di Cesare Sacchetti
Il giudizio della Corte Suprema è arrivato nella mattinata del sabato italiano, e ha scoraggiato diverse persone.
Il massimo organo giurisdizionale degli Stati Uniti non ha voluto nemmeno prendere in considerazione la sostanza del ricorso del Texas che aveva presentato una causa nella quale chiedeva di dichiarare come incostituzionale l’elezione nei quattro stati chiave della Georgia, del Wisconsin, del Michigan e della Pennsylvania.
Come ha spiegato lo stesso avvocato Rudy Giuliani i casi di frodi elettorali in alcuni di questi stati sono così grandi da “poter riempire una libreria”, ma probabilmente l’aspetto più rilevante delle palesi irregolarità in questi stati riguarda i voti postali giunti oltre il termine ultimo del 3 novembre e inseriti ugualmente nello scrutinio.
Questa eventualità costituisce una flagrante violazione delle leggi elettorali federali degli stati in questione, e viola la cosiddetta clausola sulla protezione egualitaria che impone ai 50 stati della federazione americana di assicurare il rispetto della Costituzione e uguali diritti a tutti i cittadini degli stati.
I quattro stati citati hanno chiaramente violato la Costituzione e le loro stesse leggi elettorali se si considera che hanno inserito nel conteggio dei voti di fatto illegali, e tutti “stranamente” in favore di Joe Biden.
Oltre
ad essere una palese violazione della carta, questa circostanza è anche
una eventualità statistica praticamente impossibile.
Né i media italiani né larga parte di quelli internazionali hanno dato rilievo alle conclusioni dell’esperto di statistica, Charles Cicchetti, che ha calcolato le probabilità di vittoria di Biden in questi quattro stati.
Secondo lo statistico, le probabilità che il candidato democratico abbia vinto negli stati chiave è pari a quella di una su un quadrilione.
E’ un numero a quindici zeri. Per avere le proporzioni dell’assurdità di una vittoria di Biden nei quattro stati in questione è sufficiente ricordare che fare sei al superenalotto è incredibilmente più “facile” visto che le probabilità sono di una su seicentoventidue milioni.
Ad ogni modo, Trump ha espresso tutto il suo disappunto nei confronti della Corte che ha mancato totalmente di coraggio e che, ha rincarato il presidente, si è nascosta dietro un cavillo che le ha consentito di definire il Texas come soggetto non legittimato a presentare quel tipo di reclamo davanti ai massimi togati statunitensi.
L’avvocato Sidney Powell ha comunque tenuto a precisare che non è stata respinta la sostanza della denuncia dello stato del Texas, e che lei stessa ha presentato davanti alla Corte ricorsi urgenti per violazioni della Costituzione in Mchigan e Georgia, a breve seguite da Arizona e Wisconsin, stavolta per conto di soggetti pienamente legittimati a presentare queste istanze legali.
La Corte Suprema quindi alla prossima occasione non potrà nascondersi dietro un cavillo legale, e se vorrà respingere i ricorsi che lamentano delle massicce violazioni della carta, dovrà necessariamente entrare nel merito.
La truffa elettorale contro Trump è un golpe organizzato dal deep state
Questa elezione comunque non rientra affatto nella normalità dei processi elettorali americani visti in passato per la semplice ragione che la Costituzione americana non è mai stata probabilmente violata come lo è stata in queste elezione.
Oltre ad essere stati ammessi centinaia di migliaia di voti postali illegali, ci sono stati i brogli elettronici dei server di Dominion e Scytl che hanno spostato i voti da Trump a Biden, e persino falsificazione di schede elettorali registrate davanti alle telecamere.
Il caso più clamoroso, in questo senso, è quello della Georgia, dove in un seggio di Atlanta, le telecamere di sorveglianza hanno ripreso una delle scrutatrici tirare fuori una valigia di voti con una montagna di schede illegali.
Lo stesso governatore dello Stato in questione, Brian Kemp, che fino a poco tempo fa affermava non esserci stata alcuna “irregolarità” è stato costretto a chiedere una verifica sulla regolarità del voto dopo che sono emerse prove semplicemente incontrovertibili della frode elettorale.
Poche ore dopo che il governatore ha dato vita formalmente a questa iniziativa è accaduto un episodio tragico, ma allo stesso tempo inquietante.
Il fidanzato di sua figlia Harrison Deal è rimasto coinvolto in un terribile incidente stradale nel quale ha perso la vita.
Le immagini dell’incidente mostrano i rottami della sua vettura completamente fusi e i testimoni presenti nell’area riferiscono di aver sentito delle esplosioni prima che l’auto di Deal uscisse dalla carreggiata.
L’ipotesi che Harrison Deal possa essere stato ucciso in un attentato per mandare una macabra minaccia a Kemp è iniziata a circolare subito dopo la sua morte.
