martedì 26 febbraio 2019

LA SOCIETÀ NON T’INSEGNA AD OSSERVARE…

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Come mai l’uomo reprime tanto e si ammala? Perché la società t’insegna a controllare, non a trasformare, e la via della trasformazione è completamente diversa. Tanto per cominciare, non è affatto la via del controllo, ma piuttosto l’opposto.

Primo: nel controllare, reprimi e nel trasformare, esprimi.

Ma non occorre esprimere con qualcun altro, perché l’altro è irrilevante. La prossima volta che sei arrabbiato, fai per sette volte il giro dell’isolato di corsa, e poi siediti sotto un albero e osserva dov’è andata la rabbia. Non l’hai repressa, non l’hai controllata, non l’hai gettata su qualcun altro – perché se la getti su qualcun altro si crea una reazione a catena: l’altro è sciocco quanto te, inconscio quanto te. Se la getti su un altro, e l’altro è illuminato, non ci sarà alcun problema; ti aiuterà a buttarla fuori grazie a una catarsi. Ma l’altro è ignorante come lo sei tu – se gli butti addosso la tua rabbia, reagirà. Ti getterà addosso ancora più rabbia, perché è represso quanto te. Diventa una reazione a catena: tu la getti su di lui, lui la ributta su di te, e diventate nemici.

Non buttarla addosso a nessuno. È esattamente come quando senti di voler vomitare: non vai a vomitare su qualcun altro. La rabbia dev’essere vomitata. Va’ in bagno e vomita! Ripulirà tutto il corpo – se reprimi il vomito, può essere pericoloso. Quando vomiti, ti senti rinnovato, ti senti alleggerito, ti senti bene, sano. Qualcosa non andava nel cibo che avevi consumato e il corpo l’ha rifiutato. Non continuare a forzarlo a restare dentro di te.

La rabbia è solo vomito mentale. C’è qualcosa che non va in ciò che hai ingoiato, e tutto il tuo essere psichico vuole liberarsene; ma non vuol dire che devi buttarlo addosso a qualcun altro.

La società ti dice di controllare la rabbia proprio perché la gente tende a buttarla sugli altri.

Non c’è alcun bisogno di buttare la rabbia addosso a qualcuno. Puoi andare in bagno, puoi andare a fare una lunga passeggiata – vuol dire solo che qualcosa dentro di te richiede un’attività intensa in modo da poter essere rilasciata. Vai a correre e sentirai che la rabbia viene espressa ed eliminata, oppure prendi un cuscino e picchialo, litiga con il cuscino, mordilo, finché le mani e le mascelle diventano rilassate. Con una catarsi di cinque minuti ti sentirai alleggerito e, quando farai questa scoperta, non getterai mai più la rabbia su qualcuno, perché questa è una cosa assolutamente sciocca.

Quindi la prima fase del processo di trasformazione è esprimere la rabbia, ma non buttandola addosso a qualcuno, perché allora non potrai esprimerla totalmente. Vorresti uccidere, ma non è possibile; vorresti mordere, ma non è possibile. Puoi farlo però con un cuscino. Cuscino vuol dire ‘già illuminato’; il cuscino è illuminato, un buddha. Il cuscino non reagirà, non ti trascinerà in tribunale, non ti sarà nemico – non farà nulla. Il cuscino sarà felice, e riderà di te.

La seconda cosa da ricordare è: sii consapevole.

Per controllare, non occorre alcuna consapevolezza; lo fai in modo meccanico, come un robot. La rabbia arriva, e c’è un meccanismo per cui di colpo tutto il tuo essere diventa limitato e chiuso. Ma se sei consapevole, il controllo non potrà essere così facile.

La società non t’insegna mai a osservare, perché quando qualcuno è consapevole, quando osserva, è completamente aperto. Fa parte della consapevolezza: sei aperto – e se vuoi reprimere qualcosa mentre sei aperto, diventa una contraddizione, potrebbe comunque emergere. La società t’insegna come chiuderti, come collassare in te stesso; non ti permette nemmeno una finestrina attraverso la quale tu possa uscire.

Ma ricorda che quando nulla può uscire, nulla può entrare. Quando la rabbia non può uscire, diventi chiuso. Se tocchi una roccia molto bella, dentro di te non entrerà nulla; quando guardi un fiore, non entrerà nulla: i tuoi occhi sono morti, chiusi. Baci qualcuno, e nulla penetra dentro di te perché sei chiuso. Vivi una vita priva di sensibilità.

La sensibilità cresce insieme alla consapevolezza.

Con il controllo diventi opaco, morto – questa è una parte del meccanismo di controllo: se sei opaco e morto nulla ti potrà influenzare, come se il corpo fosse diventato una fortezza, una cittadella. Nulla ti toccherà, né l’insulto, né l’amore.

Ma questo controllo avviene a un prezzo molto alto, ed è un prezzo che non è necessario pagare; a quel punto diventa l’unico fenomeno della tua vita: come controllarti, e poi morire! Lo sforzo di controllare assorbe tutta la tua energia, e poi muori. La vita così diventa una cosa opaca e morta; tiri avanti, in qualche maniera.

La società t’insegna il controllo e la condanna, perché un bambino controllerà qualcosa solo quando sente che è condannata. La rabbia è male, il sesso è male; tutto ciò che dev’essere controllato viene fatto apparire al bambino come un peccato, come una cosa malvagia.

Il figlio di Mulla Nasruddin sta diventando grande. Ora ha dieci anni e Mulla pensa: questo è il momento, è abbastanza grande perché gli riveli i segreti della vita. Lo chiama nel suo studio e gli fa un discorsetto sulla vita sessuale degli uccellini e delle api. Alla fine gli dice: “Quando sentirai che il tuo fratellino sarà abbastanza cresciuto, potrai dirgli tu tutte queste cose”.

Qualche minuto dopo, passando davanti alla stanza dei bambini, sente il bambino più grande, quello di dieci anni, che si è già messo all’opera. Sta dicendo al fratello più piccolo: “Guarda, sai quelle cose che la gente fa quando vuole un bambino? Beh, papà mi ha detto che uccellini e api fanno la stessa dannata cosa”.

Nasce una profonda condanna rispetto a tutto ciò che è vivo.

E il sesso è la cosa più viva che esista – deve esserlo! È la sorgente. Anche la rabbia è una cosa molto viva, perché è una forza di protezione. Se un bambino non può arrabbiarsi per nulla, non sarà in grado di sopravvivere. In certi momenti deve arrabbiarsi. Deve esporre il proprio essere, deve asserire la propria posizione, altrimenti non avrà spina dorsale.

La rabbia è bella, il sesso è bello. Ma le cose belle possono diventare orrende – dipende da te. Se le condanni, diventano brutte; se le trasformi, diventano divine. La rabbia trasformata diventa compassione – perché l’energia è la stessa. Un Buddha ha compassione: da dove nasce questa compassione? È la stessa energia che operava nella rabbia; ora, invece di diventare rabbia, si trasforma in compassione. Da dove nasce l’amore? Un Buddha è amore, un Gesù è amore. La stessa energia che opera nel sesso, diventa amore.

Ricorda che se condanni un fenomeno naturale, diventa velenoso, ti distrugge, diventa negativo, suicida. Se lo trasformi, diventa divino, diventa una forza divina, un elisir; grazie a esso arrivi all’immortalità, a un essere che non conosce la morte. Ma ci vuole una trasformazione.

Osho, And the Flowers Showered, #3


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