Cominciamo subito con alcune domande secche, per capire la tua posizione rispetto al Coronavirus e all’emergenza sanitaria.
Credi che il virus esista?
SI certo.
Vanno intraprese misure per contenerlo?
Assolutamente SI.
Sei d’accordo con le misure intraprese dal governo?
Assolutamente NO.
Secondo le linee guida dei media mainstream, questa tua risposta farebbe di te un negazionista.
Un conto è negare l’esistenza del virus, altra cosa è opporsi
all’idea che le misure di prevenzione vengano strumentalizzate per
raggiungere secondi fini, ampiamente pianificati, e per mandare in
quarantena, non tanto i possibili contagiati, per un breve periodo, ma
le libertà individuali a tempo indeterminato. I media però, hanno
interesse a non fare emergere questa distinzione.
Negli anni passati abbiamo assistito all’esplosione del virus
dell’HIV. La gente era terrorizzata. In quel caso risultare positivo era
veramente una condanna a morte. Il virus si trasmetteva principalmente
per via sessuale. Cosa avremmo fatto, però, se avessero proposto di
evirare tutti i sieropositivi, in nome della prevenzione?
Senza dubbio quella misura, avrebbe drasticamente rallentato la
trasmissione del virus. Ma lo avrebbe fatto a spese dei diritti umani.
La prevenzione non deve mai fare più danni del virus che si intende
prevenire. Pensate che avrebbero chiamato negazionisti, quelli contrari
ad una misura tanto assurda? Non credo proprio. Prevarrebbe per tutti il
rispetto dei diritti umani e della persona, pur essendo consapevoli
della pericolosità dell’AIDS.
Sicuramente.
Bene. Ora è sotto gli occhi di tutti, che per prevenire la
diffusione del Coronavirus, ci chiedono di castrare le nostre libertà.
Di cambiare il nostro modello sociale. Di evirare la democrazia. E noi,
pur consapevoli dell’esistenza del virus, non possiamo assolutamente
accettare certe misure, che farebbero più danni del virus stesso.
Perché lo fanno?
Chi ha avuto interesse, in passato, a cambiare il modello
economico dei paesi occidentali, oggi ha bisogno di completare l’opera,
cambiando il modello sociale, culturale e l’organizzazione del lavoro,
per renderli coerenti con il nuovo paradigma economico che hanno
precedentemente imposto.
Spiegati meglio. A chi ti riferisci.
Ok facciamo un passo indietro:
Nel 2011 un “virus” ha investito i mercati finanziari. Si chiamava lo Spread.
Per contenerlo ci hanno detto che l’unica soluzione era cedere quote di sovranità.
E che cosa avvenne?
Il governo democraticamente eletto, cadde. Non si
andò a nuove elezioni. Arrivarono i tecnici, non legittimati dal
consenso popolare. La democrazia, in pratica, venne mandata in
quarantena.
Cambiarono così il modello economico. Prendemmo
definitivamente atto che decidono i mercati. Se l’elettore vuole
qualcosa di diverso da quello che vogliono i mercati finanziari, prevale
il parere di quest’ultimo. Ricorderete tutti la frase del Commissario
europeo al bilancio: “I mercati insegneranno agli italiani come votare”.
Applicare la democrazia, farebbe quindi correre allo
stato il rischio di non potersi più finanziare e finirebbe in default.
Fine della storia. Il modello economico, così come i principi
costituzionali, vengono archiviati in nome dell’emergenza.
“La sovranità appartiene al popolo” cede il posto
alla “sovranità è dei mercati”. L’Italia, da “Repubblica fondata sul
lavoro” diventa una tecnocrazia che risponde al pareggio di bilancio,
che viene inserito in Costituzione. Il nostro paese viene commissariato.
Vengono firmati da sconosciuti tecnici (sconosciuti agli italiani, ma
membri di spicco delle lobby finanziarie internazionali) accordi e
trattati che vincoleranno per sempre le scelte dei futuri governi. Le
misure di emergenza diventano misure irreversibili. Come ci riuscirono?
Strumentalizzando quel “virus” sconosciuto che aveva colpito i mercati:
lo spread.
