lunedì 30 marzo 2020

RISORGI A OGNI ISTANTE




E la sacerdotessa tornò a parlare e disse: Parlaci della Ragione e della Passione.
E lui rispose, dicendo:
Spesso la vostra anima è un campo di battaglia in cui la vostra ragione e il vostro giudizio si scontrano con la vostra passione e il vostro appetito.
Quanto vorrei essere il pacificatore della vostra anima, e trasformare la discordia e la rivalità dei vostri elementi in un’unità e in una melodia.
Ma come potrò riuscirci, se voi stessi non siete i fautori della pace, anzi che dico, gli amanti di tutti i vostri elementi?

La vostra ragione e la vostra passione non sono altro che il timone e le vele della vostra anima che veleggia sul mare.
Sia che si spezzino le vostre vele, sia che si rompa il timone, voi non potrete che andare alla deriva, sballottati dai flutti, oppure rimarrete immobili in mezzo al mare.
Infatti, se la ragione governa da sola, è una forza limitante; e se la passione è priva di controllo, è una fiamma che arde fino all’autodistruzione.
Pertanto lasciate dunque che la vostra anima esalti la vostra ragione fino al culmine della passione, così che possa cantare;
e lasciate che guidi la vostra passione con la ragione, di modo che essa possa vivere grazie alla propria resurrezione quotidiana, e come l’araba fenice possa elevarsi al di sopra delle proprie ceneri.

Vorrei che reputaste il vostro giudizio e il vostro appetito come due ospiti nella vostra casa, ugualmente amati.
Di certo non onorereste mai un ospite più dell’altro; poiché chi ne predilige uno perde l’amore e la fiducia di entrambi.
Quando, tra le colline, voi sedete alla fresca ombra dei candidi pioppi, condividendo la pace e la serenità dei campi e dei prati in lontananza, lasciate che il vostro cuore dica in silenzio: «Dio riposa nella ragione».
E quando sopraggiunge la tempesta, e il vento possente squassa la foresta, e i tuoni e i fulmini proclamano la maestà del cielo, lasciate che il vostro cuore dica con stupore: «Dio si muove nella passione».
E poiché voi siete un alito nella sfera di Dio, e una foglia nella foresta di Dio, anche voi dovreste riposare nella ragione e muovervi nella passione.

