giovedì 22 aprile 2021

Variante sudafricana colpisce più i vaccinati che i non vaccinati, lo studio


Uno studio dell’Università di Tel Aviv afferma che la variante sudafricana del virus del Pcc colpisce più le persone vaccinate con il siero della Pfizer che quelle non vaccinate affatto.

Lo studio, non ancora sottoposto a peer-review, indica che la variante B.1.351 del virus è stata identificata otto volte di più negli individui vaccinati, ovvero nel 5,4 per cento dei casi studiati contro lo 0,7 per cento tra le persone non vaccinate. Anche Clalit Health Services, un importante fornitore di assistenza sanitaria israeliano, ha contribuito allo studio.

«Abbiamo trovato un tasso sproporzionatamente più alto della variante sudafricana tra le persone vaccinate con la seconda dose, rispetto al gruppo non vaccinato – ha dichiarato la professoressa Adi Stern dell’Università di Tel Aviv – Questo significa che la variante sudafricana è in grado, in qualche misura, di sfondare la protezione del vaccino».

Lo studio ha esaminato 400 persone risultate positive al virus dopo almeno un’iniezione del vaccino Pfizer/BioNTech, e le ha confrontate con lo stesso numero di persone infette e non vaccinate. In Israele è stato usato anche il vaccino di Moderna, ma non è stato incluso nello studio.

Il professor Ran Balicer, direttore della ricerca presso il Clalit, ha dichiarato riferendosi allo studio: «È il primo al mondo che si basa su dati reali, dimostrando che il vaccino è meno efficace contro la variante del Sudafrica, rispetto a quanto non lo sia contro il virus originale e la variante inglese».

Intervistata dal Times of Israel, la professoressa Stern ha dichiarato che i ricercatori si aspettavano di poter rilevare una percentuale di casi di variante sudafricana pari a quella della popolazione non vaccinata, mentre la percentuale è risultata otto volte superiore. «Ovviamente, questo risultato non mi ha reso felice», ha aggiunto, precisando che «anche se la variante sudafricana sfonda la protezione del vaccino, non si è diffusa ampiamente tra la popolazione».

«Questi risultati preliminari richiedono un’attenzione continua alla diffusione di questo ceppo in Israele, e sottolineano la necessità di un monitoraggio epidemiologico e di un sequenziamento sistematico, al fine di contenere l’ulteriore diffusione della variante sudafricana in Israele», ha concluso la professoressa.

Di fatto, la variante sudafricana ha rappresentato meno dell’uno per cento di tutti i casi di Covid-19 in Israele, secondo quanto riferito da Afp.

Lo studio ha quindi concluso: «Questo significa che il vaccino Pfizer-BioNtech, anche se altamente protettivo, probabilmente non fornisce lo stesso livello di protezione contro la variante sudafricana (B.1.351) del coronavirus».

Nel frattempo, il governo israeliano ha lanciato un cosiddetto sistema di ‘passaporto vaccinale’, che garantisce maggiore libertà alle persone vaccinate rispetto agli individui non vaccinati. Tali sistemi sono stati criticati dai gruppi per le libertà civili, affermando che rappresentano una violazione dei diritti delle persone, compresa la privacy, e che potrebbero potenzialmente creare un sistema di classi a due livelli di persone vaccinate e non vaccinate.

L’edizione americana di Epoch Times ha contattato la Pfizer per un commento sulla vicenda.

https://www.epochtimes.it/news/studio-variante-sudafricana-vaccinati-non-vaccinati/ 

 

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