Più tardi, ci si accorse che sarebbe bastata una
frase del governatore della Banca Centrale Europea per debellarlo. Ma
ormai era già stato usato per cambiare i paradigmi economici sotto gli
occhi degli italiani. Con l’ausilio del fuoco incrociato dei media che
titolavano “fate presto”.
Oggi lo spread pare incapace di contagiare i
mercati. La BCE, in realtà, ha sempre avuto il suo vaccino. Anche i
media italiani pare che lo abbiano dimenticato. Ma non si è mai più
tornati al vecchio modello.
Che analogia trovi con quanto sta accadendo oggi?
Analizziamolo insieme:
2020: La società viene colpita da un virus. Il covid19.
Se nel 2011, lo spread che “infettò” i mercati,
obbligò le nazioni a cedere sovranità. Il covid, che è un virus reale e
colpisce i singoli individui, costringe i popoli a cedere quote di
libertà.
I media e la politica recepiscono il nuovo messaggio.
Badate bene, questa volta le decisioni non avvengono su base nazionale, o regionale, ma su base planetaria.
I De Luca in Campania, i Conte in Italia, non dicono
nulla di diverso dall’amministratore dell’Alsazia, dal presidente
francese Macron o dalla tedesca Merkel. Perché quello che arriva in mano
a questi personaggi, è un pacchetto già preconfezionato dalle grandi
organizzazioni mondialiste come la OMS, che passa le direttive ad organi
nazionali come l’Istituto Superiore di sanità, che le passa al comitato
tecnico scientifico dei governi, che le passano alle loro task force
per poi diventare un DPCM imposto alla cittadinanza. Ma il regista non è
De Luca, o Zaia, o Conte. Questa partita si gioca su scala mondiale.
Conte, infatti, riceve suggerimenti da personaggi come Bill Gates (il
principale finanziatore dell’OMS) per capire cosa fare, non da
Mattarella.
Sono poche le nazioni che riescono a rimanere fuori
da questo meccanismo. Trump è ben consapevole di quello che sta
accadendo e di essere considerato di intralcio per questo progetto.
Soprattutto per le sue politiche mirate a ridimensionare la
globalizzazione e a tornare a valorizzare la propria nazione, riportando
in casa tutte le produzioni possibili, dall’acciaio ai medicinali. Per
questo il presidente americano decide improvvisamente di uscire dalla
OMS, nonostante gli Stati Uniti siano sempre stati i primi finanziatori.
Si rende conto che la questione sanitaria c’entra
ben poco. La partita è tutta politica. L’OMS esalta il modello cinese
perché l’obiettivo è cinesizzare l’occidente. Sembrerà assurdo dirlo, ma
conviene anche alle stesse oligarchie occidentali.
In effetti, ancora una volta i governi sono stati commissariati come avvenne nel 2011.
Esatto. Ma le similitudini non finiscono qui. Anche i
personaggi scelti sono gli stessi. A dimostrazione che si tratta di un
copione unico.
A chi ti riferisci:
Nel 2011, a prendere le decisioni in Italia, in nome
e per conto del Cartello finanziario internazionale, scelgono Mario
Monti. Lo stesso Mario Monti, ce lo ritroviamo nel 2020 a capo della
task force europea della OMS. Non è un esperto del settore. Non è un
medico. In Italia con le su politiche sanitarie ha fatto macelli. Eppure
riceve il prestigioso incarico, perché è un uomo di fiducia per certi
ambienti. Uno a cui non bisogna nascondere le reali intenzioni. Per
questo scelgono sempre gli stessi. Vittorio Colao passa dalla
vicepresidenza della European Roundtable of iIndustrialists di Bruxelles
(la più potente lobby europea delle grandi multinazionali) alla task
force governativa per la gestione del post pandemia.
