Mia sorella sta morendo. Lei è sempre stata presente per me
tutte le volte in cui ne avevo bisogno; ora che è lei ad aver bisogno di me, mi
sento del tutto impotente.
Tutte le volte che ami qualcuno ti senti del tutto
impotente. Questa è l’agonia dell’amore: non sai cosa fare. Vorresti fare tutto,
vorresti dare all’amato o all’amata l’universo intero, ma cosa puoi fare? Se
pensi ancora di poter fare questa o quella cosa, il tuo non è un rapporto
d’amore. L’amore è assolutamente inerme, impotente, e questa è proprio la sua
bellezza perché in esso devi arrenderti.
Ama qualcuno e ti sentirai impotente; odia qualcuno e potrai
sempre fare qualcosa. Ama qualcuno e sarai del tutto impotente, perché cosa
potrai fare? Tutto ciò che farai sembrerà insignificante, insufficiente. Non
c’è nulla da fare, e quando senti che non c’è nulla da fare, ti senti
impotente. E nel momento in cui vorresti fare tutto, ma senti di non poter far
nulla, la mente si ferma. In quest'impotenza, ti arrendi, diventi vuoto. Ecco
perché l’amore è una meditazione profonda.
Osho, The Book of Secrets
Nel momento in cui muore qualcuno che hai amato
profondamente, mentalmente vivrai la tua stessa morte. Il momento della morte è
una grande rivelazione; ti fa sentire impotente, indifeso. Ti fa sentire che
non esisti – l’illusione di essere scompare.
Ti sentirai scosso come se il terreno sotto i tuoi piedi
fosse scomparso. Non c’è nulla che tu possa fare. Qualcuno che ami sta morendo:
vorresti persino dare la tua vita, ma questo non è possibile. Non c’è nulla da
fare; aspetti, con un profondo senso di impotenza.
In quel momento puoi deprimerti, puoi diventare triste,
oppure puoi partire per un grande viaggio alla ricerca della verità. Cos’è
questa vita? Se la morte può arrivare e portarsela via, allora cos’è la vita?
Qual è il suo significato, se sei impotente di fronte alla morte? Ricorda,
tutti siamo sul letto di morte. Appena nasci, sei sul letto di morte, non ci
sono altre possibilità. Tutti i letti sono letti di morte, perché dopo la
nascita c’è una sola cosa certa, la morte.
Qualcuno muore oggi, qualcun altro domani o dopodomani, ma
qual è la differenza? Il tempo non può fare una gran differenza; esso crea
un’illusione di vita, ma una vita che finisce con la morte non è e non può
essere la vita reale. Dev’essere un sogno.
La vita è autentica solo quando è eterna. Che differenza c’è
tra un sogno e ciò che chiami la tua vita? Di notte, mentre sei profondamente
addormentato, un sogno è vero come qualsiasi altra cosa, altrettanto reale –
persino più reale di ciò che vedi quando hai gli occhi aperti. Alla mattina è
sparito, senza lasciare nemmeno una traccia. Alla mattina, quando ti svegli, ti
accorgi che era un sogno, non la realtà. Questa vita che è un sogno va avanti
per qualche anno; poi improvvisamente ti svegli e scopri che era tutto un
sogno.
La morte è una grande rivelazione. Se non ci fosse la morte,
non esisterebbe nemmeno la religione. È a causa della morte che la religione
esiste. È a causa della morte che nacque un Buddha. Tutti i buddha nascono
perché realizzi la presenza della morte.
Quando sei al capezzale di una persona morente, provi pietà
per te stesso: sei nella stessa barca, nella stessa situazione. La morte
potrebbe bussare alla tua porta in qualunque momento. Tienti pronto; prima che
bussi alla tua porta, vedi di tornare a casa. Non dovresti farti sorprendere
per strada, altrimenti la vita scomparirà come un sogno e ti rimarrà soltanto
un’enorme povertà, una povertà interiore.
La vita, la vita vera, non muore mai. Allora chi è che
muore? Sei tu, è l’Io, l’ego. L’ego appartiene alla morte, la vita no. Se sei
privo di ego, per te la morte non esiste. Se riesci ad abbandonare
consapevolmente l’ego, hai conquistato la morte. Se sei veramente consapevole,
puoi lasciarlo andare tutto in una volta. Se non lo sei, dovrai farlo
gradualmente – dipende da te. Una cosa è certa: l’ego dev’essere lasciato
andare. Con la scomparsa dell’ego, scompare anche la morte. Abbandonando l’ego,
abbandoni anche la morte.
Non provare pena per la persona morente, ma piuttosto per te
stesso. Lascia che la morte ti circondi, provane il gusto; sentiti inerme,
impotente. Chi è che si sente inerme e impotente? È l’ego, perché ti accorgi
che non c’è nulla che tu possa fare. Vorresti aiutarla, e non puoi. Vorresti
che non morisse, ma non c’è nulla da fare.
Senti questa impotenza più che puoi; da questo sentirti
inerme e impotente nasceranno la meditazione e la preghiera. Usa la morte di
questa persona – è un’opportunità. Usa tutto come opportunità.
Rimani al suo fianco. Resta in silenzio e medita. Lascia che
la sua morte diventi per te un’indicazione, in modo che tu non debba continuare
a sprecare la tua vita. Accadrà anche a te.
Osho, The Search
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