E la sacerdotessa tornò a parlare e disse: Parlaci della
Ragione e della Passione.
E lui rispose, dicendo:
Spesso la vostra anima è un campo di battaglia in cui la
vostra ragione e il vostro giudizio si scontrano con la vostra passione e il
vostro appetito.
Quanto vorrei essere il pacificatore della vostra anima, e
trasformare la discordia e la rivalità dei vostri elementi in un’unità e in una
melodia.
Ma come potrò riuscirci, se voi stessi non siete i fautori
della pace, anzi che dico, gli amanti di tutti i vostri elementi?
La vostra ragione e la vostra passione non sono altro che il
timone e le vele della vostra anima che veleggia sul mare.
Sia che si spezzino le vostre vele, sia che si rompa il
timone, voi non potrete che andare alla deriva, sballottati dai flutti, oppure
rimarrete immobili in mezzo al mare.
Infatti, se la ragione governa da sola, è una forza
limitante; e se la passione è priva di controllo, è una fiamma che arde fino
all’autodistruzione.
Pertanto lasciate dunque che la vostra anima esalti la
vostra ragione fino al culmine della passione, così che possa cantare;
e lasciate che guidi la vostra passione con la ragione, di
modo che essa possa vivere grazie alla propria resurrezione quotidiana, e come
l’araba fenice possa elevarsi al di sopra delle proprie ceneri.
Vorrei che reputaste il vostro giudizio e il vostro appetito
come due ospiti nella vostra casa, ugualmente amati.
Di certo non onorereste mai un ospite più dell’altro; poiché
chi ne predilige uno perde l’amore e la fiducia di entrambi.
Quando, tra le colline, voi sedete alla fresca ombra dei
candidi pioppi, condividendo la pace e la serenità dei campi e dei prati in
lontananza, lasciate che il vostro cuore dica in silenzio: «Dio riposa nella
ragione».
E quando sopraggiunge la tempesta, e il vento possente
squassa la foresta, e i tuoni e i fulmini proclamano la maestà del cielo,
lasciate che il vostro cuore dica con stupore: «Dio si muove nella passione».
E poiché voi siete un alito nella sfera di Dio, e una foglia
nella foresta di Dio, anche voi dovreste riposare nella ragione e muovervi
nella passione.
L’uomo è un tutto organico.
Questa per te dev’essere una comprensione di fondo: è
impossibile tagliar via una qualsiasi parte del proprio essere, e restare
estatici. Certo, tutte quelle parti devono essere portate a esistere come un
tutto armonico, proprio come in un’orchestra… molte persone suonano strumenti
differenti e, se non sapessero come armonizzare tutti quei suoni in una sola
melodia, non creerebbero affatto una musica, sarebbe solo un frastuono che non
rallegrerebbe affatto l’anima, al contrario la disturberebbe.*
Purtroppo l’intera storia dell’uomo è una storia di
divisioni. Elimini una cosa, ne elimini un’altra e ti limiti a stare aggrappato
a una sola parte del tuo essere… rimarrai infelice; perché la beatitudine nasce
quando tutte le parti danzano insieme in una profonda armonia, libere da
qualsiasi conflitto.
Come mai l’uomo ha creato nella propria mente questa
schizofrenia? C’è un motivo: è il frutto degli stratagemmi di coloro che
vogliono dominarti, che vogliono sfruttarti e che vogliono tenerti in schiavitù
perenne. L’uomo totalmente integro non può essere oppresso; non può essere
sfruttato, né ridotto in schiavitù. Ed esistono persone che hanno un’unica
ambizione: il potere, sembra che il potere sia l’unica loro ragione di vita.
(((Friedrich
Nietzsche morì in un manicomio. Sfortunatamente… mentre i medici lo dichiaravano
pazzo, i preti lo proclamavano pazzo; mentre i suoi stessi amici e la sua
famiglia lo dichiaravano pazzo… rinchiuso in manicomio, scrisse il suo libro
migliore: La volontà di potenza.
Vedendo questo libro e la sua grandezza, chiunque può
riconoscere che tutti coloro che lo avevano rinchiuso a forza in manicomio
stavano semplicemente tentando di liberarsi di qualcuno le cui parole – ogni
singola parola – erano come frecce. Quella gente non riusciva a sopportare
l’elevatezza del suo essere! Voleva semplicemente che fosse dimenticato,
ignorato. Di certo Nietzsche non era pazzo, altrimenti non sarebbe riuscito a
scrivere, in manicomio, il capolavoro della sua vita! Non ne vide mai la
pubblicazione: fu stampato dopo la sua morte.