L’umanità ha sofferto di più per aver vissuto all’interno di divisioni e scissioni che non per qualsiasi altro motivo.
L’uomo è un tutto organico.
Questa per te dev’essere una comprensione di fondo: è impossibile tagliar via una qualsiasi parte del proprio essere, e restare estatici. Certo, tutte quelle parti devono essere portate a esistere come un tutto armonico, proprio come in un’orchestra… molte persone suonano strumenti differenti e, se non sapessero come armonizzare tutti quei suoni in una sola melodia, non creerebbero affatto una musica, sarebbe solo un frastuono che non rallegrerebbe affatto l’anima, al contrario la disturberebbe.*
Purtroppo l’intera storia dell’uomo è una storia di divisioni. Elimini una cosa, ne elimini un’altra e ti limiti a stare aggrappato a una sola parte del tuo essere… rimarrai infelice; perché la beatitudine nasce quando tutte le parti danzano insieme in una profonda armonia, libere da qualsiasi conflitto.
Come mai l’uomo ha creato nella propria mente questa schizofrenia? C’è un motivo: è il frutto degli stratagemmi di coloro che vogliono dominarti, che vogliono sfruttarti e che vogliono tenerti in schiavitù perenne. L’uomo totalmente integro non può essere oppresso; non può essere sfruttato, né ridotto in schiavitù. Ed esistono persone che hanno un’unica ambizione: il potere, sembra che il potere sia l’unica loro ragione di vita.
(((Friedrich Nietzsche morì in un manicomio. Sfortunatamente… mentre i medici lo dichiaravano pazzo, i preti lo proclamavano pazzo; mentre i suoi stessi amici e la sua famiglia lo dichiaravano pazzo… rinchiuso in manicomio, scrisse il suo libro migliore: La volontà di potenza.
Vedendo questo libro e la sua grandezza, chiunque può riconoscere che tutti coloro che lo avevano rinchiuso a forza in manicomio stavano semplicemente tentando di liberarsi di qualcuno le cui parole – ogni singola parola – erano come frecce. Quella gente non riusciva a sopportare l’elevatezza del suo essere! Voleva semplicemente che fosse dimenticato, ignorato. Di certo Nietzsche non era pazzo, altrimenti non sarebbe riuscito a scrivere, in manicomio, il capolavoro della sua vita! Non ne vide mai la pubblicazione: fu stampato dopo la sua morte.
Ho studiato tutte le sue opere. Sembra che ne La volontà di potenza abbia raccolto tutto ciò che aveva disseminato in molti altri scritti. Ogni frase è così ricca di significato… è impossibile che sia stata scritta da un pazzo! Tutto è così logico e profondo: se sei pronto a leggerlo senza alcun pregiudizio, rimarrai meravigliato che uno tra i migliori libri del mondo sia stato scritto da un pazzo, rinchiuso in manicomio!
L’unica colpa di Nietzsche fu di non essere obbediente alle regole corrotte della società e alla sua disciplina obsoleta. Il solo crimine di Nietzsche fu di essere un individuo per suo pieno diritto, e gli schiavi non riuscirono a tollerare un uomo che conosceva la libertà, e viveva libero.
Le sue azioni e le sue parole scaturiscono dalla sua libertà e gli schiavi ne furono irritati, erano infastiditi perché non riuscivano neppure a comprendere ciò che Nietzsche diceva: dall’alto della collina, gridava a chi strisciava nella valle tenebrosa delle cosiddette comodità e degli agi. Quella gente era la maggioranza e quest’uomo la disturbava rispetto a qualsiasi presupposto al quale era aggrappata, credendo fosse saggezza… Nietzsche dimostrava che la loro era mera stupidità!
Kahlil Gibran rimase immensamente impressionato da Nietzsche, che nel suo libro La volontà di potenza aveva aperto il cuore dell’umanità, chiedendosi: «Come mai non contiene musica, ma solo infelicità?»
Il motivo è questo: tutti i preti di tutte le religioni e tutti i politici di tutte le ideologie desiderano talmente il potere da impedire all’umanità di ascoltare un uomo che parla di integrità, di armonia interiore e di assenza di qualsiasi scissione dell’essere; che parli dell’uomo integro e totale.
Certo, in voi dovranno accadere dei cambiamenti, a causa di tutti i condizionamenti che vi sono stati imposti dalla società. Vi sono state inculcate cose che hanno creato un caos nel vostro essere: il servo è diventato il padrone e il padrone è trattato come servo.
Il cuore non può gridare, può solo bisbigliare; e la mente, che urla a squarciagola, rende assolutamente impossibile al cuore farvi arrivare il suo messaggio.
Kahlil Gibran pronuncia queste sentenze di estrema importanza, attraverso la bocca di Almustafà: un mistico fittizio, poeta e filosofo. Mi sono sempre chiesto perché Kahlil Gibran abbia scelto di parlare indirettamente, e la mia sensazione è chiarissima: non voleva incorrere nella stessa sofferenza toccata in sorte a Nietzsche; inoltre, nessuno prende sul serio un poeta! Nietzsche scriveva in prosa, anche se la sua prosa è così bella da poter essere definita “poesia”… ma anche così egli parla all’umanità direttamente.
Almustafà è un personaggio inventato. Kahlil Gibran non è mai stato dichiarato pazzo, né è mai stato rinchiuso in manicomio, per il semplice motivo che era solo un romanziere o al massimo un poeta: si è messo in salvo, nascondendosi dietro Almustafà. Ragion per cui voglio ricordarvi che tutti i concetti espressi da Almustafà sono parole di Kahlil Gibran.)))

E la sacerdotessa tornò a parlare e disse: Parlaci della Ragione e della Passione.
Parlaci della mente e del cuore, della logica e dell’amore… Per secoli l’uomo ha pensato che fossero opposti tra loro. Gli interessi costituiti hanno insegnato all’uomo che, se ascolta entrambi, cadrà nella follia: sono contraddittori, perciò l’uomo deve scegliere.
Coloro che scelgono la ragione hanno tutte le opportunità di raggiungere il potere, ma rimarranno interiormente vuoti. Nelle anime rare che scelgono la passione, l’amore e il cuore si accende la fiamma della bellezza, della beatitudine e della fragranza, ma esternamente non raggiungeranno alcun potere.
La sacerdotessa ha posto una domanda fondamentale.