Quindi non importa quanti siano i sani e quanti i
contagiati. Quanti siano gli asintomatici e quanti quelli finiti nelle
terapie intensive. La pandemia è il terreno fertile per portare avanti
la shock economy: bisogna approfittare dello stato di shock dei
cittadini, per cambiargli nuovamente modello sotto al naso. Ora o mai
più. Per farlo c’è bisogno che l’emergenza duri, che sia reale o
solamente percepita. Perché deve lentamente cambiare le abitudini dei
popoli. Deve dimostrare che la democrazia non è sempre applicabile e che
perfino la libertà, può essere vincolata a qualcosa di superiore, di
prioritario.
Intanto viene cambiata l’organizzazione sociale,
quella scolastica, l’organizzazione del lavoro. Ma cambiano anche i
rapporti umani e addirittura quelli familiari. Step indispensabili per
far sì che i cambiamenti diventino duraturi. Solo così si può davvero
favorire un grande reset.
Che cos’è lo smart working? E’ il lavoro che si
impossessa della tua vita. Che entra nella tua casa. Nella tua intimità.
Viene cancellata la linea di demarcazione tra ambiente lavorativo e
ambiente familiare. Viene annullata la socialità dei luoghi di lavoro.
Tutto a discapito dell’individuo.
Che cos’è la scuola da remoto? E’ negare ai ragazzi
il confronto, il contatto fisico, il gioco, il calore umano. Ancora una
volta tutto a discapito dell’individuo.
Ma tutto indispensabile per creare l’uomo nuovo. Il
robot del futuro. Autistici digitali manovrabili a distanza. Il problema
è che la maggior parte dei lavoratori dei paesi con cui l’Occidente si
trova oggi a competere, sono già su quella strada. E bisogna stargli
dietro.
Nel Report
Made in China 2025, i cinesi hanno dichiarato al mondo che entro il
2025 assumeranno la leadership mondiale, proprio usando le nuove
tecnologie e lo smart working che loro hanno iniziato ad utilizzare
molto prima della pandemia e lo ritengono un proprio vantaggio
competitivo. Ecco perché c’è stato bisogno di strumentalizzare le misure
di contenimento del covid, per accelerare questo processo anche da noi e
provare a competere. Voi pensate che le grandi aziende, che oggi stanno
impostando lo smart working come misura di prevenzione del Covid19,
riporteranno i lavoratori negli uffici quando l’emergenza sarà passata?
Assolutamente NO.Stanno definitivamente cambiando il modello.
E la stessa cosa riguarderà i salari.
Perché proprio a ridosso di un nuovo lockdown, il governo comunica che il blocco dei licenziamenti non potrà essere prorogato?
Così le aziende andranno nel panico e
licenzieranno il più possibile, o in alternativa, proporranno un nuovo
modello ai lavoratori.
Esatto. Gli diranno: se vuoi mantenere il posto,
devi percepire la metà perché l’azienda ha fatturato la metà. E dato che
potremmo essere costretti ad una nuova chiusura in futuro, bisogna
anche lavorare di più.
Lavorare di più. Guadagnare la metà. Anche sul lavoro passa il modello cinese, strumentalizzando le conseguenze della pandemia.
Ma è ovvio che un cambio di modello del genere non può essere deciso dal giorno alla notte.
E infatti nessuno lo ha deciso dal giorno alla
notte. Se i nostri media facessero il proprio lavoro in maniera
indipendente, si accorgerebbero che la pandemia, ed il conseguente
cambio di modello, è stato uno degli eventi più previsti e pianificati
della storia moderna.
Non entro nei dettagli delle simulazioni per una possibile pandemia da Coronavirus, che sono state svolte in tutto il mondo.
C’è stata l’esercitazione Crimson Contagion
condotta da gennaio ad agosto del 2019 in numerose nazioni e
soprattutto negli Stati Uniti, per prepararsi a rispondere ad una
pandemia arrivata dalla Cina.
C’è stata la mega simulazione
Event 201 a
New York ad ottobre del 2019, voluta dal Johns Hopkins Center for
Health Security, in partnership con la Bill & Melinda Gates
Foundation. A pochi mesi dalla pandemia di covid 19 si simulava la
risposta proprio ad una pandemia da Coronavirus.
Ci sono state anche le famose previsioni di Bill Gates
sulla pandemia in arrivo. E addirittura quella di Anthony Fauci, il
virologo capo della task force americana, che avvertiva che Trump
avrebbe affrontato una pandemia durante il suo mandato.
