Chi ha vissuto è sempre pronto a morire. Il suo
essere pronto non è un atteggiamento
forzato. Il suo essere pronto è simile a quello di un fiore. Quando il fiore è sbocciato, ha trasmesso
il suo profumo agli angoli infiniti
dell’esistenza, ha goduto il momento,
l’ha vissuto, ha danzato nella brezza, si è
drizzato al vento, ha guardato il cielo, ha osservato
l’alba, l’ha vissuta,
alla sera sopraggiunge un
appagamento e il fiore è pronto a cadere a terra, a ritornare, a riposare. Ed è sempre bello quando hai
vissuto, il riposo è bello. E’ proprio così!
Il fiore cade semplicemente a terra e va a dormire. Non c’è tensione, nessuna angoscia, nessun pianto, nessuno sforzo per aggrapparsi.
Ti aggrappi alla vita perché la tua vita non è
ancora appagata. Non ti sei drizzato davanti a un forte vento.
Non hai conosciuto il mattino
e la sera è già giunta. Non sei mai stato giovane e
la vecchiaia sta bussando alla porta. Non hai
mai amato e la morte sta arrivando.
Questo stato di non appagamento e l’arrivo della
morte creano la paura. Buddha dice che se tu hai
vissuto sarai sempre pronto a morire. E questo
essere pronto non sarà qualcosa di imposto su di te. Sarà così! Sarà una
cosa naturale! Come sei nato, così
morirai. Come vieni, così te ne vai. Questa è la ruota dell’esistenza. Hai vissuto l’essere parte della vita,
ora vivrai il non-esserne parte. Sei
esistito, ora non esisterai.
Sei sorto, ti sei manifestato, ora ti muoverai nel
non-manifesto. Eri visibile, incarnato, ora ti muoverai senza il corpo
nell’invisibile. Hai vissuto la tua
giornata. Ora ti riposerai durante la notte.
Che cosa c’è di sbagliato in questo?
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