Non c'è nessuno che ascolta le tue preghiere. La tua
preghiera non è altro che un monologo; preghi il cielo vuoto. Nessuno ti
ricompenserà per le tue orazioni, ricordalo. Se hai veramente compreso cos'è la
preghiera, la preghiera stessa sarà la ricompensa. Non c'è altro che ti possa
ricompensare: la ricompensa non è nel futuro, non è nell'aldilà.
Ma la preghiera in sé è un fenomeno cosi bello che non può
importarti del futuro o di una ricompensa! L'idea di una ricompensa è solo
avidità. La preghiera è una celebrazione tale, reca una gioia e un'estasi cosi
alte, che è in sé la ricompensa migliore. Non si prega per paura né si prega
per avidità. Si prega perché pregare è una gioia. Non ci si preoccupa neppure
se Dio esiste o meno.
Se ti piace danzare, non ti domandi se esiste o meno un Dio.
Se ti piace danzare, danzi e basta; non ti preoccupi se qualcuno in cielo vede
la tua danza. Non ti chiedi se le stelle e il sole e la luna ti ricompenseranno
per la tua danza. La danza in sé è una ricompensa sufficiente. Se ti piace
cantare, canti, non importa se qualcuno ti ascolta.
E lo stesso vale per la preghiera. È una danza, è un canto,
è musica, è amore. Ne gioisci ed è sufficiente. La preghiera è lo strumento e
la preghiera è il fine. Il fine e il mezzo non sono separati: solo allora
saprai cos'è la preghiera.
Quando dico preghiera, intendo apertura verso Dio. Non è che
tu debba dire qualcosa, non devi chiedere nulla, è un semplice aprirsi,
cosicché se Lui vuole donare qualcosa, tu sei pronto. Una profonda attesa, ma
priva di desiderio, ecco cosa occorre. Una attesa vibrante, come se da un
momento all'altro dovesse accadere qualcosa. Fremi per quel che l'ignoto ti
potrà portare, ma non hai nessun desiderio. Non ti aspetti che succeda qualcosa
in particolare. Se hai una richiesta, la preghiera ne è contaminata.
Quando non chiedi nulla, quando rimani semplicemente in
silenzio, e tuttavia sei aperto, pronto a qualsiasi cosa, disposto perfino a
morire, quando sei in uno stato d'animo di semplice ricettività, passivo,
disponibile, allora la preghiera accade.
La preghiera non è qualcosa che si può fare, non ha nulla a
che vedere con l'agire. Non è un'azione o un'attività, è una dimensione
dell'essere.
Se vuoi dire qualcosa, dilla. Ma ricorda che le tue parole
non avranno alcun effetto sull'esistenza.
Toccheranno il tuo cuore, e questo
potrebbe essere un bene, ma la preghiera non cambierà mai le intenzioni di Dio.
Può cambiare te, ma se non ti trasforma, allora è solo un trucchetto. Puoi
continuare a pregare per anni, ma se non ti trasforma, lasciala perdere, è
spazzatura. Liberatene.
La preghiera non cambierà Dio. Tu pensi sempre che,
pregando, Dio cambierà idea, sarà più accondiscendente, si accorgerà un po' di
te. Non c'è nessuno che ti ascolta, questo cielo infinito non ti può ascoltare.
Questo cielo infinito può essere con te solo se tu sei con lui: non c'è altro
modo per pregare.
Io vi suggerisco anche di pregare, ma la preghiera dovrebbe
essere un semplice fenomeno di energia; non un fenomeno del tipo « il
devoto-e-Dio », bensì un fenomeno di energia.
Tutte le meditazioni sono un'attesa, ogni preghiera è
pazienza infinita. L'essenza della religione consiste nel non permettere alla
mente di crearvi ulteriori problemi. Se dite alla mente di aspettare, la
meditazione accade. Se riuscite a persuadere la mente ad attendere, sarete in
preghiera, perché attendere significa assenza di pensiero. Significa sedersi
semplicemente sulla riva, senza farsi coinvolgere dal fiume. Cosa puoi fare?
Qualsiasi azione da parte tua non farebbe che intorbidirlo. Proprio il tuo
affrontare la corrente creerebbe altri problemi, per cui aspetta.
Osho
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