martedì 8 dicembre 2020

Quel palazzo

 

Geet Bharti… benissimo; dopo essere stato colpito hai visto le stelle e con te le posso vedere anch’io.

Il villaggio in cui sono nato non faceva parte dell’Impero Inglese. Era un piccolo stato retto da una regina mussulmana. Posso vederla in questo momento. È strano anche lei era bella come lo è la regina d’Inghilterra. Ma c’era una cosa buona: era mussulmana mentre la regina inglese non lo è. Donne simili dovrebbero essere sempre mussulmane perché in questo caso se ne starebbero sempre velate dietro a un burqa. Ogni tanto veniva a visitare il nostro villaggio e ovviamente, la sola casa in cui poteva fermarsi era la nostra; inoltre amava mia nonna.

Stavano parlando, quando vidi la regina per la prima volta senza il velo. Non potevo crederci: una regina così bruttina!? Allora compresi lo scopo del burqa, del velo, gli hindu lo chiamano purdah. È perfetto per le donne brutte. E in un mondo migliore sarebbe usato anche per uomini brutti: per lo meno, non affronterebbero nessuno con la loro bruttezza. È un’aggressione. Se la bellezza è un’attrazione, cos’è la bruttezza? È un’aggressione dalla quale nessuno si può difendere. Nessuna legge ci protegge.

Le scoppiai a ridere in faccia, e la regina mi chiese perché ridevo.

Risposi: “Rido perché mi sono sempre chiesto quale fosse lo scopo dei purdah e del burqa e oggi l’ho imparato”. Non penso abbia capito, ma sorrise. E sebbene fosse una donna brutta, devo ammettere che aveva un bel sorriso.

Il mondo è pieno di cose strane. Ho incontrato molte persone belle, ma quando sorridevano il volto si distorceva, diventava brutto. Ho visto il Mahatma Gandhi, anche lui lo vidi quando ero bambino, era orribile… dovrei dire che era di una bruttezza unica, ma la sua bellezza stava tutta nel sorriso: sapeva sorridere, su questo non ho niente da dire. Sono contro di lui in tutto il resto, perché fatta eccezione per il suo sorriso era pattume, era putrido! Era un vero Bodhi-garbage (garbage in inglese significa “spazzatura n.d.t.) ho sentito dire che il nostro Swami Bodhigarbha viene chiamato Bodhigarbage. Mi piace… hanno aggiunto una qualifica a quel nome, dandogli la giusta qualifica: io l’ho chiamato Bodhigarbha, ma questo è solo il suo futuro. La gente può vedere sopra cosa cammina, e l’ha chiamato Bodhi-garbage. Forse questo nome sarebbe stato appropriato per il Mahatma Gandhi.

La regina… (Geet Bharti trattiene uno starnuto). Questo mi ha veramente distratto. Lo sai, Geet Bharti, che in India la gente crede che quando starnutisci il diavolo entra dentro di te? Per cui ogni volta che starnutiscono, gli indiani impediscono al diavolo di entrare schioccando le dita (Baghwan fa schioccare le dita) e ripetendo: “Om shanti, shanti, shanti… Om shanti, shanti, shanti… Om shanti, shanti, shanti…”, e si devono far schioccare le dita tre volte. Non so come chiamiate questo schiocco gli indiani lo fanno…

Non so se il diavolo venga trattenuto, ma per lo meno ciò che stavi facendo non è stato affatto disturbato. Tu sei un ebreo, non un hindu, e per lo meno non hai ripetuto il rituale indiano… altrimenti sarei veramente rinsavito, e io di questo ho paura. Non mi sbaglio: parlo proprio di “rinsavire”… ne sono terrorizzato.

Posso sentire il vostro imbarazzo. Non è necessario: sono un folle che ha paura di rinsavire, e quel rituale potrebbe far rinsavire chiunque. Ma grazie a Dio sei ebreo! Come un perfetto inglese, hai fatto del tuo meglio per trattenere lo sternuto, e posso capire anche questo. Un inglese trattiene tutto, perfino uno starnuto in particolare alla presenza di qualcuno che pretende di essere il più santo.