Incredibile. Eppure nulla è stato fatto. L’hanno
trattato come un evento che nessuno poteva immaginare e che ha colto
tutti impreparati.
Non solo lo sapevano. Ma era proprio quello che in alcuni ambienti aspettavano da anni, per dare il via al cambio di paradigma.
Al di la delle simulazioni sulla pandemia, infatti,
quello che è sconcertante, è scoprire come ne avessero già previsti gli
effetti sulla società.
Nel documento del 2010 della prestigiosa Rockefeller Foundation dal titolo: “Scenario per lo sviluppo delle tecnologie” si simula una pandemia
scoppiata in Cina nel 2012 e si parla per la prima volta di lockdown.
Di mascherine. Di misurazione della temperatura prima di entrare nei
supermercati e negli uffici pubblici. Si parla di app di tracciamento.
Si parla della Cina come il primo paese ad aver superato l’emergenza e
degli Stati Uniti come il paese inizialmente scettico sulla pericolosità
del virus.
Se fosse un documento del 2020, sarebbe
esattamente il resoconto dettagliato di quanto accaduto con la pandemia
da Covid-19. Ma il fatto che sia un documento del 2012 rende la cosa
quantomeno inquietante.
In pratica nel report ci sono esattamente quelle
che saranno le linee guida del nostro futuro e reale lockdown. Compresi
i riferimenti alle app di tracciamento e al fatto che le misure di
contenimento del virus favoriranno lo sviluppo su larga scala delle
nuove tecnologie e delle misure di controllo della popolazione.
La chiamano proprio “la pandemia che il mondo stava aspettando”. Il loro mondo, probabilmente.
In certi ambienti erano perfettamente consapevoli
che gli stati democratici, per quanto castrati, continuavano a
rallentare il progetto di un nuovo ordine mondiale,
dove le democrazie, come le abbiamo conosciute fino ad oggi, non
potevano più essere applicabili. Avevano capito che mettere i mercati
nelle condizioni di scegliere le politiche economiche dei governi, non
era risolutivo se poi quei governi erano comunque costretti a farsi
approvare certe scelte attraverso il passaggio per quelli che
definiscono “i lenti e farraginosi processi parlamentari” e gli
stringenti vincoli costituzionali. Non è risultato efficace neppure
avere il controllo dei mercati finanziari, senza poter incidere
contestualmente sul mercato del lavoro, dove ancora c’è chi può
rivendicare i propri diritti e le proprie tutele residue.
Questi rallentamenti potevano essere tollerati fino a
quando il competitor mondiale dei grossi cartelli occidentali
(finanziario, farmaceutico, tecnologico) continuava a svolgere soltanto
il ruolo di produttore a basso costo o di mercato di sbocco. Ma quando
questo importante player ha deciso di correre per la leadership
mondiale, comunicando di essere sul punto di raggiungerla entro il 2025.
Le cose dovevano bruscamente cambiare.
Serviva un drastico cambiamento di marcia. A qualsiasi costo. Per arrestare certi processi.
Esattamente. Infatti “Course Correction (inversione di rotta)” è il titolo di un report
del febbraio 2019 (a ridosso dello scoppio della pandemia) dove si
discutono le strategie indispensabili per competere con la Cina,
attraverso una brusca inversione dell’attuale modello. Un dossier che
tira in ballo e punta il dito anche contro l’operato di Trump. Che
diventa, in certi ambienti americani, il nemico da provare a
disarcionare a ridosso delle elezioni, per avere campo libero da chi
ostacola o rallenta certi progetti.
E di cosa avevano bisogno?
Stavano aspettando quello che abbiamo visto fino adesso. E quello che hanno scritto
: attendevano un evento “catastrofico e catalizzante” che potesse
essere usato come acceleratore, in caso di ascesa di una nuova
superpotenza.
Pensi quindi che abbiano indotto la pandemia?