Parlaci della Ragione e della Passione.
Qual è il tuo approccio a queste due realtà? Esistono entrambe in ciascun essere umano e appaiono contraddittorie, quantomeno in superficie. Devi fare una scelta, altrimenti sarebbe come se cavalcassi due cavalli contemporaneamente e il risultato non potrebbe che essere disastroso.
La sacerdotessa non era consapevole che l’intuizione di Kahlil Gibran era molto più profonda di quella dei preti e delle sacerdotesse, di quella dei politici e dei potenti, sia per ricchezza sia per prestigio.

E lui rispose, dicendo:
Spesso la vostra anima è un campo di battaglia… Perché non siete mai andati alle radici del vostro essere.
La ragione ti dice una cosa, il tuo cuore anela a qualcos’altro e, se ascolti uno qualsiasi dei due, soffrirai e sarai infelice: perché l’altra metà del tuo essere rimarrà a digiuno, affamata. A poco a poco, la distanza tra quelle due metà aumenterà a tal punto… come se fossi stato tagliato in due da una sega elettrica!
Quelle persone scisse in due lottano contro se stesse; diventano campi di battaglia. Questa è una strategia, è una vera astuzia: se metti gli esseri umani nella situazione di dover lottare contro se stessi, non avranno mai né l’energia, né il tempo per ribellarsi alla schiavitù, all’oppressione, allo sfruttamento… la loro lotta interiore li ha talmente indeboliti da renderli dominabili da chiunque. È un sottile metodo di castrazione psicologica!
L’uomo è stato reso impotente con uno stratagemma molto astuto. Se però sei integro e totale, hai l’integrità, l’individualità e l’energia necessarie per lottare contro chiunque vorrebbe distruggere la tua libertà; e se l’intera umanità avesse questa integrità, sparirebbero i dittatori. I politici non troverebbero posto in una società giusta. Una società evoluta che bisogno avrebbe delle leggi e dei tribunali? I giudici e i commissari di polizia perderebbero tutto il loro potere; ecco perché devono mantenere gli uomini scissi interiormente, per non perderlo.
Nietzsche ha espresso le proprie idee in modo diretto e ne ha sofferto le conseguenze. Nietzsche è uno degli uomini più grandi sacrificato dai suoi contemporanei, affamati di potere. Gli stessi potenti, però, non si sono affatto curati di Kahlil Gibran: la gente lo considera un poeta, un piacevole intrattenitore e nulla di più.

Spesso la vostra anima è un campo di battaglia in cui la vostra ragione e il vostro giudizio si scontrano con la vostra passione e il vostro appetito.
Quanto vorrei essere il pacificatore della vostra anima, e trasformare la discordia e la rivalità dei vostri elementi in un’unità e in una melodia.
Ma come potrò riuscirci, se voi stessi non siete i fautori della pace, anzi che dico, gli amanti di tutti i vostri elementi?
Qualsiasi cosa ti offra l’esistenza non può essere priva di uno scopo nascosto. Possiedi la ragione, che ti rende capace di vedere e di pensare, per scoprire ciò che è giusto. E hai il cuore, con tutte le sue passioni: il cuore conosce l’arte di cantare, di danzare e di amare. Il cuore non può creare la scienza e la tecnologia; così come la ragione non può creare la pace, l’amore e il silenzio: tutte qualità che ti fanno trascendere la comune umanità.
Il cuore può darti le ali per la trascendenza, può farti volare dal solo al solo. Il cuore è la porta per scoprire il divino.
La ragione è assolutamente incapace di fare tutto ciò. Con essa puoi creare il denaro e migliaia di altre cose oggettive, ma non può darti la chiave per entrare nel tuo mondo interiore.
Non occorre affatto che siano in conflitto tra loro: la ragione funziona nel mondo oggettivo e il cuore funziona nel mondo soggettivo. Se sei attento, presente e meditativo, riuscirai facilmente a equilibrarli tra loro.
Ho chiamato Zorba il vostro cuore e Gautama il Buddha i voli della vostra intelligenza, che non sono altro che l’energia raffinata della ragione. Finora Zorba e il Buddha sono stati sempre in conflitto tra loro, risultando entrambi perdenti. Infatti il Buddha non permette mai una libertà totale a Zorba; né Zorba concede al Buddha una propria vita.
Pertanto nel mondo ci sono stati molti Zorba … ma i loro sorrisi e tutta la loro gioia mancavano assolutamente di profondità, gioivano solo a livello epidermico. E nel mondo ci sono stati alcuni Buddha, con una gioia profonda nei loro esseri, abissale… ma erano continuamente disturbati da Zorba, che non vuole affatto digiunare. Ebbene, non esiste alcuna difficoltà nell’avvicinare Zorba e il Buddha nel nostro essere, nel creare amicizia tra i due per realizzare infine l’integrità profonda.
Si tramanda una storia molto antica.