Ma rilassati, io non ho quella pretesa. Puoi starnutire con gioia, e così non mi distrarrai. Anzi, potresti darmi qualche spunto per la storia che vi sto raccontando. Ma torniamo al lavoro. Ci siamo distratti abbastanza con questo starnuto.

Come vi dicevo, il mio villaggio faceva parte di uno stato molto piccolo, Bhopal. Non era parte dell’Impero Inglese, e la regina di Bhopal ci veniva a trovare ogni tanto: ho parlato di la sua bruttezza e la bellezza del suo burqa tempestato di zaffiri, mi fecero ridere… la regina era profondamente colpita da mia nonna e la invitò nella capitale per le feste annuali.

Mia nonna le rispose: “Non posso venire, perché non posso lasciare il mio bambino solo per così tanti giorni”.

In hindi “il mio bambino” è una frase bellissima mera beta: vuol dire “il mio ragazzo, il mio bambino”.

La regina ribatté: “Non ci sono problemi: porta anche lui. Anch’io lo amo!”

Non capisco perché mai dovesse amarmi. Non avevo fatto nulla di male. Perché punirmi? L’idea di essere amato da un mostro che si protendeva verso di te… e così carica di belletti, sembrava un mostro. Forse le piaceva masticare gomma, era gommosa… Nella mia vita non ho mai avuto paura, tranne che per quella donna. Ma l’avventura di un viaggio nella capitale, ospite della regina, nel suo bellissimo palazzo, del quale avevo sentito narrare mille e una storia era troppo grande per me… per cui, sebbene non volessi più vedere quella donna, andai con mia nonna alla festa annuale.

Ricordo il palazzo. È uno dei più belli dell’India. È circondato da cinquecento acri di foresta e da un lago di cinquecento acri…la regina fu gentile con noi, ma io confesso che evitai il più possibiledi guardarla in faccia. Forse è ancora viva, perché non era molto vecchia all’epoca…

Quel palazzo divenne la causa di un fatto strano: dovrei chiamarla una coincidenza. Un giorno dissi a Sheela: “Bene, sono pronto a trasferirmi sull’Himalaya”, e quello stesso giorno il figlio della regina di Bhopal telefonò, dicendo che se la cosa ci interessava erano pronti a offrirci il loro palazzo, lo stesso di cui vi sto parlando.

Quel palazzo… per un istante non potei credere che ce lo volessero offrire. Hanno perso tutto: lo stato è stato annesso all’India. Alla famiglia reale era rimasto solo quel palazzo e i mille acri di terra. Ma anche così è un regno bellissimo: cinquecento acri di alberi secolari, e cinquecento acri coperti da un lago, che è parte del più grande lago di Bhopal, il lago più grande dell’India.

Non penso che al mondo esista un lago paragonabile a questo, è immenso. Non ricordo quanto sia grande ma da nessun punto è possibile vedere l’altra sponda.. Quei cinquecento acri d’acqua appartengono al palazzo, pur essendo parte del lago di Bhopal.

Dissi a Sheela: “È troppo tardi. Di’ al principe e a sua madre, se è ancora in vita, che li ringraziamo per l’offerta, ma che ora abbiamo deciso di andare sull’Himalaya”.

“Per sette anni ho cercato poche migliaia di acri di terra, e i politici hanno sempre interferito. Digli che mi ricordo della mia visita e che quel palazzo mi è piaciuto e ancora mi piace, anche perché lui me lo ha offerto… ma ho deciso di andare sull’Himalaya”.

Sheela era sconvolta: “Ti sta offrendo un palazzo senza volere soldi… e deve valere due milioni di dollari!”, Sheela pensa in dollari.

Ribattei: “Due milioni o venti milioni di dollari, non fa differenza. Il mio “grazie” vale molto di più. Quanto pensi valga? Digli: ‘Bhagwan ti ringrazia, ma la tua offerta è arrivata in ritardo di poche ore. Solo poche ore fa poteva essere accettata… ora è impossibile!’”

Quando sentì la risposta, il principe rimase sconvolto. Non poteva credere che si potesse offrire un palazzo senza volere un compenso a qualcuno che si limitava dire: “Mi spiace, grazie tante!”.

