lieviti”. È su organismi come questi che ha dimostrato l’effetto-scudo dell’autofagia indotta dalla restrizione calorica e poi ha svelato l’azione della “spermidina”. Tale sostanza – una poliamina che induce autofagia – è contenuta in “cibi fermentati come il formaggio stagionato, le noci, i funghi”, elenca il medico citando solo qualche esempio. E “studi osservazionali hanno indicato che la sua assunzione costante è associata ad una riduzione della mortalità e ad un aumento della longevità. Da qui l’idea che esistessero composti nutrizionali o farmacologici in grado di mimare l’effetto della restrizione calorica: i ‘Crms’ (Caloric restriction mimetics), fra i quali spicca anche il “resveratrolo” del vino. Tutti alleati di “healthy-ageing” – tema della terza edizione del riconoscimento conferito oggi a Kroemer, ribattezzato “Nobel della Lombardia” – e possibili armi contro cancro, malattie metaboliche, patologie genetiche. Non a caso il 70% del milione di euro destinato allo scienziato tornerà sul territorio regionale, a Milano, per studi all’Istituto europeo di oncologia (Ieo) e all’Istituto europeo ricerca fibrosi cistica (Ierfc) Onlus, con sede presso l’Irccs Ospedale San Raffaele.
https://blogunisalute.it/wp-content/uploads/2019/12/mangiare-poco-benefici.jpg
Il medico-biologo cellulare promuove, inoltre, la nostra penisola per “un tasso relativamente basso di obesità (20%), primo fattore di rischio invecchiamento”, e per “una società ben integrata che nelle grandi città abbatte il divario centro-periferie: il ‘gap’ nell’aspettativa di vita è di 5-6 anni, contro i 30 delle nazioni anglosassoni”.
“Ho deciso di cosa mi sarei occupato al secondo anno di Medicina – confida Kroemer – quando visitai un laboratorio di biologia cellulare e capii che nelle piastre in cui si coltivano le cellule si consuma tutta la tragedia della vita: dalla nascita all’agonia che precede la morte”. Dietro l’uomo di scienza, vi è anche una vena di filosofia, che il premiato conferma quando gli viene chiesto di consigliare due libri: “Uno – risponde – è ‘La peste’ di Albert Camus, perché ci ricorda che è nostro dovere lottare contro la malattia e la morte. L’altro è la ‘Divina Commedia’ di Dante Alighieri, da rileggere da adulti con tutte le note a margine per capire la bellezza della parola e del pensiero, la profondità dell’animo umano e l’importanza di sottrarsi ai ritmi frenetici della modernità, riscoprendo riflessione e dialogo. Il vero senso della vita”, specie se la si vuole lunga e sana.

https://www.fisicaquantistica.it/salute-ed-alimentazione/la-ricetta-della-longevita-del-nobel-lombardo-guido-kroemer-meno-calorie-e-pasti-distanti