Ho studiato tutte le sue opere. Sembra che ne La volontà di
potenza abbia raccolto tutto ciò che aveva disseminato in molti altri scritti.
Ogni frase è così ricca di significato… è impossibile che sia stata scritta da
un pazzo! Tutto è così logico e profondo: se sei pronto a leggerlo senza alcun
pregiudizio, rimarrai meravigliato che uno tra i migliori libri del mondo sia
stato scritto da un pazzo, rinchiuso in manicomio!
L’unica colpa di Nietzsche fu di non essere obbediente alle
regole corrotte della società e alla sua disciplina obsoleta. Il solo crimine
di Nietzsche fu di essere un individuo per suo pieno diritto, e gli schiavi non
riuscirono a tollerare un uomo che conosceva la libertà, e viveva libero.
Le sue azioni e le sue parole scaturiscono dalla sua libertà
e gli schiavi ne furono irritati, erano infastiditi perché non riuscivano
neppure a comprendere ciò che Nietzsche diceva: dall’alto della collina,
gridava a chi strisciava nella valle tenebrosa delle cosiddette comodità e
degli agi. Quella gente era la maggioranza e quest’uomo la disturbava rispetto
a qualsiasi presupposto al quale era aggrappata, credendo fosse saggezza…
Nietzsche dimostrava che la loro era mera stupidità!
Kahlil Gibran rimase immensamente impressionato da
Nietzsche, che nel suo libro La volontà di potenza aveva aperto il cuore
dell’umanità, chiedendosi: «Come mai non contiene musica, ma solo infelicità?»
Il motivo è questo: tutti i preti di tutte le religioni e
tutti i politici di tutte le ideologie desiderano talmente il potere da
impedire all’umanità di ascoltare un uomo che parla di integrità, di armonia
interiore e di assenza di qualsiasi scissione dell’essere; che parli dell’uomo
integro e totale.
Certo, in voi dovranno accadere dei cambiamenti, a causa di
tutti i condizionamenti che vi sono stati imposti dalla società. Vi sono state
inculcate cose che hanno creato un caos nel vostro essere: il servo è diventato
il padrone e il padrone è trattato come servo.
Il cuore non può gridare, può solo bisbigliare; e la mente,
che urla a squarciagola, rende assolutamente impossibile al cuore farvi
arrivare il suo messaggio.
Kahlil Gibran pronuncia queste sentenze di estrema
importanza, attraverso la bocca di Almustafà: un mistico fittizio, poeta e
filosofo. Mi sono sempre chiesto perché Kahlil Gibran abbia scelto di parlare
indirettamente, e la mia sensazione è chiarissima: non voleva incorrere nella
stessa sofferenza toccata in sorte a Nietzsche; inoltre, nessuno prende sul
serio un poeta! Nietzsche scriveva in prosa, anche se la sua prosa è così bella
da poter essere definita “poesia”… ma anche così egli parla all’umanità
direttamente.
Almustafà è un personaggio inventato. Kahlil Gibran non è
mai stato dichiarato pazzo, né è mai stato rinchiuso in manicomio, per il
semplice motivo che era solo un romanziere o al massimo un poeta: si è messo in
salvo, nascondendosi dietro Almustafà. Ragion per cui voglio ricordarvi che
tutti i concetti espressi da Almustafà sono parole di Kahlil Gibran.)))
E la sacerdotessa tornò a parlare e disse: Parlaci della
Ragione e della Passione.
Parlaci della mente e del cuore, della logica e dell’amore…
Per secoli l’uomo ha pensato che fossero opposti tra loro. Gli interessi
costituiti hanno insegnato all’uomo che, se ascolta entrambi, cadrà nella
follia: sono contraddittori, perciò l’uomo deve scegliere.
Coloro che scelgono la ragione hanno tutte le opportunità di
raggiungere il potere, ma rimarranno interiormente vuoti. Nelle anime rare che
scelgono la passione, l’amore e il cuore si accende la fiamma della bellezza,
della beatitudine e della fragranza, ma esternamente non raggiungeranno alcun
potere.