C’erano due mendicanti, uno era storpio e non poteva camminare, l’altro era cieco ma camminava… naturalmente erano in competizione tra loro.
Mendicare è un affare in cui c’è molta competizione… tu non sai a quale mendicante appartieni: quando venni a conoscenza di questa norma, rimasi allibito.
All’epoca viaggiavo molto, perciò mi recavo spesso alla stazione ferroviaria e un vecchio mendicante si era abituato a ricevere da me una rupia in elemosina, sia quando partivo per un viaggio, sia quando arrivavo. Quel mendicante ormai dava il fatto per scontato e si sentiva autorizzato ad aspettarsi da me una rupia.
All’inizio mi mostrava gratitudine: quando gli diedi una rupia la prima volta, non riusciva a credere ai propri occhi… gli indiani non danno rupie in elemosina! Poi, a poco a poco, arrivò a darlo per scontato: non sentiva più gratitudine, per lui era ormai la routine. Guardandolo negli occhi, riuscivo a vedere che, se non gli avessi dato una rupia, sarebbe andato in collera, perché si sarebbe sentito privato della mia rupia.
Io non lo privai mai della mia elemosina ma, un giorno, rimasi sorpreso nel vedere un giovane che, seduto al posto del vecchio mendicante, mi disse: «Non dimenticarti di darmi la solita rupia!»
Gli chiesi: «Come fai a sapere che io do una rupia?»
Mi rispose: «Tu non lo sai… io ho sposato la figlia del vecchio mendicante».
Non riuscivo ancora a comprendere: «Capisco, tu sei suo genero, ma il vecchio dov’è?»
Mi spiegò: «Come dote mi ha ceduto l’intera area della stazione ferroviaria e mi ha dato tutti i nomi di coloro che gli facevano l’elemosina. Il tuo è al primo posto, perché gli hai sempre dato una rupia in elemosina, ogni volta che partivi e una ogni volta che arrivavi da un viaggio».
Obiettai: «Il fatto che ciascun mendicante abbia il suo territorio è una rivelazione per me!» Il mendicante era diventato proprietario di quel territorio e poteva anche cederlo in dote a suo genero. Esclamai: «È grandioso! Ma dov’è ora quel vecchio?»
Rispose: «Ha trovato un altro posto, nei pressi dell’ospedale, lasciato libero da un mendicante che è morto. Mio suocero sembra vecchio, ma è un uomo forte: nessuno oserebbe lottare con lui!» I mendicanti sono sempre in lotta per il possesso dei loro clienti…
Ebbene, quei due mendicanti erano nemici, ma un giorno… vivevano fuori città, nella foresta. Nel cuore della notte, la foresta andò in fiamme; nessuno li poteva salvare.
Lo storpio vedeva che il fuoco si avvicinava sempre di più, e tutti gli alberi si incendiavano, uno dopo l’altro; ma non poteva camminare. E il cieco sentiva il calore aumentare, fino a diventare insopportabile.
Quella fu la prima volta che i due si parlarono in termini amichevoli: «Cosa succede? Tu che hai la vista, puoi vederlo…» e alla fine arrivarono a un compromesso, dimenticando tutti i litigi del passato.
Il cieco disse allo storpio: «Ti prendo in spalla, così diventeremo un solo uomo. Io sono forte a sufficienza per portarti, e tu hai la vista, per cui puoi vedere dove andare; puoi indicarmi come uscire da questo incendio, prima che sia troppo tardi».
E così si salvarono.
L’intera città si era svegliata e la gente si preoccupava per quei due mendicanti, ma nessuno aveva il coraggio di entrare nella foresta e scoprire dove fossero. Tutti sapevano che uno non poteva camminare e l’altro non poteva vedere, ma nessuno pensava che potessero unirsi. E quando li videro uscire vivi dalla foresta, nessuno credeva ai propri occhi: era un miracolo!