martedì 28 gennaio 2020

L’uomo dello Zen


 Risultati immagini per zen
L’uomo dello Zen è molto ordinario, straordinariamente ordinario. È ordinario al punto che, incontrandolo, è assai probabile che tu non sia in grado di riconoscerlo. Vive esattamente come te, mangia come te, dorme come te. In ogni modo possibile, è proprio come te. Per quanto riguarda l’aspetto esteriore, non è per nulla diverso da te.
Una differenza certamente esiste, ma è una differenza interiore. Ha una visione interiore, ha chiarezza. Ci vede, mentre tu sei cieco. È sveglio, e tu dormi. Tu sei ubriaco: ubriaco di avidità, ubriaco di cupidigia, ubriaco di rabbia, ambizione, ego.
L’uomo dello Zen semplicemente non è ubriaco, è sobrio. Cammina consapevolmente, siede consapevolmente: ‘Cammina nello Zen, siede nello Zen’. Non è speciale, in alcun modo. Non assomiglia agli altri cosiddetti santi. Non si stende su un letto di spine, o un letto di chiodi, non si mette a testa in giù. Non è stupido, né esibizionista. Non va in giro nudo per la strada. Non è matto, non è nevrotico! Vive in maniera molto ordinaria, molto normale.
È per questo che riconoscere l’uomo dello Zen è la cosa più difficile. Riconoscere un santo che cammina sull’acqua è facile: palesemente, il suo essere speciale è ovvio. Ma l’uomo dello Zen non cammina sull’acqua. Non fa miracoli. Non si dedica ai vani giochi dell’ego. Non è un ego, non è neppure una persona. È solo una presenza, una non-entità. È un nulla assoluto. Solo quando è un nulla assoluto, un individuo è ricco di consapevolezza. Qualunque cosa faccia, la fa con totalità. Solo un uomo che non è ubriaco agisce con totalità. In caso contrario, si rimane parziali, solo una parte si mette all’opera e contemporaneamente altre parti possono esserle antagoniste, essere distruttive. Puoi creare qualcosa con una mano e distruggerla con l’altra. Un ubriaco non sa dove sta andando. Pensa di essere sulla via giusta, ma è soltanto un sogno.

L’uomo dello Zen è consapevole in modo assoluto – senza avidità, rabbia, gelosia, ambizione. Queste sono tutte droghe: ti mantengono in uno stato di sonno. È un miracolo che tu riesca a barcamenarti con così tanti veleni che ti scorrono nel sangue, e nel tuo stesso essere. Questa è l’unica differenza, altrimenti, da fuori, non riuscirai a capirlo. Ci sono dei cosiddetti santi che creano differenze esteriori perché interiormente non ci sono differenze. Se ne stanno in piedi nudi, torturano i loro corpi, si mettono a digiunare. Devono contorcere i loro corpi, maltrattarli. Devono fare qualcosa che li rende speciali rispetto a te, ‘più santi di te’.
Un uomo dello Zen non è ‘più santo di te’. Non pensa assolutamente di essere più evoluto di te. Vive la sua natura, in semplicità.
Yoka dice: “L’uomo dello Zen procede in solitudine”.
Questa è la sua prima caratteristica. Non appartiene a una psicologia di massa. Non è indù, non è musulmano, non è cristiano, non è ebreo. Non è indiano, non è giapponese, non è cinese – non può esserlo. Non appartiene ad alcun gruppo. È solo. È un ribelle. Vive seguendo la propria luce. Non segue né imita qualcuno. Ha raggiunto la sua meta.
Qual è la meta? La meta non è da qualche parte fuori di te. Non è laggiù, remota come una stella: è dentro di te, è la tua interiorità. Egli è entrato nella sua interiorità. E l’uomo che ha raggiunto la sua meta…
… può giocare lungo la via che conduce al Nirvana.
È giocoso, non è serio. Non può essere serio, la vita nel suo complesso è un gioco divino, leela, ed egli ne è una parte. Sta semplicemente recitando il suo ruolo. Recita il suo ruolo nel migliore dei modi, nella maniera più perfetta possibile, ma sa che il mondo è un grande palcoscenico, una grandiosa rappresentazione teatrale – ma nulla più. Quindi non lo prende sul serio.
L’uomo dello Zen è gentile per natura e armonioso.
Non finge di essere speciale, è gentile per natura. È molto umano, completamente umano. La sua umanità è magnifica, intensa, assoluta. Non avanza pretese di sacralità – e poiché non ha pretese, è sacro. È armonioso. Non è diviso interiormente, non è costantemente impegnato in una guerra civile. È una melodia, una musica. Se siedi al suo fianco sarai in grado di sentire quella musica.
Proprio l’altro giorno mi è stato chiesto: “Osho, ogni volta che mi avvicino a te sento un profumo particolare. Che profumo è?”. Io non uso profumi – non posso. Chi l’ha chiesto è un medico, lo sa che sono allergico… la domanda per lui ha dunque maggiore pertinenza. E dice di sentire sempre lo stesso profumo quando si trova vicino a me. Quella fragranza non ha nulla a che vedere con un profumo. È la fragranza dell’armonia, è la musica. Si esprime in molti modi. A volte la puoi udire come un suono silenzioso, un mormorio, il vento che soffia tra i pini, o il suono dell’acqua che scorre. La sentirai anche come una musica, e qualche altra volta ti arriverà come un odore, una fragranza profumata. Oppure la vedrai nella forma di aura, una luce, molto misteriosa.
Ma l’uomo dello Zen vive semplicemente in armonia, ed è dall’armonia che prendono forma tutte queste cose. Il suo spirito è semplice, pulito, puro e sincero. Il suo Zen, che nessuno vede, è un tesoro di incommensurabile valore.
Puoi vedere il suo corpo, non puoi vedere il suo Zen. Non puoi vedere la qualità meditativa del suo essere, non puoi vedere la sua consapevolezza, a meno che anche tu non diventi consapevole. Puoi conoscere solo quello di cui hai avuto esperienza.
È una benedizione per te l’essere in grado di sentire un certo profumo. Significa che hai raggiunto una certa profondità, una certa elevatezza nel tuo essere.
Il suo Zen, che nessuno vede, è un tesoro dal valore incommensurabile. Il suo gioiello, unico e di incalcolabile valore, non cambia mai, in qualunque modo lo si usi. E gli altri ne possono godere i benefici liberamente, in tutte le occasioni.
L’uomo dello Zen trabocca sempre di gioia. Tu ne puoi favorire. È uno che dà: dona letizia, dona gioia, dona bellezza, dona verità. Irradia verità, irradia il divino, ma in profondo silenzio… senza alcuna dichiarazione. Riversa incessantemente le sue benedizioni nell’esistenza. È una benedizione per il mondo.