La sacerdotessa ha posto una domanda fondamentale.
Parlaci della Ragione e della Passione.
Qual è il tuo approccio a queste due realtà? Esistono
entrambe in ciascun essere umano e appaiono contraddittorie, quantomeno in
superficie. Devi fare una scelta, altrimenti sarebbe come se cavalcassi due
cavalli contemporaneamente e il risultato non potrebbe che essere disastroso.
La sacerdotessa non era consapevole che l’intuizione di
Kahlil Gibran era molto più profonda di quella dei preti e delle sacerdotesse,
di quella dei politici e dei potenti, sia per ricchezza sia per prestigio.
E lui rispose, dicendo:
Spesso la vostra anima è un campo di battaglia… Perché non
siete mai andati alle radici del vostro essere.
La ragione ti dice una cosa, il tuo cuore anela a
qualcos’altro e, se ascolti uno qualsiasi dei due, soffrirai e sarai infelice:
perché l’altra metà del tuo essere rimarrà a digiuno, affamata. A poco a poco,
la distanza tra quelle due metà aumenterà a tal punto… come se fossi stato
tagliato in due da una sega elettrica!
Quelle persone scisse in due lottano contro se stesse;
diventano campi di battaglia. Questa è una strategia, è una vera astuzia: se
metti gli esseri umani nella situazione di dover lottare contro se stessi, non
avranno mai né l’energia, né il tempo per ribellarsi alla schiavitù,
all’oppressione, allo sfruttamento… la loro lotta interiore li ha talmente
indeboliti da renderli dominabili da chiunque. È un sottile metodo di castrazione
psicologica!
L’uomo è stato reso impotente con uno stratagemma molto
astuto. Se però sei integro e totale, hai l’integrità, l’individualità e
l’energia necessarie per lottare contro chiunque vorrebbe distruggere la tua
libertà; e se l’intera umanità avesse questa integrità, sparirebbero i
dittatori. I politici non troverebbero posto in una società giusta. Una società
evoluta che bisogno avrebbe delle leggi e dei tribunali? I giudici e i
commissari di polizia perderebbero tutto il loro potere; ecco perché devono
mantenere gli uomini scissi interiormente, per non perderlo.
Nietzsche ha espresso le proprie idee in modo diretto e ne
ha sofferto le conseguenze. Nietzsche è uno degli uomini più grandi sacrificato
dai suoi contemporanei, affamati di potere. Gli stessi potenti, però, non si
sono affatto curati di Kahlil Gibran: la gente lo considera un poeta, un
piacevole intrattenitore e nulla di più.
Spesso la vostra anima è un campo di battaglia in cui la
vostra ragione e il vostro giudizio si scontrano con la vostra passione e il
vostro appetito.
Quanto vorrei essere il pacificatore della vostra anima, e
trasformare la discordia e la rivalità dei vostri elementi in un’unità e in una
melodia.
Ma come potrò riuscirci, se voi stessi non siete i fautori
della pace, anzi che dico, gli amanti di tutti i vostri elementi?
Qualsiasi cosa ti offra l’esistenza non può essere priva di
uno scopo nascosto. Possiedi la ragione, che ti rende capace di vedere e di
pensare, per scoprire ciò che è giusto. E hai il cuore, con tutte le sue
passioni: il cuore conosce l’arte di cantare, di danzare e di amare. Il cuore
non può creare la scienza e la tecnologia; così come la ragione non può creare
la pace, l’amore e il silenzio: tutte qualità che ti fanno trascendere la
comune umanità.
Il cuore può darti le ali per la trascendenza, può farti
volare dal solo al solo. Il cuore è la porta per scoprire il divino.
La ragione è assolutamente incapace di fare tutto ciò. Con
essa puoi creare il denaro e migliaia di altre cose oggettive, ma non può darti
la chiave per entrare nel tuo mondo interiore.
Non occorre affatto che siano in conflitto tra loro: la
ragione funziona nel mondo oggettivo e il cuore funziona nel mondo soggettivo.
Se sei attento, presente e meditativo, riuscirai facilmente a equilibrarli tra
loro.
Ho chiamato Zorba il vostro cuore e Gautama il Buddha i voli
della vostra intelligenza, che non sono altro che l’energia raffinata della
ragione. Finora Zorba e il Buddha sono stati sempre in conflitto tra loro,
risultando entrambi perdenti. Infatti il Buddha non permette mai una libertà
totale a Zorba; né Zorba concede al Buddha una propria vita.