Questo non lo possiamo provare, ma in questo
contesto non è neanche rilevante. A noi interessa sapere che attendevano
un evento del genere per portare avanti quello che possiamo definire il
grande reset. Un cambio totale di paradigma e di
modello della società. Che la pandemia l’abbiano prevista e non
l’abbiano voluta fermare o che l’abbiano indotta artificialmente, non
cambia l’obiettivo finale, che noi oggi stiamo subendo sulla nostra
pelle.
Certo non possiamo ignorare il fatto che in diversi
documenti ufficiali e da diversi anni, si parli proprio del possibile
utilizzo di armi biologiche “come strumento politicamente utile”.
Quello che a noi interessa comprendere, per poter
meglio decodificare quello che sta accadendo è il fatto che in certi
ambienti ci fosse la certezza, che per arrestare il processo di
globalizzazione dominato dalla Cina, ci fosse bisogno proprio di una pandemia.
Come hanno scritto nel 2004 gli esperti del National Intelligence
Council (il più autorevole centro del pensiero strategico delle agenzie
di intelligence degli Stati Uniti) in un report ufficiale dal titolo “Mapping the Global Future
(mappare il futuro globale)” dove gli esperti autori, con una
incredibile veggenza, dichiaravano con anni di anticipo, che nel 2020: “per far deragliare questo processo di globalizzazione servirà una pandemia scoppiata in un paese come India o Cina”.
Possiamo quindi tirare le somme. Il mosaico sembra chiaro.
Certo.
Capitalismo e globalizzazione, non erano più compatibili con democrazia e diritti sociali.
Gli uni avrebbero inesorabilmente causato il declino degli altri.
La Cina stava imponendo il proprio modello: capitalismo e dittatura come unico binomio possibile.
Ed ora stanno mostrando al mondo che la Cina è l’unico paese ad
aver battuto per primo il covid. Perché il modello vincente è solo il
loro.
A cosa rinuncerebbe invece l’Occidente? Come farebbero le
grandi oligarchie capitaliste occidentali, i grandi cartelli, a fermare
l’avanzata della democrazia che stava minando la loro stessa esistenza,
costringendoli a rinunciare alla leadership mondiale?
Serviva un grande reset.
Qualcosa capace di cambiare sotto al naso dei popoli occidentali,
il loro modello sociale. Ma non poteva più essere fatto su base
nazionale, come era avvenuto per il cambio del modello economico. Tutto
doveva avvenire su base planetaria. Serviva qualcosa capace di mandare,
in un sol colpo, tutte le democrazie in quarantena. E di spostare ogni
singolo potere, dagli stati nazionali alle grandi organizzazioni
mondialiste, che sfuggono a qualsiasi controllo democratico. Ma questo
obiettivo si poteva raggiungere solo attraverso l’uso strumentale della
paura.
Se oggi ci chiedono di fare sesso con la mascherina, mantenendo
le distanze dal partner. Abbiamo sentito anche questo nella Tv di stato.
Se ci dicono che si può assistere ad un evento sportivo al chiuso in 200, ma non si può fare un convegno o una riunione in 20.
Se ci chiedono di riunirci in casa in 6 ma non in 7.
Se ci dicono che si possono fare senza mascherina le attività sportive ma non le attività motorie.
Se ci dicono che si possono bere alcolici seduti al tavolo ma non al banco.
Se chiudono le scuole ma lasciano i mezzi pubblici super affollati.
E’ perché il 90% delle misure che stanno imponendo, non hanno
nulla a che vedere con la prevenzione del virus. Ma sono misure che
hanno un forte impatto sulla psiche dei cittadini.
Devono penetrare fino in fondo. Le misure devono essere
onnipresenti. Invasive. Devono diventare abitudini. Perché qualcuno
diceva che “le catene delle abitudini sono troppo leggere per essere
avvertite finché non diventano troppo pesanti per essere spezzate”.
Se fossero in buona fede, gestirebbero tutto in maniera diversa. Su alcuni punti anche in maniera più drastica, ma diversa.
In che modo?
