martedì 13 aprile 2021

DRAGHI BLOCCA LA CINA NELL’ACQUISIZIONE DI UNA SOCIETA’ STRATEGICA ITALIANA.




Mario Draghi ha esercitato i suoi poteri speciali impedendo al gruppo cinese Shenzhen Investment Holdings di acquisire il 70% delle azioni di Lpe Spa, società lombarda che opera nel settore dei semiconduttori. Durante la conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi, lo stesso Primo Ministro aveva parlato di GOLDEN POWER “potere d’oro” e del suo utilizzo per evitare di cedere beni di importanza strategica a potenze straniere come la Cina. La risoluzione risale al 31 marzo, sebbene le parti siano state informate solo questa settimana.

 Il “potere d’oro”, conferisce poteri speciali al governo nei rapporti con aziende pubbliche e private operanti in settori strategici per il Paese. Il provvedimento è previsto da un decreto del 2012, che consente al dirigente di opporsi all’acquisto di azioni della società, di porre il veto all’adozione di delibere e di imporre prescrizioni e condizioni ad hoc. Questo può essere fatto solo in caso di “minaccia di grave danno” che potrebbe danneggiare la difesa e la sicurezza nazionale. Il “potere d’oro” viene applicato all’energia, ai trasporti, alle comunicazioni e ai settori correlati, con l’aggiunta del 5G attraverso altre misure. Anche le banche e le compagnie di assicurazione potrebbero essere interessate. Secondo il decreto, è il Presidente del Consiglio a coordinare le attività, come è avvenuto nel caso del blocco dell’acquisizione della società italiana Lpe da parte di una società cinese, che ha suscitato molto scalpore.

Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato di voler estendere il “potere d’oro” ad altri settori, tra cui quello automobilistico e siderurgico.  In realtà, questa non è la prima volta che il governo Draghi esercita poteri speciali.È già avvenuto per l’acquisto da parte delle società Fastweb e Linkem di tecnologie 5G delle cinesi Huawei e ZTE e della taiwanese Askey, quando il dirigente ha messo le prescrizioni ai contratti. In quel caso, però, si trattava di una questione di pratica, prevista dalla normativa in materia di “golden power”, con decreto risalente al 2019. Infatti, le aziende che stipulano contratti o accordi per l’acquisizione di beni o servizi per la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di reti con tecnologia 5G con soggetti operanti al di fuori dell’Unione Europea sono tenute ad inviare una comunicazione al Governo, che monitora l’operazione.

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