Pertanto nel mondo ci sono stati molti Zorba … ma i loro
sorrisi e tutta la loro gioia mancavano assolutamente di profondità, gioivano
solo a livello epidermico. E nel mondo ci sono stati alcuni Buddha, con una
gioia profonda nei loro esseri, abissale… ma erano continuamente disturbati da
Zorba, che non vuole affatto digiunare. Ebbene, non esiste alcuna difficoltà
nell’avvicinare Zorba e il Buddha nel nostro essere, nel creare amicizia tra i
due per realizzare infine l’integrità profonda.
Si tramanda una storia molto antica.
C’erano due mendicanti, uno era storpio e non poteva
camminare, l’altro era cieco ma camminava… naturalmente erano in competizione
tra loro.
Mendicare è un affare in cui c’è molta competizione… tu non
sai a quale mendicante appartieni: quando venni a conoscenza di questa norma,
rimasi allibito.
All’epoca viaggiavo molto, perciò mi recavo spesso alla
stazione ferroviaria e un vecchio mendicante si era abituato a ricevere da me
una rupia in elemosina, sia quando partivo per un viaggio, sia quando arrivavo.
Quel mendicante ormai dava il fatto per scontato e si sentiva autorizzato ad
aspettarsi da me una rupia.
All’inizio mi mostrava gratitudine: quando gli diedi una
rupia la prima volta, non riusciva a credere ai propri occhi… gli indiani non
danno rupie in elemosina! Poi, a poco a poco, arrivò a darlo per scontato: non
sentiva più gratitudine, per lui era ormai la routine. Guardandolo negli occhi,
riuscivo a vedere che, se non gli avessi dato una rupia, sarebbe andato in
collera, perché si sarebbe sentito privato della mia rupia.
Io non lo privai mai della mia elemosina ma, un giorno,
rimasi sorpreso nel vedere un giovane che, seduto al posto del vecchio
mendicante, mi disse: «Non dimenticarti di darmi la solita rupia!»
Gli chiesi: «Come fai a sapere che io do una rupia?»
Mi rispose: «Tu non lo sai… io ho sposato la figlia del
vecchio mendicante».
Non riuscivo ancora a comprendere: «Capisco, tu sei suo
genero, ma il vecchio dov’è?»
Mi spiegò: «Come dote mi ha ceduto l’intera area della
stazione ferroviaria e mi ha dato tutti i nomi di coloro che gli facevano
l’elemosina. Il tuo è al primo posto, perché gli hai sempre dato una rupia in
elemosina, ogni volta che partivi e una ogni volta che arrivavi da un viaggio».
Obiettai: «Il fatto che ciascun mendicante abbia il suo
territorio è una rivelazione per me!» Il mendicante era diventato proprietario
di quel territorio e poteva anche cederlo in dote a suo genero. Esclamai: «È
grandioso! Ma dov’è ora quel vecchio?»
Rispose: «Ha trovato un altro posto, nei pressi
dell’ospedale, lasciato libero da un mendicante che è morto. Mio suocero sembra
vecchio, ma è un uomo forte: nessuno oserebbe lottare con lui!» I mendicanti
sono sempre in lotta per il possesso dei loro clienti…
Ebbene, quei due mendicanti erano nemici, ma un giorno…
vivevano fuori città, nella foresta. Nel cuore della notte, la foresta andò in
fiamme; nessuno li poteva salvare.
Lo storpio vedeva che il fuoco si avvicinava sempre di più,
e tutti gli alberi si incendiavano, uno dopo l’altro; ma non poteva camminare.
E il cieco sentiva il calore aumentare, fino a diventare insopportabile.
Quella fu la prima volta che i due si parlarono in termini
amichevoli: «Cosa succede? Tu che hai la vista, puoi vederlo…» e alla fine
arrivarono a un compromesso, dimenticando tutti i litigi del passato.
Il cieco disse allo storpio: «Ti prendo in spalla, così
diventeremo un solo uomo. Io sono forte a sufficienza per portarti, e tu hai la
vista, per cui puoi vedere dove andare; puoi indicarmi come uscire da questo
incendio, prima che sia troppo tardi».
E così si salvarono.