Capirebbero che gli asintomatici non possono più essere
considerati malati. Né trattati come tali. Il numero da monitorare, per
capire se la situazione è grave o meno, non può essere quello dei
tamponi positivi, ma quello sulla presenza nelle terapie intensive o dei
morti per motivi legati esclusivamente al Covid. Sono quelli,
purtroppo, i parametri che ci direbbero quali misure adottare. E sono
quelli che oggi, per fortuna, sono confortanti e in assoluta
controtendenza con l’allarmismo diffuso, dai media e dalle istituzioni.
Qualora quei dati dovessero peggiorare, l’unica misura per
contenere il virus può essere solo il lockdown totale. Mica fermi un
virus uscendo dai bar alle 21:00 invece che alle 23:00. Mica lo fermi
chiudendo le scuole ma lasciando i ragazzi liberi di riunirsi tutto il
giorno per strada. Mica lo fermi annullando i matrimoni, ma riempendo le
metropolitane. Nessuna delle misure oggi proposte per fermare il covid,
può realmente fermare il virus. L’unica fortuna è che al momento pare
che non sia più così pericoloso, ma non lo stiamo fermando. Qualora
fosse veramente letale, bisognerebbe solo chiudere tutto e risarcire i
cittadini e le aziende per quello che hanno perso. Ma ai governi non
conviene, meglio proporre chiusure a macchia di leopardo, mandare in
quarantena chiunque abbia avuto contatti con un positivo, senza doverli
risarcire. Per questo proveranno ad evitare l’unica misura risolutiva
(non adesso, ma nel caso in cui aumentassero vertiginosamente le
vittime) ossia il lockdown. E’ evidente, però, che c’è più interesse a
strumentalizzare il virus che a debellarlo.
Ora capisco perché provocatoriamente dicevi che noi italiani dovremmo scendere in piazza pretendendo la chiusura totale.
Esattamente. Sarebbe l’unico modo per dimostrare che le reali
intenzioni delle misure restrittive, non riguardano il contenimento del
virus. Dovremmo comportarci al contrario dei negazionisti. Fingere di
credere a tutto quello che i media ci dicono, ossia:
che gli asintomatici sono dei malati;
che gli asintomatici possono trasmettere il virus;
che il virus non ha perso forza;
che l’età media delle vittime del virus si è notevolmente abbassata;
che un asintomatico che trasmette il virus ad un membro di una categoria a rischio, ne potrebbe causare la morte.
che come dice l’Oms, neanche più il saluto con il gomito può essere considerato sicuro.
Perché se tutto ciò fosse vero, allora bisognerebbe
pretendere che il governo chiuda tutto. Dato che è già dimostrato che
almeno 10 persone su 100 risultano positive al tampone.
Se, invece, le cose non stanno in questi termini, se al momento
la verità è che il virus non è più letale tranne rare complicazioni. Se
sono sempre meno le categorie realmente a rischio, perché anche
prendendo la carica virale più alta, come è successo a Berlusconi
(ultraottantenne pieno di acciacchi), comunque si torna a casa sani e
salvi, nella maggior parte dei casi. Come è successo all’anziano
Briatore, che adesso è a Montecarlo, solo per citare i personaggi più
noti, ma potrei citare i vecchietti della casa di cura di Milano, tutti
positivi al tampone ma non se n’erano manco accorti.
Bene! se questa è la nuova realtà del Covid, allora dovrebbero
modificare subito i parametri di giudizio e cambiare totalmente il tipo
di comunicazione mediatica. Ma non possono farlo. Serve la strategia
dello shock. Il sistema che hanno impostato regge solo sulla paura. Per
questo utilizzano un approccio ibrido. Ti fanno credere che il virus sia
pericoloso e letale e sempre in crescita ma non adottano le uniche
misure che una realtà del genere richiederebbe.
Mi sembra di aver capito che chiudere tutto rischia di far emergere anni di menzogne sul sistema economico.
Esattamente. Gli italiani in lockdown cominciavano a porsi degli interrogativi.