E’ comunque inquietante la tempistica della morte di Deal avvenuta a poche ore di distanza dall’appello di Kemp a verificare che le elezioni in Georgia siano state regolari.
Queste elezioni, come si accennava sopra, non rientrano in alcun modo nel rango della normalità e vista la straordinarietà della situazione un intervento straordinario potrebbe appunto essere richiesto per mettere fine a questa enorme frode elettorale.
Un ex membro delle forze speciali ha recentemente ricordato che quanto sta accadendo negli Stati Uniti non è molto diverso da quanto accaduto in Ucraina ai tempi dell’Euromaidan, quando il deep state, l’apparato militare e di intelligence di Washington, diede vita sotto la presidenza Obama assistita dall’immancabile George Soros ad un vero e proprio colpo di Stato nel Paese.
L’obbiettivo all’epoca era quello di rovesciare il presidente regolarmente eletto, Victor Yanukovich, per sostituirlo con un candidato che rispondesse agli ordini del blocco euro-atlantico.
In quell’occasione, venne data vita alla più classica delle rivoluzioni colorate. Il Paese fu travolto da disordini e da proteste orchestrate da gruppi finanziati dallo speculatore di origini ungheresi ed ebraiche fino a costringere Yanukovich a dimettersi e scappare dall’Ucraina per timore di essere ucciso.
In questa occasione, la rivoluzione colorata non sta avvenendo fuori dai confini americani, ma al loro interno.
Il deep state di Washington che ha usato le sue tecniche sovversive nei confronti dei governanti di Paesi stranieri non allineati ai desiderata delle élite del Nuovo Ordine Mondiale sta portando avanti un golpe contro l’America stessa.
La presidenza Trump non era stata prevista ed è semplicemente incompatibile con il piano del mondialismo di dare vita ad una dittatura unica globale.
Il mondialismo rivuole l’America per arrivare al Grande Reset
Le élite dunque vogliono riprendersi gli Stati Uniti ad ogni costo perché senza l’apparato militare ed economico di questo Paese le possibilità di arrivare al Grande Reset, l’ultimo stadio che precede l’avvento del Nuovo Ordine Mondiale, sono pari a zero.
L’ex segretario di Stato dell’amministrazione Obama, John Kerry, membro della società segreta occulta dell’università di Yale, “Skulls & Bones” (Teschi e Ossa), ha chiaramente detto che sotto una eventuale amministrazione Biden il Grande Reset avverrà “ad una velocità e ad una intensità che difficilmente le persone potranno mai immaginare”.
Sarà, in altre parole, una accelerazione fortissima verso il disegno del governo unico mondiale di ispirazione esoterica e satanista, come hanno rivelato e apertamente esternato i suoi stessi sostenitori.
Il controllo dell’America serve a questo nell’ottica mondialista. Riprendersi quell’enorme apparato di potere che ha consentito fino ad ora di colpire e controllare tutte le nazioni che in qualche modo si sono messe sulla strada del Nuovo Ordine Mondiale.
Trump sapeva perfettamente cosa stava per arrivare, e per comprendere appieno questo è necessario tornare ancora una volta all’ordine esecutivo del settembre 2018, nel quale il presidente esplicitamente prevedeva la facoltà di erogare pesanti sanzioni nei confronti di nazioni straniere e soggetti interni che avrebbero ingerito illegalmente nelle elezioni americane.
Nell’ordine in questione, si prevede che a 45 giorni dal giorno in cui si sono tenute le elezioni americane, il 3 novembre, e nel caso in cui una ingerenza elettorale si verificasse, al presidente sarà sottoposto un rapporto firmato dal direttore dell’intelligence nazionale nel quale si riportano tutte le violazioni perpetrate contro la sovranità degli Stati Uniti.
In questo caso, il presidente ha facoltà di dichiarare uno stato di emergenza che porta alla distribuzione di sanzioni nei confronti dei Paesi stranieri colpevoli di ingerenza negli affari americani e di arrestare coloro che hanno partecipato a tutti gli effetti a quello che è indubbiamente un colpo di Stato.
I 45 giorni scadono il prossimo sabato, il 18 dicembre, il giorno nel quale al presidente sarà sottoposta la relazione delle interferenze nelle elezioni americane, e in base a questa relazione Trump potrà prendere tutti i provvedimenti del caso.
I media non stanno minimamente menzionando la portata enorme di questo ordine esecutivo che potrebbe essere l’arma con la quale Trump ribalta completamente il tavolo, e persegue tutti i responsabili della frode elettorale.
Per farlo, serve ovviamente un ministro della Giustizia che sia allineato con la volontà del presidente di arrestare i traditori e l’attuale ministro, Barr, non sembra corrispondere per nulla al ritratto dell’uomo che serve a Trump.
Trump infatti solamente ieri ha lanciato una serie di tweet tutti contro Barr nel quale lo accusa in altre parole di aver coperto i crimini della famiglia Biden già prima delle elezioni.
