20 NOVEMBRE 2015
Siedi in silenzio e comincia a osservare il tuo respiro. Il
punto di osservazione più semplice è all'entrata del naso. Quando il respiro
entra, avvertine il contatto all'inizio del condotto nasale: osservalo da quel
punto. Il contatto sarà più facile da osservare, il respiro sarebbe troppo
sottile: all'inizio limitati a osservarne il contatto.
Il respiro entra e tu lo
senti entrare: osservalo. E poi accompagnalo, seguilo. Scoprirai che a un certo
punto si arresta. Si ferma da qualche parte vicino all'ombelico; per un attimo,
per un pal, si arresta. Quindi, risale verso l'esterno: seguilo, di nuovo
percepisci il contatto del respiro che fuoriesce dal naso. Seguilo,
accompagnalo verso l'esterno: di nuovo arriverai a un punto in cui per un
attimo brevissimo il respiro si arresta. E il ciclo riprende un'altra volta.
Inspirazione, pausa, espirazione, pausa, inspirazione,
pausa. Dentro di te quella pausa è il fenomeno più misterioso. Quando il
respiro è entrato in te e si è fermato, non c'è nessun movimento: quello è
l'attimo in cui si può incontrare Dio. Oppure quando il respiro esce e poi si
arresta, e non esiste alcun movimento.
Ricorda, non lo devi arrestare tu: si ferma da solo. Se lo
interrompi volontariamente, quell'istante ti sfuggirà, perché colui che agisce
interferirà e scomparirà il testimone. Tu non devi interferire. Non devi
alterare il ritmo della respirazione, non devi né inalare né esalare. Non è
come il Vranayama dello yoga, dove tu intervieni per controllare il respiro.
Non è la stessa cosa. Non alteri affatto il respiro, lasci spazio al suo fluire
naturale, alla sua naturalezza. Lo segui quando esce e lo segui quando entra.
E presto ti accorgerai dell'esistenza di due pause. In
queste due pause si trova la porta. E in quelle due pause perverrai alla
comprensione, vedrai che il respiro in se stesso non è vita, forse è nutrimento
per la vita, come altri cibi, ma non è la vita. Perché quando il respiro si
arresta, tu sei presente, assolutamente presente: sei perfettamente
consapevole, assolutamente cosciente. E anche se il respiro si è arrestato, se
il respiro non c'è più, tu ci sei ancora.
Praticando questa osservazione del respiro — che il Buddha
chiama Vipassana oppure Anapanasati yoga — se continui a osservare, a osservare,
a osservare, ti accorgerai che pian piano la pausa aumenta e si allarga sempre
di più. Alla fine accade che la pausa dura per diversi minuti. Una inspirazione
e la pausa... e per alcuni minuti il respiro non esce. Tutto si è fermato. Il
mondo si è fermato, il tempo si è fermato,
il pensiero si è fermato.
Perché non è possibile pensare quando il respiro si
arresta. E quando il respiro si arresta per diversi minuti, è assolutamente
impossibile pensare, perché il processo del pensiero ha costantemente bisogno
di ossigeno e il tuo processo cognitivo è profondamente connesso con la
respirazione.
Quando sei in collera il respiro ha un ritmo; quando sei
eccitato sessualmente ha un altro ritmo; e quando sei in silenzio il ritmo del
respiro cambia di nuovo. Quando sei felice hai un ritmo di respirazione e
quando sei triste ne hai uno diverso. Il respiro cambia secondo gli umori della
mente. Ed è vero anche il contrario: quando il respiro cambia, cambiano anche
gli umori della mente. E quando il respiro si arresta, anche la mente si ferma.
Con l'arrestarsi della mente, il mondo intero si ferma:
perché la mente è il mondo. E in questa pausa riuscirai a percepire per la
prima volta il respiro all'interno del respiro; la vita all'interno della vita.
Questa è un'esperienza liberatoria. È un'esperienza che ti rende più sensibile
nei confronti di Dio; poiché Dio non è una persona ma l'esperienza della vita
stessa.
La meditazione è semplice gioia per il proprio esistere. La
meditazione è semplice gioia di essere nel proprio essere.
Nessun commento :
Posta un commento