È una storia davvero molto antica. L’India possiede uno tra i più antichi libri di parabole, il Pancha Tantra: questa storia è tratta da lì. Ed è anche la storia di ciascuno di voi, parla di te: la casa è in fiamme, la morte si avvicina, ma tu non sei ancora un individuo integro, sei un campo di battaglia all’interno del tuo essere.
Con la ragione puoi vedere, ma il semplice vedere non può esserti di grande aiuto. Con il cuore puoi sentire, ma il semplice sentire non può esserti di grande aiuto. È possibile che il tuo vedere e il tuo sentire non siano più in competizione tra loro; ma siano uniti così da avventurarti alla ricerca del significato della tua vita?
È ciò che dice Kahlil Gibran: Conosco il rimedio ma… come potrò riuscirci, se voi stessi non siete i fautori della pace, anzi che dico, gli amanti di tutti i vostri elementi?
In questo caso il miracolo non è possibile.
Ecco perché ho dichiarato che l’Uomo Nuovo è Zorba il Buddha. In lui si incontrano l’Oriente e l’Occidente, la scienza e la religione, la logica e l’amore, il mondo esterno e quello interiore. Solo in questo incontro, l’uomo potrà trovare la pace, altrimenti rimarrà un campo di battaglia. Se sei infelice, ricorda che la tua infelicità sgorga dalla tua perenne battaglia interiore.
Nel mondo ci sono stati grandi Zorba. La loro semplice filosofia era: «Mangia, bevi e goditela! Non esiste una vita dopo la morte: Dio è solo un’invenzione dell’astuzia dei preti. Non sprecare il tuo tempo in cose inutili: la vita è breve!»
In India abbiamo un intero sistema filosofico, quello dei charvaka. Probabilmente un charvaka è lo Zorba più colto e, se tenti di comprenderlo, puoi trovarlo molto convincente: «Non c’è nessuna prova, nessuna testimonianza dell’esistenza di Dio o di una vita dopo la morte. Non c’è nessuna prova, nessuna testimonianza che tu abbia un’anima immortale. Non lasciarti irretire da queste parole, che sono state pensate proprio per creare in te un conflitto; affinché potessi diventare un cristiano, un hindu, un giainista, un buddhista o un musulmano».
L’India ha conosciuto anche grandi Buddha. Costoro dichiaravano che il mondo esterno è illusorio; che la verità è solo nella tua interiorità, tutto ciò che è esterno a te, è falso. Perciò non devi sprecare il tuo tempo in desideri e ambizioni, poiché sono fatti della stessa sostanza che compone i sogni. Usa il breve tempo della tua vita che hai a disposizione per entrare quanto più possibile in profondità nel tuo essere, così da scoprire il tempio del divino, la tua essenza divina.
Se ascolti i Buddha, possono sembrarti molto convincenti; se ascolti gli Zorba, possono sembrarti molto convincenti; e a questo punto sei nei guai, perché entrambi esistono dentro di te.
Io voglio che tu sia un portatore di pace, non un campo di battaglia!
Fa’ in modo che si crei una profonda amicizia tra la tua ragione e le tue passioni, così che tu possa godere di ciò che ti offre il mondo esterno… e ti offre moltissimo! Il mondo esterno non è illusorio: la dimostrazione sta nelle azioni dei Buddha. Quando hanno bisogno di cibo, sanno che non cresce nella loro interiorità; quando hanno bisogno di acqua, devono cercarla e trovarla nel mondo esterno. Eppure continuano a dire: «Il mondo esterno è illusorio!»
E, per quanto riguarda gli Zorba, sebbene sostengano che vivono solo di esteriorità, non sono ragionevoli, visto che il mondo esterno può esistere solo se esiste anche un mondo interiore: i due mondi sono inseparabili. Hai mai visto qualcosa che abbia solo un aspetto esterno e non abbia alcuna sostanza interna? Hai mai visto una moneta che abbia solo una faccia? Per quanto sia sottile, la moneta ha sempre due facce.
Il primo passo che devi comprendere è questo: l’approccio più importante è rilassarti e amare sia il tuo corpo sia il tuo cuore. Non creare conflitti tra di loro, avvicinali l’uno all’altro, perché per secoli la società ha creato tra di loro un’estrema incomunicabilità.
Quando si saranno avvicinati, fino a diventare un tutto unico, tu non sarai più solo uno Zorba, o solo un Buddha: sarai diventato Zorba il Buddha. Sarai un uomo totale e nella tua totalità scoprirai la bellezza, la beatitudine, la verità.