Secondo indiscrezioni della Casa Bianca, il presidente quando lo ha convocato nell’ufficio ovale lo ha duramente accusato di negligenza nell’inchiesta sulla frode elettorale e gli avrebbe anticipato il suo licenziamento, a questo punto sempre più imminente.
Una volta che Barr viene sostituito si potrebbe procedere finalmente a perseguire i responsabili di questa frode, e l’avvocato Sidney Powell sarebbe un candidato ideale in questo senso.
Non c’è da sottovalutare a questo proposito nemmeno l’appello condiviso dal generale Flynn, uno degli uomini più vicini a Trump e considerato da alcuni il capo del suo servizio di intelligence personale, a indire una legge marziale limitata che porterebbe alla dichiarazione di incostituzionalità delle elezioni e alla ripetizione del voto.
Trump in quanto garante della Costituzione avrebbe pienamente titolo a ricorrere a questa opzione, viste le palesi violazioni della carta.
In queste condizioni, sarebbero i tribunali militari a processare i responsabili del colpo di Stato che prevede la pena di morte negli USA.
Un altro indizio che indica che questa opzione non è affatto remota è la recente modifica delle norme per le esecuzioni capitali attuata dal dipartimento di Giustizia che ha ripristinato i plotoni di esecuzione per eseguire la pena capitale.
Trump si trova di fronte ad un momento storico, e come ha detto lo stesso Rudy Giuliani, sembra essere l'”unico uomo che ha il coraggio di fermare tutto questo”.
Trump come Lincoln: la legge marziale per salvare l’America dai Rothschild
Il presidente si troverebbe nelle stesse condizioni nelle quali si trovò Abraham Lincoln durante la guerra civile.
Lincoln fu costretto a ricorrere alla legge marziale contro i secessionisti del Sud che fu finanziata e sostenuta dalla famiglia di banchieri askenaziti dei Rothschild.
I Rothschild volevano riprendersi il controllo dell’America e avere una loro banca centrale che prestasse denaro agli Stati Uniti.
Lincoln decise invece di coniare una moneta statale nota come greenback che venne immessa nel sistema monetario senza dipendere dalle banche private.
Il presidente, in altre parole, consegnò agli Stati Uniti la sovranità monetaria e l’indipendenza dal cartello bancario dei Rothschild che già all’epoca avevano accumulato somme enormi dai prestiti alle monarchie europee.
La fortuna dei Rothschild è nata sul sangue delle guerre europee come disse una delle loro madri, Gutle Schnaper Rothschild.
Lincoln dopo la sua rielezione pagò con la vita l’aver sfidato questa potente famiglia di banchieri, quando venne ucciso da John Wilkes Booth, un massone del 33° grado (il più alto nella massoneria) membro dei Cavalieri del Circolo Dorato, una società segreta secessionista finanziata dagli stessi Rothschild.
Trump si trova nelle stesse condizioni del suo predecessore. Deve impedire che l’America cada nuovamente nelle mani delle famiglie del mondialismo che vogliono instaurare la più feroce e repressiva dittatura della storia dell’umanità.
Lo stesso presidente americano lo ha detto in un recente tweet. “Voglio solo salvare il mondo dal suo suicidio.”
Ed è esattamente questo quello che avverrà se Biden entra alla Casa Bianca. Il mondo entrerà nel periodo più buio della sua storia.
Gli uomini saranno ridotti ad automi manipolati dal sistema grazie a delle tecnologie in grado di manipolare completamente il pensiero di una persona.
Stavolta Trump però ha una responsabilità persino maggiore di quella di Lincoln. Nelle sue mani infatti non ci sono solo le sorti dell’America, ma del mondo intero.
Trump è di fatto l’unica cosa che separa il mondo dall’avvento di questo totalitarismo globale che detesta profondamente l’umanità e vuole vederla in rovina.
Il 2020 sta per volgere al termine, e il 2021 sarà l’anno nel quale si saprà se ci sarà il trionfo del Nuovo Ordine Mondiale oppure se questo disegno mondialista anticristiano verrà fermato.
Monsignor Viganò, guida spirituale contro il mondialismo di ispirazione satanica, ha definito correttamente Trump come una sorta di katechon politico. Il katechon, secondo San Paolo, è quella forza che impedisce il manifestarsi della Bestia, ovvero il tiranno globale tanto atteso dalla massoneria e dai circoli del mondialismo.
Sta ora a Trump prendere la decisione finale. Sta a lui decidere se schiacciare una volta per tutte il serpente del deep state imitando l’esempio del suo nobile predecessore.
Il tempo sta scorrendo rapidamente e lo spettro del Grande Reset si avvicina per il mondo intero. Ciò che farà Trump deciderà se il mondo cadrà o meno nelle mani del Nuovo Ordine Mondiale.
Il bivio davanti al quale si trova Trump sarà il bivio che deciderà le sorti dell’umanità nei prossimi anni a venire.
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