di Cesare Sacchetti
Alla fine dunque il momento è giunto. Solo pochi giorni separano Draghi da palazzo Chigi quando le consultazioni stanno volgendo al termine in queste ore.
Su questo blog si era prevista la venuta dell’ex governatore della Bce come prossimo presidente del Consiglio già nei mesi scorsi.
Non perché si sia in possesso di sconosciute doti divinatorie, ma piuttosto perché si erano rilevati i segnali evidenti di un meccanismo che si era messo in moto proprio agli inizi dell’operazione terroristica del coronavirus.
La venuta di Draghi in realtà era stata già decisa verso la scadenza del suo mandato da governatore della Bce.
Era già da allora che nelle stanze di Bruxelles e negli ambienti della finanza anglosassone di Londra si iniziava a fare il nome dell’uomo di Goldman Sachs come prossimo premier per l’Italia.
L’operazione Draghi era già in preparazione dalla seconda metà del 2019 e per comprendere che cosa ha portato alla sua piena riuscita, occorre tornare per un istante a quel periodo quando Salvini fece cadere, secondo molti inspiegabilmente, l’allora governo gialloverde.
La caduta di quel governo è stata semplicemente decisiva per iniziare a preparare il terreno a Draghi.
La marcia di avvicinamento dell’ex governatore della Bce è stata ampiamente favorita proprio da Matteo Salvini.
Non appena il segretario della Lega ha fatto harakiri e ha permesso al PD di tornare al potere assieme al M5S, ha iniziato a formare un asse con Renzi.
Questo asse ha praticamente lavorato in sinergia sin da allora per spianare la strada a Mario Draghi.
Non è certamente un caso che dal mese di novembre del 2019 ci sia stata la prima apertura di Salvini al nome di Draghi al Quirinale, quando il segretario leghista pronunciò l’ormai famoso “why not” quando gli fu chiesto se pensava che l’uomo di Goldman Sachs sarebbe potuto diventare il prossimo presidente della Repubblica.
In quei mesi, la Lega di Salvini aveva già iniziato lo smantellamento di tutta la linea sovranista, o almeno la facciata di una linea sovranista, a partire dal caso dell’Ilva di Taranto, sparito da tempo dall’agenda dei media.
In quell’occasione, il leader del carroccio si schierò a favore del gruppo franco-indiano arrivando persino a dire che era necessario chiedere scusa agli imprenditori stranieri che stavano arrecando un danno strategico vitale alla produzione d’acciaio nazionale.
Nel mese successivo, succede un altro evento inaspettato. Salvini smette di chiedere le elezioni anticipate e arriva a invocare apertamente la soluzione del governo di unità nazionale.
A distanza di poco tempo, l’eminenza grigia della Lega, Giancarlo Giorgetti, l’interlocutore privilegiato del partito per l’establishment europeo e mondialista, rilascia un’intervista al Corriere nella quale inizia a scoprire le carte e a fare il nome di Draghi per unire le forze politiche in un esecutivo di larghe intese.
Questi passaggi sono da tenere a mente perché senza di questi non si comprende il meccanismo che ha portato al progressivo avvicinamento di Draghi a palazzo Chigi.
La Lega che prometteva l’uscita dall’euro in un fine-settimana è stata difatti la forza politica, assistita dalla sponda di Matteo Renzi, che si è rivelata decisiva per permettere la riuscita dell’operazione Draghi.
La crisi artificiale da Covid è servita a preparare il terreno al falso messia
Perché tutto andasse a buon fine però servivano soprattutto due cose.
La prima era la costruzione di una crisi artificiale così devastante e catartica da poter costruire il clima necessario per preparare la venuta del falso messia.
La seconda era quella di preparare una massiccia campagna di disinformazione tale da far credere che il messia sotto le mentite spoglie di Draghi fosse andato incontro ad una sorta di misteriosa e inaspettata conversione così da potersi in qualche modo guadagnare le simpatie o l’approvazione dell’elettorato leghista.
La prima condizione si è verificata a livello mondiale perché l’operazione terroristica del coronavirus è sicuramente un disegno di respiro globale per poter preparare la strada al futuro governo unico mondiale.
Le caratteristiche di questa crisi assomigliano molto a quella di cui parlava David Rockefeller nel 1994 in un consesso delle Nazioni Unite, davanti al quale il magnate americano sosteneva che il Nuovo Ordine Mondiale era praticamente alle porte.
Tutto ciò di cui c’era bisogno non era altro che una crisi così devastante e profonda da indurre le nazioni a rinunciare alla loro sovranità per lasciare spazio alla dittatura globale desiderata dalle grandi élite mondialiste.