tratto da: Osho, Walking in Zen, Sitting in Zen # 4



lunedì 27 gennaio 2020

L’ansia e il desiderio


da cosa nasce cosa: Emma Florence Harrison

Non è vero che sia il desiderio, come normalmente si crede, a creare l’ansia. È l’ansia che crea il desiderio. L’uomo è ansia.

Proprio l’altro giorno, vi dicevo che gli animali non conoscono l’ansia, perché non devono divenire... sono già. Un cane è un cane, e una tigre è una tigre: questo è tutto! La tigre non cerca di diventare una tigre. Lo è, lo è già! Non vi è coinvolto nessun divenire. Nel mondo degli animali non esiste l’ansia. Né la si incontra nel mondo dei Buddha: essi sono arrivati, sono realizzati. Sono siddha: sono degli esseri. Non esiste più alcun obiettivo da raggiungere, non c’è più alcun movimento. Il viaggio è terminato. Sono arrivati a casa.

Tra l’animale e il Buddha, si trova l’uomo: metà animale e metà Buddha. Qui esiste l’ansia. L’ansia è questa tensione. Una parte di te vuole ritornare animale... cerca di trattenerti a sé, ti blandisce, ripetendoti: “Torna! Era così stupendo... dove stai andando?”. L’altra parte è proiettata nel futuro. In qualche modo indiretto, sai perfettamente che essere un Buddha è il tuo destino: il seme è lì! E il seme continua a dirti: “Trova il terreno, il terreno adatto, e diverrai un Buddha. Non tornare indietro! Va’ avanti...”. Questo tiro alla fune costituisce l’ansia. ‘Ansia’ è uno dei termini più importanti da comprendere, perché non solo è una parola: è la situazione caratterizzante l’uomo. Essere o non essere? Essere questo o essere quello? Dove andare? L’uomo è fermo a un bivio: di fronte a sé vede aprirsi tutte le possibilità.

Questo è l’ansia: dove andare? Cosa fare? Ma qualsiasi cosa fai, l’ansia rimarrà. Se diventi un animale, la parte buddhica continuerà a ribellarsi contro l’animale.
Questo è l’ansia. E quest’ansia è prettamente esistenziale. Non è che qualcuno ne soffra e qualcuno non ne soffra... niente affatto. È esistenziale. L’ansia, per gli esseri umani, è innata. È il loro campo di battaglia. È il problema da risolvere... è il problema che devono trascendere.