La vostra ragione e la vostra passione non sono altro che il timone e le vele della vostra anima che veleggia sul mare.
Quando avrai compreso che sono un tutto unico e quando non saranno più in conflitto tra loro, all’improvviso vedrai sorgere in te uno spazio nuovo: la tua anima. In te non ci saranno più conflitti e nel tuo corpo, nella tua mente, nel tuo cuore regnerà il silenzio; avrai il tempo e lo spazio per vedere qualcosa del trascendente: l’anima.
Di fondo, tu sei un triangolo, formato dalla mente, dal cuore e dall’anima. Tuttavia solo pochissime persone raggiungono la propria anima, poiché in loro continua la battaglia. Non hai il tempo per esplorarti: Zorba continua ad attrarti nel mondo esterno e il Buddha continua ad attrarti nell’interiorità. È una battaglia strana, che ti è stata imposta da tutti coloro che vogliono che tu rimanga debole, che non scopra mai la tua anima: vogliono che tu sia solo una macchina, un automa.

Kahlil Gibran dice: La vostra ragione e la vostra passione non sono altro che il timone e le vele della vostra anima che veleggia sul mare.
Sia che si spezzino le vostre vele, sia che si rompa il timone, voi non potrete che andare alla deriva, sballottati dai flutti… ed è ciò che in pratica l’intera umanità sta facendo: va alla deriva, sballottata dai flutti… oppure rimarrete immobili in mezzo al mare. Questa è una specie di morte, che accade prima della morte del corpo.

Infatti, se la ragione governa da sola, è una forza limitante.
La ragione ha i propri limiti, e non può accettare ciò che è illimitato.

… e se la passione è priva di controllo, è una fiamma che arde fino all’autodistruzione.
La passione è il tuo fuoco, è il fuoco della tua vita. Ma, se è privo di controllo, se non è accudito, se non viene ascoltato, se è ignorato, il tuo fuoco si autodistruggerà. Con la ragione, potresti usare quello stesso fuoco per distruggere i tuoi limiti, per bruciare la tua prigione e avresti tutto il cielo a tua disposizione.

Pertanto lasciate dunque che la vostra anima esalti la vostra ragione fino al culmine della passione…
La passione non conosce limiti: la tua energia è una sorgente inesauribile, perché la tua energia è l’energia dell’intero universo… lasciate dunque che la vostra anima esalti la vostra ragione fino al culmine della passione, così che possa cantare.
Benedetto colui che è riuscito a far cantare e danzare la propria ragione, perché la ragione conosce solo la curiosità, il dubbio e le domande; non conosce affatto il canto, la danza, la celebrazione: qualità che appartengono al cuore. Ma se la tua anima e la tua consapevolezza riuniscono la tua ragione e il tuo cuore, questi diventeranno compagni nella danza e nel canto, in profonda sintonia al punto che ogni loro dualismo scomparirà.
Secondo me, la scomparsa di questo dualismo segnerà l’inizio di una vita nuova, del tutto priva di conflitti e di campi di battaglia. Allora la tua vita diventerà il giardino dell’Eden. Tutte le tue energie sono sufficienti per creare un paradiso nel tuo essere.
Ti è stato detto che, se realizzi le condizioni imposte dal cristianesimo, dall’induismo, dall’islamismo, entrerai in paradiso. Ma io ti dico: tu non entrerai mai in paradiso! È il paradiso che entrerà in te nell’istante in cui cesseranno le tue battaglie, e la tua ragione e il tuo cuore danzeranno in sintonia. Il paradiso è in attesa dell’istante in cui potrà entrare nel tuo essere: in questa gioia, nel silenzio e nella pace il paradiso dovrà entrare in te.
L’idea stessa che tu entrerai in paradiso è assurda: all’esterno non esiste alcun paradiso, né alcun inferno. Tu vivi all’inferno quando sei in conflitto, in lotta con te stesso; e il paradiso è in te, quando la tua interiorità è colma di silenzio assoluto, e nel tuo essere affiora un canto di totalità, di unità organica.