Se ti dicono che non ci sono soldi per fare spesa pubblica in
momenti di normalità, nessuno si pone domande. Quando ci dissero che
bisognava togliere agli stati la facoltà di stampare moneta per evitare
che lo spreco di risorse creasse inflazione, questo assunto parzialmente
falso, ebbe un certo appeal sull’opinione pubblica, soprattutto perché i
media e i politici demonizzano ogni giorno le spese dello stato ed il
debito pubblico, additandolo come la radice di tutti i mali. Ma se
queste argomentazioni le usi durante una pandemia planetaria, con i
popoli chiusi in casa senza poter lavorare, con le aziende chiuse, con
la merce invenduta sugli scaffali, con l’economia ferma, allora perdono
ogni credibilità. Come fai a giustificare il fatto che le banche
centrali, come la BCE, che possono creare denaro dal nulla, non creino
tutto il denaro necessario per mettere in sicurezza i cittadini ora che
siamo di fronte ad una tragedia che investe tutta l’Europa. Mario
Draghi, in conferenza stampa
in tempi non sospetti, lo disse chiaramente: “la BCE non può mai finire
il denaro, perché lo crea, quindi potrebbe fare fronte a qualsiasi
emergenza”.
Cosa vogliono dirci allora che la pandemia non è un’emergenza tale da
costringere la banca centrale a far fronte ad ogni spesa? Perché gli
stati dovrebbero ricorrere a prestiti come il Mes, il Recovery fund, se
la BCE (come ha iniziato parzialmente a fare) può acquistare in maniera
illimitata i titoli degli stati attraverso le loro banche centrali ad
interessi nulli e potrebbe poi mettere quei titoli “in quarantena”
perenne senza perderci nulla. Dicono che hanno risorse illimitate.
Perché le limitano? Perché vincolano gli stati a dei prestiti? Perché
inducono i cittadini ad indebitarsi anche per far fronte all’emergenza?
La BCE i soldi li crea. La vecchia scusa del pericolo inflazione, può
ingannevolmente reggere per la spesa pubblica improduttiva ma non per le
misure per salvare la popolazione da una pandemia globale e mortale
(come dicono loro), oltretutto in un periodo di generalizzata deflazione
(contrario dell’inflazione). Come si può soltanto pensare che in un
periodo del genere possano salire i prezzi? Non avrebbero più scuse per
chiudere i cittadini in casa e non risarcirli completamente per ogni
perdita.
Il re sarebbe nudo.
Ma allora perché non utilizzano le illimitate risorse che
hanno per salvare l’Europa e mettere in sicurezza la vita degli europei?
Non è quello il vero obiettivo delle loro politiche? Davanti ad una
disgrazia planetaria, come la definiscono i governanti, come possono
continuare a ribadire – come ha fatto Conte in conferenza stampa – che
non ci sono i soldi per risarcire tutti.
Non ci sono i soldi? ma chi li crea? li portano forse i marziani?
crescono sugli alberi? o come ha detto Mario Draghi e come hanno
ribadito i vertici della Banca d’Italia, li creano le banche centrali?
Ma allora perché in Europa la banca centrale non ha cominciato a fare la
prestatrice illimitata di ultima istanza, come è successo in Cina?
Possibile che copino dai cinesi solo quelle soluzioni che vanno contro i
popoli?.
Chiudere gli italiani in casa e rifiutarsi di risarcirli per intero
(non come hanno fatto nel primo lockdown) vorrebbe dire rischiare di
trovarsi difronte ad una popolazione, che finalmente comincerebbe a
porsi questo tipo di domande. E non avere risposte plausibili
rischierebbe di fare implodere il sistema tirannico e truffaldino che
hanno messo in piedi in Europa. Per questo i governi europei hanno
dovuto usare la formula ibrida. Terrorizzare il popolo come se il Covid
fosse il pericolo assoluto. Ma, al tempo stesso, specificare che non ci
sono soldi per tutti, in modo che il popolo tema un lockdown senza la
certezza di un ingente risarcimento danni.
Il coronavirus è quindi mortale, quando devono imporre le
loro misure di controllo totale della popolazione e per bypassare i
processi democratici. Ma non è pericoloso al punto di costringere
l’Europa ad usare le sue illimitate risorse per tenere in sicurezza i
cittadini.
Esattamente. L’unica speranza che abbiamo è appellarci alla famosa frase:
“potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre. Ma non potete ingannare tutti per sempre.“
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