Ci sono due modi di trascenderlo. Uno è quello del mondo: lo puoi chiamare desiderio. Il desiderio è il modo per nascondere quest’ansia. Ti butti a capofitto in una frenetica corsa al denaro. Sei tutto assorbito nel guadagnare sempre più denaro, così che dimentichi tutta l’ansia esistenziale. I veri problemi non hanno più importanza; non hai più tempo per pensare a loro. Li metti da parte e ti getti nella ricerca di come fare sempre più soldi. E man mano che ne guadagni, sorgono sempre più desideri. Questa smania di denaro o di potere politico, non è che una scappatoia dalla tua ansia... Il desiderio è un modo per evitare l’ansia, ma solo per evitarla. Non la puoi distruggere per mezzo suo. 

E il desiderio ti dà piccole ansie; ricorda, piccolissime ansie, che non sono esistenziali. È naturale che quando sei impegnato a guadagnare denaro, sarai preda di svariate ansietà: il mercato e le quotazioni in borsa, e cose di questo genere, e i prezzi... E hai investito così tanto denaro... ci guadagnerai o ci perderai? Queste sono piccole ansie. Non sono nulla in confronto alla vera ansia: sono solo espedienti per evitare la realtà fondamentale.
Il desiderio è un camuffamento dell’ansia. È un espediente, una strategia per nasconderla. E la meditazione serve, invece, a rivelarla...

La vera meditazione non è una tecnica. La vera meditazione non è che un rilassamento, uno star seduti in silenzio, lasciando che accada... di qualsiasi cosa si tratti. Permettere che tutta l’ansia emerga alla superficie. E osservarla. E non fare niente per trasformarla. L’essere un testimone è la vera meditazione. Rimanendo un testimone, la tua buddhità diverrà sempre più ricca. La testimonianza è il nutrimento della tua buddhità. E più la tua buddhità è ricca, meno ansia esiste. Il giorno in cui la tua buddhità sarà totale, tutta l’ansia sarà sparita.

tratto da: Osho, Dall’assoluto all’amore, Ed. Del Cigno



sabato 25 gennaio 2020

Il respiro dell'amore


L'amore è sempre nuovo. Non diventa mai vecchio perché non è cumulativo, non è possessivo.

Non sa nulla del passato; è sempre fresco, fresco come una goccia di rugiada. Vive momento per momento, atomo per atomo. Non ha continuità, non conosce tradizioni. Muore ogni momento, e ogni momento rinasce. È come il respiro: inspiri ed espiri; e poi di nuovo inspiri ed espiri. Non accumuli il respiro dentro di te.

Se lo facessi moriresti, perché diventerebbe stantio, morto. Perderebbe vitalità, perderebbe la qualità della vita. L'amore è la stessa cosa: è un respiro che si rinnova in ogni momento. Quando il tuo amore si blocca e smette di respirare, la vita perde ogni significato. Questo è proprio ciò che accade con la gente: la mente prende un tale predominio da influenzare persino il cuore e farlo diventare possessivo! Il cuore non conosce la possessività ma viene contaminato dalla mente, ne viene avvelenato.

Quindi ricorda: ama l'esistenza! Lascia che l'amore sia come il respiro: inspira, espira, ma fa' che sia l'amore che entra e esce. A poco a poco devi creare con ogni respiro la magia dell'amore. Fanne una meditazione: quando espiri, senti che stai riversando il tuo amore nell'esistenza; quando inspiri, l'esistenza riversa il suo amore dentro di te. Vedrai come molto presto la qualità del tuo respiro cambierà, come diventerà completamente diversa da tutto ciò che hai provato finora. Per questo in India chiamiamo il respiro "prana", vita: non è solo respiro, non è solo ossigeno. Qualcos'altro è presente: la vita stessa.

Tratto da: Osho, The Open Door, #13