Graham J. Noble per Liberty Nation
Il Presidente Donald Trump rappresenta una tale minaccia per il Partito Democratico e per l’ampio e radicato establishment politico da dover essere messo sotto accusa per la seconda volta.
Il primo tentativo si rivelò un’assurdità e il secondo sta rivelandosi niente di meno.
Tuttavia, a meno di due settimane dalla data in cui Trump lascerà l’incarico, l’impeachment 2.0 arriverà sugli schermi televisivi delle vostre case — probabilmente nei prossimi giorni.
La speaker Nancy Pelosi (D-CA) ha detto, domenica sera, che i Democratici sono pronti a votare l’impeachment del Presidente, accusandolo di aver incitato alla violenza, il 6 gennaio al Campidoglio.
Un articolo dell’impeachment è già stato redatto. L’accusa contro il Presidente è di “istigazione all’insurrezione”.
Anche se non è del tutto chiaro come una tale accusa possa reggere in Tribunale, vale la pena ricordare che questo impeachment ha ben poco a che fare con i Codici, i fatti o il concetto stesso di giustizia.
Il dramma di Queen Pelosi
In una lettera alla Camera la Speaker, con un tono così drammatico da far roteare gli occhi a qualsiasi persona sana di mente, ha esposto le sue ragioni per dare il via libera al procedimento:
“Con il passare dei giorni, l’orrore dell’assalto alla nostra democrazia perpetrato da questo Presidente s’intensifica sempre più e quindi c’è la necessità immediata di agire”.
Questa è la donna che non ha pronunciato una sola parola di paura, rabbia e indignazione quando le città americane bruciavano e le folle si dedicavano alla violenza e alla distruzione, saccheggiando intere aree del Paese, nell’estate del 2020.
Anche se i Tribunali Federali e i Distretti di Polizia furono dati alle fiamme e sottoposti ad assedio, mai la Pelosi pensò che si trattassero di attacchi alla democrazia del Paese.
Ora (riconoscendo debitamente la tragica morte di cinque persone), per aver rotto qualche finestra del Campidoglio la Speaker ritiene che il Paese sia sull’orlo del collasso.
D’altra parte, il laptop della Pelosi sarebbe stato rubato dal suo ufficio e quindi, per lei, le cose potrebbero davvero essere terribili come sta sostenendo.
Il 25° Emendamento
La leader democratica ha detto che la risposta preferita del suo Partito all’incidente del 6 gennaio è che il Vice Presidente Mike Pence rimuova il Signor Trump dall’incarico, invocando il 25° Emendamento.
Ci sono rapporti contrastanti sulla sua volontà di seguire quest’opzione, ma è davvero una scelta improponibile.
Indipendentemente da come i nemici del Presidente vogliano far girare la situazione, Trump non ha mostrato alcun segno d’incapacità mentale o fisica per continuare a svolgere i compiti del suo ufficio.
Anche così, c’è chi dice che l’opzione del 25° Emendamento sia quella che sarà tentata per prima.
Mette Pence in una posizione difficile. Se si rifiuta d’invocare il 25° Emendamento i Democratici lo dipingerebbero come un traditore del Paese.
Se accettasse, però, metà del Paese lo considererebbe un traditore.
Nessuna prova e il tempo è insufficiente
Due problemi si frappongono fra i nemici del Presidente e il risultato desiderato.
Il primo è che solo a livello soggettivo si può sostenere che Trump abbia incitato alla violenza il giorno in cui il Congresso ha certificato il risultato delle elezioni presidenziali.
La prova che lo abbia fatto semplicemente non esiste.
Durante il discorso pronunciato quel giorno a Washington, Trump ha esortato la folla a “far sentire la propria voce in modo pacifico e patriottico”.
Anche per coloro che nel Congresso lo disprezzano al punto tale da essere disposti a ignorare i fatti e la verità, questo è un ostacolo formidabile da superare.
In un processo al Senato, il Presidente avrebbe diritto a una rappresentanza legale e saranno presentate prove inconfutabili sul fatto che abbia esortato la folla a protestare pacificamente.
Naturalmente, il processo presenterebbe un altro problema.
Secondo Mitch McConnell, la data più vicina possibile per un processo è il pomeriggio del 20 gennaio, quando Joe Biden dovrebbe già aver prestato giuramento come 46° Presidente degli Stati Uniti.
Non volendo dare ai Repubblicani del Senato un motivo per rendere la vita difficile ai candidati del Gabinetto Biden, alcuni Democratici parlano addirittura di non trasmettere l’articolo d’impeachment al Senato se non dopo i primi 100 giorni del mandato di Biden.
Nonostante non sia un fan di Trump, non è chiaro come si sentirebbe il Giudice Capo John Roberts a presiedere il processo d’impeachment di un Presidente che non è più in carica.
Se questa folle impresa si svolgesse nel modo in cui i detrattori di Trump stanno sperando, il concetto stesso e il meccanismo dell’impeachment verrebbero resi privi di significato.
Il Congresso entrerebbe in una nuova fase della sua esistenza in cui le regole e la legge non avrebbero più alcuna rilevanza.
Se c’è mai stato un assalto alla democrazia americana, quello sta accadendo ora.
È condotto da persone senza legge che odiano e temono così tanto questo Presidente da volersi garantire che non sia mai più in grado di candidarsi.
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