L’intera città si era svegliata e la gente si preoccupava
per quei due mendicanti, ma nessuno aveva il coraggio di entrare nella foresta
e scoprire dove fossero. Tutti sapevano che uno non poteva camminare e l’altro
non poteva vedere, ma nessuno pensava che potessero unirsi. E quando li videro
uscire vivi dalla foresta, nessuno credeva ai propri occhi: era un miracolo!
È una storia davvero molto antica. L’India possiede uno tra
i più antichi libri di parabole, il Pancha Tantra: questa storia è tratta da
lì. Ed è anche la storia di ciascuno di voi, parla di te: la casa è in fiamme,
la morte si avvicina, ma tu non sei ancora un individuo integro, sei un campo
di battaglia all’interno del tuo essere.
Con la ragione puoi vedere, ma il semplice vedere non può
esserti di grande aiuto. Con il cuore puoi sentire, ma il semplice sentire non
può esserti di grande aiuto. È possibile che il tuo vedere e il tuo sentire non
siano più in competizione tra loro; ma siano uniti così da avventurarti alla
ricerca del significato della tua vita?
È ciò che dice Kahlil Gibran: Conosco il rimedio ma… come
potrò riuscirci, se voi stessi non siete i fautori della pace, anzi che dico,
gli amanti di tutti i vostri elementi?
In questo caso il miracolo non è possibile.
Ecco perché ho dichiarato che l’Uomo Nuovo è Zorba il
Buddha. In lui si incontrano l’Oriente e l’Occidente, la scienza e la
religione, la logica e l’amore, il mondo esterno e quello interiore. Solo in
questo incontro, l’uomo potrà trovare la pace, altrimenti rimarrà un campo di
battaglia. Se sei infelice, ricorda che la tua infelicità sgorga dalla tua
perenne battaglia interiore.
Nel mondo ci sono stati grandi Zorba. La loro semplice
filosofia era: «Mangia, bevi e goditela! Non esiste una vita dopo la morte: Dio
è solo un’invenzione dell’astuzia dei preti. Non sprecare il tuo tempo in cose
inutili: la vita è breve!»
In India abbiamo un intero sistema filosofico, quello dei
charvaka. Probabilmente un charvaka è lo Zorba più colto e, se tenti di
comprenderlo, puoi trovarlo molto convincente: «Non c’è nessuna prova, nessuna
testimonianza dell’esistenza di Dio o di una vita dopo la morte. Non c’è
nessuna prova, nessuna testimonianza che tu abbia un’anima immortale. Non
lasciarti irretire da queste parole, che sono state pensate proprio per creare
in te un conflitto; affinché potessi diventare un cristiano, un hindu, un
giainista, un buddhista o un musulmano».
L’India ha conosciuto anche grandi Buddha. Costoro
dichiaravano che il mondo esterno è illusorio; che la verità è solo nella tua
interiorità, tutto ciò che è esterno a te, è falso. Perciò non devi sprecare il
tuo tempo in desideri e ambizioni, poiché sono fatti della stessa sostanza che
compone i sogni. Usa il breve tempo della tua vita che hai a disposizione per
entrare quanto più possibile in profondità nel tuo essere, così da scoprire il
tempio del divino, la tua essenza divina.
Se ascolti i Buddha, possono sembrarti molto convincenti; se
ascolti gli Zorba, possono sembrarti molto convincenti; e a questo punto sei
nei guai, perché entrambi esistono dentro di te.
Io voglio che tu sia un portatore di pace, non un campo di
battaglia!
Fa’ in modo che si crei una profonda amicizia tra la tua
ragione e le tue passioni, così che tu possa godere di ciò che ti offre il
mondo esterno… e ti offre moltissimo! Il mondo esterno non è illusorio: la dimostrazione
sta nelle azioni dei Buddha. Quando hanno bisogno di cibo, sanno che non cresce
nella loro interiorità; quando hanno bisogno di acqua, devono cercarla e
trovarla nel mondo esterno. Eppure continuano a dire: «Il mondo esterno è
illusorio!»
E, per quanto riguarda gli Zorba, sebbene sostengano che
vivono solo di esteriorità, non sono ragionevoli, visto che il mondo esterno
può esistere solo se esiste anche un mondo interiore: i due mondi sono
inseparabili. Hai mai visto qualcosa che abbia solo un aspetto esterno e non
abbia alcuna sostanza interna? Hai mai visto una moneta che abbia solo una
faccia? Per quanto sia sottile, la moneta ha sempre due facce.