Conosco il palazzo. Vi fui ospite nella mia infanzia, e di nuovo più tardi: l’ho visto con gli occhi di un bambino e con quelli di un giovane. Non venni ingannato quando lo vidi da bambino, ma fu ancora più bello quando lo capii, più tardi. Un bambino, sebbene sia innocente, ha dei limiti: il suo sguardo non può comprendere tutto. Vede solo le cose apparenti.

Quando lo visitai in gioventù – di nuovo venni ospitato – capii che era una delle architetture più belle del mondo, in particolare a causa della sua ubicazione. Ma dovetti rifiutarlo.

A volte ci si sente così bene nel rifiutare qualcosa, perché sapevo che accettandolo avremmo avuto guai all’infinito. Quel palazzo non avrebbe potuto essere mio. I politici, che sono diventati onnipotenti – privi di cultura, corrotti, privi di talento e immorali – si sarebbero messi di mezzo. E sebbene io l’abbia rifiutato, si sono subito interessati, pensando che il principe mentisse: come si può rifiutare un’offerta simile?

Sono venuto a sapere che lo stanno assillando in tutti i modi, per sapere cosa lo ha spinto a offrirmi il palazzo. Io non l’ho accettato. I realtà, non è successo nulla, solo una telefonata… gli uomini politici indiani devono essere i peggiori del mondo.

Ovunque ci sono politicanti, ma nessuno è paragonabile agli indiani. La ragione è semplice: L’India è rimasta in schiavitù per duemila anni. Per pura fortuna, nel 1947 l’India è diventata indipendente. Dico per pura fortuna, perché ancora non se lo merita: il merito va tutto ad Attlee, il primo ministro inglese dell’epoca.Era un socialista, un sognatore. Pensava all’uguaglianza e alla libertà e a tutte le altre grandi idee... lui fu il vero padre della libertà dell’India.

Di per sé l’India non la conquistò, né se la meritava. Per pura fortuna Attlee era il primo ministro inglese.

Dopo duemila anni di schiavitù, gli indiani sono diventati astutissimi: la schiavitù è finita, ma l’astuzia è rimasta. Nessun Attlee poté distruggerla. Nessuno può farlo: è diffusa nell’India intera… alla fine di questo secolo l’India sarà la nazione più popolata. Il solo pensiero non mi fa dormire…

Quando voglio star sveglio, penso all’India alla fine di questo secolo: mi basta! A quel punto neppure le pillole contro l’insonnia possono fare qualcosa: quale incubo potrebbe essere peggiore di questo?

Ho rifiutato quello splendido palazzo. Ancora mi spiace per aver dovuto opporre un rifiuto al solo uomo che sia venuto da me offrendomi qualcosa senza chiedere denaro. Ma ho dovuto farlo. Certo, mi spiace per lui… ho dovuto rifiutare perché avevo deciso, e quando decido qualcosa, giusta o sbagliata che sia, non torno sui miei passi. Non posso annullare la mia decisione, non è nella mia natura: è una forma di testardaggine…

Che ore sono?, Geet Bharti?

“Dieci e trentuno, Bhagwan”.

Bene! Datemi dieci minuti. Ricordandomi di questo, non ho dormito tutta la notte.

Senza la mia insistenza, dove saresti? Ti saresti fermato da tempo. Continua, non fare la mamma ebrea… sei ebreo e al tempo stesso una moglie! Perfino Dio non sapeva come cavarsela, e ha ideato lo Spirito Santo.

Povero Geet Bharti, non importa con quanta durezza io lo colpisca, non si vendica mai. Bene! Tutti – e quando dico tutti, mi riferisco a Mosè, gesù, Buddha – tutti saranno gelosi di me. Gautama , il Buddha aveva il suo medico personale, ma nessun Buddha ha mai avuto il suo dentista personale. Non furono così fortunati… come minimo nessuno ha avuto mai un Geet Bharti al seguito, questo è più che certo.

Bene, adesso fermati.

Osho: Bagliori di un'infanzia dorata

 

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