giovedì 17 dicembre 2020

Donald J. Trump e la cuspide della storia: quando a fronte degli stessi atti ed azioni intraprese, un Presidente può essere considerato vedasi un eroe, o un traditore, o un criminale


L’attacco al potere anglo nel mondo, dopo circa 250 anni di dominio, di cui gli ultimi 70 incontrastati, giunge come sempre alla sfida finale. Fa specie che il nemico sia lo stesso da almeno 100 anni, la Germania incompiuta nel suo sfogo imperiale. L’asse in fondo è invece sempre lo stesso, Est-Ovest, con una piccola e parziale appendice a nord Ovest, in Canada, nella parte francofona. E poi a sud, cono latino: dunque la sfida questa volta ha davvero un carattere globale, ossia globalista, con un ruolo specifico nella sfida tedesca anche relativamente alla Tierra Madre spagnola nel revanscismo anti-anglo in Sudamerica; e dell’antesignano occulto dei pieds noires francesi nell’America del nord.

“… torna alla mente la dichiarazione di Obama nel 2016 durante la sua visita a Londra: nel caso di uscita dall’Ue, il Regno Unito sarebbe finito “in fondo alla coda” nelle trattative commerciali con gli Usa.” (LINK) – Con CHI starà Londra?

L’attacco agli USA passa oggi dall’emancipazione dai limiti di Yalta per Berlino, ossia dal divieto di sviluppare il business petrolifero per i perdenti; fattò da cui derivò la possibilità di usare il dollaro globalmente, ossia scambiando carta verdastra con preziose merci fisiche necessarie e diffuse. Da qui la spinta franco-tedesca per andare oggi verso l’elettrico mollando il mondo oil, soprattutto nell’autotrazione.

In tale contesto vale la pena di fare una pensata al significato geo-economico delle evoluzioni tecnologiche, i famosi Megatrends, che coinvolgono e plasmano interi continenti: pensate all’avvento dell’elettricità nelle case, all’automobile in sostituzione del cavallo, all’energia nucleare per usi civili, al telefono, la TV, il PC, internet. Tutte evoluzioni che hanno cambiato in meglio la nostra vita, una vera evoluzione tecnologica.

Come potete notare l’auto elettrica è invece giusto una variazione sul tema, nessuna evoluzione tecnologica vera, solo la sostituzione di qualcosa che esiste già con la giustificazione falsacon le tecnologie attuali – di una alimentazione elettrica più verde; in realtà libro di termodinamica alla mano le auto elettriche inquinano ben di più (smaltimento batterie incluse) di un motore diesel a combustione interna di ultima generazione. La propaganda interessata – che ha prima partorito e poi abortito Greta – fa il resto.

In tale contesto si innesta Donald J. Trump, un Uomo che ha deciso di sfidare una democrazia fasulla in cui alternativamente, ma senza far veramente decidere al popolo, le elites di una fratellanza si alternavano al potere a quella dell’altra fratellanza, da decenni. Forse Reagan è stato l’ultimo presidente diciamo “libero“: infatti dopo il Watergate, di una invasività molto minore di quella dello scorso novembre con i glitches delle macchinette di voto Dominion (…), si pensò che avere un presidente attento agli interessi del proprio Paese, in un ambito di potenze imperiali che speravano ancora di restare in piedi come tali (cfr. Londra), fosse un lusso che non ci si poteva permettere…

Quello che sembra emergere in questi giorni è che Trump fosse già dal 2016 la scelta dei militari USA in loro rappresentanza, stanchi di essere usati come zerbino dal politico di turno, con soldati – ovvero uomini – mandati a morire per le intemperanze dei politici affamati di denaro e potere. I ben informati riferiscono che la chiave di volta sia stata la sostituzione forzata del generale 4* a capo dell’ AFRICOM, Carter Ham, durante la notte della morte dell’ambasciatore Chris Stevens a Benghazi. Infatti il generale Ham si rifiutò – assieme all’adm. Gaouette a capo dei Navy Strike Group 3 – di dare l’ordine “stand down” ossia di lasciare morire Stevens ed i suoi uomini in Libya, ordine arrivato direttamente dal Segretario di Stato  H. Clinton secondo la fantastica ricostruzione di uno dei migliori giornalisti e storici italiani sul campo, Paolo Sensini [anche l’incidente del gen. italiano Giangiacomo Calligaris, testimone indiretto dell’accaduto, temo resti (probabilmente) in larga parte da (ri)scrivere].