Il primo passo che devi comprendere è questo: l’approccio
più importante è rilassarti e amare sia il tuo corpo sia il tuo cuore. Non
creare conflitti tra di loro, avvicinali l’uno all’altro, perché per secoli la
società ha creato tra di loro un’estrema incomunicabilità.
Quando si saranno avvicinati, fino a diventare un tutto
unico, tu non sarai più solo uno Zorba, o solo un Buddha: sarai diventato Zorba
il Buddha. Sarai un uomo totale e nella tua totalità scoprirai la bellezza, la
beatitudine, la verità.
La vostra ragione e la vostra passione non sono altro che il
timone e le vele della vostra anima che veleggia sul mare.
Quando avrai compreso che sono un tutto unico e quando non
saranno più in conflitto tra loro, all’improvviso vedrai sorgere in te uno
spazio nuovo: la tua anima. In te non ci saranno più conflitti e nel tuo corpo,
nella tua mente, nel tuo cuore regnerà il silenzio; avrai il tempo e lo spazio
per vedere qualcosa del trascendente: l’anima.
Di fondo, tu sei un triangolo, formato dalla mente, dal
cuore e dall’anima. Tuttavia solo pochissime persone raggiungono la propria
anima, poiché in loro continua la battaglia. Non hai il tempo per esplorarti:
Zorba continua ad attrarti nel mondo esterno e il Buddha continua ad attrarti
nell’interiorità. È una battaglia strana, che ti è stata imposta da tutti
coloro che vogliono che tu rimanga debole, che non scopra mai la tua anima:
vogliono che tu sia solo una macchina, un automa.
Kahlil Gibran dice: La vostra ragione e la vostra passione
non sono altro che il timone e le vele della vostra anima che veleggia sul
mare.
Sia che si spezzino le vostre vele, sia che si rompa il
timone, voi non potrete che andare alla deriva, sballottati dai flutti… ed è
ciò che in pratica l’intera umanità sta facendo: va alla deriva, sballottata
dai flutti… oppure rimarrete immobili in mezzo al mare. Questa è una specie di morte,
che accade prima della morte del corpo.
Infatti, se la ragione governa da sola, è una forza
limitante.
La ragione ha i propri limiti, e non può accettare ciò che è
illimitato.
… e se la passione è priva di controllo, è una fiamma che
arde fino all’autodistruzione.
La passione è il tuo fuoco, è il fuoco della tua vita. Ma,
se è privo di controllo, se non è accudito, se non viene ascoltato, se è
ignorato, il tuo fuoco si autodistruggerà. Con la ragione, potresti usare
quello stesso fuoco per distruggere i tuoi limiti, per bruciare la tua prigione
e avresti tutto il cielo a tua disposizione.
Pertanto lasciate dunque che la vostra anima esalti la
vostra ragione fino al culmine della passione…
La passione non conosce limiti: la tua energia è una
sorgente inesauribile, perché la tua energia è l’energia dell’intero universo…
lasciate dunque che la vostra anima esalti la vostra ragione fino al culmine
della passione, così che possa cantare.
Benedetto colui che è riuscito a far cantare e danzare la
propria ragione, perché la ragione conosce solo la curiosità, il dubbio e le
domande; non conosce affatto il canto, la danza, la celebrazione: qualità che
appartengono al cuore. Ma se la tua anima e la tua consapevolezza riuniscono la
tua ragione e il tuo cuore, questi diventeranno compagni nella danza e nel
canto, in profonda sintonia al punto che ogni loro dualismo scomparirà.
Secondo me, la scomparsa di questo dualismo segnerà l’inizio
di una vita nuova, del tutto priva di conflitti e di campi di battaglia. Allora
la tua vita diventerà il giardino dell’Eden. Tutte le tue energie sono
sufficienti per creare un paradiso nel tuo essere.
Ti è stato detto che, se realizzi le condizioni imposte dal
cristianesimo, dall’induismo, dall’islamismo, entrerai in paradiso. Ma io ti
dico: tu non entrerai mai in paradiso! È il paradiso che entrerà in te
nell’istante in cui cesseranno le tue battaglie, e la tua ragione e il tuo
cuore danzeranno in sintonia. Il paradiso è in attesa dell’istante in cui potrà
entrare nel tuo essere: in questa gioia, nel silenzio e nella pace il paradiso
dovrà entrare in te.
