Redazione: un nostro lettore, “L’alessandrino”, c’invia questo contributo che ben volentieri pubblichiamo.
L’articolo mette in evidenza che, con l’Amministrazione Biden, non sarà solo l’Italia ad avere problemi. Ce li avranno anche nel Regno Unito.
Ci sarà mai una reazione dei Paesi colpiti dall’Amministrazione Biden? Crediamo di si. Come suol dirsi, diamo tempo al tempo.
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Douglas Murray per Maily On Line
Chiunque sia amico dell’America deve augurarsi che Joe Biden riesca nel suo intento di unire l’America.
Ma bisogna ammettere che la sua presidenza sia cominciata in un momento di grande debolezza.
L’economia statunitense è stata duramente colpita dalla pandemia: la disoccupazione è aumentata e la mancanza di un tetto sulla testa è diventata palpabile in molte città americane (problematiche presenti anche nel resto del mondo).
C’è in America una forte domanda di competenza nella gestione del Paese.
Il giorno del giuramento, l’ex Presidente Barack Obama ha twittato una foto sua e del suo ex Vicepresidente con questo messaggio: “Congratulazioni al mio amico, il Presidente Joe Biden! Questo è il tuo momento!”
Il suo momento?
Francamente nessuno, in America (Repubblicano o Democratico che sia), è tranquillo sul fatto che Joe Biden cominci a fare il più duro lavoro al mondo all’età di 78 anni!
Durante il mio recente tour negli Stati Uniti ho parlato con numerosi Democratici che, privatamente, mi hanno espresso dubbi assai profondi.
Erano consapevoli della smemoratezza di Biden, dei suoi pensieri sconnessi e della sua più che ovvia fragilità mentale.
Molti dubitavano che ce la potesse fare a portare a termine la presidenza, ma erano comunque disposti a non dare troppa importanza al fatto, spinti dal desiderio di mandare a casa Donald Trump.
L’obiettivo è stato raggiunto e il mondo, adesso, deve affrontare la realtà: la presidenza di Joe Biden.
E questa cosa non promette molto bene.
I giornalisti Liberal che dominano la televisione americana, comunque, non lo ammetterebbero mai.
Esaltati dall’uscita di scena di Trump, si sono spinti fino al punto di trasmettere bizzarre e vergognose celebrazioni video-musicali della vittoria sull’”Uomo Arancione”.
I media erano così felici d’ignorare l’altra metà della popolazione, quella che non ha votato per Biden, che non hanno fatto troppo caso alle palesi carenze della nuova Amministrazione.
Prendiamo, ad esempio, il trattamento servile nei riguardi della Vicepresidente Kamala Harris.
I network americani, ma anche la BBC, ne sembrano innamorati.
In una “difficile” intervista alla TV hanno dedicato interi quarti d’ora, una vera e propria agonia, interrogandola … sulla sua preferenza per le scarpe comode.
Decisamente, ci aspettiamo qualcosa di meglio nei prossimi quattro anni.
Implacabili nelle loro critiche a Trump, con la nuova Amministrazione i media stanno comportandosi come cortigiani alla corte del Re Sole.
Aspettiamoci lodi sperticate per Kamala & Joe qualsiasi cosa facciano.
Ogni critica, ormai è chiaro, sarà rivolta contro Trump e la discriminazione delle donne e delle minoranze.
Sta di fatto che la Harris potrebbe diventare Presidente, nei prossimi quattro anni, ed è quasi incredibile che i media non abbiano nemmeno indagato sulla sua visione del mondo.
Quello che sappiamo per certo è che, a dispetto della promessa di unire tutti gli Americani, sia Biden che la Harris saranno spinti sempre più a sinistra. E’ un fenomeno già in corso.
Appena messo piede in ufficio, Joe Biden ha firmato un “atto esecutivo” chiedendo a tutti gli Agenti Federali di assicurarsi che le persone fossero libere di usare qualsiasi bagno volessero … non secondo il genere, “ma per come si sentissero”.
E inoltre che gli sport scolastici debbano aderire al principio di “combattere le discriminazioni sulla base del genere”.