Quella crisi è arrivata con le fattezze del coronavirus, ma a questo punto si deve notare un fatto.
Il sistema ha fatto di tutto per accentuarla in maniera spasmodica soprattutto in Italia. Quando a marzo venivano fatte delle chiusure totali e venivano vietati gli spostamenti persino oltre il proprio quartiere, l’Italia è divenuta di fatto la dittatura più repressiva al mondo.
L’eccessivo e totalmente anomalo numero di persone decedute a Bergamo è stato praticamente un caso unico a livello mondiale.
Nessuno riusciva a spiegarsi cosa lo avesse determinato, e i parenti delle vittime hanno continuato a chiedere chiarezza sulle terapie che sono state somministrate ai loro cari.
Mesi dopo sono iniziate ad emergere delle raccapriccianti verità su quello che potrebbe essere accaduto a Bergamo.
A Brescia, altra città dove c’è stata un’elevata anomalia di morti, è venuto fuori che un medico ordinava l’uccisione dei propri pazienti Covid attraverso la somministrazione di farmaci che si rivelavano letali per i pazienti.
L’Italia dunque è stata un caso unico al mondo perché questa strage è accaduta solo in alcune città ma non si è verificata altrove.
Sembra esserci anche una stretta correlazione tra questo numero di decessi e le terapie sbagliate che nonostante tutto sono state seguite quando diversi medici sapevano che avrebbero ucciso i propri pazienti.
La causa della strage di Bergamo va ricercata qui, e la magistratura, come al solito, non sta facendo luce sui protocolli sanitari che avrebbero causato l’eccidio.
Mentre l’Italia veniva investita da una campagna di terrorismo sanitario senza precedenti, le opposizioni non hanno fatto nulla per cercare di smorzare la falsa emergenza e scongiurare le chiusure.
Al contrario, Salvini in primis soffiava sul fuoco della crisi quando chiedeva di chiudere tutto, e di tracciare persino i cellulari dei positivi.
Il ruolo della Lega e delle opposizioni non era dunque quello di spegnere la falsa emergenza che il sistema stava alimentando.
Era quello di amplificarla. Se il governo Conte è riuscito a fare tutto ciò che ha fatto è proprio grazie alle false opposizioni che invece di opporsi, sostenevano e sostengono la dittatura sanitaria.
Una circostanza che gli smemorati elettori leghisti sembrano aver già dimenticato.
La campagna di disinformazione sulla falsa conversione di Draghi
Ad ogni modo, c’è una ragione che può spiegare perché il sistema aveva bisogno di alimentare all’inverosimile l’operazione terroristica del Covid in Italia, e la si vedrà a breve.
Nel mezzo della crisi, quando i media continuavano a diffondere terrorismo e informazioni false sulla letalità del virus, giunge Mario Draghi con il suo ormai leggendario articolo sul Financial Times.
Questo passaggio è fondamentale perché per la prima volta il sistema mostra apertamente sulla scena chi sarà il “messia” che dovrà tirare fuori l’Italia dalle terribili spirali della cosiddetta “pandemia”.
Draghi scrive un articolo piuttosto generico nel quale si parla di una espansione del debito pubblico, che è certamente auspicabile, ma che da solo certamente non basta per assicurare la crescita e la stabilità economica di un Paese.
Per potersi permettere l’espansione del debito pubblico sono necessarie due condizioni imprescindibili; la prima è una banca centrale che garantisce in maniera illimitata il debito sui mercati; la seconda è una valuta sovrana che serve a modificare il tasso di cambio qualora l’aumento della spesa comporti dei naturali e conseguenziali squilibri sulla bilancia dei pagamenti.
Draghi non ha menzionato né l’una né l’altra e pertanto il caso della sua presunta riconversione alla scuola del suo antico maestro, il compianto professor Federico Caffè, si può considerare già chiuso qui.
Non è mai esistita alcuna conversione. Draghi è sempre rimasto quello di prima.
Ad ogni modo, non appena questo articolo è uscito, chi è stato il primo a gioirne entusiasta? È stato proprio “casualmente” Matteo Salvini che fino a tre anni prima accusava, giustamente, Draghi di distruggere l’economia italiana, tenendo in vita l’euro, e che invece ora chiama Draghi presidente dandogli il benvenuto.
Ecco a cosa è servito il pezzo di Draghi. Serviva a dare una cartina di tornasole alla Lega e a Salvini per iniziare a diffondere la falsa teoria dell’uomo di Goldman Sachs convertito sulla via di Damasco.