L’idea stessa che tu entrerai in paradiso è assurda:
all’esterno non esiste alcun paradiso, né alcun inferno. Tu vivi all’inferno
quando sei in conflitto, in lotta con te stesso; e il paradiso è in te, quando
la tua interiorità è colma di silenzio assoluto, e nel tuo essere affiora un
canto di totalità, di unità organica.
E lasciate che guidi la vostra passione con la ragione, di
modo che essa possa vivere grazie alla propria resurrezione quotidiana…
Kahlil Gibran sta dicendo di non dimenticare mai queste
parole, perché non sono solo parole, sono semi che possono trasformarti in uno
splendido giardino, in cui gli uccelli canteranno e i fiori sbocceranno. Il
paradiso è in attesa dell’istante in cui potrà bussare alla tua porta, dicendo:
«Sono arrivato, sei pronto!»
Kahlil Gibran sta dicendo che, come prima cosa devi elevare
la ragione, la consapevolezza, alle vette della passione, affinché possa
cantare. E il secondo passo è ancora più importante: lasciate che guidi la
vostra passione con la ragione… affinché tu non perda te stesso brancolando
ciecamente. Non avendo occhi per vedere, le vette sono molto pericolose: in
questo caso sarebbe meglio che rimanessi nella valle, insieme agli altri
ciechi. Così, anche se cadessi, la tua caduta non sarebbe mortale… forse ti
feriresti, potresti procurarti una frattura, ma non la morte.
Lascia che la ragione guidi le tue passioni, lascia che la
ragione diventi la vista per il tuo cuore, allora comprenderai perché i
cristiani affermano che, dopo la crocifissione, c’è stata la riesurrezione. Può
non essere vero e forse non è una verità storica, però contiene una profondità
psicologica e una spiritualità abissale.
La tua passione muore in ogni istante, perché non sa niente
né del passato, né del futuro: quello è il sapere accumulato dalla ragione. La
passione conosce solo il momento presente, quindi muore in ogni istante; e se
fosse guidata dagli occhi della ragione, risorgerebbe in ogni istante:
morirebbe e risorgerebbe più fresca, più giovane, migliore e più raffinata.
e come l’araba fenice possa elevarsi al di sopra delle
proprie ceneri.
La fenice mitologica è davvero il modo migliore per
spiegarvi che dovreste imparare a morire in ogni istante e a rinascere in ogni
istante. La vostra vita dovrebbe essere un susseguirsi di morti e di rinascite,
in questo modo rimarreste freschi fino al vostro ultimo respiro. Altrimenti sul
tuo essere si accumulerà la polvere e tu in pratica morirai trenta o
quarant’anni prima che gli altri se ne rendano conto, e dicano: «Questo
poveretto è morto!»
Gli hippy dicevano: «Non credere mai a qualcuno che abbia
superato i trent’anni». Di fatto una persona muore proprio intorno ai
trent’anni, poi continua a vivere una vita postuma, per altri trenta, quaranta
o cinquant’anni, poiché non è mai risorta.
D’altra parte quella degli hippy era solo una reazione: ecco
perché non si trovano hippy anziani. Sono morti tutti intorno ai trent’anni e
ora continuano a vivere una vita postuma, molto efficiente sulla piazza del
mercato. Hanno dimenticato del tutto di essere stati degli hippy: era solo un
sogno, che ogni giovane deve attraversare. Attualmente ridono di quel sogno,
che ormai è solo un ricordo sbiadito.
Ho ricercato ovunque un hippy anziano: la mia ricerca non ha
avuto successo. Non ne esistono per un motivo semplice, che essi ignorano una
cosa: il problema non è reagire contro la società. Il problema è riuscire a
trasformarti interiormente, apprendere l’alchimia di come morire quietamente in
ogni istante e permettere all’energia di risorgere in ogni istante… proprio
come l’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri.
Questa metafora è una delle più potenti e significative. Non
mi sono mai imbattuto in un’altra metafora altrettanto forte e significativa.
Rappresenta l’intera filosofia della religione: morendo e rinascendo, rimani
sempre fresco e fluido; in questo caso non ti limiti a invecchiare, cresci
interiormente, evolvi e maturi.