Sta di fatto che, sempre sulla base di notizie e dati emersi recentemente, Trump potrebbe aver vinto nel 2016 proprio grazie ai militari, vedasi la decisione dell’ammiraglio Rogers a capo dell’NSA [oggi vicino al Mossad, ndr] nel settembre 2016 – di concerto con M. Flynn, pluridecorato generale a capo dei servizi segreti militari – di rompere le righe con la politica ed avvertire Trump dei piani contro di lui che poi sarebbero diventati il Russiagate una volta Trump eletto presidente. Addirittura sarebbe stato paventato che le macchinette di voto Dominion sarebbero già state pronte nel 2016, ma con supporto dati satellitare; ossia appoggiandosi ai satelliti USA come canale informatico dei dati, ossia un canale riservato. La negazione dell’accesso alla 25 ora fece –  sembra – in modo di far perdere Hillary Clinton le elezioni; infatti nelle ultime consultazioni elettorali le sospette manipolazioni dei dati di voto sarebbero avvenute via TCP/IP e poi successivamente decodificate dai militari del 305th Military Intelligence Batallion Kraken Team (…).

In tale “ipotetico” contesto avremmo un presidente USA supportato dai militari; che hanno fatto le indagini sul supposto golpe elettorale del 2020; che lo hanno portato alla Casa Bianca nel 2016; lo stesso presidente dovrà poi decidere se attivare l’esercito per fare gli approfondimenti elettorali che la politica del ricatto potrebbe aver impedito quest’anno, un sostanziale blackmailing generalizzato in cui ad es. il metodo Epstein di procurare femmine giovani a uomini sessualmente attivi e poi filmarli negli atti scabrosi potrebbe rappresentare una garanzia di successo, nelle policies estreme dove la mera corruzione e il “potere di scambio” non riuscivano ad arrivare.

Drain the Swamp”, prosciugare la palude, forse era ed è proprio questo. Peccato che la differenza tra Dem e Gop resta praticamente inesistente in certi valori; come inesistente è la differenza di policies sostanziali in Italia, ad esempio dove i falsi sovranisti ed i cugini dei Dem USA, il PD, sono entrambi pro-EU e dunque pro Biden, NON pro Trump.

Oggi il Presidente USA Donald J. Trump è stretto nella morsa del mago che non ama perdere il suo tocco magico alle carte avendo scala reale in mano. Ovvero non è interessato ad avere qualche miliardo in più in banca di quelli già ha. Tradotto, un vero americano, visionario e fedele alle proprie idee. Fosse solo lui a tessere la tela forse ci potrebbe anche stare una sua uscita di scena salvandogli la vita e con dei soldi al contorno. A parte che Trump non sembra tipo interessato a tradimenti dozzinali di questo tipo, il problema sta nei “suoi” militari che, inevitabilmente, verrebbero spazzati via dalla discendenza diabolica post-clintoniana. Oltre a mettere fine al potere economico USA: i militari sanno benissimo che le guerre non devono essere evitate; ma anzi devono essere combattute al meglio delle proprie possibilità, ma solo in un contesto di necessità di intervento!



E cedere lo scettro globale USA all’estero significa appunto perdere non solo l’onore ma anche beni più materiali come potere, benessere, soldi, accessi, quelli veri. A fronte di prebende inevitabilmente concesse dai paesi interessati ai politici locali affinchè gli USA perdano il predominio, prebende pagate dai paesi che vogliono sostituirsi a Washington.