E lasciate che guidi la vostra passione con la ragione, di modo che essa possa vivere grazie alla propria resurrezione quotidiana…
Kahlil Gibran sta dicendo di non dimenticare mai queste parole, perché non sono solo parole, sono semi che possono trasformarti in uno splendido giardino, in cui gli uccelli canteranno e i fiori sbocceranno. Il paradiso è in attesa dell’istante in cui potrà bussare alla tua porta, dicendo: «Sono arrivato, sei pronto!»
Kahlil Gibran sta dicendo che, come prima cosa devi elevare la ragione, la consapevolezza, alle vette della passione, affinché possa cantare. E il secondo passo è ancora più importante: lasciate che guidi la vostra passione con la ragione… affinché tu non perda te stesso brancolando ciecamente. Non avendo occhi per vedere, le vette sono molto pericolose: in questo caso sarebbe meglio che rimanessi nella valle, insieme agli altri ciechi. Così, anche se cadessi, la tua caduta non sarebbe mortale… forse ti feriresti, potresti procurarti una frattura, ma non la morte.
Lascia che la ragione guidi le tue passioni, lascia che la ragione diventi la vista per il tuo cuore, allora comprenderai perché i cristiani affermano che, dopo la crocifissione, c’è stata la riesurrezione. Può non essere vero e forse non è una verità storica, però contiene una profondità psicologica e una spiritualità abissale.
La tua passione muore in ogni istante, perché non sa niente né del passato, né del futuro: quello è il sapere accumulato dalla ragione. La passione conosce solo il momento presente, quindi muore in ogni istante; e se fosse guidata dagli occhi della ragione, risorgerebbe in ogni istante: morirebbe e risorgerebbe più fresca, più giovane, migliore e più raffinata.

e come l’araba fenice possa elevarsi al di sopra delle proprie ceneri.
La fenice mitologica è davvero il modo migliore per spiegarvi che dovreste imparare a morire in ogni istante e a rinascere in ogni istante. La vostra vita dovrebbe essere un susseguirsi di morti e di rinascite, in questo modo rimarreste freschi fino al vostro ultimo respiro. Altrimenti sul tuo essere si accumulerà la polvere e tu in pratica morirai trenta o quarant’anni prima che gli altri se ne rendano conto, e dicano: «Questo poveretto è morto!»
Gli hippy dicevano: «Non credere mai a qualcuno che abbia superato i trent’anni». Di fatto una persona muore proprio intorno ai trent’anni, poi continua a vivere una vita postuma, per altri trenta, quaranta o cinquant’anni, poiché non è mai risorta.
D’altra parte quella degli hippy era solo una reazione: ecco perché non si trovano hippy anziani. Sono morti tutti intorno ai trent’anni e ora continuano a vivere una vita postuma, molto efficiente sulla piazza del mercato. Hanno dimenticato del tutto di essere stati degli hippy: era solo un sogno, che ogni giovane deve attraversare. Attualmente ridono di quel sogno, che ormai è solo un ricordo sbiadito.
Ho ricercato ovunque un hippy anziano: la mia ricerca non ha avuto successo. Non ne esistono per un motivo semplice, che essi ignorano una cosa: il problema non è reagire contro la società. Il problema è riuscire a trasformarti interiormente, apprendere l’alchimia di come morire quietamente in ogni istante e permettere all’energia di risorgere in ogni istante… proprio come l’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri.
Questa metafora è una delle più potenti e significative. Non mi sono mai imbattuto in un’altra metafora altrettanto forte e significativa. Rappresenta l’intera filosofia della religione: morendo e rinascendo, rimani sempre fresco e fluido; in questo caso non ti limiti a invecchiare, cresci interiormente, evolvi e maturi.
L’invecchiamento non richiede grandi qualità: tutti gli animali invecchiano, tutti gli alberi invecchiano. Solo l’uomo ha il privilegio, la prerogativa di poter crescere interiormente e rimanere anche in tarda età fresco e giovane, com’era prima dei suoi trent’anni. Colmo di sogni sul trascendente, anche sul letto di morte non si rattrista al pensiero di lasciare questa Terra; al contrario, è molto eccitato dal pensiero del nuovo pellegrinaggio che sta per intraprendere… poiché sa che nessuna morte è una morte: a ogni morte segue sempre una resurrezione. Tutto ciò diventa una verità solo quando la tua ragione e la tua passione saranno diventate un tutto unico; quando il tuo Zorba e il tuo Buddha non lotteranno più tra loro, ma si abbracceranno.

