La bocca è una parte del corpo molto significativa, perché è il punto in cui la prima attività si è posata. Le labbra hanno dato inizio alla prima attività. L’inizio di ogni attività si situa nell’area della bocca: il primo respiro, il pianto, il protendersi verso il seno materno. E la bocca resta sempre in uno stato di attività frenetica.
Quando siedi in meditazione, quando vuoi stare in silenzio,
la prima cosa da fare è chiudere stretta la bocca. Se chiudi stretta la bocca,
la lingua tocca il palato; le labbra sono chiuse, e la lingua tocca il palato.
Ma solo se hai percorso il cammino di cui ti ho parlato fin qui, sei capace di
chiudere la bocca completamente.
Chiudere la bocca, in sé, non richiede un grande sforzo.
Puoi stare seduto, immobile come una statua, con la bocca chiusa. Ma dentro
l’attività continua, il pensiero continua; e allora sentirai leggerissime
vibrazioni percorrerti le labbra. Gli altri non se ne accorgeranno perché sono
vibrazioni impercettibili; ma, se il pensiero è in movimento, c’è un lievissimo
tremito nelle tue labbra.
Quando ti rilassi per davvero, quel tremito cessa. Allora
vuol dire che dentro di te non stai più parlando, che non c’è più alcuna
attività. E non pensare.
Come si fa? I pensieri vanno e vengono. Lasciali andare e
venire, non è quello il problema. Non lasciarti coinvolgere: resta distaccato;
i pensieri non sono affar tuo. Chiudi la bocca e resta in silenzio. A poco a
poco i pensieri cesseranno da soli: per esserci hanno bisogno della tua
cooperazione. Se ti lasci coinvolgere, i pensieri continuano; se li combatti, i
pensieri continuano: sia il combattere i pensieri che il lasciarsene
coinvolgere sono forme di cooperazione, sono forme di attività, l’una
favorevole, l’altra contraria. Invece limitati a osservarli.
Chiudere la bocca è di grande aiuto. E, avendo avuto
occasione di osservare molti nei loro sforzi di restare in silenzio, ti
suggerirei di cominciare con uno sbadiglio. Apri la bocca quanto è possibile,
tendila quanto è possibile, finché comincia a farti male. Fai due o tre
sbadigli di questo tipo. Dopo ti riuscirà più facile tenere la bocca chiusa.
Per due o tre minuti emetti suoni senza senso, ad alta voce, qualsiasi suono ti
venga in mente. Divertiti. Poi chiudi la bocca.
È sempre più facile partire dall’estremo opposto. Se vuoi
rilassare una mano, prima tendila, fai il pugno, poi rilassala. Il sistema
nervoso in questo modo riesce a raggiungere un rilassamento più completo.
Perciò, per chiudere la bocca, comincia col fare smorfie, boccacce, sbadigli, suoni
senza senso per due o tre minuti. Poi chiudi la bocca.
Questa tensione iniziale permette di rilassare più
profondamente le labbra e la bocca. Chiusa la bocca, diventa un puro
osservatore: presto in te si farà silenzio.
Sii passivo come quando guardi un fiume che scorre. Ti siedi
sulla riva, e il fiume scorre; non c’è ansia, non c’è fretta, non c’è nessuna
urgenza. Nessuno ti fa fretta: anche se perdi un momento, non è andato perduto
nulla. Ti limiti a osservare, guardi. La parola ‘osservare’ non rende
esattamente l’idea, perché dà un’impressione di attività. Guardi, non hai
niente da fare. Ti siedi sulla riva, guardi, e il fiume scorre. Oppure guardi
il cielo, e le nubi passano. Lo sguardo è passivo.
È essenziale capire questa passività. Perché è facile che la
tua ossessione di attività introduca un’ansia, un’attesa attiva nell’osservare:
e allora sei fuori strada, l’attività cacciata dalla porta è rientrata dalla
finestra. Sii un osservatore passivo.
L’atteggiamento passivo automaticamente vuota la mente. Le
increspature di attività, le increspature di energia mentale, a poco a poco si
placano; e l’intera superficie della coscienza diventa uno specchio silenzioso,
senza onde, senza increspature.
Tratto da: Osho,
Tantra La Comprensione Suprema ed. Bompiani
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