Il dollaro USA che si rivaluta è infatti la pietra angolare dello scontro tra USA e avversari globalisti esterni (…).

Dunque, vista così, aggiungendo l’eventuale negazione dei principi costituzionali USA innegabilmente infranti in caso di golpe elettorale INDAGATO DAI MILITARI STESSI, è facile ipotizzare che la nomina formale di Biden non ancora avvenuta per esplicito disegno dei padri costituenti USA – che volevano ad evitare, ritardando il passaggio di consegne, eventi anti-costituzionali, permettendo i checks ed eventualmente anche i balances se necessario – potrebbe non esserci mai.

A tutto questo si aggiunga un Vice Presidente Pence molto più radicale e vicino ai militari di quello che appaia e, voilà, ecco servita la ricetta per un ribaltamento di tavolo della 25 ora. Ben sapendo che i militari USA non giurano al Re o alla Regina o al Presidente ma alla Costituzione USA, come ben ha spiegato il capo supremo dei militari USA nominato da Trump  – o è lui che ha nominato Trump stesso – il gen. Milley.

Va infatti sottolineato a dovere che il ruolo dei militari USA è anomalo; infatti essi sono forgiati per essere pronti a morire per difenderla, la Costituzione, a maggior ragione nel momento in cui fossero proprio loro – i militari – ad indagare e dunque a rilevare una vera e propria frode elettorale atta, nel caso, a favorire un paese straniero a danno degli USA, anche a livello geoeconomico oltre che geostrategico e dunque anche militare (anche Pompeo arriva da West Point, ndr). Ossia, magari per il tramite di un presidente eletto ricattato e/o ricattabile dalla Cina e/o altri paesi competitor degli USA.

Trump, in caso di inopinata accettazione dello status quo attuale con golpe elettorale annesso e concesso, magari con l’illusione a lui già certamente prospettata di una vittoria presidenziale nel 2024, sa benissimo che fra quattro anni non ci sarà più: indifeso dai propri militari il suo enorme successo tra i votanti rappresenta la sua massima garanzia di impossibilità di ricandidarsi. Ovvero rafforza la necessità di ribaltare il tavolo ora, ben sapendo che non durerebbe sei mesi senza la protezione militare, sia lui che gli alti vertici militari che hanno lavorato per il Paese e non per le fondazioni private e semi-private (non è un caso che Biden abbia annunciato un generale nero, il gen. Austin a capo del Ministero della Difesa, altra bugia necessaria per passare ‘a nuttata della cruciale transizione dei prossimi giorni dai militari di Trump ai globalisti filocinesi di Biden-Obama-Clinton).

Chiaro, la prima mossa spetta sempre e comunque al Presidente: tale mossa sarà considerata vedasi eroica, vedasi criminale a seconda dell’outcome; dagli storici intendo, che – si sa – premiano sempre i vincenti. Parimenti, ma non considero sinceramente tale opzione, resta il decidere di non fare nulla, per cui si cadrebbe nella terza dimensione della cuspide, quella del tradimento, che mi sento di escludere.

Forse ora si capisce il mio silenzio negli scorsi 10 giorni, puntale e rispettoso, nel verso di una cooperazione già avvenuta con gli eventi che ancora si stanno compiendo. E che si dovranno – ritengo – compiere. In tale contesto abbiamo già chiarito alcune settimane fa lo strano movimento notturno di mezzi militari in Italia verso il quadrante alpino e subalpino, dopo quasi 20 anni; oltre ai livelli di allerta interna – dovutamente taciuti – che si stanno traducendo in manovre ufficiali militari “come una volta” tra Natale e Capodanno, nell’area. Ed agli incredibili coprifuoco che, chiaramente, non servono per bloccare il virus mediaticamente più notturno che la storia della propaganda goebbelsiana ricordi. Ma a ben altro, di notte, prima di tutto controllando il territorio.

MD

https://www.mittdolcino.com/2020/12/17/trump-e-la-cuspide-della-storia-quando-a-fronte-degli-stessi-atti/ 

 

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