Vorrei che reputaste il vostro giudizio e il vostro appetito come due ospiti nella vostra casa, ugualmente amati.
Di certo non onorereste mai un ospite più dell’altro; poiché chi ne predilige uno perde l’amore e la fiducia di entrambi.
Ho sentito raccontare di un uomo che si era innamorato di due donne: entrambe le donne gli chiedevano di essere rassicurate, chiedevano la sicurezza di essere amate; gli dicevano: «Sii onesto, dichiara chi sposerai tra noi due». Il pover’uomo era in gravi difficoltà; perché una delle due donne era bella, ma molto povera; l’altra invece aveva un aspetto scialbo, ma era ricchissima e, sposandola, sarebbe diventato il padrone delle sue ricchezze. Potete comprendere il suo dilemma.
Tutti e tre stavano facendo una gita in barca, per godersi il sole e il mare, quando la donna ricchissima all’improvviso esclamò: «Ferma la barca, qui in mezzo al mare perché non riesco più ad aspettare! Devi prendere una decisione: devi dirci chi ami tra noi due».
L’uomo doveva essere molto intelligente e rispose: «Che domanda mi fai? Io amo ciascuna di voi più dell’altra!» Ed entrambe le donne si sentirono profondamente soddisfatte.

Quando, tra le colline, voi sedete alla fresca ombra dei candidi pioppi, condividendo la pace e la serenità dei campi e dei prati in lontananza, lasciate che il vostro cuore dica in silenzio: «Dio riposa nella ragione».
E quando sopraggiunge la tempesta, e il vento possente squassa la foresta, e i tuoni e i fulmini proclamano la maestà del cielo, lasciate che il vostro cuore dica con stupore: «Dio si muove nella passione».
E poiché voi siete un alito nella sfera di Dio, e una foglia nella foresta di Dio, anche voi dovreste riposare nella ragione e muovervi nella passione.
È questa la grande sintesi necessaria all’uomo – e ne ha bisogno immediatamente – perché l’umanità del passato si è lasciata sfuggire questa sintesi, questa sincronicità. Io invece voglio che la mia gente goda del divino in ogni situazione possibile: quando è giorno, il divino è luce; quando è notte, il divino è tenebra… non create alcun conflitto!
Quando il tuo essere non sarà più un campo di battaglia, diventerai un tempio e non avrai bisogno di acquistare una statua di Dio per esporla nel tempio. Da sempre il divino vivente penetra in colui che si trasforma in un luogo santo, diventando consacrato.
Voi avete tutti gli strumenti necessari. Avete tutte le possibilità richieste. Se vi lascerete sfuggire l’opportunità, solo voi ne sarete responsabili!
Il divino aspetta proprio davanti alla tua porta, ma nella tua interiorità c’è un tale caos che a nessuno piacerebbe entrarci. Inoltre, se anche il divino bussasse alla tua porta, non potresti udirlo… perché nella tua interiorità accade di tutto, il conflitto è enorme, al punto che non riesci ad ascoltare il leggero battito alla porta. Né esiste alcun campanello elettrico squillante, che il divino possa premere… usa ancora l’antico metodo di bussare con le nocche della mano. Questo gli fa capire se ti sei preparato e se sei pronto a riceverlo, oppure no. Sei diventato un anfitrione, così che il divino possa diventare un tuo ospite?

Osho: Gibran Il Discorso 3






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