Se c’è qualcuno che si è convertito in questa storia quello è proprio Salvini, non di certo Draghi.
A questo punto però per poter dare ulteriore forza a questa campagna di disinformazione occorreva un evento shock.
Occorreva rappresentare Draghi agli elettori sovranisti come un uomo che adesso era in qualche modo “minacciato” dal sistema, e qui si arriva conseguentemente all’incendio della sua casa a Città della Pieve.
L’unica foto esistente di questo incendio è quella che si vede qui sotto.
La prima cosa che salta all’occhio è che questa foto è completamente sgranata.
Non si vede praticamente nulla e non si capisce minimamente quello che sta succedendo nella foto.
Appare davvero singolare che nell’epoca degli smartphone ad alta risoluzione digitale l’unica foto disponibile sia quella di un telefonino che sembra avere una risoluzione di un vecchio telefono dei primi anni 2000.
Tutta questa campagna comunque aveva ed ha uno scopo preciso come già accennato prima. La Lega non poteva presentarsi davanti ai propri elettori facendo il nome di Draghi.
Doveva prima far credere che l’ex governatore della Bce era un altro, che in lui c’era stato un genuino cambiamento tale da far sì che ora si aveva di fronte un altro uomo.
La storia che si sta cercando di far credere è che il premier incaricato ad essere andato incontro alle posizioni della Lega e non il contrario.
È qui che nasce la menzogna del Draghi keynesiano pentito che ora vestirebbe i panni di San Francesco per poter fare inspiegabilmente gli interessi del suo Paese che mai ha fatto nella sua carriera.
Un articolo vuoto del Financial Times, e il lavaggio del cervello che stanno facendo gli ambienti vicini alla Lega alle masse di adepti sembra quasi aver cancellato nella mente di molti chi è l’uomo Mario Draghi.
Si sta cercando disperatamente di “sanificare” la memoria di quest’uomo per far dimenticare come negli ultimi trent’anni sia stato proprio lui a smantellare pezzo per pezzo quella che era la quarta economia del mondo.
In un Paese senza memoria, dunque è meglio ricordare. Sono le azioni che qualificano una persona, non di certo alcune dichiarazioni, tra l’altro nemmeno sostanziali.
Mario Draghi è stato il più micidiale sicario economico dell’Italia
Mario Draghi è stato infatti l’uomo che probabilmente ha fatto più danni in assoluto all’Italia nella sua storia recente.
Fu Draghi nel 1992, quando era allora direttore generale del Tesoro, a riunirsi a bordo del panfilo Britannia e a consegnare tutta l’intera industria pubblica italiana a prezzi di saldo alla finanza anglosassone di Goldman Sachs e Morgan Stanley.
Fu sempre lui negli anni successivi a far sottoscrivere all’Italia dei derivati che sarebbero costati almeno otto miliardi di euro alle casse dello Stato.
I media in questi giorni stanno ripetendo come un mantra tutto il curriculum di Draghi, ma nulla dicono che quel curriculum è il risultato di una guerra economica che Draghi ha condotto contro il suo stesso Paese.
Più danni venivano fatti all’Italia, più in alto andava Mario Draghi fino a quando non ha toccato le sfere dell’Eurotower di Francoforte quando divenne presidente in pectore nel 2011 e vergò la lettera indirizzata al governo Berlusconi.
Draghi ingeriva per conto di una istituzione sovranazionale nella sovranità del suo stesso Paese ordinando delle riforme strutturali, quali tagli ai salari e tasse alle pensioni, che sarebbero poi state applicate da Monti.
L’ex governatore della Bce durante il suo mandato è stato ciò che ha permesso all’euro di restare in vita, ma il prezzo lo hanno pagato tutti i popoli europei, soprattutto quello greco ridotto in miseria e alla fame dalla Troika di cui faceva e fa parte la Bce.
L’euro è infatti un formidabile e terribilmente efficace strumento di disciplina della classe lavoratrice.
La sua ratio, da un lato, è quella di togliere la possibilità di fase spesa pubblica autonomamente agli Stati che non possono stampare questa moneta, e dall’altro è quella di sottrare agli stessi Stati la possibilità di svalutare il cambio della propria moneta.
Senza la possibilità di intervenire sul cambio, per assicurare la competitività del Paese sui mercati internazionali non resta che svalutare i salari dei lavoratori, sulle cui spalle grava tutto il peso di questa moneta.
Mario Draghi ha lavorato in maniera scientifica per assicurare l’esistenza di questa moneta che è stata pensata espressamente per assicurare al meglio gli interessi delle grandi élite finanziarie a discapito dei lavoratori.