C’è qualcosa in tutto questo che mi ricorda il tardo Impero Romano: l’arroganza di una classe dominante in piena decadenza.
L’uomo più potente del mondo comincia il suo mandato nel mezzo di una crisi senza precedenti, ma la sua priorità è garantire che agli uomini che si identificano come donne sia permesso di usare gli spogliatoi femminili e polverizzare ogni donna che incontrano negli sport agonistici.
Tutto nel nome dell’eguaglianza, ovviamente.
Non finì bene per Roma, non finirà bene neanche per l’America.
Questi ordini esecutivi sono indicativi di un Presidente sordo al grido di dolore dei cittadini, i cui standard di vita sono stati distrutti non solo in quest’ultimo anno, ma nel corso d’intere generazioni.
Ho incontrato molte di queste persone ai rally di Trump. Alcune non avevano mai votato prima. Non erano persone cattive, volevano solo essere ascoltate e non continuamente ignorate.
Gli ordini di Biden sono indicatori di un Presidente che cerca disperatamente di assimilare la frangia radicale nel suo Partito — un effetto che potrebbe causare seri e permanenti disagi alla sicurezza e all’incolumità di tutti gli americani.
Nel corso del Giuramento, c’erano stati allarmi sulla possibilità che i simpatizzanti di Trump potessero causare disordini nelle varie Capitali degli Stati Americani.
Ma, nel corso dell’evento, gli unici disordini ci sono stati per gentile concessione degli Antifa, che hanno distrutto il quartier generale del Partito Democratico a Portland e devastato il centro di Seattle.
Per loro, Biden non è abbastanza a sinistra e la Harris serve anche a questo, a coprirli politicamente.
Insieme agli altri Democratici, Biden ha trascorso buona parte della scorsa estate a giustificare la violenza che imperversava nelle città americane — e questo spiega perché le rivolte in corso non stiano meritando alcuna copertura da parte dei media.
Continuando, un membro del Parlamento ha ammesso, la scorsa settimana, che gli accordi commerciali negoziati tra Gran Bretagna e Stati Uniti sotto l’Amministrazione Trump siano ora in pericolo.
Nella squadra di Biden ci sono persone molto ostili alla Gran Bretagna che credono, impropriamente, che l’”Accordo del Venerdì Santo” sia venuto meno, in qualche modo, a causa della Brexit.
Non è soltanto la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, ad avere una posizione anti-britannica.
E’ una posizione condivisa anche dal Senatore Chuck Schumer che sarà, a breve, il “leader di maggioranza” del nuovo Senato Democratico.
L’anno scorso, assieme a Gerry Adams ed altri, Schumer fece un discorso di sostegno al Sinn Fein, nel quale dichiarava che, nonostante “la via dell’unità irlandese” fosse “lunga e tortuosa”, era comunque più facilmente “raggiungibile rispetto al passato”.
Negli ultimi giorni, il Sinn Fein è stato felicissimo di rilanciare quel discorso rivolto agli irlandesi: “Vi auguro di riuscire nei vostri sforzi per unire finalmente l’Irlanda”.
I terroristi e gli ex terroristi che gestivano il Sinn Feinn sono molto eccitati da questo discorso.
Washington, dopo anni di condanna al terrorismo, ha cambiato idea e lo sta portando nel cuore della politica americana — questo non è un bene per l’America e tanto meno per la Gran Bretagna.
Con persone come Schumer, per il nostro Paese il momento diventa davvero delicato.
Non dimenticate che queste persone desiderano la frammentazione del nostro Paese, la secessione dell’Irlanda del Nord dal resto del Regno Unito.
Politici americani come Schumer e Biden (che adora vantarsi della sua ascendenza irlandese) sarebbero sconvolti se la politica britannica facesse una campagna volta a spezzare l’unità del loro Paese.
Ma, quando riguarda noi, incoraggiano proprio questo.
So che molte persone sono felici che Trump se ne sia andato. So che le trasmissioni radio hanno suonato le campane a festa, con grande gioia.
Ma è troppo presto per la gioia. Forse è anche mal riposta perché, a breve, sono sicuro che ci saranno forti rimpianti.
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