Tom Pappert per National File
Poiché ci si aspetta che il Presidente Donald Trump possa ricevere un numero inaspettato di voti nel Collegio Elettorale (da parte degli Stati con contestazioni in corso), si sta rapidamente avvicinando l’opportunità che sia il Vicepresidente Mike Pence, grazie al Senato guidato dai Repubblicani e all’aiuto del Deputato Mo Brooks (R-AL), a negare i voti del Collegio Elettorale a quegli Stati che presentano risultati sospetti o fraudolenti.
Come riportato oggi in esclusiva da National File, i funzionari hanno confermato che sia in corso uno tentativo in Georgia, Pennsylvania, Nevada e altri Stati per inviare una lista di elettori presidenziali che intendono votare per il Presidente Donald Trump.
National File ha parlato oggi con l’Avvocato Costituzionalista Ivan Raiklin che, in precedenza, aveva già illustrato molto di quello che sta accadendo oggi, per saperne di più.
Secondo Raiklin il 6 gennaio, quando il Congresso si riunirà in “sessione congiunta” sotto la presidenza di Pence, i voti del Collegio Elettorale degli Stati cominceranno a essere contati in ordine alfabetico.
Quando sarà il turno dell’Arizona un Deputato degli Stati Uniti, probabilmente Mo Brooks (R-AL) che ha già detto che lo farà, potrà opporsi.
Se un Senatore in carica degli Stati Uniti fosse d’accordo (gli esperti suggeriscono che i Senatori Ted Cruz (R-TX), Rand Paul (R-KY) e Ron Johnson (R-WI) sono tutti probabili candidati), allora l’obiezione soddisfarebbe il “requisito minimo legale” e sarà annotata.
A questo punto, il Senato degli Stati Uniti si staccherebbe dalla “sessione congiunta” per deliberare sull’obiezione e decidere se accettare la lista presentata dall’Arizona.
Nel frattempo la Camera, guidata dalla Presidente Nancy Pelosi (D-CA), accetterà gli elettori originari dell’Arizona.
Il voto di Pence, a questo punto, fungerebbe da “spareggio”. Palesemente, il Vicepresidente rifiuterà di accettare quegli elettori.
Questo processo potrebbe continuare per ogni Stato contestato, fino a quando né il Presidente Trump né Joe Biden avranno ottenuto il numero necessario di voti elettorali.
Uno scenario probabile è che il Congresso, alla fine, confermi 232 voti elettorali per il Presidente Trump e 227 per Biden.
A questo punto, sostiene Raiklin, entra in gioco il 12° Emendamento.
Per determinare il prossimo Presidente sarà necessaria un’elezione contingente alla Camera dei Rappresentanti.
“Nella scelta del Presidente, i voti saranno quelli degli Stati” — ha detto Raiklin — “Significa che ogni Stato avrà un solo voto a disposizione”.
La Camera ha rappresentanti in base alla popolazione ma, attualmente, sono rappresentati 27 Stati Repubblicani e 20 Stati Democratici. Gli altri tre Stati hanno una divisione equa.
In quest’elezione, gli Stati Repubblicani voterebbero per il Presidente Trump mentre gli Stati Democratici voterebbero per Biden.
Anche se questo scenario potrebbe sembrare improbabile, Raiklin sottolinea che ci sono prove che questo processo sia già in corso al Senato degli Stati Uniti.
Raiklin osserva, tuttavia, che “la Pelosi potrebbe tentare di bloccare la ‘seduta congiunta’ respingendo i Senatori per impedire a Pence di presiederla, in una nuda esibizione di partigianeria” (*).
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(*) L’articolo non chiarisce se il presunto tentativo della Pelosi ha una base costituzionale, oppure se si riferisce ad azioni estemporanee.
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Link Originale: https://nationalfile.com/contingent-election-pence-gop-senate-can-invalidate-democrat-presidential-electors-in-az-ga-mi-ga/
Scelto e tradotto da Franco
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