Ora la campagna di lavaggio del cervello sta cercando di cancellare tutto questo per poter far bere ai seguaci della setta di Borghi e Bagnai la storia del suo improvviso interesse per le sorti del Paese.
È forse la menzogna più indecente e scandalosa che sia mai stata concepita nella politica italiana da molti anni a questa parte, ma ormai nell’epoca dei santoni e del settarismo politico la massa è disposta ad obbedire e credere ciecamente agli ordini che arrivano dall’alto, anche i più folli e insensati.
La missione di Draghi è dare il colpo di grazia all’Italia
A questo punto occorre tornare all’inizio di questa analisi quando il sistema ha esasperato la crisi terroristica da Covid proprio in Italia.
C’è una ragione per questo, e il fatto è che il mondialismo vuole portare a termine il progetto della falsa Europa di Kalergi, ovvero gli Stati Uniti d’Europa.
Per poter arrivare a questo disegno però occorre distruggere del tutto economicamente e spiritualmente la nazione che rappresenta la vera Europa cristiana e romana, l’Italia.
Per questo viene Draghi. L’ex governatore è stato scelto perché è un liquidatore formidabile. È uno specialista delle messe all’asta e delle svendite a prezzi di saldo.
In altre parole, l’uomo scelto dalla finanza internazionale deve portare a termine il lavoro iniziato a bordo del panfilo Britannia nel lontano 1992.
Draghi dovrà intavolare una trattativa con il blocco del Nord-Europa, Germania e Olanda, e offrire in cambio loro una patrimoniale, oppure l’attivazione del MES, per arrivare al superstato europeo che le élite mercantiliste tedesche non vogliono se questo non riflette fedelmente i loro interessi.
Qualora la trattativa fallisse, l’uscita dall’euro è certamente contemplata ma con Draghi verrebbe fatta in condizioni devastanti.
È questa l’atroce verità che non si sta raccontando a coloro che si definiscono “sovranisti”.
Lo stesso giornalista inglese Ambrose Pritchard in un articolo sul Telegraph ha scritto che Draghi potrebbe portare fuori l’Italia dall’euro ma non comunque prima di aver attivato il MES.
Questo strumento finanziario, come spiegato precedentemente, raderebbe al suolo l’intera economia italiana perché porterebbe ad una ristrutturazione del debito pubblico italiano.
Fallirebbero moltissime banche che detengono questi titoli e migliaia di imprese già duramente provate dalle misure della dittatura sanitaria.
In altre parole, Draghi darebbe vita ad una sorta di riedizione del lontano 1992 quando l’Italia governata da Amato abbandonò lo SME, l’antenato dell’euro, ma stavolta gli effetti sarebbero enormemente più devastanti.
In ogni caso, Draghi non riveste il ruolo di “salvatore”. Draghi ha ricevuto un mandato specifico dalle élite e a quello si atterrà.
Per l’Italia dunque si sta chiudendo un ciclo. È l’ultimo atto di una guerra economica e spirituale che poteri come il club di Roma, finanziato dalla famiglia Rockefeller, hanno dichiarato a questa nazione, così importante nei piani del mondialismo.
Che le élite globaliste che odiano l’Italia gioiscano di tutto questo è perfettamente naturale.
Che lo siano coloro che si definiscono “sovranisti” non lo è affatto.
Questo è stato il più grande capolavoro della dittatura mondialista. Hanno portato le masse che credono di essere antisistema a gioire della vittoria del sistema stesso.
La situazione dell’Italia è comunque ancora oggi rimessa nelle mani di ciò che accadrà negli USA.
Donald Trump sta vincendo le cause contro le frodi elettorali, e la corte Suprema sta per discutere i ricorsi degli avvocati Sidney Powell e Lin Wood vicini proprio al presidente.
Se l’amministrazione fantoccio di Biden dovesse venire giù, verrà giù a cascata anche inevitabilmente il deep state europeo e italiano.
Questo potrebbe essere stato l’ultimo tradimento di una classe dirigente marcia e corrotta. L’ultimo colpo di coda dei passacarte della massoneria e dei circoli mondialisti che hanno lavorato solo alla distruzione del Paese.
Forse era proprio scritto che dovesse finire così. Quest’ultimo calvario potrebbe essere necessario per poi poter ricominciare e iniziare a ricostruire tutto quello che il mondialismo e i suoi servi in Italia hanno distrutto negli ultimi quarant’anni.
Nessun commento :
Posta un commento