L’invecchiamento non richiede grandi qualità: tutti gli
animali invecchiano, tutti gli alberi invecchiano. Solo l’uomo ha il
privilegio, la prerogativa di poter crescere interiormente e rimanere anche in
tarda età fresco e giovane, com’era prima dei suoi trent’anni. Colmo di sogni
sul trascendente, anche sul letto di morte non si rattrista al pensiero di
lasciare questa Terra; al contrario, è molto eccitato dal pensiero del nuovo
pellegrinaggio che sta per intraprendere… poiché sa che nessuna morte è una
morte: a ogni morte segue sempre una resurrezione. Tutto ciò diventa una verità
solo quando la tua ragione e la tua passione saranno diventate un tutto unico;
quando il tuo Zorba e il tuo Buddha non lotteranno più tra loro, ma si abbracceranno.
Vorrei che reputaste il vostro giudizio e il vostro appetito
come due ospiti nella vostra casa, ugualmente amati.
Di certo non onorereste mai un ospite più dell’altro; poiché
chi ne predilige uno perde l’amore e la fiducia di entrambi.
Ho sentito raccontare di un uomo che si era innamorato di
due donne: entrambe le donne gli chiedevano di essere rassicurate, chiedevano
la sicurezza di essere amate; gli dicevano: «Sii onesto, dichiara chi sposerai
tra noi due». Il pover’uomo era in gravi difficoltà; perché una delle due donne
era bella, ma molto povera; l’altra invece aveva un aspetto scialbo, ma era
ricchissima e, sposandola, sarebbe diventato il padrone delle sue ricchezze.
Potete comprendere il suo dilemma.
Tutti e tre stavano facendo una gita in barca, per godersi
il sole e il mare, quando la donna ricchissima all’improvviso esclamò: «Ferma
la barca, qui in mezzo al mare perché non riesco più ad aspettare! Devi
prendere una decisione: devi dirci chi ami tra noi due».
L’uomo doveva essere molto intelligente e rispose: «Che
domanda mi fai? Io amo ciascuna di voi più dell’altra!» Ed entrambe le donne si
sentirono profondamente soddisfatte.
Quando, tra le colline, voi sedete alla fresca ombra dei
candidi pioppi, condividendo la pace e la serenità dei campi e dei prati in
lontananza, lasciate che il vostro cuore dica in silenzio: «Dio riposa nella
ragione».
E quando sopraggiunge la tempesta, e il vento possente
squassa la foresta, e i tuoni e i fulmini proclamano la maestà del cielo,
lasciate che il vostro cuore dica con stupore: «Dio si muove nella passione».
E poiché voi siete un alito nella sfera di Dio, e una foglia
nella foresta di Dio, anche voi dovreste riposare nella ragione e muovervi
nella passione.
È questa la grande sintesi necessaria all’uomo – e ne ha
bisogno immediatamente – perché l’umanità del passato si è lasciata sfuggire
questa sintesi, questa sincronicità. Io invece voglio che la mia gente goda del
divino in ogni situazione possibile: quando è giorno, il divino è luce; quando
è notte, il divino è tenebra… non create alcun conflitto!
Quando il tuo essere non sarà più un campo di battaglia,
diventerai un tempio e non avrai bisogno di acquistare una statua di Dio per
esporla nel tempio. Da sempre il divino vivente penetra in colui che si
trasforma in un luogo santo, diventando consacrato.
Voi avete tutti gli strumenti necessari. Avete tutte le
possibilità richieste. Se vi lascerete sfuggire l’opportunità, solo voi ne
sarete responsabili!
Il divino aspetta proprio davanti alla tua porta, ma nella
tua interiorità c’è un tale caos che a nessuno piacerebbe entrarci. Inoltre, se
anche il divino bussasse alla tua porta, non potresti udirlo… perché nella tua
interiorità accade di tutto, il conflitto è enorme, al punto che non riesci ad
ascoltare il leggero battito alla porta. Né esiste alcun campanello elettrico
squillante, che il divino possa premere… usa ancora l’antico metodo di bussare
con le nocche della mano. Questo gli fa capire se ti sei preparato e se sei
pronto a riceverlo, oppure no. Sei diventato un anfitrione, così che il divino
possa diventare un tuo ospite?
Osho: Gibran Il Discorso 3
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